Hannah Hoch: “Picture Book” 1945

A proposito di arte nei libri per bambini, ecco un capolavoro del 1945, opera di una delle più grandi esponenti donne del dadaismo tedesco: Hannah Höch, titolo originale: Bilderbuch (Libro di immagini). Per questa splendida ri-edizione del 2010 dobbiamo ringraziare la casa editrice The Green Box, Berlino.

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Il libro vide la luce alla fine della seconda guerra mondiale e della guerra sembra portare le tracce: strani animali, organiche piante, bave di carta colorata, si organizzano in forme staccandosi dal bianco e nero di una carta di giornale, povera, ancora gonfia di ombre e minacce. Le immagini sembrano una fotografia del momento in cui, nel sogno, o nella veglia, la fantasia inizia ad organizzare un mondo informe, ancora lontano dall’umano. Appena un’immagine si fa riconoscibile, senza che i suoi contorni siano per questo già del tutto chiari, Hannah Hoch scatta la sua istantanea, e cattura così il delicato passaggio tra l’informe e la forma, tra il sogno e la realtà.

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Hannah Höch, Picture Book, The Green Box, Berlino 2010

LOFTYLARA

Around the world she sails
her delicate grown at her tail.

The clouds in tow
she prefers to below.

It keeps her dress clean,  you know.

Questi 19 collages, sono come altrettante lastre fotografiche su cui la forma e il colore emergono a poco a poco dall’ombra. Ognuno di essi è accompagnato da versi dove la parola sembra voler giocare lo stesso gioco delle immagini: il vezzoso adornarsi di piume e sbuffi di colore, per galleggiare sull’ombra, per sopravvivere alla caduta nel gorgo dell’ombra, per sottrarsi all’informe che potrebbe, da un momento all’altro, risucchiare indietro le forme e le parole che gli sono state sottratte.

Con che parole accompagnare un’immagine sorgiva, appena nata? Le prime forme della parola e del racconto sono quelle del mito. Così Hannah Hoch, seria come un dio-bambino, ha creato con quello che restava dopo la guerra (pochi cenci di carta) delle creature mitiche, e ha dato loro nomi: Loftylara, Boa Perlina, Little Baby Gamma, Snifty…
Creature bizzarre di una Nuova Creazione, più rarefatta e delicata di quella originale, dell’inizio dei tempi. Creature nate mutilate, protagoniste di un nuovo mondo post atomico, che non potrà mai più avere quella certezza di realtà che aveva il mondo prima della seconda guerra mondiale, ma non per questo meno belle, meno potenti, meno vive.
(Non vi sembra tragicamente attuale, questo libro?).

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Hannah Höch, Picture Book, The Green Box, Berlino 2010

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Hannah Höch, Picture Book, The Green Box, Berlino 2010

Hannah Hoch diceva: “Guardare è più importante che disegnare o dipingere, non può essere insegnato. Dovete sapere come guardare”. Ed è questa frase, mi sembra, che ci svela il segreto della sua tecnica: grazie al suo sguardo capace di vedere,  l’ombra di un palmeto può trasformarsi in bosco, la texture di un maglione di lana, in gruppo di civette, una testa di cerbiatto, in testa di insetto.

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Hannah Höch, Picture Book, The Green Box, Berlino 2010

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Hannah Höch, Picture Book, The Green Box, Berlino 2010

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Hannah Höch, Picture Book, The Green Box, Berlino 2010

Oltre che essere un documento storico, questo libro è in assoluto, per me, uno dei più bei picture books che abbia mai visto. Libro di immagini allo stato puro, senza fronzoli, senza storie, senza perché: l’immagine e la parola sulla carta per la sola necessità di sottrarsi al non senso e al nulla, e con un gesto di pura poesia: Essere.
Infatti si intitola Picture Book, e cosa altro è, se non questo, un picture book?

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I libri? Spediamoli a scuola! (manifestazione 4 maggio)

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I LIBRI? SPEDIAMOLI A SCUOLA!

Il 4 maggio 2011 dalle 13.00 alle 18.00 La libreria itinerante OTTIMOMASSIMO sarà in Piazza Montecitorio a Roma per promuovere e diffondere la campagna I libri? Spediamoli a Scuola!

