Tea with Alice: la più importante mostra di illustrazioni di Alice nel Paese delle Meraviglie

Lisbona: la mostra aprirà alla Fondazione Gulbenkian il 31 ottobre 2012. Fino al 10 febbraio 2013.

Centocinquanta anni fa, in una calda giornata di luglio, Charles Dogson, più celebre col nome di Lewis Carrol, durante un pic-nic, per intrattenere un trio di bambine, inventa una storia. La protagonista si chiama Alice, proprio come una di loro e nessuno quel giorno avrebbe immaginato che quella storia sarebbe diventata un libro tradotto in più di 100 lingue e interpretato da tantissimi illustratori, artisti e designer.

In occasione di questa ricorrenza il “ The Story Museum†di Oxford ospita “La più importante mostra di Illustrazioni di Aliceâ€, così l’ha definita Mark Richards, presidente della Lewis Carroll Society.

Curata da due famosi nomi, Ju Godinho e Eduardo Filipe, già curatori di Ilustrarte, la mostra ospita circa 100 illustrazioni tratte da alcune delle più belle edizioni del libro e da alcune versioni inedite. Inquadrate sotto il piano di vetro di tavoli dai colori pastello e le gambe tornite, illuminate dalla calda luce di lampadari a forma di tazzina da tè, le illustrazioni sbrigliano gli straordinari personaggi della storia. Il Coniglio bianco, il Brucaliffo, lo Stregatto, la crudele Regina di Cuori e tanti altri aleggiano come fantasmi nelle stanze insieme ad una Alice dai mille volti.

21 gli artisti (Lisbeth Zwerger, Chiara Carrer, Dusan Kallay, Suzy Lee per citarne solo alcuni) che attraverso le loro illustrazioni offrono l’occasione unica e straordinaria di guardare il mondo meraviglioso di Alice attraverso la loro interpretazione e di guardare al mondo dell’illustrazione come ad un linguaggio universale in cui le scelte stilistiche e tecniche dell’artista preservano comunque il gusto e la tradizione storico culturale d’appartenenza.

La mostra “Tea with Alice” ha chiuso  il 16 settembre 2012 a Londra e riaprirà i battenti a Lisbona, alla Fondazione Gulbenkian il 31 ottobre 2012, fino al 10 febbraio 2013.

Ed ora non ci resta che sorseggiare un delizioso tè fumante e profumato magari sfogliando qualche pagina della nostra edizione preferita di “Alice nel Paese delle Meraviglie”!

Post di Gioia Marchegiani


Se io fossi grande… (un meraviglioso libro riedito)

Quasi un anno fa, Ana Yael, una cara amica nata in Argentina ed emigrata a Barcellona carica di libri stupendi, mi ha mostrato questo tesoro di quando era piccola: “Si yo fuera major…” (Se io fossi grande) di Eva Janikovsky, illustrato da László Réber (prima edizione in ungherese: Ha en felnott volnek, 1965). Il libro, ingiallito, rovinato, aveva il colore dei tesori sopravvissuti all’oblio.
Neanche un mese dopo, con nostra grande sorpresa, scopriamo che la Joie de Lire aveva appena rieditato il libro. Ana ne è stata un po’ delusa (un tesoro, è bello quando è nascosto).

Il libro di László Réber è uno dei libri più divertenti e freschi che abbia mai letto (anche tra quelli dello stesso Réber, che ora stanno uscendo tutti con La Joie de Lire), e il ragionamento che ci regala, non fa una piega. Inizia così. Un bambino sbuca da una pozzanghera dicendo: tutti sanno che essere cattivi è molto più divertente che essere buoni. Non si capisce bene perché, però, i grandi insistano molto per farti essere buono, nonostante sia così noioso.

Tipografia e movimento delle frasi rendono ancora più forte la continua cascata di “fai il bravo!” e di ordini che si riceve in testa il bambino.
Il bambino ci dice che c’è un’altra cosa divertente almeno quanto quella di essere cattivi: ed è “essere grandi”. I grandi, infatti, hanno tutto il potere, e possono fare quello che vogliono. Possono bere quando hanno molto caldo, restare davanti alla televisione quando ci sono i programmi più interessanti, salutare sottovoce…

Insomma, i grandi fanno quello che vogliono, mentre i bambini devono fare quello che vogliono i grandi. Infilarsi il golf, lavarsi le mani, guardare dove si cammina, non mangiarsi le unghie, raccogliere i giochi…

Essere grandi è definitivamente molto meglio. Il bambino dice: Io, quando sarò grande… e inizia a raccontarci tutte le cose che farà. (Le pagine che vi posto sono solo alcune, il libro è molto lungo).
Starà seduto in ginocchio sulla sedia. Farà suonare le ringhiere.

