La “finestra” nell’arte e nell’illustrazione

Paolo Uccello

In misura maggiore o minore, a seconda dei momenti storici, il mondo è sempre stato percepito come separato in due: il mondo interno, teatro di sentimenti e pensieri privati: spazio conosciuto, familiare, sicuro; e il mondo esterno, pubblico, dove ciò che accade è alla luce del sole: spazio sconosciuto, luogo di desiderio e avventure, pericoloso o allettante.
Il confine tra ciò che è interno e ciò che è esterno è in continuo movimento: si sposta dai confini della polis, a quelli di una nazione, può coincidere con il cognome di una famiglia, con il simbolo di un’appartenenza politica o ideologica, una marca, un brand, oppure essere lo stretto confine di un io: la pelle che avviluppa il nostro corpo.

In un bellissimo saggio di Milan Kundera (l’ho letto in francese in L’art du roman, ma penso che sia riportato nel libro I testamenti traditi edito da Adelphi), Kundera ripercorre la storia del romanzo seguendo i confini di questa membrana: se in Don Quichotte l’orizzonte del mondo è di una vastità quasi infinita, in Balzac diventa lo spazio della città e delle relazioni sociali, in Madame Bovary di Flaubert si restringe al soffocante perimetro della casa, in Kafka diventa il claustrofobico spazio di un io da cui non si può più fuggire.


René Magritte

Nelle arti figurative, la tensione tra questi due mondi (esterno e interno), si è spesso incarnata nell’immagine della “finestra”. La finestra è quell’apertura che rende la membrana tra dentro e fuori permeabile. Si potrebbe addirittura tracciare una storia della percezione umana tra interno ed esterno, solo analizzando le rappresentazioni nell’arte e nella letteratura della “finestra”.
In questo post cercherò di darvi qualche idea di come pittori e illustratori hanno nel tempo usato il simbolo della finestra. Solo qualche spunto, non certo esaustivo.

Nel rinascimento la finestra aveva una funzione di “veduta”. Non è un caso se nella pittura del rinascimento sia difficile rintracciare i confini delle finestre. La finestra era un pretesto per portare dentro, la bellezza scenografica del mondo, e aveva una funzione puramente estetica.

Con l’avanzare della dimensione borghese della vita privata, il mondo interno diventa quello privato della “casa”. Casa non più solo come spazio dove rifugiarsi dalle intemperie, ma casa come spazio simbolico che separa ciò che è familiare da ciò che è estraneo.

L’interno della casa è lo spazio degli affetti, lo spazio femminile dell’attesa, dei lavori e della tranquillità domestici, mentre l’esterno è lo spazio dell’avventura, della scoperta, dell’ignoto (storicamente riservato agli uomini). Chi abita l’interno può essere turbato dal desiderio di uscire, oppure voltare le spalle alla finestra e scegliere la tranquillità di una vita silenziosa e privata.

Vermeer
Hammershoi

Molto spesso la finestra svolge semplicemente la sua funzione di apertura su un paesaggio esterno, in questo caso il soggetto è ripreso in un atteggiamento contemplativo. E’ un’immagine spesso usata nell’illustrazione perché il bambino è sovente confinato in casa. Il mondo esterno è ancora troppo grande e pericoloso per lui, e deve rassegnarsi a contemplarlo. In questo caso il suo sguardo sarà spesso simile a quello malinconico dei gatti, che confinati in una stanza ricordano, guardando il fogliame fuori dalla finestra, la loro antica natura di bestie selvagge, o del prigioniero, per il quale la finestra diventa l’ultimo spiraglio di libertà.

Ezra Jack Keat
Maja Celija
Olivier Tallec
Komako Sakai
Beatrice Alemagna

E’ importante, nell’analizzare le finestre, vedere dove l’artista ha posizionato il suo cavalletto. La finestra può essere inquadrata dall’esterno, e diventa allora un “quadro” che isola una scena a cui non possiamo accedere. Lo spettatore dell’immagine (o il lettore) è anche lui “all’esterno”. A seconda di come è questo esterno (freddo, pericoloso, simpatico come una strada animata, deserto come una strada notturna…), lo spettatore può essere più o meno spinto a desiderare di entrare nell’intimità percepita dietro la finestra.
Per un principe che ha cavalcato per mesi alla ricerca della sua bella, la finestra che inquadra la principessa Raperonzolo sarà il quadro più desiderabile di tutti.
Pensate anche al tòpos classico del cinema in cui un povero per la strada innevata guarda con struggimento, dietro alle finestre addobbate per il Natale, la vita piena d’affetto, calore e luci che gli è stata preclusa.

“O Rapunzel, Rapunzel! Let down thine hair!” Walter Crane 1845-1915

Con il punto di vista esterno, la finestra può essere il quadro prefetto per il nostro istinto voyeuristico.

