Due corsi di illustrazione interessanti (AI)

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AMBIGUITA’ DELL’IMMAGINE

con BEPPE GIACOBBE

sabato 16 e domenica 17 Ottobre a RAVENNA

“Dall’illustrazione didascalica ad una illustrazione che interpreta il testo in modo libero”

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DISEGNARE LA COPERTINA DI UN LIBRO PER RAGAZZI

con IACOPO BRUNO

sabato 23 e domenica 24 Ottobre a MILANO

“Come comunicare i contenuti di un libro nello spazio limitato di una copertina”


Informazioni:
ASSOCIAZIONE ILLUSTRATORI
corso Sempione 65
20149 Milano
tel/fax: +39 02 8322840
orari segreteria: 10,00-13,00 da lunedì a giovedì

Il nostro pubblico

“Perché il bello non è che il tremendo al suo inizio.” R. M. Rilke, Elegie Duinesi

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Alfred Eisenstaedt, 1963 particolare

In quel lungo processo di addomesticamento del mondo che è l’infanzia, capita di incontrare il meraviglioso. Il meraviglioso è quello che noi adulti chiamiamo (un po’ delusi) il bello. “Ho letto un libro davvero belloâ€, “ho visto uno spettacolo bellissimoâ€, usiamo dire. E può anche essere che per un attimo, per il tempo di un bagliore, qualcosa dell’antico splendore ci sia baluginato davanti agli occhi. Irrimediabilmente lontani da quell’emozione violenta che è il mondo rivelato a un bambino.

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Alfred Eisenstaedt, 1963

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Alfred Eisenstaedt

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André Kertesz

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Alfred Eisenstaedt, 1963
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Teatro Kamishibai
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André Kertesz
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“Children watching cartoons in a movie theater,”San Carlos, CA, 946, Charles E. Steinheimer, pubblicata su LIFE (fonte)
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“A group of children watching the Punch and Judy puppet show,” UK, 1946, Pubblicata su LIFE (fonte)

Les Quatre Cent Coups, F. Truffaut, Tue Puppet Show

Un vero atelier d’illustratore (Javier Zabala)

Quasi un anno fa, quando ho avuto l’onore di visitare  lo studio di Javier Zabala, sono rimasta a bocca aperta. Un vero atelier, che più atelier non si può immaginare. Eppure lo spazio era poco, la casa, una casa normale, con figli. Lo spazio dell’atelier non si imponeva sulla casa, né si sottraeva ad essa. Semplicemente esisteva, come una stanza necessaria, quotidiana. C’erano, riflessi in ogni oggetto: la passione e la tenacia di questo grande illustratore, l’ordine necessario al disordine creativo, la volontà.
Spero che questo atelier possa ispirare anche voi come aveva ispirato me!

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intervista alle edizioni helium (Francia)

Intervista a ILARIA CONNI, della casa editrice Helium, addetta alle relazioni con le librerie e le biblioteche.
Intervista realizzata e tradotta da Marissa Morelli
, 9 luglio 2010, Parigi

lefiguredeilibri.lesbeauxinstantsLaurent Moreau, Les Beaux InstantsUn imagier-coloriages, Helium 2010

Come siete nati e quali sono stati i motivi per cui siete diventati editori per l’infanzia.
Ci chiamiamo Helium perché questo nome trasmette un’idea di leggerezza. La casa editrice è stata creata da Sophie Giraud, verso la fine del 2008. Sophie si occupa di editoria per ragazzi e di editoria in generale da tanto tempo, ha lavorato con varie case editrici, tra cui Naïve, ricoprendo il ruolo di direttore editoriale.

La nostra casa editrice è completamente indipendente, non vi sono capitali di grandi case editrici coinvolti. Fanno parte di questa struttura anche Gerard le Monaco e Emma Giuliani che gestiscono lo studio grafico per ciò che riguarda la direzione artistica: l’impaginazione, la grafica e la “fabbricazione†(la parte più tecnica del libro). In Francia esiste una figura specifica all’interno delle case editrici che si occupa della fabbricazione dell’oggetto libro, che forse in Italia viene sostituita direttamente dallo stampatore.

