Un tenerissimo libro antico: Il matrimonio di Rose e Kloris

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De bruiloft van kloris en roosje, (Il matrimonio di Rose e Kloris) Willy Saar e Freddie Langeler, Amsterdam 1927

Che tenerezza e che colori! Sembra fatto di pandizucchero: me lo mangerei. L’ho trovato per caso bighellonando in rete.

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Guido Scarabottolo: Elogio della pigrizia

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Guido Scarabottolo era nella giuria del concorso Tapirulan sesta edizione, e a conclusione del concorso, è stata organizzata una mostra sui suoi lavori. Durante la fiera di Bologna mi è stato regalato il catalogo, e l’ho torvato davvero ben fatto. Ogni immagine del catalogo è commentata da Scarabottolo, e questo aiuta il lettore ad entrare nei meccanismi del suo processo creativo. Ho avuto il permesso di pubblicare la sua introduzione al catalogo, un delizioso omaggio alla pigrizia, in tema col concorso dell’anno scorso che era: “Siesta”.
Qui  potete sfogliare online il catalogo di Scarabottolo. Buona lettura!

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A sinistra, Guido Scarabottolo

ELOGIO DELLA PIGRIZIA
di
GUIDO SCARABOTTOLO

Il mio segreto è che non so disegnare e sono pigro. Si tratta di una miscela esplosiva di qualità che va trattata con una certa cautela ma che può garantire risultati accettabili.

Provate a pensarci. Un Pigro cercherà tutti i modi per realizzare qualcosa senza passare per la formazione canonica: un sistema semplice per avere la probabilità di scoprire qualche nuova tecnica. La stessa persona è troppo pigra per cercare a lungo qualcosa da copiare: si affrancherà prima dalla “tirannide†dei modelli. Non avendo talento naturale per il disegno, il Nostro si guarderà bene dall’applicarsi con costanza ad un apprendimento faticoso evitando così i rischi di uno stucchevole virtuosismo. Al contrario cercherà di produrre illustrazioni con il minimo numero di segni, costringendosi in tal modo alla riposante disciplina della sintesi. Inoltre il dispendio energetico richiesto dissuaderà ben presto il Pigro dal futile proposito di seguire le mode. Naturalmente, non potendo contare sul talento e su strabilianti mezzi tecnici, sarà costretto ad inventarsi qualcosa perché i suoi disegni possano piacere a qualcuno.

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Guido Scarabottolo

Per fortuna, essendo un illustratore pigro, non sarà ossessionato dalla necessità di disegnare continuamente, anzi cercherà di evitarlo in tutti i modi, ad esempio leggendo moltissimo, costruendo mobili, andando al cinema, a teatro, ai concerti, riparando la bicicletta, visitando musei e gallerie d’arte, frugando nel frigorifero, viaggiando, passeggiando in città o nei boschi, facendo la coda alla posta… e tutto ciò contribuirà (anche se a sua insaputa) alla formazione di una cultura variegata, se non profonda, aiutandolo non poco a risolvere i problemi connessi all’immaginazione di immagini. Non starò qui a parlare poi del risparmio energetico connesso all’uso del computer, ma lasciatemi spendere una parola per ricordare quali interessanti risultati possono essere raggiunti e quante fatiche scongiurate affidandosi ad un buon agente. Finisco qui per non dover pensare troppo a lungo, ma sono certo che con un minimo impegno potrei trovare altri buoni argomenti a sostegno della pigrizia.

Guido Scarabottolo

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Guido Scarabottolo

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Un’immagine della mostra di Guido Scarabottolo organizzata da Tapirulan

“Nove storie sull’amore” di Giovanna Zoboli e Ana Ventura

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Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011

Cosa è l’amore? Cosa vuol dire amare? Come si ama? Si può imparare ad amare?
Rainer Maria Rilke, uno di più grandi cantori del sentire umano, in una lettera, si chiedeva come mai gli uomini, in millenni di cultura umana, siano riusciti ad accumulare i saperi della tecnica, della medicina, delle scienze in generale, e non siano mai riusciti, invece, ad accumulare le conquiste dello spirito. Nessuna delle grandi intuizioni sull’amore, sull’amicizia, sul senso della vita, avute dai filosofi, dai poeti, dagli artisti del passato, è riuscita a diventare un bagaglio condiviso, e a crescere in altezza, come un monumento del sentire.