Metterà un nocciolo di dattero nel bicchiere porta-spazzolino da denti (per poter far crescere una palma nel bicchiere), mangerà mezzo chilo di cioccolato prima di pranzo…

carezzerà tutti i gatti, fischierà così forte da spaventare tutti (e così tutti lo noteranno).

E poi si sposerà con una donna che sappia far volare gli aquiloni. E cammineranno per casa a quattro zampe facendo più rumore possibile con la trombetta… Tanto saranno grandi, e nessuno potrà dire loro: “Zitti! Che ci fate diventare matti!”.

” Se io fossi grande e mi sposassi… vivrei in una casa dove si può giocare a palla nelle stanze e tenere una quercia in un vaso.”

Questo bambino pieno di fantasie sul suo futuro continua instancabile: se fosse grande, farebbe molti figli a cui piace giocare a giochi dove bisogna essere molti, come nascondino, e avrebbe palloncini per tutti, e gelati per tutti, ma il palloncino più grande e il gelato più grande lo avrebbe solo lui, perché se no che gusto c’è a essere grandi?!

E via così, in un liberatorio “farò tutto quello che un bambino non può fare”, che non è solo non mangiarsi le unghie e guardare dove si cammina, ma anche vivere con più fantasia, libertà, gioia, allegria. Nell’ultima pagina, il ritmo rallenta. Il bambino ritorna alla realtà e viene sorpreso da una riflessione spiazzante: Però… mio papà e mia mamma, che sono grandi, perché non fanno tutte queste cose?”.

Visti dagli occhi di un bambino, in effetti, noi grandi dobbiamo veramente sembrare dei cretini. Abbiamo tutta la libertà del mondo e non la sfruttiamo. Forse lo siamo un po’ davvero quando facciamo troppo “i grandi”? E voi, se non foste così grandi, cosa fareste?

Se io fossi grande…, in Italiano, era stato edito da Bompiani nel 1967, ed è stato riedito nel 2005 dall’editore Omino Rosso (Pordenone) con nuove illustrazioni di Sarolta Szulyovszky (lo potete vedere qui). Sarei curiosa di sapere perché lo hanno ri-illustrato. Spero che esca presto nella versione originale anche in italiano.

Moi, si j’étais grand…
Làszló Réber
Un omaggio alla fantasia dei bambini
11,23 Euro

“The sincerity of a white dove”, 1948: un libro da colorare giapponese

The sincerity of a white dove” di Yoji Nishiki è un libro da colorare del 1948. Ogni illustrazione (potete vederlo meglio qui, nella vista d’insieme del libro) è intervallata da una doppia pagina di testo. Il libro narra una storia, che anche senza conoscere il giapponese si può intuire dalla sequenza delle tavole. Lo trovo molto bello sia a livello estetico, sia perché a differenza di molti libri da colorare, racconta una vera storia. Il bambino può, come un vero illustratore, scegliere i colori interpretando le emozioni del testo. (Ho un debole per l’orsetto e per la quarta di copertina).


Appuntamenti editori a Montreuil 2012: istruzioni per prenderli.