In redazione siamo in tre: Sophie Giraud che è la direttrice editoriale, Gilberte Niamh Bourget anche’essa editrice, che lavora con Sophie sopratutto sui romanzi e sui testi, ed io, che mi occupo della promozione, comunicazione e relazioni con le biblioteche. Siamo distribuiti da Flammarion. La volontà di Sophie era di creare una piccola struttura, così che tutti potessero partecipare alle varie  fasi di creazione: questo ci permette di accorciare certi processi. Per noi è molto importante mantenere l’aspetto artigianale del libro.

Mi pare che non vi sia una particolare linea o impronta editoriale.
E’ vero. Facciamo libri completamente diversi, non ce n’è davvero uno uguale all’altro. Ogni volta cambiano la carta, il formato, l’impaginato, oltre, ovviamente, ai contenuti, come se ogni libro fosse un progetto unico. I nostri libri sono divertenti e leggeri, ma con del contenuto. Sono libri per bambini e  devono restare tali. È chiaro: se sono oggetti belli, possono piacere anche agli adulti, ma per noi è importante che rimangono libri per bambini.
Il tipo di narrazione ed i temi affrontati  devono sempre rivolgersi al mondo dell’infanzia. Un esempio: l’Imagier Mes Couleurs di Iris de Moüy, che diventa anche un puzzle. Un oggetto/libro giocoso e leggero.

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Iris de Moüy, Mes Couleurs, Helium  2009

Nessuna “censura†quindi verso tematiche diverse, temi forti, che pure fanno parte del mondo dell’infanzia, come la solitudine, la morte?
Non siamo contrari, è giusto che si parli di questi temi. Ma Helium si vuole specificamente occupare della parte più ludica del libro, la leggerezza è davvero il nostro filo conduttore.

Mi parleresti di come nasce e si crea un libro? Partite da un testo e poi cercate un illustratore? Vi capita di pubblicare progetti compiuti?
Può succedere di tutto… Prendi Bon Voyage. Didier Cornille, che è un designer di lampade, ci ha proposto questo progetto, ci pareva che avesse un tratto originale. Poi la scelta del piccolo formato, gli angoli arrotondati, la costa colorata, le abbiamo decise insieme qui a Helium.

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Didier Cornille, Bon Voyage, Helium 2010

Gli autori di Popville, Anouck Boisrobert e Louis Rigaud, sono arrivati con la maquette finita, che avevano realizzato per la scuola da cui erano appena usciti! Ultimamente stiamo lavorando con scrittori per adulti, creando testi che verranno illustrati e diventeranno albi illustrati per bambini.

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Anouck Boisrobert e Louis Rigaud, Popville, Helium 2009

Produzione vostra ma anche diritti acquistati...
Si, è il caso ad esempio di Tutto da me di William Wondriska, primo libro di questo autore in cui usa illustrazione e fotografia assieme, e i Tre porcellini di Steven Guarnaccia, ambedue editi in Italia da Corraini.
Lo facciamo poco e solo nel caso che i progetti ci piacciano molto. Poi nelle fasi successive il libro diventa importante come se fosse una nostra creazione interna, in qualche modo ci appropriamo dell’anima del libro, anche se non ne abbiamo seguito la nascita vera e propria.

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William Wondriska, Toute toute seule, Helium 2010

Sei al corrente della discussione in atto in Italia, sul valore e la portata della lettura iconica dell’albo illustrato per i bambini? (In seguito all’articolo di Angela Dal Gobbo, ma anche presente in ambiti accademici).
In Francia la consideriamo una discussione inutile. Da anni ci sono studi pedo-psichiatrici che dicono che il bambino anche piccolissimo sviluppa una certa comprensione di quello che gli sta di fronte. C’è un’associazione in Francia che si chiama A.C.C.E.S. che è costituita da un gruppo di educatori e psichiatri infantili, che ha pubblicato numerosi studi e ricerche su questo argomento. I bambini, secondo queste teorie, sviluppano una cultura del bello già da molto piccoli.

Avete ed intrattenete rapporti con altri editori? Anche a livello internazionale?
Sicuramente con editori della nostra taglia e linea, editori come Memo, Sarbacane, Thierry Magnier. Anche le relazioni con case editrici straniere sono molto importanti per le coedizioni. Libri difficili come quelli pop up, nascono solo da coedizioni. Popville esiste in 6 paesi diversi ed è stato stampato in 60.000 copie, permettendo di ridurre i costi di produzione.  Abbiamo buoni rapporti con case editrici italiane come Corraini, Panini, Orecchio Acerbo e Topipittori che hanno pubblicato qualche nostro libro.

