Riflessioni sul mercato dei libri illustrati in Italia, di Giovanna Zoboli

5 Luglio, 2009

“IL PARADOSSO DI ANNA KARENINA
Riflessioni sul mercato dei libri illustrati in Italia”

è il titolo di un interessantissimo articolo scritto da Giovanna Zoboli, editrice della Topittori, e pubblicato sulla rivista on-line Fili d’aquilone: un articolo “forte”, una denuncia intelligente e allarmante sul degrado della nostra cultura dedicata all’infanzia. Potete leggere qui l’articolo per esteso.

Invece, credo che a fare di una nazione un paese civile sia proprio l’attenzione riservata all’infanzia in se stessa, in termini di responsabilità educative e pedagogiche assunte tout court dal mondo adulto, complessivamente, e penso alle più varie categorie professionali: urbanisti, architetti, medici, scienziati, intellettuali, artisti, imprenditori, politici, amministratori, sportivi, operatori culturali, ma anche operai, impiegati, commercianti eccetera. Fra l’altro, credo sia proprio dall’impegno di tutti nei confronti dell’infanzia che si misuri la capacità di un paese di progettare il proprio futuro. E va detto che se gli adulti prestassero attenzione alle esigenze dei bambini nella loro attività, senza ombra di dubbio migliorerebbe il benessere di tutti.
Credo che nel nostro paese, l’indifferenza ai bambini sia molto diffusa.
(Giovanna Zoboli, editrice)
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21 Risposte per “Riflessioni sul mercato dei libri illustrati in Italia, di Giovanna Zoboli”

  1. 1 wasp
    6 Luglio, 2009 at 9:25

    Io sono Svizzera, e li devo dire che tutto, dai giochi ai libri, alle attività che vengono fatte nelle librerie per bambini e adulti, sono molto attenti a quello che è la cultura per l’infanzia.
    Se penso che in una realtà piccola come quella di Lugano, rispetto a Milano, ci sono ben tre librerie specializzate per bambini e altre che hanno un reparto bello fornito…Senza contare il fatto che le libraie sono libraie a 360 che conoscono non solo il mercato dell’illustrazione, ma hanno letto davvero i libri ch evengono conoscono autori ed editori e possono aiutarti a scovare libri interessanti.

    Quello che manca in Ticino o in svizzera sono le case editrici stesse. Ce ne sono davvero poche rispetto all’Italia o gli altri paesi, e questo è davvero un peccato perchè molti illustatori fuggono all’estero. Anche se questo accade anche qui in Italia. Molti editori a meno che tu non abbia già un nome è difficile che ti diano un appuntamento. (mi è stato risposto cosi una volta in fiera). Vedo anche la tendenza a guardare l’estero, non solo per prendere esempio e “osare” di piu ma soprattutto per ristampare successi esteri (ad es. i libri della deautremaire, fantastica: “principesse” “sentimiento” ecc), che si è un bene che ci siano ristampe tradotte ma alla fine globalizzano un po’ mercato portando gli stessi libri ovunqe, invece di portare magari lo stesso artista o lo stesso scrittore su un’altro lavoro.

    è vero poi che ci sono case editrici (topi pittori è una di queste) che invece sono molto attente a rinnovare sempre, sperimentare e con coraggio a dare opportunità a talenti diversi di esprimersi con piu elasticità.

    Quindi in conclusione, bisognerebbe non solo portare i libri bellissimi che ci sono in francia o in Spagna. ma farli anche qui da noi, perchè di scrittori e illustratori in gamba ce ne sono parecchi!!!!

    :)

  2. 2 rudi cristina
    6 Luglio, 2009 at 18:31

    complimenti per questo blog!!! Per me è una fantastica rivelazione!!!!
    L’ho scoperto da pochi giorni e mi sta dando tantissimo!
    Io dipingo da sempre e il mio vecchio sogno nel cassetto è diventare illustratrice di libri per bambini…vorrei lavorare per trasformarlo in realtà…complimenti ancora Anna :-)