Oltre 60 librerie indipendenti su tutto il territorio nazionale si stanno gemellando con le scuole per sostenere e consolidare le biblioteche di istituto. Più di 600 libri di tanti editori diversi sono stati già acquistati e spediti alle scuole convinti che la scuola sia uno dei luoghi privilegiati per i libri e per la lettura; convinti che libri e lettura siano fondamentali per la crescita della persona, per la costruzione di individui preparati, consapevoli e responsabili; consapevoli della grave mancanza di biblioteche scolastiche e di spazi adeguati per promuovere libri e lettura nelle scuole italiane;

Gli organizzatori dell’evento vi invitano a  partecipare attivamente :

  • – Venendo in piazza il 4 maggio per acquistare un libro per una delle scuole selezionate:
    la scuola primaria di Pontedassio, della comunità montana Valle Impero e Valle Arroscia (Imperia)/ l’Istituto comprensivo Francesca Morvillo Tor Bella Monaca (Roma)/ l’Istituto Comprensivo G. Patroni, di Pollica (Salerno)
  • – Aderendo all’iniziativa scrivendo a libri@sinnoseditrice.org
  • – Promuovendo attraverso il vostro sito e tutti i vostri canali la campagna
  • – Recandovi nella libreria più vicina che ha aderito alla campagna e acquistando uno del libri delle liste

Hanno aderito fra gli altri alla campagna I Libri? Spediamoli a scuola!
Ibby – Italia
Nati per Leggere
La Rivista Andersen
L’Associazione Culturale Hamelin
62 librerie indipendenti di tutto il territorio nazionale
Lega Ambiente
Asal (associazione scuole autonome del lazio)

Per informazioni, visitate il sito WWW.ILIBRISPEDIAMOLIASCUOLA.it
Qui trovate l’elenco delle scuole a cui andranno destinati i libri e il perché di questa scelta.


Buone feste a tutti!

Stephanie Baker

Stephanie Baker, dal blog Old World Primitives

KVETA PAKOVSKÁ: un corso raccontato da un’allieva

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Kveta Pakovska

Gioia Marchegiani, una lettrice di questo blog, ha partecipato ad un corso con Kveta Pakovska e ci ha voluto regalare le sue impressioni. Se qualcuno di voi volesse fare la stessa cosa con altri corsi, sarò felicissima di pubblicarlo, così potremo arricchire blog e forum di testimonianze sui corsi di illustrazione (e/o scrittura), sempre così utili.
(Ho anche aggiunto un video che ho trovato su internet, ma non credo sia il video del corso di cui si parla in questo post).

KV?TA PAKOVSKÁ A ROMA
di
Gioia Marchegiani

Il 31  marzo 2011 si è inaugurata , presso l’Auditorium Parco della Musica, la prima mostra personale a Roma di Kv?ta Pakovská, promossa e organizzata dall’associazione Teatrio di Venezia. Una ventina di opere più alcuni dei suoi manifesti  che ci introducono nel mondo di  un’artista che ha fatto dell’innovazione e della creatività i suoi campi di ricerca e d’espressione.
Alla mostra, che avrebbe forse meritato maggiore risalto mediatico, sono seguiti un seminario ed un workshop di tre giorni ai quali ho avuto l’onore di partecipare.

Conoscere il mondo di Kv?ta Pakovská è stato come entrare dentro ad un caleidoscopio e godersi il gioco dei colori e delle forme che si muovono e che vibrano.
Kv?ta Pakovská a 83 anni è cosi come la sua arte. Essenziale e sobria. Profonda e piena di sonorità.

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Kveta Pakovska

QUANDO SCELGO I COLORI LO FACCIO PER LA LORO MUSICA
E PER IL LORO RUMORE
( Kv?ta Pakovská)

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Kveta Pakovska

Durante il workshop le abbiamo mostrato i nostri lavori, accolto i suoi consigli cosi delicati e discreti, osservato le sue immagini, conosciuto la sua Idea di illustrazione. Ma la cosa più preziosa è stato percepire quell’intimo legame che unisce l’artista alla sua arte.
Kv?ta ci ha seguito con attenzione e rispetto sottolineando sempre l’importanza di rimanere se stessi pur sperimentando e cercando nuove forme espressive.