C’è stato un falso allarme sul forum: gli appuntamenti editori al Salon du Livre de Montreuil ci saranno come ogni anno!
Spiego per chi non lo sa: ogni anno al Salone del libro per ragazzi di Montreuil (che è una frazione a pochi minuti di metro da Parigi) viene gratuitamente offerta  agli illustratori la possibilità di incontrare alcuni editori (tre, se si è fortunati). Non tutti riescono ad essere ammessi, ma molti sì.
Come si fa: domani 25 ottobre dovrebbe venir messa on line SU QUESTA PAGINA (rilanciate il link) la lista degli editori disponibili. Bisogna studiarla per bene e scegliere gli editori che pensate possano essere interessati al vostri stile. Gli anni scorsi si potevano dare 6 preferenze. In cambio si potevano ricevere da uno a tre appuntamenti (o anche nessuno se si è sfortunati). Credo dipenda dalla fortuna e dall’ordine di arrivo, non ho mai ben capito i creiteri di scelta.
Nota bene: gli appuntamenti verranno dati nei giorni mercoledì 28, giovedì 29, vendredì 30 NOVEMBRE, dalle 9h30 alle 18h.
Dal 29 al 31 ottobre sarà on line la scheda da compilare per l’iscrizione, credo chiedano 3 immagini in jpg. Io in quei giorni non ci sarò ma chiedo alle mie collaboratrici di essere attente alle vostre domande su questo post per aiutarvi a compilare la scheda.
Io sarò a Parigi per il Salone dal 27 novembre al 3 dicembre, per cui se decidete di venire possiamo vederci per darci manforte.
E’ un Salone che merita un viaggio, anche senza appuntamenti con gli editori.
In bocca al lupo!


Intervista a Gaia Stock: editor alle Edizioni EL, Einaudi Ragazzi, Emme edizioni

IDENTITA’ DI UN EDITORE
Intervista a Gaia Stock, editor alle Edizioni EL, Einaudi Ragazzi, Emme Edizioni.
© Le Figure dei Libri

Perché editori e perché editori per bambini?
Per quanto riguarda la scelta di mia madre, Orietta Fatucci, amministratore dell’azienda, si è trattato di un caso, della conseguenza di un incontro casuale e di un successivo totale innamoramento. Quanto a me, mi ritengo figlia d’arte. Sono architetto ma credo di aver scelto questi studi anche in quanto sapevo che mi sarebbero stati utili nel lavoro che poi ho scelto. E così è stato, dal momento che una delle attività che svolgo all’interno dell’azienda con maggiore passione è proprio quella relativa alla scelta degli illustratori e alla parte grafica della produzione.

Quanti titoli in un anno?
Pubblichiamo 280 titoli all’anno: circa 220 novità e 60 nuove edizioni. Oltre a circa 200 ristampe.
Nella scelta dei libri che pubblicate potreste individuare un filo conduttore? È uno stile? Un messaggio? Un’idea? Un desiderio? Quanto tutti da sempre ci riconoscono è l’esistenza alla base del nostro lavoro di un “costante, vero progetto editoriale”. Fin dagli esordi infatti, circa 35 anni fa, mia madre ha pensato ogni singola novità pubblicata come un tassello di un grande puzzle; questo puzzle nella sua interezza avrebbe dovuto offrire ad ogni lettore la possibilità di trovare il libro giusto per lui in quel momento, e l’avrebbe dovuto spingere un po’ più avanti, lo avrebbe dovuto stimolare a cercarne altri sempre più complessi. In questo lavoro di ricerca abbiamo sempre puntato alla qualità, evitando la sofisticazione fine a se stessa tanto quanto il moralismo e l’inutilità.


Quali caratteristiche deve avere un testo o un’illustrazione per sedurvi? Cosa è che vi fa dire: “questo illustratore/autore è per noi�
Pubblichiamo libri per bambini e ragazzi da 1 anno ai 15 anni e più. Quando scegliamo gli autori e gli illustratori dobbiamo ovviamente tenere conto delle aspettative dei lettori e dei loro gusti, ma mai assecondarli troppo pubblicando storie o immagini che non siano di nostro gusto! Secondo noi il libro è ben riuscito ed è da considerarsi una sfida vinta, quando coincidono due risultati: se realizza, soddisfacendole, le aspettative della nostra progettazione editoriale e se i dati di vendita sono sufficientemente buoni. Secondo la nostra opinione, produrre bei libri per il puro gusto di produrli è un lavoro sterile, che rischia di restare confinato al desiderio di autorealizzazione dell’editore e dei suoi autori. Il vero successo è fare bei libri, sì, ma parallelamente raggiungere il numero più ampio possibile di bambini e ragazzi. Noi tentiamo di farlo da sempre anche con una politica di prezzi contenuti: questo è il nostro obiettivo quotidiano. Individuare il giusto equilibrio tra gli ingredienti che costituiscono l’oggetto libro è la vera sfida!
Nella situazione culturale e politica del vostro paese vi sentite inseriti in una rete che vi sostiene? Come la definireste? Quali sono i suoi fili principali?
Le realtà che da sempre sentiamo maggiormente vicine e attive sono le biblioteche, che purtroppo nel corso degli anni si sono viste decimare i fondi a disposizione e che fanno miracoli per poter continuare nel loro lavoro di proposta e diffusione. Anche le riviste specializzate e i blog tematici svolgono un lavoro importantissimo. Ultimi ma non meno importanti: i tanti librai appassionati!