  3. 3 stefania
    8 Luglio, 2009 at 12:52

    Ciao, posso dire che se è vero che l’Italia in questo momento non è attenta all’infanzia anche molti illustratori ed editori se ne tengono un po’ troppo distanti? Posso dire che siamo tutti bravi a piangerci addosso ma troppi “cervelli” dibattono al fresco senza mai incontrarla questa infanzia? Io vado con un gruppo di amici teatranti in piazza a leggere i libri di Cneut, di Lionni, di Rodari… ne prendo in prestito dalla biblioteca così loro alla fine ne sfogliano e hanno voglia di sentire altre storie. Sono bambini delle materne, delle elementari ed è impressionante quanto siano tutti affamati di libri dopo queste letture. Magari indossano le scarpe dei Gormiti ma fanno il tifo anche per Babar. Io credo che sia doveroso per chi ama il nostro lavoro ( sono un’illustratrice) INCONTRARE I BAMBINI ma gli editori italiani dove pensano di incontrarli? Alla fiera di Bologna forse? Magari se la aprissero almeno alle scolaresche… (vedi Montreuil). I genitori sono per la maggior parte pigri, le scuole non hanno più soldi, le biblioteche fanno quello che possono, i librai non possono dare consigli a chi non li chiede. Ma i nostri editori/ imprenditori penso debbano chiedersi come interloquire con i piccoli lettori e credo proprio debbano fare qualche sforzo in più. Io di sforzi ne sto facendo, nel mio piccolo, e sono tutti sempre ripagati propro dai bambini. Aggiungo infine che molti genitori attenti e di cultura ci hanno
    espresso la loro difficoltà nel riconoscere i libri di qualità per i loro figli, confusi proprio dalla quantità e dall’eclettismo dei grossi nomi dell’editoria. Forse qualcosa deve proprio cambiare. Le scuole hanno bisogno di aiuto e gli editori potrebbero cercare risorse per finanziare laboratori fatti ad arte, letture ad alta voce, piccole biblioteche, accorciando le distanze fra bellezza e educazione. Grazie per lo spazio.

  4. 4 martina
    8 Luglio, 2009 at 13:14

    per carità.. sono sicura che ci siano genitori attenti che hanno bisogno di aiuto per l’acquisto dei libri, ma francamente da addetta ai lavori le richieste più frequenti che capita di sentire sono “il libro con i disegni dell’ultimo libro disney” o “un libro per un bambino di tot anni” senza un minimo di indicazioni su cosa al bambino piace e no, su cosa ama…
    io penso che almeno nel caso dei libri per bimbi piccoli basterebbe forse dedicare qualche minuto a sfogliare gli albi.. magari insieme ai propri figli per decidere qual’è il libro giusto..e mi pare proprio che questo molti pochi genitori abbiano voglia di farlo..
    tant’è che personalmente noto che libri belli e un po’ diversi come per esempio proprio quelli di Topipittori difficilmente sono scelti da genitori ma piuttosto da adulti appassionati..
    spero di essere sfortunata e che sia dicervo altrove!!!
    saluti a tutti

  5. 5 martina
    8 Luglio, 2009 at 13:19

    dimenticavo… perchè quando vado all’estero e mi metto a curiosare nelle librerie piccole o grandi che siano, in francia o in inghilterra, vedo genitori che passano ore coi loro figli a sfogliare a leggere a commentare? possibile che qui non mi sia mai capitato.. del resto in quegli stessi paesi se mi capita di prendere un mezzo pubblico almeno la metà dei passeggeri ha in mano un libro e lo sta leggendo mentre su treni e metro qui da noi capita di rado… forse che l’educazione alla lettura inizi dall’infanzia?
    scusate per la prolissità!!

  6. 6 stefania vincenzi
    8 Luglio, 2009 at 13:41

    Martina, anch’io ho definito pigri i genitori per la maggior parte. Ma allora che si fa? Li tratteniamo in campi di lettura forzati? Non dimentichiamo che gli editori sono imprenditori e se le istituzioni sono assenti chi più di loro ha il dovere di fare qualcosa per i bambini? Chiedo scusa e casomai ci si sposta sul forum.