Ognuno di noi, sono certa, ha cercato di spingersi un po’ oltre, lasciandosi contaminare dal linguaggio di Kv?ta. Questo ha dato vita ad immagini bellissime, idee geniali e tanta energia creativa. Abbiamo lavorato in un clima davvero speciale, c’e’ stata professionalità ma anche condivisione, collaborazione e allegria. E’ sbocciata inaspettata, in uno splendido clima di primavera romana, un’amicizia che potrebbe sfociare in un progetto, forse un blog, che dia un seguito a questa esperienza.
Comunque vada questi  giorni rimarranno un prezioso ricordo. Le tante suggestioni visive ed emotive andranno a concimare il terreno della nostra creatività.

Kv?ta Pakovská ci consegna un messaggio importante: il potere del segno e la sua valenza espressiva, un linguaggio universale, per adulti e bambini, che non richiede traduzioni e interpretazioni.

MY PAINTING ARE NOT EXPLANATION OF THE TEXT
THERE ARE THE TEXT THEMSELVES.
( Kv?ta Pakovská)

Questo qui sotto è il suo ultimo coloratissimo libro, Couleurs du Jour –Minedition, in cerca di un editore italiano, è in un piccolo formato quadrato cartonato. Un pieghevole lungo 10 metri, stampato fronte-retro, nel quale Kv?ta racconta ai bambini la meraviglia del suo mondo di colori da srotolare o da tenere a “portata di tasca”.

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Couleurs du Jour, Kveta Pakovsk, Minieditions


Anne Herbauts: una riflessione sul libro illustrato (video)

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Anne Herbauts

Vi ho tradotto qui sotto parte di un’intervista ad Anne Herbauts, perché trovo che dica qualcosa di prezioso: cioè che un libro è un oggetto tridimensionale, dove testo, immagine, pagine, contribuiscono in egual misura alla sua essenza. Sembra banale, ma è una consapevolezza fondamentale quando si vuole fare il lavoro di scrittore per album e/o illustratore, e troppo spesso dimenticata da autori e illustratori.

Anne Herbauts: Ho tendenza a dire che non sono né illustratrice né scrittrice, perché faccio dei libri, ma li faccio nel senso che li scrivo col testo E con l’immagine , e non sono né nel testo né nell’immagine, ma tra i due. Scrivo facendo una collisione di testo e immagine.  Quando costruisco un libro, dico “fabbricare un libro”, perché bisogna pensarlo come si fabbrica un oggetto, perché il libro si scrive col testo, con l’immagine, ma soprattutto con l’assemblaggio delle pagine, ed è questa la bellezza e la potenza del libro, che nel momento in cui apriamo un libro succede qualcosa non su una pagina, ma tra due pagine e dunque ci rendiamo conto che è gigantesco.

Poi parla del suo libro Les moindres petites choses (bellissimo) edito da Casterman.


Consigli alle bambine, di MarK Twain e Vladimir Radunsky

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E’ uscito nel 2010 con le edizioni Donzelli. Nel volo per Bologna non vedevo l’ora di metterci le grinfie sopra. Non avevo visto che un paio di immagini in internet, ma la mia intuizione era stata buona. “Consigli alle bambine” è un gioiello. Vladimir Radunsky ha illustrato con una freschezza sorprendente un testo che Mark Twain scrisse nel 1906 (Advice to Little Girls). L’autore di Tom Sawyer e Huckleberry Finn graffia le pagine con 7  consigli di buone maniere: ovviamente sovversivi, spassosi, imprevedibili, illuminati da quel guizzo di libertà sfrontata di cui Twain era maestro.

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Il libro, a un primo rapido sguardo, sembra incitare le bambine a una rivolta dall’educazione che le vuole carine, educate e gentili. Ma non è così.

Vi confesso che, di solito, quando sento parlare di differenze di generi, ho una reazione di disagio, e diventa noia, quando sento parlare dell’importanza di non proporre modelli stereotipati nei libri illustrati (se ne sta parlando in Francia  in questi giorni in occasione di diversi convegni: qui un articolo sull’importanza di proporre modelli femminili diversi da quelli di principessine coi fiocchi).
Lo maschero bene, perché è una reazione politicamente scorretta, ma mi annoio, e non ci posso fare nulla. E’ come se sentissi puzza di zolfo, come se vedessi spuntare da sotto le gonne e i pantaloni di chi vuole sovvertire lo stereotipo, lo zoccolo duro e resistente dello stereotipo. Non sopporto vedere principesse che per dimostrare di non essere principesse si siedono sul tavolo invece che sulla sedia, non sopporto libri che incitano i bambini a essere a tutti i costi ribelli, pasticcioni, liberi… cioè, costretti a pasticciare quel metro quadro di muro che gli adulti hanno loro destinato per pedagogica generosità.