Le co-edizioni: che politica avete di vendita e acquisto dei titoli? Preferite creare i vostri libri, venderli e/o comprarli dall’estero? Perché? Rispetto ai titoli che comprate e/o vendete ci sono differenze di accoglienza nei diversi mercati internazionali?
Negli anni passati abbiamo tradotto in italiano autori importantissimi quali Daniel Pennac, Ian McEwan, Helme Heine, Pef, Aidan Chambers, Susie Morgenstern, Julia Donaldson e Axel Scheffler ( i “genitori†del Gruffalò), per citarne solo alcuni. Negli ultimi anni, nonostante le traduzioni continuino ad esistere (ci mancherebbe!) la produzione italiana risulta senza dubbio quella su cui la casa editrice è maggiormente orientata. Dall’estero acquistiamo soprattutto libri-gioco e libri di stoffa per la primissima infanzia. In questo settore lavoriamo con alcuni tra i migliori produttori al mondo, e i clienti lo percepiscono e ci sono molto fedeli. Sono vari i motivi per cui preferiamo pubblicare libri di autori e illustratori italiani. Innanzi tutto perché non sono secondi a nessuno. Gli autori italiani hanno dimostrato il loro grande valore e il pubblico italiano e internazionale ne è consapevole.

Noi e molte altre case editrici italiane godiamo di grande prestigio e i libri italiani (quali più e quali meno, ovviamente) vengono venduti sempre di più all’estero. I dati sul mercato dei libri dell’AIE lo hanno ben evidenziato: negli ultimi anni si è invertito il trend, e ormai molti editori italiani per ragazzi vendono all’estero più titoli di quanti ne comprino. Noi siamo sicuramente tra questi. Le nostre serie nonché gli album illustrati di testi di Gianni Rodari sono stati pubblicati in decine di paesi. Per non parlare dei libri originali di Rodari! In certi casi (Favole al telefono, Le avventure di Cipollino, Grammatica della fantasia, per nominarne alcuni) l’elenco degli editori esteri è davvero impressionante! Certo, Rodari è veramente un classico, ma bisogna anche costantemente tenere alta l’attenzione internazionale!

Per venire all’ultima domanda, la differenza di accoglienza è molto marcata! Ci sono ancora grandi diversità tra mercati, anche tra quelli confinanti. Queste fanno sì che ci sia ancora un largo margine di incertezza nel proporre un progetto o nell’accogliere dagli editori stranieri progetti di grande loro successo, il che conferma che la globalizzazione è un fenomeno preoccupante sì, ma che non ha ancora contaminato proprio tutti i campi! Faccio alcuni esempi: lo stile di Nicoletta Costa in alcuni paesi è molto amato, come in Italia, mentre in altri è veramente lontano dal gusto più condiviso. Per quanto riguarda l’â€oggetto†libro, i libri di narrativa per ragazzi in Germania sono quasi sempre cartonati, mentre in Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna piacciono molto di più le brossure. Per non parlare della lunghezza dei testi: in Germania un libro per ragazzi deve assolutamente raggiungere un numero minimo di pagine. Spesso quel minimo in Italia è considerato il massimo assoluto da raggiungere, superato il quale il libro rischia di rimanere sugli scaffali per sempre (anzi, fino a quando il libraio ne sancisce l’anticamera della morte: la resa). Poi ci sono paesi dove le illustrazioni possono permettersi di essere un po’ più all’avanguardia mentre in altri lo stile è ancora un po’, per così dire, conservatore. Divertente è che spesso tra editori dell’uno o dell’altro “mondo†ci si guarda con una leggera aria di superiorità…