  7. 7 martina
    8 Luglio, 2009 at 13:50

    forse ormai io sono affetta da pessismo cronico ma temo la sia la situazione italiana in generale a essere indecente..
    la televisione è un inguardabile, i giornali non li legge nessuno e i libri figuriamo se li comprano.. all’estero non saranno rose e fiori ma almeno culturalmente secondo me si respira un’aria diversa.. non possiamo però sempre scaricare la colpa sugli altri… gli editori italiani non saranno gran chè (tant’è che finalmente esce in contemporanea con la Francia l’ultimo libro di Beatrice Alemagna e guarda caso con quale editore? Phaidon..possibile che un editore italiano non abbia interesse a pubblicare libri di una delle illustratrice italiane più amate soprattutto all’estero? ma sarebbe mai successa una cosa del genere a Worl Erlbruch in Germania?), ma no possiamo sempre dare la colpa agli altri..
    la verità è che siamo fondamentalmente pigri e ci piace lamentarci e aspettare che gli altri cambino le cose per noi, tra l’altro vantandoci della nostra cultura millenaria (che certo che c’è ma appunto è millenaria e forse dovremmo iniziare a darci una mossa…)
    ripeto, scusate il pessimismo ma la lettura dei giornali di oggi non ha certo aiutato!

    saluti

  8. 8 giovanna
    8 Luglio, 2009 at 19:14

    Non ho idea se Stefania abbia scritto la frase “siamo tutti bravi a piangerci addosso ma troppi “cervelli†dibattono al fresco senza mai incontrarla questa infanzia? ” in rfierimento al mio articolo. Se è questo il caso, faccio quattro puntualizzazioni. Primo: per esporre il proprio pensiero non credo sia necessario essere gratuitamente sarcastici, specie se non si è letto con sufficiente attenzione quello di cui si parla e se non si conosce l’attività delle persone a cui ci si riferisce (e in mancanza di informazioni sarebbe sempre bene utilizzare formule ipotetiche o dubitative, anche per la propria credibilità). Secondo: sia come autrice sia come editrice dedico tempo ed energie a incontrare bambini in scuole, biblioteche e librerie per letture e incontri durante tutto il corso dell’anno; come editrice dedico tempo a incontrare librai, bibliotecari e genitori allo scopo di far consoscere la nostra attività; infine dedico tempo ad articoli e lezioni e gruppi di lettura per difondere e approfondire la conoscenza e la cultura del libro illustrato. Terzo: l’articolo rappresenta l’analisi di una situazione e mettere in luce dei problemi esistenti non significa in alcun modo lagnarsi della loro esistenza, ma prenderne atto. Mi sembra arbitrario e scorretto far passare una cosa per l’altra. Fra l’altro l’articolo individua diversi elementi positivi nella situazione italiana, ma mi sembra che Stefania questo non l’abbia notato cosa che mi fa pensare non abbia letto l’articolo con sufficiente attenzione. Quarto che un editore, specie se piccolo come topipittori, non può materialmente, per limiti intrinseci economici e orgnaizzativi, sostituirsi sistematicamente e rpogrammaticamente alle istituzioni per finanziare occasioni di promozione del libro.
    Per quanto riguarda poi il nuovo libro di Beatrice Alemagna come lei stessa potrà chiarirvi: Phaidon è una multinazionale che pubblica i propri libri in svariate lingue e li distribuisce autonomamente, quindi all’origine questo progetto non è stato proposto ad alcun editore italiano. Non ce n’era bisogno.

  9. 9 Tullio
    8 Luglio, 2009 at 21:15

    Ciao,
    volevo scrivere un commento ma mentre ci ragionavo su ho trovato su un quotidiano una cosa piuttosto curiosa che in qualche modo cade a proposito. Ho scritto un post sul blog Leosgang (cliccate sul mio nome per leggerlo) perchè la polemica riguarda un’isituzione e mi prendo in toto le responsabilità di quello che dico.

    p.s. Io penso che in Italia siamo solo un po’ in ritardo (troppo ottimista?)

  10. 10 martina
    9 Luglio, 2009 at 7:45

    il mio esempio sulla Phaidon non era certamente dei più azzeccati essendo la casa editrice una multinazionale, quel che volevo dire era che non ho notato molti libri di Beatrice tradotti in italiano.

    e comunque il commento non era certo diretto a una casa editrice come Topipittori che è tra le poche (che io conto sulla punta di una mano) che pubblica costantemente meraviglie..

    ribadisco che forse noi italiani abbiamo un po’ questo atteggiamento da “aspettiamo che gli altri facciano qualcosa e lamentiamoci nel frattempo”, forse se la gente comprasse un filino più di libri e non tutti al supermercato ci potrebbero essere ancora più editori coraggiosi..

    ma va beh..

    buona giornata!!

