“Nove storie sull’amore” di Giovanna Zoboli e Ana Ventura
6 Giugno, 2011Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011
Cosa è l’amore? Cosa vuol dire amare? Come si ama? Si può imparare ad amare?
Rainer Maria Rilke, uno di più grandi cantori del sentire umano, in una lettera, si chiedeva come mai gli uomini, in millenni di cultura umana, siano riusciti ad accumulare i saperi della tecnica, della medicina, delle scienze in generale, e non siano mai riusciti, invece, ad accumulare le conquiste dello spirito. Nessuna delle grandi intuizioni sull’amore, sull’amicizia, sul senso della vita, avute dai filosofi, dai poeti, dagli artisti del passato, è riuscita a diventare un bagaglio condiviso, e a crescere in altezza, come un monumento del sentire.
Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011
Al contrario, ad ogni generazione, tutto sembra azzerarsi. E’ bello e difficile, ce lo ricordiamo tutti, scoprire da soli per la prima volta come si fa: ad amare, a vivere, a trovare senso, e non sarebbe triste, ma stimolante, se non fosse che le conseguenze di questo incerto procedere si ripercuotono sulle società in maniera devastante, perpetuando errori come le guerre, l’egoismo, la superficialità del sentire, i suicidi, l’odio, l’infelicità .
In Nove storie sull’amore, più una sulla felicità e un saluto, edito da Topipittori, Giovanna Zoboli ci regala undici delicatissime storie che sono, secondo me, altrettanti tentativi di trovare una risposta a questo dramma dell’essere umano.
Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011
Undici storie dove i protagonisti sono, di volta in volta, confrontati con la la loro presunzione cieca, la loro ignoranza sull’amore, la loro solitudine, la loro paura di crescere. A venire loro in soccorso, senza mai giudicare, sono piante, fiori, uccelli, insetti, erbe matte…, come se solo la natura fosse depositaria di quel sapere sull’amore che l’uomo non riesce a trattenere.
C’era un uomo molto indaffarato che pensava sempre ai fatti suoi. (…). Così quel signore poteva essere ovunque, ma nella sua testa c’erano più o meno sempre le stesse cose: scarpe, multe, telefoni, vicini di casa, belle figure, persone antipatiche e risultati sportivi. Un giorno, il signore, a forza di pensare le stesse cose, si addormentò nell’erba. La sua testa era tanto offesa e piena di nostalgia per tutte le cose che non sapeva più pensare, che dentro si sentì un clic. Dallo spavento per quel buio terribile che all’improvviso gli era sceso dentro, il signore aprì gli occhi e vide che tutto intorno era chiaro.
Vide anche che intorno alla caviglia gli era cresciuta una di quelle erbe matte che ci sono nei campi, e si chiese quanto tempo fosse rimasto lì. Allora quell’erba matta si schiarì la voce e, come accade nelle favole, disse: << Ti ho trattenuto in mezzo al chiaro del mondo, quando nel buio dei fatti tuoi saresti finito nel gran deserto del chissà dove, senza acqua né cibo né gioia>>.
Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011
In ogni pagina, qualcosa come un granello di verità o saggezza sfiora il protagonista della storia, e non si sa – è questa la grazia sottile di questi racconti – se questo granello porterà frutto, o se ancora una volta verrà trascurato.
Un innaffiatoio, che non sa cosa è l’amore, è sempre stato equo nell’innaffiare le sue piante, un giorno ne incontra una così piccola e delicata (quasi un niente) che viene colto dall’emozione. Improvvisamente, non sa più quanta acqua dare. Passa di lì una mosca esperta di sentimenti, e gli dice: Ecco, l’amore è quando non pensiamo di sapere già quello di cui un altro ha bisogno.
C’è, in questi racconti, qualcosa di alchemico. La verità arriva a toccare il cuore dei protagonisti attraverso vie che non sono mai quelle dirette del “buon consiglio” o dell’insegnamento. Come a dire che la verità sull’amore non può essere trasmessa direttamente (ed è forse per questo che è così difficile, per l’uomo, insegnarla). La verità ha bisogno di passare per alambicchi oscuri: il sogno, “Era appena trascorsa la mezzanotte e la pianta entrò in un sogno dell’uomo che dormiva”, la favola, “Allora al storia, che era curiosa, disse al ragazzo”, il dolore che diventa fertile se si scioglie in pianto,“Pianse tanto, prima di malinconia, poi di gioia, che l’alberino, sentendo tutto quel bagnato, in quattro e quattr’otto parve ritrovare i bei tempi del verde e si coprì di fogliame”, il mettere radici, “I bambini sono bravissimi a mettere radici. Anzi a far mettere radici a tutto quello che è intorno a loro: donne, uomini, case, animali, nuvole, paesi…“, etc. Solo attraverso questi passaggi, può avvenire la trasformazione, che è sempre un’esperienza intima.