Edward Hopper

Un altro caso di finestra, vista di profilo: la luce che entra dalla finestra illuminando prepotentemente la camera, può essere rivelazione di una verità. Annunciazione che entra come lama a scoprire qualcosa di noi stessi, o ancora a segnare con un’ombra troppo netta la rivelazione della nostra solitudine ontologica. In questi casi, il punto di vista è quasi perpendicolare all’asse della finestra, per poter meglio inquadrare la dialettica tra soggetto/membrana/esterno in una sola scena.

Edward Hopper
Balthus
Lorenzo Mattotti
Maurizio Quarello

Abbiamo detto che questa membrana di vetro tra esterno e interno è permeabile: l’esterno può quindi entrare all’interno e viceversa? Se ciò che entra è solo un frammento di mondo esterno: come le farfalle nell’immagine di Emiliano Ponzi, oppure la piuma nell’immagine di Elena Odriozola, allora va bene, siamo ancora al sicuro, e l’immagine non risulta inquietante. Ciò che entra è una metafora, una brezza, l’eco del mondo esterno.

Emiliano Ponzi
Elena Odriozola

Ma se a entrare è invece qualcosa di più reale, fisico e meno simbolico, l’entrata del mondo esterno in quello interno sarà sempre inquietante o altamente drammatica: perché, benché trasparente, la finestra ha il ruolo specifico di tener ben sperati i due mondi. La sua permeabilità deve essere solo simbolica. Vediamo cosa succede se questa funzione viene declinata.

Antonio Marinoni
Pia Valentinis

Guardando le immagini qui sopra, a rassicurarci è soltanto la consapevolezza che sono immagini di un libro.

Ancora più minaccioso dell’ingresso dell’esterno nell’interno, è quando lo spazio interno, che dovrebbe essere il luogo dove rifugiarsi e stare tranquilli, diventa ostile e spinge il soggetto verso l’esterno. Se non ci si può più rifugiare all’interno, dove mai si potrà trovare pace? La finestra diventa allora teatro di una distruzione dell’io. Il soggetto, schiacciato nel vano della finestra tra due mondi diventati estranei, non può che implodere. Il suicida che si getta dalla finestra è vittima di questa scomparsa definitiva di un luogo “abitabile”.

Ci sono molti casi in cui dentro e fuori si mescolano tra loro, senza che sia o l’uno o l’altro che prende il sopravvento. Questa fusione può essere terribile come nel meraviglioso ritratto di Rosa Bianca di Innocenti, dove sul vetro i riflessi dei soldati si mescolano al viso sgomento della bambina…

Oppure venata di ironia (ma non per questo meno inquietante), come nell’immagine di Holland…

Brad Holland

Perché la fusione dei due mondi non risulti inquietante bisogna che uno dei due perda un po’ della sua realtà: è il caso in cui a uno dei due mondi viene assegnato il ruolo di spazio del sogno o della fantasia.
Alla dialettica tra esterno e interno, prende il posto quella più conosciuta tra mondo della fantasia e mondo della realtà (così cara alla letteratura per bambini), e la finestra diventa allora il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Peter Pan, uscendo in volo dalla finestra, entra nel mondo della fantasia. Oppure, un’ombra proiettata sulle pareti della stanza, prende vita e anima la stanza di improbabili presenze. Le figure sono molte. Nel libro uscito di recente Cose che non vedo dalla mia finestra, di Guido Scarabottolo, le immagini che si vedono nel libro sono tutte “immaginarie” in ragione del titolo del libro: la vista di una finestra, nella realtà, non può che essere una.

Ofra Amit

Se i nostri occhi sono le finestre dell’anima, a Jacques Tati  va riconosciuto il merito di aver trovato una delle esperessioni più deliziose di questa allegoria trasformando due finestre nel continuo sguardo di una casa su cosa accade nel cortile (Il set di Mon oncle).

Mon oncle di Jacques Tati

Ma la Palma d’Oro sul tema della finestra la darei a Alfred Hitchcock che girando La finestra sul cortile ha sviscerato ogni possibile angolo di significato della finestra contemporanea. Quando e come abbiamo il diritto di entrare dentro le finestre degli altri? E cosa succede davvero dietro le finestre?

Oggi stiamo assistendo, con le nuove reti sociali, a una grande rivoluzione del confine tra dentro e fuori. Cosa è privato e cosa pubblico per un giovane adolescente di oggi è molto diverso dal concetto di privato delle generazioni precedenti. Oggi la finestra ha perso tutto il suo fascino simbolico, ed è stata sostituita dallo schermo del computer, dell’iPad, del iPhone, dall’interfaccia di Facebook o Pinterest… che con molto meno charme, ma centuplicato potere, portano dentro casa il mondo, e fuori casa le nostre emozioni più private.


Un’illustrazione per l’Emilia terremotata: raccolta di fondi

So che questa notizia è già stata pubblicata su alcuni blog, ma ora è corredata da notizie più dettagliate perché gli organizzatori sono finalmente riusciti ad avere patrocini e indirizzi per la destinazione dei fondi. Leggete tutto e fate questo bel regalo a tante scuole che hanno bisogno di essere ricostruite.

