Mostra degli Illustratori 2013. Analisi delle immagini di Anne Crausaz

6 Maggio, 2013

DIBATTITO SULLA MOSTRA DEGLI ILLUSTRATORI
Leggi la prima parte (Critica di Etienne Delessert)

Leggi la seconda parte (Come funziona il concorso)
Leggi la terza parte (Arte, illustrazione, innovazione)
Leggi la quarta parte (Moda e percezione. Cosa è il gusto?)

Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012

Nei prossimi giorni, per chi non avesse visto la Mostra Illustratori di Bologna, intorno a cui si è animato il lungo dibattito delle settimane scorse sugli stili contemporanei, pubblicherò altre immagini con qualche commento.
Oggi vorrei soffermarmi solo sulle immagini di Anne Crausaz, tratte da Jouets de champs, Edizioni Memo (Francia), selezionate quest’anno dalla giuria di Bologna.
Per me queste immagini sono un esempio perfetto di stile contemporaneo: uno stile epurato, molto controllato, a prima vista leggermente algido. Provo a spiegarvi perché mi piacciono e molti dei parametri che userò si possono applicare anche ad altri esempi di stile contemporaneo.
(Premetto che non ho ancora letto il libro della Crausaz).

Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012

Quello che noto immediatamente è che ai disegni manca uno sfondo. Non ci sono il cielo, le nuvole, o un orizzonte con colline. Personaggi ed elementi sono decontestualizzati e posati sulla pagina. Bastano loro a dare indicazioni al lettore su quale è il contesto dell’immagine e della storia.
La texture dello sfondo non è lavorata ma liscia, uniforme e chiara, proprio come uno spazio vuoto o un foglio bianco.
Guardando queste immagini non mi sento affollata di informazioni, ma libera, come quando si lascia la città caotica e si arriva in mezzo alla natura, là dove la porzione di spazio limpido è immensamente più grande.
Lo sviluppo in orizzontale delle scene contribuisce a darmi un senso di pace.


L’assenza di sfondo, però, è anche inquietante (mi mancano delle informazioni), quel tipo di inquietudine che provo quando mi avventuro in luoghi sconosciuti. Provo un leggero spaesamento, che non avrei se il cielo e le nuvole fossero stati disegnati. Non è sgradevole, lo sopporto, so che è il requisito necessario alla scoperta.

Dopo aver ricevuto questa prima sensazione di freschezza leggermente inquietante, inizio a leggere gli elementi presenti nelle scene. Pochi colori. (L’economia dei colori è peculiare dello stile contemporaneo).
Le tinte con cui sono colorate le cose sono piatte, non ci sono chiari scuri. Questa economia cromatica e “liscezza” delle texture mi permette di fare attenzione immediatamente alle forme.

In un libro di critica d’arte, quando si vuole spiegare al lettore la forza compositiva, i quadri vengono presentati in bianco e nero. Più sottraiamo colore e texture, più la forma (il contorno delle cose) diventa importante. Fino ad arrivare al gioco delle ombre cinesi (bianco e nero) in cui la forma è tutto.


Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012 (immagien alterata da me)
Gioco d’ombre cinesi

Ed è nelle forme che si concentra la forza narrativa delle immagini della Crausaz.
Guardandole, non mi interessa troppo sapere chi è il bambino protagonista, o dove va. La storia che io voglio ascoltare è quella del movimento dei fili d’erba che mi accarezza lo sguardo, come quando da bambina mi buttavo supina nel prato e passavo ore a far finta che quel mondo in miniatura fosse un regno, con fili d’erba grandi come tronchi.
E’ vero che questi personaggi sembrano un po’ freddini, ma è proprio il loro essere leggermente anonimi che lascia spazio a me, lettore. Se il bambino e la mamma fossero molto più caratterizzati, io sarei solamente il testimone passivo dell’avventura che vive qualcun’altro. (Trovo interessante che in buona parte dei libri illustrati di oggi lo spazio per il lettore -anche solo come spazio vuoto da riempire con l’immaginazione- sia più grande, a fronte di un lettore bambino che cresce su tablettes e videogiochi dove l’interazione è centrale).
Cullata da questi movimenti delle forme generali dell’immagine, a poco a poco la mia sensibilità viene sorpresa da alcune forme più particolari. Toh! Il pistillo del papavero ha una faccia! Non l’avevo vista subito. Ma è una principessa!

Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012 (dettaglio)

Vado subito a cercare altre principesse nel prato. Non ci sono. C’è però questa forma curiosa di papavero, subito a lato (immagine qui sotto). E’ una papavero che sta sfiorendo o una principessa triste? Non sono più sicura che i fiori siano solo fiori, ora che so che nelle loro forme possono nascondersi elegantissime fanciulle con collane di pistilli e gonne di taffetà rosso.

In tutte e 4 le immagini non si trovano altri fiori animati. Il suggerimento della Crausaz è discreto, sottile, misterioso come l’intuizione di un momento. Nella sua discrezione c’è tutto il rispetto per la bellezza della natura. E’ come se mi dicesse, ti do una pista: le forme dei fiori, degli alberi e dell’erba, non sono solo forme, sono prodigi. Un’illustratrice meno fiduciosa nella forza della natura avrebbe probabilmente riempito il prato di fiori-principessa e cuoricini.

Guardando ancora, mi accorgo che il fiore di papavero sfiorito accanto al fiore-fanciulla è una sequenza. Ma quale è la direzione in cui devo leggerla? L’occhio è portato a leggerla da sinistra a destra, come una crescita, ma il pistillo senza più petali è chiaramente un punto d’arrivo.
Cosa significa crescere?

Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012 (dettaglio)

Nell’immagine dove il bambino è solo, l’orsetto è l’unico (l’ultimo?) testimone del prato, il bambino sembra diventato più adulto (in contrapposizione alla piccolezza dell’orsetto).
Chi dei tre, mamma, bambino o orsetto, ha potuto vedere, attraversando il prato, il fiore-principessa? A quale età si smette di vedere che le forme sono belle come fanciulle vezzose?


Ecco la storia che mi è stata raccontata in queste immagini: una domanda aperta, come l’orizzonte bianco che si apre davanti all’incedere del bambino.
Vi lascio inventare la storia che anima l’immagine qui sotto.

Ps: Le immagini della Crausaz sono un omaggio a Iela Mari e al suo Animali nel prato, ma non so dirvi se fosse Iela Mari in anticipo di quarant’anni sulla storia dell’illustrazione o se la Crausaz e altri illustratori contemporanei siano andati a ripescare in alcune eccezionali lezioni del passato la freschezza necessaria a combattere la noia di quest’epoca sovraccarica di realtà e informazione.

Iela Mari, Animali nel prato, 1970, Babalibri 2011

Nota: Di Anne Crausaz avevo analizzato qui il libro: Non c’è tempo.

Jouets des champs
Anne Crausaz
Una passeggiata in un prato
14,25 euro