Mon beau jardin, di Carol Ann Duffy e Rob Ryan

28 Marzo, 2011
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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

Mon beau jardin (titolo originale The Gift, Barefoot Books Ltd)

Carol Ann Duffy è una scrittrice e poetessa scozzese di raffinato talento, Rob Ryan uno degli artisti di paper cutter più conosciuti al mondo, e l’opera che è venuta fuori dalle loro mani intrecciate è un arazzo di perfetto senso e meraviglia. Il libro racconta  l’arco di una vita: per questo, perché il soggetto è la vita, è un libro che parla di morte.
E’ primavera, una bambina si allontana dal prato dove stava facendo merenda coi suoi genitori e scopre un delizioso giardino. Un pensiero vivo e ardente come un battito di farfalla” le attraversa subito la mente: quando la sua ora verrà, vorrà essere seppellita in quel luogo.

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

Nell’immagine qui sotto, vediamo la bambina sdraiata che guarda sopra di lei l’intreccio di rami e fiori:  la sua silhouette prefigura il corpo morto, e i rami diventano una tomba nel voto giocoso della bambina. Appena la bambina formula il suo voto, un’anziana donna compare davanti a lei e le chiede una collana di fiori: in cambio, esaudirà il suo desiderio. Strana fata che al posto di un principe, un vestito, un castello, regala la promessa della morte.

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

Ma la bambina non si spaventa, anzi, passa le sue giornate a curare il giardino dove sa che un giorno morirà, semina fiori e delicate piantine. Poi cresce, si sposa, diventa pittrice, ha figli e mai dimentica, nel lungo corso degli anni, di andare a curare il suo giardino; ci va a dipingere, ci porta a giocare i bambini… Un giorno è anziana e sta per morire,  ma non ha paura, dice ai suoi cari: se muoio, portatemi in mezzo al bosco. Poi chiude gli occhi e si ritrova nel giardino che ha curato per tutta una vita, ricco di fiori, uccelli e piante di ogni specie (il testo dice: conosceva il nome di ogni fiore). Nel giardino, incontra una bambina che sta facendo una collana di fiori, e le dice: se mi dai la tua collana, esaudirò il tuo voto. Così il libro finisce, per ricominciare dal suo inizio: una bambina ha fatto pegno della sua collana di fiori in cambio della promessa della morte.

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

E’ veramente difficile chiudere questo libro senza sentirsi trafitti da un acuminato sentimento di dolore-pienezza di senso: sentimento esatto che ci regala l’arte quando con uno spillo ci pianta nel cuore la consapevolezza del nostro essere qui, di passaggio, come farfalle trafitte dopo appena un palpito; restituendocene però il senso: la bellezza.
In un’epoca onnipotente, dove ogni cosa perde il suo contorno, questo libro sembra un oggetto fuori moda, come una lettera scritta a mano, perché ci parla di misura: quella della nostra vita. Misura che può essere insegnata alla generazione successiva da una fata-nonna perché è stata vissuta, accettata e amata.

Se mi avessero regalato un libro così ai tempi in cui studiavo filosofia all’università, avrei capito Heidegger in un baleno, invece di sudarci sopra due semestri: è l’Essere-per-la-morte che ci permette di vivere in pienezza la vita. E’ così semplice.  Essere-per-la-morte significa esattamente  fare quello che fa la piccola protagonista di questo libro quando per la prima volta si stende a contemplare il suo giardino: accettare con serenità il proprio orizzonte di finitudine, decidere che sarà dentro di esso che si vorrà vivere, con la leggerezza di un voto a una fata dire: sì.

Morte non è decadenza, ma pienezza del frutto maturo che cade (Rilke), recinto del giardino all’ombra del quale sbocciano i fiori che noi curiamo. Più ci prenderemo cura della nostra morte, facendo in modo che ogni nostro gesto prenda volume nel chiaro scuro della sua ombra, più la nostra vita sarà bella. (“Dice il vero/ chi parla di ombre” P. Celan).
Ma chi è capace di vivere così, oggi, in questa società isterica? Chi sa coltivare la sua morte come un giardino? Chi sa donare la sua morte agli altri come un testimone che si abban-dona in una mano, passando? Chi ha la grazia di questa bambina?

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Mon beau jardin, Carol Ann Duffy e Rob Ryan, Gautier Languereau 2010

“Ma se i morti infinitamente dovessero mai destare un simbolo in noi,
vedi che forse indicherebbero i penduli amenti
dei nocciòli spogli, oppure
la pioggia che cade su terra scura a primavera.

E noi che pensiamo la felicità
come un’ascesa, ne avremmo l’emozione
quasi sconcertante
di quando cosa ch’è felice, cade”.

(R. M. Rilke Elegie Duinesi, Einaudi 1978)

7 Risposte per “Mon beau jardin, di Carol Ann Duffy e Rob Ryan”

  1. 1 felicita
    28 Marzo, 2011 at 7:49

    ciao anna,
    mi piace moltissimo questo post. come diceva nussbaum, l’arte (in particolare la letteratura e la poesia), a volte è il modo migliore per dare un senso alle domande piu’ toste della filosofia.
    saluti, felicita

  2. 2 Antonio
    28 Marzo, 2011 at 8:12

    Splendidi! Sia il libro sia l’interpretazione.

  3. 3 michela
    28 Marzo, 2011 at 11:33

    Meraviglioso !!! Grazie Anna, amo il lavoro di Rob Ryan !http://www.youtube.com/watch?v=McN-gVm4O4s&feature=related

    spero di incontrarti a Bologna, leggo da alcuni anni il tuo blog e mi piacerebbe salutarti.

  4. 4 Ila
    31 Marzo, 2011 at 16:08

    Anna, grazie di questo post e questa segnalazione!
    Bellissimo, non ho parole…
    L’idea di prendersi cura del proprio Giardino, della propria Vita, per imparare a Vivere Bene e Morire Bene… è una cosa importante e fondamentale.
    E c’è chi, nel suo piccolo, già lo fa. Anche in una società isterica che ha paura di tutto.
    E come mi è stato detto una volta: la Morte non è il contrario della Vita, ma della Nascita. E come essa, fa Parte della Vita.

    Grazie ancora e mi spiace di non esser riuscita a passare a salutarti a Bologna (troppi impegni!)

    Ila

  5. 5 giovanna
    2 Aprile, 2011 at 11:10

    Quando parli di misura, non astrattamente, ma riportando il concetto alla misura della vita, illumini un significato che oggi è imprescindibile e tuttavia costantemente negato.

  6. 6 loredana
    31 Ottobre, 2013 at 23:24

    Grazie Anna per avermi fatto conoscere questo libro è stupendo.

  7. 7 Valentina
    17 Febbraio, 2017 at 17:26

    Questo libro, il suo significato e l’interpretazione che ne dai sono illuminanti. La morte ci è accanto ogni giorno, ma noi cerchiamo di non pensarci mai. Forse solo se riuscissimo a rovesciare questa condizione, come nel libro, godremmo appieno quel che ci viene dato.