Una cosa che vi piace del vostro lavoro e una che non vi piace.
Il momento più bello del nostro lavoro è quello dell’ideazione e dello sviluppo del progetto. Bisogna studiare il nuovo libro (o i nuovi libri se si tratta di una serie o una collana) nei minimi dettagli. Per prima cosa, se sono idee nate all’interno della casa editrice, bisogna scegliere a chi commissionare i testi e a chi le illustrazioni. A volte per le illustrazioni ricorriamo ad una gara per decretare chi dei partecipanti ha interpretato al meglio il progetto. A volte illustratori che hanno fatto delle buone prove ma non sono stati scelti per il progetto in questione, vengono chiamati successivamente a lavorare su altri testi. Altre volte illustratori che sembravano promettere grandi cose (da un’analisi del loro sito o del loro portfolio) poi ci deludono per scarsa condivisione di vedute. Le gare sono sempre momenti elettrizzanti: può succedere che l’illustratore che meno ti aspetteresti, interpreti il tuo progetto esattamente come lo avevi immaginato, trasforma in segno il nostro pensiero! Sono grandi momenti! Poi bisogna pensare a come dovrà essere confezionato il libro (tipo e grammatura di carta per interno e copertina, legatura, formato, plastificazione, cordonatura e così via), che prezzo dovrà avere, se avrà alcune indicazioni in quarta quali l’età di riferimento (la diatriba a proposito è eterna!), il testo di quarta (specifico o generico in caso di serie?) ecc. Personalmente, quello che non mi piace è dover spiegare a chi ha mandato in visione del materiale, che sia un testo o un portfolio, il perché di un rifiuto. Mi rendo conto che può essere molto utile per chi lo richiede per capire come migliorare. Ma il nostro obiettivo è quello di selezionare gli autori che rientrano nei nostri canoni. Motivare un rifiuto può essere molto impegnativo, soprattutto se, come è giusto, bisogna stare attenti a non svilire, a non demotivare, a non frustrare il proponente.


La forza dei gruppi: Nie Wiem,10 giovani illustratrici si lanciano senza paracadute

“Nie Wiem” è il nome di un gruppo di ragazze che incontratesi durante i corsi estivi di illustrazione hanno deciso di unire le loro forze e lanciarsi nel mondo dell’illustrazione, senza paracadute: un blog collettivo, una mostra itinerante sulla poesia e l’illustrazione che ha già girato l’Italia ed è pronta ad espatriare, una pagina facebook e ancora mille progetti che le attendono…
Serena Marangon ci racconta come è nato Nie Wiem.

 NIE WIEM,
di Serena Marangon

Almeno una volta all’anno, chi come me sta cercando la sua strada nell’intricata foresta dell’illustrazione, fa la valigia, prende un treno e va a frequentare un corso. E’ un richiamo irresistibile, per il quale spesso rinunciamo a delle vacanze “normali”.
Ci piace, per una settimana, frequentare persone con i nostri stessi interessi. Ci mescoliamo ad altri portatori sani di cartellina.
Disegniamo moltissimo e nelle pause parliamo di disegno.
Ci sentiamo come gli artisti dell’800, cenacoli di persone accomunate da grandi sogni e belle speranze, che si ritrovano in un caffè(ah, servissero ancora l’assenzio!).
Quando facciamo ritorno alle nostre case, alle nostre solite occupazioni, siamo cresciuti, abbiamo intrecciato nuove amicizie, ma certo quella convivialità ci verrà a mancare, quello stretto rapporto con persone affini a noi.

La tappa di Senigallia, il gruppo Nie Wiem presentato da Monica Monachesi (a destra)
Un momento della mostra a Crema

Io sono stata molto fortunata perché da una di quelle fantastiche settimane di corso è nato un legame che perdura tuttora e che ha portato già dei buoni frutti.
Da quasi un anno, infatti, io e altre 9 giovani illustratrici (Alice Barberini, Rossana Bossù, Loredana Cangini, Estella Guerrera, Rosaria Farina, Roberta Milanesi, Claudia Palmarucci, Laura Paoletti, Cristina Sestilli), coltiviamo un giardino segreto, viviamo un’avventura intellettuale che cresce sotto i nostri occhi. Ora vi racconto…
Abbiamo iniziato illustrando, con due disegni a testa, le nostre poesie preferite di Wislawa Szymborska.
Abbiamo deciso che avremmo portato in giro i disegni in una mostra itinerante, perché ognuna di noi potesse ospitarli nella propria città. Crema (vedi racconto nel blog dei Topipittori), Rimini, Venezia, Macerata, Senigallia, ci hanno già viste arrivare armate di locandine, scalette, scatoloni. Altre città ci aspettano: Torino, Cantù, Genova, Bologna, Varsavia!

