In diretta dal MiMaster di Milano

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Ore 12:22, quarto giorno di lavoro al corso MiMaster di Milano tenuto dalla sottoscritta. Gli allievi più giovani (una media di età di 25 anni) utilizzano il computer per disegnare: alcuni direttamente, altri correggendo le scansioni di frammenti originali. Nessun caos di acrilici, macchie di colore, pennelli sparsi dappertutto…il computer è uno strumento pulito. Mi viene il sospetto che carta e colori scompariranno nel pugno di pochi decenni. Nessuna nostalgia: la tecnica è solo uno strumento. E forse, essendo il libro un oggetto stampato, il computer è effettivamente lo strumento più adeguato per disegnare libri.
Lavoriamo sul ritmo, sullo storyboard, su come far sì che ogni singola linea sia necessaria, indispensabile, viva. Gli allievi sono bravissimi!

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Lo storyboard: tiro fuori dal cassetto vecchi post

Eadweard Muybridge, Jumping, ca. 1884-1887

Carissimi lettori, questa settimana sono a Milano, a tenere un corso di illustrazione al Mi Master, non ho avuto il tempo di prepararvi nuovi post, così ho pensato di tirare fuori dal cassetto alcuni post che forse i nuovi lettori non hanno ancora letto, sulla concezione di un album illustrato, dalla scelta del formato allo storyboard, al ritmo. Buona lettura!

Lo storyboard: IL FORMATO

Lo storyboard: NUMERO PAGINE

Lo storybard: L’IMPAGINAZIONE

Lo storyboard: RITMO E MOVIMENTO


I prossimi corsi di illustrazione di hamelin

Ecco i prossimi corsi di illustrazione dell’Associazione Hamelin:
DOVE: Bologna
DURATA: ogni corso è di 20 ore
ORARI: VEN-SAB 9-13/14.30-18.30; DOM 9-13
COSTO: 180 euro
PACCHETTO: tre corsi 490 euro
I corsi, per un massimo di 20 frequentanti, si attiveranno con un minimo di 14 iscritti

ANA VENTURA
27-29 maggio 2011
SCADENZA ISCRIZIONI: 9 MAGGIO

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ALESSANDRO SANNA
17-19 giugno 2011
Scadenza iscrizioni: 22 maggio

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MANUELE FIOR
21-23 ottobre 2011
Scadenza iscrizioni: 25 settembre

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Da Bologna a Gerusalemme, una lettera illustrata attraversa il mediterraneo

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Yana Bukler, è una giovane illustratrice israeliana che ogni anno frequenta la Fiera di Bologna. Per trasformare in qualcosa di concreto l’enorme stimolo crativo e culturale che rappresenta per lei la Fiera, quest’anno ha deciso di organizzare, con l’aiuto di Nurit Shilo Cohen (curatrice della sezione Illustrazione del The Israel Museum), una mostra, scegliendo 9 dei suoi illustratori preferiti: Philip Giordano, Serena Intilia, Svjetlan Junakovic, Violeta Lopiz, Maurizio Quarello, Alessandro Sanna, Gek Tessaro, Valeria Valenza, Javier Zabala. Ha chiesto ad ognuno di questi illustratori di scrivere una lettera in cui raccontavano chi erano e cosa facevano, e di  indirizzarla alla Israel Museum‘s Youth Wing Library, la libreria per ragazzi del The Israel Museum di Gerusalemme che ospiterà la mostra da maggio a settembre 2011.
Un esempio prezioso di creatività sociale e culturale!

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Philip Giordano

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Philip Giordano

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Violeta Lopez

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Busta di Javier Zabala

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Javier Zabala

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Maurizio Quarello

Joanna Concejo, 7 domande

Questa intervista verrà inviata identica ad altri illustratori. Ho cercato di centrare in 7 domande la vastità del lavoro creativo di un illustratore di album per ragazzi, e il suo metodo. Arduo intento.

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Joanna Concejo, Alice

7  DOMANDE A JOANNA CONCEJO, di Anna Castagnoli

Illustrare è… ?
Non lo so mai con precisione, o meglio, ogni volta che ho la risposta, succede qualcosa che mi obbliga a rimettere tutto in discussione. In questo momento, penso che  illustrare significhi cercare un’immagine in cui le parole potranno sbocciare, crescere al loro ritmo , dare i più bei frutti…

Quale è il tuo rapporto con il colore, la linea, la carta?
Mi piace utilizzare i materiali che hanno già una storia. La carta invecchiata o la carta che è già servita a qualche cosa, come ad esempio i vecchi schedari… Penso di avere due motivi per questa passione: Il primo: quando ero una liceale, e poi studente all’Accademia di Belle Arti, era l’epoca della crisi economica in Polonia. Non avevamo nessun materiale degno di questo nome e utilizzavamo tutto quello che trovavamo. Mio padre mi portava dal suo ufficio delle vecchie affiches e io ci disegnavo sul retro. Recuperavo tutto quello che potevo. Mi chinavo a raccogliere per terra un pezzo di matita, anche piccolissimo. Poteva servire. Sentivo questa situazione come normale, tutti facevano la stessa cosa. Ancora oggi, ad eccezione delle matite, non riesco a comprarmi del buon materiale in un negozio specializzato. Non riesco mai a iniziare un disegno su un foglio tutto lindo, credo che mi faccia un po’ paura, ed è il secondo motivo. Non so da che parte iniziare, ho paura di rovinarlo. Utilizzo un foglio nuovo solamente quando non ho altra scelta. Ma lo faccio come se dovessi obbligarmi a un sorso di medicina… se posso, evito.