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Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011

Al contrario, ad ogni generazione, tutto sembra azzerarsi. E’ bello e difficile, ce lo ricordiamo tutti, scoprire da soli per la prima volta come si fa: ad amare, a vivere, a trovare senso, e non sarebbe triste, ma stimolante, se non fosse che le conseguenze di questo incerto procedere si ripercuotono sulle società in maniera devastante, perpetuando errori come le guerre, l’egoismo, la superficialità del sentire, i suicidi, l’odio, l’infelicità.

In Nove storie sull’amore, più una sulla felicità e un saluto, edito da Topipittori, Giovanna Zoboli ci regala undici delicatissime storie che sono, secondo me, altrettanti tentativi di trovare una risposta a questo dramma dell’essere umano.

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Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011

Undici storie dove i protagonisti sono, di volta in volta, confrontati con la la loro presunzione cieca, la loro ignoranza sull’amore, la loro solitudine, la loro paura di crescere. A venire loro in soccorso, senza mai giudicare, sono piante, fiori, uccelli, insetti, erbe matte…, come se solo la natura fosse depositaria di quel sapere sull’amore che l’uomo non riesce a trattenere.

C’era un uomo molto indaffarato che pensava sempre ai fatti suoi. (…). Così quel signore poteva essere ovunque, ma nella sua testa c’erano più o meno sempre le stesse cose: scarpe, multe, telefoni, vicini di casa, belle figure, persone antipatiche e risultati sportivi. Un giorno, il signore, a forza di pensare le stesse cose, si addormentò nell’erba. La sua testa era tanto offesa e piena di nostalgia per tutte le cose che non sapeva più pensare, che dentro si sentì un clic. Dallo spavento per quel buio terribile che all’improvviso gli era sceso dentro, il signore aprì gli occhi e vide che tutto intorno era chiaro.
Vide anche che intorno alla caviglia gli era cresciuta una di quelle erbe matte che ci sono nei campi, e si chiese quanto tempo fosse rimasto lì. Allora quell’erba matta si schiarì la voce e, come accade nelle favole, disse: << Ti ho trattenuto in mezzo al chiaro del mondo, quando nel buio dei fatti tuoi saresti finito nel gran deserto del chissà dove, senza acqua né cibo né gioia
>>.

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Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011

In ogni pagina, qualcosa come un granello di verità o saggezza sfiora il protagonista della storia, e non si sa – è questa la grazia sottile di questi racconti – se questo granello porterà frutto, o se ancora una volta verrà trascurato.
Un innaffiatoio, che non sa cosa è l’amore, è sempre stato equo nell’innaffiare le sue piante, un giorno ne incontra una così piccola e delicata (quasi un niente) che viene colto dall’emozione. Improvvisamente, non sa più quanta acqua dare. Passa di lì una mosca esperta di sentimenti, e gli dice: Ecco, l’amore è quando non pensiamo di sapere già quello di cui un altro ha bisogno.

C’è, in questi racconti, qualcosa di alchemico. La verità arriva a toccare il cuore dei protagonisti attraverso vie che non sono mai quelle dirette del “buon consiglio” o dell’insegnamento. Come a dire che la verità sull’amore non può essere trasmessa direttamente (ed è forse per questo che è così difficile, per l’uomo, insegnarla). La verità ha bisogno di passare per alambicchi oscuri: il sogno, “Era appena trascorsa la mezzanotte e la pianta entrò in un sogno dell’uomo che dormiva”, la favola, “Allora al storia, che era curiosa, disse al ragazzo”, il dolore che diventa fertile se si scioglie in pianto,“Pianse tanto, prima di malinconia, poi di gioia, che l’alberino, sentendo tutto quel bagnato, in quattro e quattr’otto parve ritrovare i bei tempi del verde e si coprì di fogliame”, il mettere radici, “I bambini sono bravissimi a mettere radici. Anzi a far mettere radici a tutto quello che è intorno a loro: donne, uomini, case, animali, nuvole, paesi…“, etc. Solo attraverso questi passaggi, può avvenire la trasformazione, che è sempre un’esperienza intima.

