La mia intervista a Fahrenheit (radio 3)

Ciao a tutti, sono tornata oggi a Barcellona, stanca e felice dopo questo giro vorticoso sulla coloratissima giostra della Fiera del libro di Bologna. Nei prossimi giorni vi posterò un po’ di foto, commenti, impressioni su questa nuova Fiera appena conclusasi; intanto eccovi l’intervista che ho fatto mercoledì 30 su radio tre. La registrazione dell’intervista parte già iniziata: la domanda a cui sto rispondendo concerneva il blog LeFiguredelibri. Spero possa interessarvi!

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Intervista radiofonica di Anna Castagnoli, Fahrenheit 30 marzo 2011

Walter Benjamin: Enfance

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Per chi conosce il francese più che bene (io lo parlo discretamente bene ma faccio lo stesso fatica a seguire Benjamin in francese) consiglio questo libro da poco uscito in Francia: ENFANCE, di Walter Benjamin edito da Payot et Rivages. 270 pagine di saggi, pubblicazioni, estratti, articoli di Benjamin sull’infanzia (molte delle quali inedite). Figurano tra queste molti saggi sui libri illustrati per bambini, i giochi antichi, la letteratura per ragazzi e la pedagogia. Una lettura imperdibile per tutti gli appassionati di Benjamin e di libri illustrati.

Traduco maldestramente un frammento:

In una storia di Andersen compare un libro per bambini che fu comprato per “la metà d’un regno”. Tutto all’interno vi era vivo. “Gli uccelli cantavano, i personaggi uscivano dal libro e si mettevano a parlare. Ma ogni volta che la principessa girava le pagine, sgattaiolavano di nuovo dentro, per evitare disordini”. Soave e vaga come molte delle cose che questo autore ha scritto, questa arguzia poetica sfiora molto da vicino il tema di questo saggio. Non sono le cose che sbucano dalle pagine, agli occhi del bambino che sfoglia le pagine – è lui stesso che, contemplando, penetra in esse, come una nuvola saziata dal bagliore colorato del mondo delle immagini. In verità, il bambino realizza davanti al suo libro colorato l’arte del perfetto taoismo (…).” Da “PROSPETTIVA SUL LIBRO PER BAMBINI” di Walter Benjamin


Richard Scarry, le buone maniere

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Questa scatolina-gioco di Richard Scarry l’ho trovata a Parigi, per puro caso, scoprendo così Marc Vidal, un editore che rifà tutta una serie di antichi giochi, uno più bello dell’altro. In questo gioco, ogni vignetta illustra un comportamento educato, e sul retro, offre spazio per scrivere data e luogo di quando lo si è utilizzato. Protagonisti, un bambino, una bambina e i loro amici animali. Non è delizioso?

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Mon beau jardin, di Carol Ann Duffy e Rob Ryan

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

Mon beau jardin (titolo originale The Gift, Barefoot Books Ltd)

Carol Ann Duffy è una scrittrice e poetessa scozzese di raffinato talento, Rob Ryan uno degli artisti di paper cutter più conosciuti al mondo, e l’opera che è venuta fuori dalle loro mani intrecciate è un arazzo di perfetto senso e meraviglia. Il libro racconta  l’arco di una vita: per questo, perché il soggetto è la vita, è un libro che parla di morte.
E’ primavera, una bambina si allontana dal prato dove stava facendo merenda coi suoi genitori e scopre un delizioso giardino. Un pensiero vivo e ardente come un battito di farfalla” le attraversa subito la mente: quando la sua ora verrà, vorrà essere seppellita in quel luogo.

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

Nell’immagine qui sotto, vediamo la bambina sdraiata che guarda sopra di lei l’intreccio di rami e fiori:  la sua silhouette prefigura il corpo morto, e i rami diventano una tomba nel voto giocoso della bambina. Appena la bambina formula il suo voto, un’anziana donna compare davanti a lei e le chiede una collana di fiori: in cambio, esaudirà il suo desiderio. Strana fata che al posto di un principe, un vestito, un castello, regala la promessa della morte.