Nove storie sull’amore, Giovanna Zoboli e Ana Ventura, Topipittori 2011
Il libro stesso è uno di questi alambicchi. E lo è perché la vocazione che lo anima non è quella del “dar lezioni sull’amore”, ma di investigarne la grazia misteriosa (infatti, ce la restituisce intatta). Leggendolo, sono stata costretta a fermarmi, a sentire con una fitta che anche io mi stavo allontanando dal “chiaro del mondo“. Ma come non farlo, in una società che sembra escogitare ogni stratagemma per allontanarci dalla semplicità del sentire?
Ana Ventura illustra questo libro con un segno colto e raffinato. Se guardiamo le sue illustrazioni aspettandoci che accada qualcosa secondo i canoni della narratività teatrale (il personaggio fa questo e quest’altro, in quel luogo, etc.), rimarremo delusi. Per capirla, ci vuole uno sguardo capace di leggere l’immagine nelle sue linee e forze interne, come un bambino capace di leggere una macchia di umido sul muro, o una nuvola.
Tutto infatti avviene dentro i personaggi: la metamorfosi data dalla scoperta dell’amore (soggetto del libro), è infatti una rivoluzione a livello dell’essere, non dell’agire.
Un particolare di Ana Ventura e un particolare della primavera di Botticelli
Mandragora maschio e mandragora femmina, xilografia dal Hortus Sanitatis 1491
Come nei più bei manuali di alchimia ed erbari medioevali (le citazioni sono molte), nelle sue illustrazioni rivive, in chiave moderna, l’investigazione di quei confini così misteriosi che sono i confini tra natura e uomo, mondo animale e mondo vegetale, femminile e maschile. E’ il cuore ad essere colpito/invaso dal seme della trasformazione, ma anche la pancia, i genitali, la testa, le mani, i piedi. Non ci si sente proprio così, trasformati, abitati da qualcosa, pronti a mettere radici, quando si ama?
6 Giugno, 2011 at 10:01
Una delizia il post e sarà una delizia anche il libro…
6 Giugno, 2011 at 10:14
Notevole. Grazie per la consueta acutezza dello sguardo. Le immagini dei libri alchemici et similia sono una miniera tutta da scoprire!
6 Giugno, 2011 at 10:31
Prezioso post.Come sempre.
Questo albo è già fra le mie mani.
Grazie Anna.
6 Giugno, 2011 at 11:33
Questo è il libro che a Bologna mi ha colpita di più per profondità e delicatezza.
Il tuo post ha confermato alcune mie sensazioni e me ne ha svelate di nuove ed è’ sempre confortante venire a sapere che il proprio parere non è personale ma condiviso.
E in più, mi vergogno quasi a definire solo emozionante l’esposizione all’associazione Hamelin.
Sono veramente felice che questo libro sia arrivato anche qui.
Ancora complimenti, Anna!
6 Giugno, 2011 at 15:03
il tuo punto di vista è sempre nuovo e delicato. Grazie. Le storie del libro sono nate dopo le illustrazioni: cioè ad Ana sono state chieste 9 illustrazioni che sono servite di ispirazione per costruire le storie.
6 Giugno, 2011 at 15:32
Grazie Anna,
lo prenderò di sicuro sarà il mio prossimo libro che leggerò per passione e recensirò per BookAvenue.
Molte volte passando di corsa nel tuo blog trovo a fermarmi incantata…
7 Giugno, 2011 at 12:22
Grazie a voi, cari invisibili.
E grazie Francesca per la tua precisazione così preziosa.
@Isabella: aspetto la tua recensione!
7 Giugno, 2011 at 21:24
Bellissima la citazione della lettera di Rilke… di sicuro nel chiedersi di Rilke c’è molto di Nietzsche.
E Anna ha ragione quando scrive “che tutto sembra azzerarsi”… ma intanto che le dottrine avranno le pretese di dare le risposte a tutto: sull’amore, sulla vita, su quando essa comincia, su quando essa finisce… questo azzerarsi continuerà succedere e forse in modo ancora più raccorciato e senza che nessuno faccia caso (ahimè).
Un libro così merita essere elogiato, letto ed guardato da tutti!
10 Giugno, 2011 at 9:38
Cara Anna, grazie per questo bellissimo post. Mi piace molto il libro sull’amore di Giovanna, per testo e figure. Ho adorato vedere le mandragore vicino alle immagini di Ana: grazie e un abbraccio!
10 Giugno, 2011 at 10:01
Grazie a te Marcella cara per il commento.
14 Giugno, 2011 at 12:03
Hi Anna
Thanks so much for this wondreful and great post about my book. I really like the connection you made with the old pictures. Thanks so much for the lovely words.
14 Giugno, 2011 at 14:22
Thanks you Ana! I love your work.