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William Wondriska, Toute toute seule, Helium 2010

Progetti per il futuro?
Usciamo sul mercato con circa venti titoli l’anno e non sono tutti albi illustrati  Abbiamo pubblicato il romanzo di François Bégaudeau, lo scrittore conosciuto in Italia per La classe (Einaudi), e penso che in futuro ci occuperemo anche di libri per adulti, diversificandoci.

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La grossa differenza fra i due paesi è che in Francia ci sono i lettori. Un’altra differenza importante è che qui esiste la legge del Prix Unique, cioè del prezzo unico, istituita da Jack Lang negli anni novanta. Questa legge obbliga tutti i punti vendita a vendere i libri allo stesso prezzo, “salvando†la Francia e le sue piccole librerie.
Inoltre ogni scuola pubblica ha una sua biblioteca. Insomma, le ragioni delle differenze sono meramente politiche. Quando torno in Italia e vado alla Mondadori e vedo il 40% di sconto sui libri, mi sento male. Poi non trovo più i libri che vorrei perché escono subito dal catalogo. La vita di un libro è troppo breve.

L’idea di vita dei nostri libri invece è senza fine. In Francia un libro per ragazzi ha una vita più lunga rispetto ad un romanzo. Se il progetto è buono, non ha scadenza!


Carl Offterdinge, 1829-1889

Carl Offterdinger, Germania 1829-1889, allievo del pittore Heinrich von Rustige, è stato un illustratore tedesco che ha affiancato autori come i fratelli Grimm e Theodor Storm, nel lento e preziosissimo lavoro di far uscire dall’ombra la letteratura popolare orale tedesca.
Oggi alcune delle sue illustrazioni sono esposte al Boston Harbor Museum.
Mi piace il gusto stucchevole da immagine d’Épinal delle sue scene, che ha qualcosa di onesto e dolcemente rotondo.

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Potete trovare altre immagini di Offterdinger su questo blog russo.

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Diventare illustratori: un percorso formativo è necessario?

Molti di voi mi chiedono in privato quale percorso formativo scegliere per diventare illustratori di album per bambini. E’ indispensabile frequentare una scuola di illustrazione? Uno o due corsi estivi sono sufficienti?

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Oggi i corsi brevi, le scuole e i master di illustrazione si moltiplicano, offrendo prodotti diversificati, costi e tempi a volte onerosi. Informazioni sulle scuole principali in Italia e all’estero potete trovarle su internet, sul forum delle  FiguredeiLibri, o sulla pagina dei link di questo blog, relativa alle scuole.
Rispetto a che tipo di scuola scegliere, non ci sono consigli capaci di sostituirsi al buon istinto che ciascuno di noi ha per seguire la propria strada. Premesso questo, vorrei lo stesso darvi qualche indicazione di massima.

SPESE E GUADAGNI
Di illustrazione “pura”, almeno in Italia, non si vive. Potete leggere su il Corso Base di Economia del Picture Book quanto guadagna un illustratore: le stime sono deprimenti. Pochi illustratori, e bravissimi, smentiscono queste statistiche e vivono di soli libri illustrati. Altri affiancano al mestiere di illustrare album: laboratori, corsi, conferenze, insegnamento, illustrazione scolastica, illustrazione per la stampa e le riviste, un “mestiere vero”, o altri mestieri vari, e sovente stentano comunque.
Investire molto tempo e molto denaro per una scuola di illustrazione è quindi una scelta che non viene ripagata da un immediato ritorno sull’investimento (salvo eccezioni). Questo è importante da mettere in conto.

TEMPI
Si usa dire, tra illustratori, che per arrivare a pubblicare il primo libro, ci vogliono almeno “tre saloni, intendendo con questo tre anni intervallati da tre Saloni del Libro di Bologna; anni in cui si impara il linguaggio del libro illustrato, si raffina il proprio stile e si trova la propria tonalità espressiva. Questa gavetta, spesso, spetta anche al giovane appena sfornato da una scuola d’Arte, a meno che questa non sia proprio specifica sul linguaggio dell’Illustrazione per Album Illustrato (vedi master come: Fabbrica delle Favole, Mi Master e corso di Illustrazione e Fumetto dell’Accademia di Bologna: in questo caso penso che i famosi tre anni possano venir inclusi nel percorso formativo delle scuole).
Da quando si pubblica il primo libro, a quando si inizia a mantenersi con le royalties, possono passare altri tre anni o dieci, dipende da molte cose (velocità di produzione, numero delle vendite, fortuna, talento, etc).