Il nostro proposito, quello di fare delle immagini un medium per la promozione della poesia, ha attirato molta curiosità e molti consensi. Il tema della poesia è difficile e meraviglioso al tempo stesso. L’immagine che scaturisce da una poesia non può essere una semplice trasposizione in colori delle parole contenute nei versi. L’operazione è complessa e soggettiva.
Poiché il poeta scrive spinto da un’emozione, va tradotto il sentimento perché possa diventare un quadro. Come dicevano gli antichi, “ut pictura poesis“, la poesia è come la pittura. Ognuna di noi ha prodotto una personale traduzione in immagine dell’emozione prodotta dalla lettura della poesia scelta. Senza nessun vincolo se non nel formato dell’illustrazione.

Il gruppo Nie Wiem ospite di  “Poesia a strappo” Crema, Piazza Duomo

A distanza di 5 mesi dalla prima inaugurazione possiamo ritenerci soddisfatte. Ci sono delle indubbie difficoltà nel muoversi nel settore della cultura, spesso di natura economica.
Le spese dei viaggi, il trasporto delle opere, l’allestimento, il buffet di inaugurazione, gravano sulle nostre finanze con conseguenti ripercussioni sull’organizzazione (che non è sempre al massimo come vorremmo) e dunque sull’umore, che vorremo mantenere sempre alto e speranzoso. Mentre la mostra prosegue il suo viaggio, come gruppo siamo in uno snodo decisivo: potremmo essere un Collettivo, fondare un’Associazione, fare più progetti, vendere cose, autofinanziarci. Stiamo valutando e pensando.
La distanza geografica che c’è tra le nostre vite si accorcia grazie a internet, ma non abbastanza.
Sarebbe tutto più facile se potessimo vederci ogni giorno davanti ad un caffè. Con le mail non possiamo sentirci ridere, possiamo fraintendere una battuta e offenderci per niente. Siamo pur sempre 10 donne che hanno mille cose da fare, che hanno un lavoro, una famiglia, che hanno punti deboli e punti di forza.
Essere parte di un gruppo implica necessariamente reciprocità e fedeltà per tutta la vita?
Illustreremo poesie per sempre o ci evolveremo verso nuovi stimoli?

Da sinistra: Rosaria Farina e Roberta Milanesi

Parafrasando l’amata Wislawa, siamo in un costante “Nie Wiem”, nel “Non So”, che è alla base della continua ricerca di risposte.
Ognuna di noi sta cercando di costruire la propria vita artistica muovendosi come può, come riesce.
L’essere parte di un gruppo, personalmente, mi ha dato molta fiducia in me stessa. Parlare al plurale dà molto coraggio, ci si propone con un NOI e si è subito più forti. Sarei andata da sola a propormi per esporre in una manifestazione, o in una galleria?
Sinceramente, no. Invece sono andata, seppur sola, a dire NOI siamo un collettivo e NOI faremo una bellissima mostra”
Fare gruppo è l’occasione per sognare in grande, sommare i nostri desideri con quelli di persone amiche e affini a noi. E’ un’esperienza che auguro a tutti di provare.
Anche se non sarà una passeggiata, sarà bello fare un pezzo di strada insieme.

(Vi aspettiamo a Torino per la prossima tappa, dal 26 Ottobre al 18 Novembre, ospiti dell’associazione culturale “Polski Kot”. Tutte le info nel nostro blog: collettivoniewiem.blogspot.it, dove potete trovate anche i racconti delle tappe precedenti.
Fine

Sul blog Cartiglio d’ombra potete leggere il racconto della nascita di Nie Wiem visto da Alice Barberini.

Alice Barberini

 

Ad alcuni piace la poesia

ad alcuni-
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.

Piace-
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia-
ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.
(Wislawa Szymborska)