  11. 11 giovanna
    9 Luglio, 2009 at 8:18

    Tullio, hai fatto molto bene a segnalare la campagna per la promozione della lettura. Quando l’ho vista, qulche giorno fa, non credevo ai miei occhi. In effetti l’atmosfera è quella fra la fiera del bianco di un grande magazzino e una versione paesana di “La mia Africa”. Perché abbiano pensato a questa ambientazione per promuovere libri, è un mistero. Forse per suggerire l’idea che se leggi appartieni d’ufficio a una élite di gente raffinatissima che non si macchia mai e frequenta deliziosi lunch campestri con in testa buffi copricapi. A mio avviso queste immagini consolidano il luogo comune che la lettura sia un’attività fuori dalla realtà, per gente che ha poco da fare (così fuori dalla realtà che nello spot non ci sono nemmeno i libri). Sarà capitato a tutti di sentirsi dire da qualcuno, con aria di sufficienza: “Ah, bravo, leggi… Beato te che hai il tempo di farlo.” Ecco, quello rappresentato è l’Eliso dei Beati che Leggono secondo l’opinione corrente: una piccola società di signorili scansafatiche. Tu ti immagini un taxista che vede una roba del genere che voglia gli viene di fare il passaparola con la nonnetta vicina di casa… Ho pensato subito anch’io a quanto sarà costata questa operazione e a beneficio di chi andà questa montagna di quattrini. Di una cosa sono sicura. Non andrà ai libri. E non andrà ai bambini. Come si dice: oltre il danno, la beffa

  12. 12 Anna Castagnoli
    9 Luglio, 2009 at 8:28

    Io rispetto all’Italia: curo il blog Figuredeilibri. E’ l’unico impegno (e non da poco) che metto per il nostro paese. Non tornerei a viverci. Non mi manca.
    Credo che in Italia vivano in sordina realtà culturali straordinarie, biblioteche, librerie, piccoli editori coraggiosi, persone che scendono in strada a leggere libri ai bambini, mamme che passano tempo a scegliere un buon libro, ma, anche se un solo uomo basta a salvare Ninive, credo che tutto questo non basti a fare di un paese, un paese civile. Non voglio entrare in un discorso politico, ma l’attuale situazione italiana è spaventosa, a livello di istituzioni, di media, di politica, di rispetto reciproco tra le genti, di costumi. Spaventosa.

    ps: la campagna di promozione della lettura è raccapricciante! Ci sarebbe da ridere se non ci restasse che piangere.

  13. 13 carola
    9 Luglio, 2009 at 10:30

    Ciao Anna,
    le tue preoccupazioni sull’Italia sono tutte a ragione, è ciò che sento ripetermi dalle mie amiche ed amici emigrati a Berlino o a Londra; ma chi è come me rimasto qui a combattere, resiste e porta avanti le passioni con molta fatica e senza guadagnarci una lira, perchè, come si sa, fare lo scrittore o l’illustratore per l’infanzia implica avere un altro lavoro. Una volta uno scrittore che non ricordo se sia Auster o Auge alla domanda ‘lei per chi scrive?’ accompagnò l’intervistatore alla finestra e rispose ‘per quelli là fuori’. Questo è il sentimento che accompagna la mia scrittura: raccontare una storia ai bambini che stanno fuori dalla mia finestra, ma raccontare una storia diversa, per tentare di portare ai loro occhi altri colori, oltre al verde leghista che sono abituati a vedere in famiglia o in tv. Non so se ci riuscirò, ma se sono rimasta qui (perchè è di una scelta che si tratta) continuerò a provarci ogni giorno. Partire è sempre come un pò morire, noi siamo vivi e continuiamo a batterci.
    Scusa lo sfogo, ma i commenti (ripeto: a ragione) sul nostro paese malato, a volte fanno vacillare la mia buona volontà e mi spingono a fuggire , come avete fatto in molti.
    Un saluto, Carolina

  14. 14 stefana vincenzi
    9 Luglio, 2009 at 10:45

    Ciao Giovanna, amo le parole ma forse non essendo il mio mestiere quello di scrivere ed essendo il sarcasmo la mia medicina talvolta rischio di non esprimere con estrema chiarezza i miei pensieri.
    Il mio commento non voleva essere un attacco: non mi permetterei mai perchè non ti conosco e non so cosa fa la tua casa editrice per la promozione alla lettura. Conosco l’argomento per mio personale interesse, come molti da queste parti nel web
    e non pretendo di insegnare niente a nessuno.