Perché secondo me non è il sovvertimento o l’eliminazione dello stereotipo che rende libero il lettore-bambino, ma la freschezza della creazione artistica quando è libera da dogmi, da intenti, da morali sovversive o non sovversive che siano. Lo spirito puro dell’arte, la freschezza (ho già ripetuto questo aggettivo tre volte, e non voglio sinonimi) che l’artista ha messo nell’opera quando l’ha creata e che si riversa sul viso del lettore come una spruzzata d’acqua magica, capace di lavare via ogni pensiero che non sia vero, vivo, nuovo.
Una principessa di Andersen che si uccide perché il suo amore non è corrisposto dal principe, la Bella Addormentata, che dorme 100 anni per aver trasgredito un ordine, e Pippi Calze Lunghe, sono tutti modelli, per me, ugualmente sovversivi, perché squarciano la tela delle nostre sinapsi stantie con la lama affilata della bellezza.

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Consigli alle bambine, di MarK Twain e Vladimir Radunsky, Donzelli 2010

Ma ascoltiamo ora uno dei consigli di Twain:

“Se ti capita di dover rimproverare tuo fratello, non c’è bisogno del fango – evita in ogni modo di gettarglielo addosso, o potresti rovinargli i vestiti. Sarà più comodo ottenere i risultati sperati con una piccola scottatura. Questa servirà a richiamare subito la sua attenzione sulla lezione che stai cercando di inculcargli, e in più l’acqua bollente aiuterà a purificarlo da ogni macchia, possibilmente anche della pelle, brufoli compresi.”

Lo sentite  il ritmo della libertà?
E’ nel non-senso
: i vestiti di tuo fratello sono puliti se non gli tiri il fango, ma glieli pulisci se lo scotti con l’acqua bollente (erano dunque già sporchi? Di cosa? Della sporcizia originaria d’essere fratelli?). 
E’ nel creare un mondo pre-esistente alla pagina:
l’attacco rapido: “non c’è bisogno del fango” da per scontato che tutti siano d’accordo che per rimproverare di solito si usa tirare fango (non è così. Potere retroattivo della finizone letteraria, quello di mettere in scena un mondo con sua sua cosmogonia).
E’ nella ridondanza gratuita delle figure
: non c’è bisogno del fango – evita in ogni modo di gettarglielo addosso. Un autore mediocre avrebbe scritto: Se vuoi rimproverare tuo fratello, non gettargli addosso il fango, potresti rovinargli i vestiti.
E’ nell’imprevisto
: servirà a richiamare l’attenzione sulla lezione che stai cercando di inculcargli . Chi è che da lezioni a chi? Non era l’Autore alle bambine?
E’ nel paradosso: il piccolo-risibile messo accanto al grande-serio: un semplice rimprovero/l’ustione dell’acqua bollente.
E’ nell’ironia: la coppia di nuovo paradossale: ustione dell’acqua bollente/brufoli che spariscono.

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Scritto solo una manciata d’anni più tardi di Les Petites Filles Modèles della Contessa di Ségur, (1858) il galateo di Twain è lontano dalle piccole protagoniste della saga francese, continuamente obbligate a riconoscere che il bene è sempre preferibile al male, come un pianeta di una galassia sconosciuta è lontano dalla terra.

Non credo che Mark Twain volesse incitare i bambini, o le bambine, al sovvertimento della morale. Credo semplicemente che volesse liberare adulti e bambini dal loro pesante fardello quotidiano: la bruttezza, la noia, l’assurdo della morale.
Le illustrazioni di Vladimir Radunsky sono PERFETTE per questo libro:  libere e vivaci, come il testo di Twain.

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Consigli alle bambine, di MarK Twain e Vladimir Radunsky, Donzelli 2010

“Le brave bambine mostrano sempre molto rispetto per le persone di una certa età. Mai essere insolenti con i grandi, a meno che non siano loro a cominciare”.

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