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Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011

Il libro stesso è uno di questi alambicchi. E lo è perché la vocazione che lo anima non è quella del “dar lezioni sull’amore”, ma di investigarne la grazia misteriosa (infatti, ce la restituisce intatta). Leggendolo, sono stata costretta a fermarmi, a sentire con una fitta che anche io mi stavo allontanando dal “chiaro del mondo“. Ma come non farlo, in una società che sembra escogitare ogni stratagemma per allontanarci dalla semplicità del sentire?

Ana Ventura illustra questo libro con un segno colto e raffinato. Se guardiamo le sue illustrazioni aspettandoci che accada qualcosa secondo i canoni della narratività teatrale (il personaggio fa questo e quest’altro, in quel luogo, etc.), rimarremo delusi. Per capirla, ci vuole uno sguardo capace di leggere l’immagine nelle sue linee e forze interne, come un bambino capace di leggere una macchia di umido sul muro, o una nuvola.
Tutto infatti avviene dentro i personaggi: la metamorfosi data dalla scoperta dell’amore (soggetto del libro), è infatti una rivoluzione a livello dell’essere, non dell’agire.

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Un particolare di Ana Ventura e un particolare della primavera di Botticelli

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Mandragora maschio e mandragora femmina, xilografia dal Hortus Sanitatis 1491

Come nei più bei manuali di alchimia ed erbari medioevali (le citazioni sono molte), nelle sue illustrazioni rivive, in chiave moderna, l’investigazione di quei confini così misteriosi che sono i confini tra natura e uomo, mondo animale e mondo vegetale, femminile e maschile. E’ il cuore ad essere colpito/invaso dal seme della trasformazione, ma anche la pancia, i genitali, la testa, le mani, i piedi. Non ci si sente proprio così, trasformati, abitati da qualcosa, pronti a mettere radici, quando si ama?

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Mandragora dal Dioscoride napoletano, (fine VI secolo d.C.)

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Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011

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Il manoscritto Voynich, 1404-1438 circa

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Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011

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Mandragora illustrazione tratta dall’Herbarium de Trento del XV secolo

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Un’immagine di Ana Ventura
e un’illustrazione alchemica di un manoscritto anonimo del XV sec. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana

Jimmy Liao: A fish with a smile, video d’animazione

Dopo anni di ricerca ho finalmente trovato la versione integrale di A fish with a smile, di Jimmy Liao, sul blog Animalarium. L’avevo visto alla Fiera di Bologna l’anno che vinse il primo premio al Berlino Film Festival, il 2007. Come ci indica l’attentissima autrice di Animalarium, sul sito della casa produttrice, ODD Incredible, potete vedere una versione del video in alta risoluzione. Passate un bel week-end di emozioni perdute e ritrovate!


A fish with a smile
Jimmy Liao

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Questo qui sopra è il libro da cui è tratto il video: El pez que sonreìa, Jimmy Liao, Barbara Fiore editore.
E’ possibile acquistare il libro sul sito dell’editore. Non so se sia stato pubblicato in Italia.


Savez vous, petits bambins, dessiner avec entrain? Serie 2

“Sapete, bambinelli, disegnare con gusto?”metodo di iniziazione al disegno di Lise Schott, pubblicato da Nathan nel 1956. Serie 2

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Savez vous, petits bambins, dessiner avec entrain? Serie 1

“Sapete, bambinelli, disegnare con gusto?” è un metodo di iniziazione al disegno di Lise Schott, pubblicato da Nathan nel 1956. Serie 1. Lo trovo di una grazia e un’eleganza grafica strepitose. Più tardi andrà in onda la seconda serie.

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Grazie a Bernadette Gervais per averlo condiviso su facebook e avermi dato il permesso di condividerlo a mia volta.