    Prendendo spunto dalla tua lettera che ho letto e riletto volevo solo esporre il mio pensiero senza offendere nessuno in particolare e proponendo delle piccole strategie di resistenza perchè sempre più spesso arrivano grida di dolore (Innocenti docet) giustificatissime.
    Il “ci si piange addosso era riferito” alla mia esperienza e a ciò che sento in giro e non alla tua analisi. Credo che qualunque illustratore possa confermare che al momento del contratto ogni lacrima dell’editore sia inversamente proporzionale al compenso ( ma non è questo ora il punto). Per carità non generalizzo… gli editori non sono tutti brutti, sporchi e cattivi: c’è sicuramente chi tanto investe e suda, non ha la puzza sotto il naso, rispetta il lavoro altrui e ha tutto il mio rispetto.
    Spero che un giorno potremo prendere un caffè insieme e parlarne. Grazie nuovamente per lo spazio.

  15. 15 Anna Castagnoli
    9 Luglio, 2009 at 11:05

    Carola, il tuo impegno è lodevole. Chiunque illustri o scriva ha una missione importantissima.
    Io credo che la decadenza purtroppo riguardi l’occidente in generale, alcune metropoli europee magari la accusano con ritardo, alcuni paesi sono più “imbottiti” di altri per farne fronte, ma la decadenza penso che sarà una realtà da affrontare, sono cicli storici, noi ci siamo beccati la parte in discesa della seconda caduta dell’impero d’occidente.
    Tocqueville ne aveva già annunciato il disastro in ogni sua linea.
    Però nessuno nelle passate apocalissi annunciate aveva previsto internet. Uno strumento democratico (le ultime misure di censura ne tradiscono la potenza), uno strumento basato sul libero scambio, dove la generosità è regola, la cultura libera, le possibilità di sensibilizzare la gente a un modo diverso di fare cultura, di stare insieme, enormi.

    Sembrerà naive ma una speranza di far fronte al disastro, secondo me, è ceracre di essere felici, perché una persona felice non si fa imbambolare facilmente, non si fa convincere dalla “paura” (che è lo strumento per eccellenza delle dittature (politiche o culturali o mimetizzate che siano) e sparge senso come messi.

    Non credo che “dove si vive” faccia molta differenza Carola. Apparteniamo, come scrisse Einstein nel modulo di ingersso negli Stati Uniti, alla razza umana.

    ps: ma volete che apriamo un dibattito sul Forum?

  16. 16 giovanna
    9 Luglio, 2009 at 11:34

    Penso che nel mio articolo il clima italiano faccia da sfondo: in primo piano ci sono due temi centrali e forti. Primo: la produzione di libri illustrati per ragazzi sta uscendo da un ambito ristretto di specialisti/esperti traendo da questo allargamento di orizzonte nuova linfa e toccando fasce diverse di società civile; secondo, quali sono i criteri a cui fanno ricorso gli adulti nello scegliere gli albi illustrati per i piccoli. Mi permetto di fare questa precisazione perché penso che forse varrebbere la pena di concentrare l’attenzione su questi punti specifici. Sul forum, eventualmente.

  17. 17 stefania vincenzi
    9 Luglio, 2009 at 11:44

    Grazie Anna,
    a proposito di generosità e di felicità consiglio a tutti un piccolo grande libro:

    Il libro di tutte le cose
    Autore Kujier Guus

    Editore Salani (collana Piccoli Salani)

    chissà perchè ho l’impressione che tu, Anna l’abbia già letto.

  18. 18 Isabella
    9 Luglio, 2009 at 12:44

    Vi racconto la mia esperienza che è dentro è fuori il libro illustrato..

    Mi occupo di comunicazione per la Provincia (ente) Milano
    In particolare comunicazione ambientale, entrando così nelle scuole di ogni ordine e grado..
    Il mio compito è quello di progettare, organizzare proposte di educazione ambientale nelle scuole..