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FARE O NON FARE UNA SCUOLA SPECIALIZZATA?
Vi premetto una cosa che penso (ma non è detto che sia vera!). Più che un mestiere, l’illustrazione, è un destino. Se siete illustratori verrete fuori, con o senza scuole, sapendo o non sapendo disegnare. Per cui qualsiasi cosa fate e farete, non vi preoccupate, non state sbagliando strada.
Se non siete illustratori, invece, potete fare una dozzina d’anni di scuole specializzate, forse riuscirete anche a pubblicare un paio di libri con piccole case editrici, ma difficilmente “uscirete”. Come sapere allora, quando si è alle prime armi, se si sta buttando via tempo e denaro, o no? Semplice. Non lo si può sapere. Incoraggiamenti di zie e amiche non valgono un tubo. Qualche idea:

  • – Fatevi un Salone di Bologna e raccogliete le prime reazioni di editori e addetti ai lavori, fidatevi di loro.
  • – Fate un corso di illustrazione estivo con qualche grande maestro e chiedete un consiglio spassionato a lui/lei.
  • – Partecipate ai concorsi di illustrazione: se venite selezionati, può essere già un primo buon segno.

Certo che una scuola lunga aiuta, ma se l’investimento è buono, credo dipenda molto dall’età, da che formazione precedente avete fatto e da quanti soldi avete.
Se avete appena finito un Liceo Artistico  o una Scuola d’Arte e siete sicurissimi di poter fare un mestiere con cui non vi potrete probabilmente mantenere per alcuni (forse molti) anni, una scuola  specialistica può essere quello che fa per voi. Di sicuro vi darà tutti gli strumenti necessari per imparare quest’arte (se poi non siete portati, nemmeno la migliore scuola basterà).

Se avete appena finito un liceo scientifico o classico, e per qualche misteriosa ragione volete diventare a tutti i costi illustratori, vi chiedo: siete sicuri di averne la stoffa? Siete proprio sicuri che questo mestiere è quello che fa per voi? Io, avessi una figlia di 19 anni che vuole fare illustrazione per album, e dovendo pagarle gli studi, la indirizzerei verso una scuola più generale, un’Accademia, una Scuola d’Arte Superiore, o, se fossi molto ricca, una Scuola d’Arte all’estero, come la Emile Cohl di Lione o la scuola d’Arti Decorative di Strasburgo (entrambe con esami di ammissione molto selettivi). Perché? Perché una volta imparato bene a disegnare, una volta imparata la comunicazione, alcune nozioni di grafica, per diventare illustratori basta poi poco. E intanto si sono apprese altre forme di espressione, e si è approfondita la propria vena creativa in diversi ambiti, e forse si è scoperto che si vuole fare i ceramisti.

Se avete finito un’università di medicina e scoperto che non volete fare il medico ma illustrare libri, se avete fatto la mamma e a 38 anni aprite il cassetto e trovate il vostro antico sogno di fare libri ancora vivo, prima di investire tempo e denaro in una scuola di uno o due anni, qualche corso estivo può aiutarvi a capire se siete portati e se davvero vi interessa questo mestiere.

In ogni caso, qualsiasi scuola, corso o non corso che farete, sia che diventerete illustratori, che no, non sprecherete tempo. Forse un po’ di soldi, ma non il tempo. Di recente ho sentito dire che l’unico tempo sprecato è quello in cui ci si dimentica di essere contenti di avere del tempo. Il resto è esperienza, e ogni esperienza aiuta a crescere, positiva o negativa che sia.

Ecco, queste sono le mie personalissime, e sicuramente opinabilissime, considerazioni sulle scuole. Basate solo sulla mia limitata esperienza in questo campo. Quindi, prendetele con le pinze. I cammini sono infiniti. Lo spazio c’è. Dovete solo capire se l’illustrazione per voi è un bellissimo hobby o se volete davvero (siete testoni eh?!) farne un mestiere. E poi, crederci.