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Joanna Concejo, I cigni selvatici, Topipittori 2010

Anche i colori hanno la loro importanza, soprattutto i colori della carta. Utilizzo molti pochi colori, e lo faccio sempre con grande attenzione. La linea mi interessa di più, o meglio: una sorta di tensione tra le linee. Una tensione che esse rendono evidente perché sono là, inesatte o sbagliate.

Quale è il tuo rapporto con i limiti della pagina del libro (o doppia pagina)?
Quello che mi piace è l’intimità del formato libro.  Lo spazio del libro tra le mani. So bene che un libro è stampato in molti esemplari, ma il suo formato mi fa sentire il suo unico destinatario. Siamo “a tu per tuâ€.
Questo piccolo formato ha una sua magia. Più vado avanti, più mi piacciono i libri di piccola taglia. Il formato del quaderno di scuola è quello in cui mi sento più a mio agio. Una specie di scatola dei tesori che si può portare dappertutto.

Non vedo la pagina come un limite perché si può girarla e lei continua, c’è un seguito. La vedo come una possibilità di spazio da prendere, e in questo caso mi piace prendere tutto lo spazio che c’è. Ho una preferenza per le doppie pagine senza testo, anche più doppie pagine di seguito senza testo, una storia intera senza testo… Perché no?!

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Joanna Concejo, Zimbo

Nella tua opera, quale è il tuo rapporto con la realtà?
Per me, tutto comincia nella realtà. Anche l’immaginazione. In ogni caso, l’immaginazione è radicata  nella realtà, e se ne nutre. La realtà è una sorgente inesauribile: se sono capace di “vedereâ€, se so attingervi. Ho bisogno di immagazzinare una grande quantità di “cose†della realtà: i visi, le parole, gli oggetti, le immagini, le situazioni, etc… per trovare infine quello che mi serve.
In un primo tempo, prendo tutto; poi seleziono. O meglio: l’immagine giusta “esce†dal disordine costituito da questo mucchio di “coseâ€. Appare come un miracolo al momento giusto. Almeno, questa è la mia impressione, o quello in cui voglio credere.

Mi rendo conto che tutti i miei momenti di “panne†sono sempre dovuti all’incapacità di “vedere†nella realtà presente o passata- quella dei ricordi.  Quando questo mi capita,  mi contento di disegnare quello che posso vedere nella realtà di fronte a me. Dopo un po’, la sensazione di “panne†si risolve. Per fortuna!

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Joanna Concejo, Au clair de la nuit, Editions Motus 2009

Nella tua opera, quale è il tuo rapporto col tempo?
Il tempo ed io abbiamo rapporti molto mutevoli.  A volte buoni, a volte no.  Come ogni opera, anche la mia si costruisce nel tempo; come io stessa del resto.
Questo passaggio del tempo è visibile anche in una sola immagine. Quando mi capita di sapere esattamente come voglio portare avanti un lavoro, incappo sempre in qualche imprevisto.  Mentre procedo, scopro nuove possibilità dell’immagine… Ad ogni istante posso prendere un sentiero diverso. Anche solo per questa sensazione, adoro disegnare. E sarebbe impossibile senza il tempo che passa. Quando, a volte, l’immagine viene fuori troppo velocemente, mi spavento, e mi devo fermare per un poco. Mi metto a lavare i piatti, passo l’aspirapolvere, vado a fare una spesa, etc… Solo così posso riprendere il mio disegno, perché il tempo è passato.

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Joanna Concejo, L’angelo delle scarpe, Topipittori 2009

Anche le immagini hanno il loro tempo interno. Possono essere lette rapidamente, in un colpo d’occhio. Ma se ci si sofferma sopra, si scoprono mille piccoli dettagli, dei minutissimi disegni o collages. Sono le sorprese, senza un legame evidente con la storia, ma che ci sono e domandando il tempo di essere scoperte. E’ come se le immagini racchiudessero in esse un frammento di tempo. Ho questa sensazione di nostalgia, come quando guardo delle vecchie fotografie. E’ difficile da spiegare… Può essere anche per questa ragione che mi piace utilizzare le vecchie carte dove è evidente il segno del tempo. Ecco, quanto detto qui sopra è il mio “buon†rapporto col tempo, e il “cattivo�
Ho sempre l’impressione che mi manchi tempo. Mi dico sempre che se ne avessi di più potrei fare così tanti disegni in più e così migliori…. Ma deve essere solo un’impressione. Non farei, probabilmente, né di più, né meglio.
A conti fatti, spreco tantissimo tempo e penso che sia necessario farlo.

Illustrazione e parola, come dovrebbe essere la loro relazione ideale?
Sarebbe bene che fossero amiche. Possiamo “far fare amicizia†a  parole e immagini molto differenti tra loro. Possiamo sorprenderci a pensare sottovoce: “è bello come siete diverse…â€. Perché da questa differenza nasce qualcosa d’inaspettato, che sorprende ed emoziona.

Se dovessi riassumere in una frase quello che hai cercato fino ad oggi attraverso la tua opera? E domani?
Parto da “non so dove†per cercare “ non so cosaâ€, quando lo trovo, so che è quello che cercavo. Qualche volta sbaglio strada, allora ricomincio. Credo che domani farò lo stesso.

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Joanna Concejo, Il giardino

Su Joanna Concejo potete anche leggere:
Joanna Concejo, il mio primo libro
e
questa  lunga intervista
sul blog La Scatola del Tè


Matrimoni alla Disney…

L’ho trovata su facebook, sono morta dal ridere!

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