    Da anni combattiamo con politici che puntano il dito sui numeri e non sulla qualità delle proposte fatte agli insegnanti e alle scuole.
    Anno dopo anno ci hanno tagliato fondi ed energie..

    Ho imparato a lottare perché credevo nel patrimonio inestimabile che erano gli insegnanti, i bambine e le bambine, i ragazzi e le ragazze e soprattutto credevo nel lavoro di sinergia con le persone con cui ho lavorato e soprattutto con la persona con cui ho iniziato questo percorso.

    Abbiamo imparato ad ascoltare le loro richieste, abbiamo lavorato con professionisti che si occupano di ambiente, con associazioni, cooperative, artisti, guardie ecologiche, enti ,istituzioni ecc.., insomma con tutti quelli che siamo riusciti a coinvolgere. Abbiamo proposto idee, novità, libri di ogni genere .

    Ed io ho cominciato così a creare qualcosa che potesse distinguere il nostro e il lavoro di tutti e dare credibilità e voce ad ognuno.

    Il mio amore per i libri, il libro illustrato è entrato nelle scuole. I libri illustrati legati ai temi ambientali. Ho ideato libri illustrati ancora quando non illustravo.

    Ma ho sempre puntato sulla qualità del lavoro.

    Il primo libro in tema ambientale ( Occhio al fracasso) è stato creato nel 1993 con allora una casa editrice appena nata.. Carthusia edizioni è a l’illustrare era Roberto Luciani.

    Poi, anno dopo anno, ci hanno tolto soldi, ma noi volevamo continuare a proporre progetti di alto contenuto e lavorare con tutte le realtà presenti sul territorio.
    Non avevamo fondi per fare “nostre pubblicazioni†e tutto quello che ci serviva per comunicare..

    Ho imparato ad illustrare, disegnare, creare proposte editoriali, progettare graficamente eventi , manifestazioni, cataloghi, libri, brochure e tutto quello che ci fosse servito per spostare l’attenzione sul “fare comunicazione†non più come soggetti passivi ma come protagonisti consapevoli che attraverso le “voci critiche†di ognuno, si diventa capaci di creare futuri cittadini in grado di dare voce al proprio pensiero .

    E il riscontro è stato notevole, gli insegnanti avevano la stessa attenzione che i media mettono solo sulla pubblicità e su tutto quello che Giovanna Zoboli ha descritto in modo attento è puntuale.

    Io mi occupo di comunicazione per questo ente ma, ancora per poco.

    I cambi politici i tagli finanziari non mi consentono di proseguire il lavoro.. ma un seme è rimasto.

    Hanno tagliato ulteriormente fondi e così con quel poco che è rimasto si è deciso di creare una rete fra le reti di insegnanti, associazioni e tutti coloro che hanno contribuito a dare valore al lavoro fatto. E credo che non si fermerà il percorso.
    Perché non c’è solo la volontà delle persone ora c’è “un grosso patrimonio di contenuti†da trasmettere perché ognuno di noi con voce diversa ha saputo concretizzarla e a portarla avanti

    Ho deciso di muovere i miei passi nel mondo dei libri illustrati ma con tutto il bagaglio che mi porto addosso…
    Con l’energia è l’amarezza che l’Italia è uno strano paese, ma devo credere che i semi sparsi da far germogliare sono tanti e credo che il bagaglio personale e la sinergia di ognuno di noi, sarà la vera forza per attivare tutto quello che stiamo progettando e coltivando.

  19. 19 wasp
    9 Luglio, 2009 at 12:57

    …sono daccordo con Anna.
    Vivo a Milano da 5 anni ormai, e la realtà che colgo è quella della velocità, del non avere tempo per nulla. ( e qui riferito ai genitori che prendono la via piu semplice)

    Io, come avevo già scritto, vengo da una realtà completamente differente.
    Una cosa che ho potuto notare e che molti giovani qui mancano di punti di riferimento, purtroppo le attività extrascolastiche sono care e solo una determinata classe sociale di persone può accedere a laboratori e corsi extra scolastic dove possono entrare in contatto con forme di espressione differenti da quelle che imparano a scuole dove la cultura viene vissuta come una “palla”, il tedio la noia, figuriamoci metterci con il naso nei libri….Se poi si accende la televisione si vede che nella vita comune leggere è una perdita di tempo, quello che importa è avere l’ultimo modello di Ipod e aprire il pacco giusto in un quiz tra donne mezze svestite…