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

Ma la bambina non si spaventa, anzi, passa le sue giornate a curare il giardino dove sa che un giorno morirà, semina fiori e delicate piantine. Poi cresce, si sposa, diventa pittrice, ha figli e mai dimentica, nel lungo corso degli anni, di andare a curare il suo giardino; ci va a dipingere, ci porta a giocare i bambini… Un giorno è anziana e sta per morire,  ma non ha paura, dice ai suoi cari: se muoio, portatemi in mezzo al bosco. Poi chiude gli occhi e si ritrova nel giardino che ha curato per tutta una vita, ricco di fiori, uccelli e piante di ogni specie (il testo dice: conosceva il nome di ogni fiore). Nel giardino, incontra una bambina che sta facendo una collana di fiori, e le dice: se mi dai la tua collana, esaudirò il tuo voto. Così il libro finisce, per ricominciare dal suo inizio: una bambina ha fatto pegno della sua collana di fiori in cambio della promessa della morte.

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

E’ veramente difficile chiudere questo libro senza sentirsi trafitti da un acuminato sentimento di dolore-pienezza di senso: sentimento esatto che ci regala l’arte quando con uno spillo ci pianta nel cuore la consapevolezza del nostro essere qui, di passaggio, come farfalle trafitte dopo appena un palpito; restituendocene però il senso: la bellezza.
In un’epoca onnipotente, dove ogni cosa perde il suo contorno, questo libro sembra un oggetto fuori moda, come una lettera scritta a mano, perché ci parla di misura: quella della nostra vita. Misura che può essere insegnata alla generazione successiva da una fata-nonna perché è stata vissuta, accettata e amata.

Se mi avessero regalato un libro così ai tempi in cui studiavo filosofia all’università, avrei capito Heidegger in un baleno, invece di sudarci sopra due semestri: è l’Essere-per-la-morte che ci permette di vivere in pienezza la vita. E’ così semplice.  Essere-per-la-morte significa esattamente  fare quello che fa la piccola protagonista di questo libro quando per la prima volta si stende a contemplare il suo giardino: accettare con serenità il proprio orizzonte di finitudine, decidere che sarà dentro di esso che si vorrà vivere, con la leggerezza di un voto a una fata dire: sì.

Morte non è decadenza, ma pienezza del frutto maturo che cade (Rilke), recinto del giardino all’ombra del quale sbocciano i fiori che noi curiamo. Più ci prenderemo cura della nostra morte, facendo in modo che ogni nostro gesto prenda volume nel chiaro scuro della sua ombra, più la nostra vita sarà bella. (“Dice il vero/ chi parla di ombre” P. Celan).
Ma chi è capace di vivere così, oggi, in questa società isterica? Chi sa coltivare la sua morte come un giardino? Chi sa donare la sua morte agli altri come un testimone che si abban-dona in una mano, passando? Chi ha la grazia di questa bambina?

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

“Ma se i morti infinitamente dovessero mai destare un simbolo in noi,
vedi che forse indicherebbero i penduli amenti
dei nocciòli spogli, oppure
la pioggia che cade su terra scura a primavera.

E noi che pensiamo la felicità
come un’ascesa, ne avremmo l’emozione
quasi sconcertante
di quando cosa ch’è felice, cade”.

(R. M. Rilke Elegie Duinesi, Einaudi 1978)


Davide Calì: scrivere per bambini. Conclusioni

Di Davide Calì:

Vorrei concludere questo ciclo di post rispondendo a un ragazzo (mi pare si firmi Izzy) che, su un blog che pubblicava il comunicato stampa relativo al CMYK commentava dicendo che per riuscire in questo lavoro ci vuole testardaggine perché la bravura non basta. E’ effettivamente così, ma questo non deve farvi pensare che il talento artistico non sia preso in considerazione. Il fatto è che davvero la bravura non basta, se per bravura intendete saper scrivere o disegnare. Cosa vuol dire essere bravi? Praticamente nulla. Se il disegno/illustrazione va inserito in un contesto, quindi se i disegni e le storie escono dalla vostra cameretta, c’è un universo con il quale dovete confrontarvi. Il bravo illustratore (e il bravo autore) è quello che sa disegnare (e scrivere), che propone storie originali, che conosce il mercato (che vi piaccia o no, si chiama così) perché sennò la sua riuscita sarà sempre e solo legata al caso; oltre al mercato del suo paese, preferibilmente dovrebbe conoscere anche quelli stranieri e poi: essere capace di relazionarsi con gli altri, di mettere in discussione il suo lavoro, di organizzarlo. Non crediate che sia banale: ho conosciuto illustratori e fumettisti dieci volte più bravi di me tecnicamente ma non avevano idea di come sfruttare la loro bravura, non sapevano costruire progetti, non erano in grado di gestire il tempo lavorativo e di rispettare le consegne; alcuni si scaldavano alle prime critiche fatte sul loro lavoro, altri non erano capaci di accettare che andasse modificato in nessun modo. Non vi dico che qualsiasi critica sia fondata o che ogni modifica richiesta sul vostro lavoro sia legittima o che i tempi di consegna siano sempre “ vivibili” , ma anche saper convivere con questa realtà fa parte dell’ essere un buon professionista, quanto saper disegnare o scrivere. Se le cose vanno avanti, come è capitato a me e tanti altri, poi arrivano i fans che ti scrivono, le interviste alle 5 del mattino con la radio australiana (era l’ unica ora possibile visto la differenza di fuso orario), i tour di una settimana nelle scuole svizzere, i saloni in cui firmi autografi per dieci ore di seguito, gli aerei da prendere quasi di continuo (l’ anno scorso ne ho presi 25), i ragazzi più giovani che ti chiedono aiuto e ti propongono le loro storie, le foto ovunque vai, le interviste per la tv che non vedrai mai. E poi incontrare fiumi di persone di cui non ti ricordi la faccia dopo 5 minuti, andare in posti dove non vedi nulla salvo l’ albergo, quindi prendere in una giornata bus-treno-navetta-aereo-navetta-treno-pullman e arrivare a casa all’ una del mattino dopo 14 ore di viaggio.

E’ esattamente ciò che volevate? Era tutto quello che sognavate? Forse sì. Ma quando vi capita, improvvisamente capite che ora che vi sta succedendo, non potete scegliere: fate parte dello show e dovete salire on stage ogni volta che ve lo chiedono ed essere sempre carini e sorridenti. La gente che vi aspetta la fuori è venuta per voi e non avete il diritto di deluderla. No, essere bravi non basta.
Davide Calì
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Vi ricordo che il prossimo corso di scrittura per ragazzi tenuto da Davide Calì sarà il 7, 14, 22 maggio e 5 giugno presso la libreria Labirinto, a Casale Monferrato. Per informazioni: Sara Trofa ves@leonardo.it

E troverete Davide anche a Macerata, presso la Fabbrica delle Favole, l’ultima settimana di luglio. Per informazioni: info@fabbricadellefavole.com


Appuntamento figure dei libri Bologna 2011

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Allora, ci siamo, ho aspettato di avere l’agenda di Bologna completa per vedere di riuscire a trovare una bella ora da passare insieme a voi, con calma. L’appuntamento è MARTEDI 29 alle 11 della mattina, ci vediamo dentro la Fiera, davanti all’ufficio delle Poste Italiane: una volta passate tutte le barriere dell’entrata e oltre il Caffé Illustratori, c’è sempre un piccolo ufficio delle Poste: dopo l’entrata, passate davanti al vestiario, camminate dritti una ventina di metri, poi a destra. (Se per magia avessero spostato le Poste, ci vediamo comunque davanti alle Poste, ovunque siano). Poi decidiamo dove migrare. Chi volesse portare il suo book, lo guardo volentieri.

Chi non potesse venire martedì, può passare a salutarmi MERCOLEDI’ 30 marzo alle 11:30, allo stand della Logos, Padiglione 26, stand A16 dove passerò un’oretta a dedicare due libri: L’incredibile storia del bambino terribile e Il grande viaggio.

A prestissimo!!
Anna