    Nell’ufficio in cui lavoro qui a Milano pochissime persone leggono forse 1 su 5, nel cinema in cui lavoro da anni in Svizzera in rapporto le persone che leggono sono 4 persone su 5. E cosi se si parla di cinema o arte o musica…
    Forse sarà che la cura della mente viene vista come un arricchimento solo per se stessi e quindi dipende solo da noi e sono solo nostre le conseguenze, invece dev’essere un bene comune che arrichisce la comunità. Il nostro compito è quello di educare il prossimo, tutti quelli che studiano hanno una responsabilità verso quelli che non hanno potuto farlo.
    E pensando al bene di tutti che si puo ottenere dei risultati..pero questo concetto è poco sviluppato qui in italia, e forse è per questo che è in ritardo su molte cose rispetto ad altri paesi. Cmq ci sono un sacco di associazioni e enti che lavorano in questa direzione, almeno nelle grandi città, Torino ad esempio è una di queste, con un sacco di iniziative per bambini e ragazzi. Il problema infatti è da cercare nei paesi fuori dalle metropoli, nelle periferie e naturalmene nella parte meno considerta d’italia…

    …forse un po’ tediosa…

    quella pubblicità è inguardabile!

  20. 20 carola
    9 Luglio, 2009 at 13:38

    Ciao Anna,
    mi piacerebbe davvero essere naive e sentirmi cittadina del mondo grazie ad internet (che ammetto essere un grande strumento di libertà, basti pensare ai recenti fatti accaduti in Iran), ma secondo me il posto dove sei nato, e soprattutto quello in cui vivi, beh sì fa la differenza. Ti faccio un esempio stupidissimo che riguarda ovviamente me (non perchè debba mettermi per forza al centro dell’attenzione, ma per non correre il rischio di parlare di cose che non conosco, o dei soliti cliché) : qualche anno fa, ormai tanti anni fa, scrissi una storia che raccontava di due pinguini gay (storia per altro accaduta davvero in un zoo di Brema ai pinguini della specie Humboldt, raccontatami infatti dalle mie amiche emigrate)che trovandosi bene insieme decidevano di adottare un piccolo pinguino. Beh la mandai, via mail (!) in visione a molte case editrici italiane; previleggiando ovviamente le piccole alle grandi. Per la maggior parte non ottenni risposta (un’attitudine diffusa tra molti editori italiani), un editore mi disse che dato il tema era più opportuno mandare il mio testo in UK o in Germania, un editore cattolico (unico per altro a prendersi la briga di rispondermi per bene in una lettera addirittura di carta) disse che la storia non era in linea con la sua produzione editoriale, ed aveva perfettamente ragione. Nel 2005 Peter Parnell e Justin Richardson pubblicano in America: And Tango Makes Three con l’editore Simon & Schuster Children’s Publishing. Il libro si aggiudica persino svariati riconoscimenti. I pinguini sono gay, adottano un cucciolo ma vivono nello zoo di Central Park, NY.
    Un caro saluto. Carolina

  21. 21 Anna Castagnoli
    9 Luglio, 2009 at 13:48

    Carolina ti capisco, ma la differenza non c’è rispettto all’impegno che ognuno personalmente può mettere nella realtà in cui vive (Isabella ce ne ha dato un esempio). Paesi dove i pinguini gay possono adottare un pinguino anche nei libri per bambini esistono grazie alla lotta di persone che spesso, per questa lotta, hanno rimesso la vita. Non sono “nati così”, dal nulla.

    ps: siete liberi di fare come volete, ma vi chiederei gentilmente di continuare questa preziosa discussione sul forum. Ho aperto il topic:
    http://www.lefiguredeilibri.com/forum/viewtopic.php?f=15&t=75#p521

    Il blog non è lo strumento più adatto per discutere, non si possono citare frasi a cui ci si riferisce e non c’è spazio. E se non vi siete ancora iscritti fatelo, la privacy vi è garantita dalla sottoscritta (l’unica che ha accesso alle mail non pubbliche).