Crediti disegno qui

DOVE: Reggio Emilia
CHI ORGANIZZA: gli artisti residenti nella residenza per artisti di Viaduegobbitre a Reggio Emilia, con patrocinio di vari Enti
CHI E’ INVITATO: illustratori (non necessariamente professionisti), artisti, grafici
COSA: uno o più disegni/illustrazioni da destinare alla vendita
PER CHI: I fondi saranno devoluti alle scuole terremotate dell’Emilia
QUANDO: le tavole sono da inviare entro il 20 giugno, il 23 ci sarà l’asta, la vendita continuerà tutta l’estate

COMUNICATO STAMPA:

In seguito al terremoto che sta devastando l’Emilia, gli artisti residenti di Viaduegobbitre di Reggio Emilia, stanno organizzando per il 23 giugno presso i loro atelier, una raccolta fondi tramite la vendita di opere d’arte di artisti, un’opera per lo scopo.

L’iniziativa partirà con la giornata della vendita delle opere il 23 giugno, la Notte Europea dei Musei, dalle 16.00 alle 24.00. L’evento rientra nella manifestazione ufficiale di RESTATE. Le opere che non saranno vendute durante la serata, saranno destinate a una grande mostra nei Chiostri di S. Domenico a Reggio Emilia, insieme con altre opere di pittori importanti che hanno anche loro donato a un’altra iniziativa: insieme agli organizzatori, si è pensato di unire le opere in una sola mostra.

Le opere invendute rimarranno in vendita per tutta l’estate nei Chiostri di S. Domenico fino alla fine di settembre. Le vendite saranno possibili anche on line nel sito che sarà creato per l’occasione.

Le opere invendute dopo l’estate saranno donate alle scuole come patrimonio.

Abbiamo il contributo da parte delle istituzioni che ci hanno aiutato a ufficializzare l’iniziativa fra la quale: Il Comune di Reggio Emilia- Assessorato Cultura, i Musei Civici, Reggio Children, CNA, ARCI, REFOTO, CSART, Il Circolo degli Artisti, La Fondazione Palazzo Magnani, e tanti altri che stiamo raccogliendo e inseriremo nel comunicato stampa.

I fondi raccolti saranno destinati alle scuole danneggiate che sono moltissime.

Abbiamo dato un termine per problemi organizzativi della consegna delle opere ed è fissato per il 20 giugno.

Le opere devono essere spedite a:

Laura Cadelo Bertrand
Atelier viaduegobbitre
In Via due gobbi n.3
42100 Reggio Emilia                                                                                            

Importante: allegate un foglio con la quotazione e tutte le info che servono per la vendita.

Chiedo gentilmente di inviarmi attraverso la mia mail, le immagini in bassa risoluzione per alleggerirmi il lavoro di archivio e messa on line delle opere.

soniamarialuce@alice.it

Tutta l’iniziativa sarà promossa attraverso un comunicato stampa che stiamo preparando e attraverso tutte testate giornalistiche che vorranno divulgare spazio d’informazione a questo evento.

Le info e tutti gli aggiornamenti saranno inseriti anche nel blog www.soniamarialuce.blogspot.com


Nuove guide sull’album illustrato: pubblicazioni 2012

Quest’anno alla Fiera di Bologna una importante novità è stata la pubblicazione di molti libri di critica in italiano sull’album illustrato.
Ad occhi aperti, Donzelli editore, scritto a più mani dagli autori della rivista Hamelin, Albi illustrati, una tesi di dottorato di Marcella Terrusi che ha trovato pubblicazione presso l’editore Carocci e La trilogia del limite, di Susy lee
Un discorso critico sull’illustrazione non è qualcosa di nuovo nel nostro paese, basti pensare al notissimo Guardare le figure

di Antonio Faeti  (appena riedito da Donzelli) e ai preziosi libri sulla storia dell’illustrazione di Paola Paollottino (riedito adesso: Dall’atlante delle immagini, note di iconologia).

Ma sulla specificità del picturebook, sui suoi meccanismi, la sua storia non solo italiana, c’era poco e quel poco era difficile reperirlo e ordinarlo: articoli su riviste, introduzioni a cataloghi di mostre, il prezioso lavoro critico del Catalogone (i Catalogoni sono raccolte di analisi di album illustrati firmate da quattro case editrici: Babalibri, Topipittori, Beisler, La Margherita: potete scaricarle gratuitamente qui), e infine, naturalmente, i blog sull’illustrazione.

Guardiamo da vicino queste due nuove pubblicazioni…
Albi Illustrati, leggere, guardare, nominare il mondo nei libri per l’infanzia, di Marcella Terrusi

Albi illustrati di Marcella Terrusi è una tesi a tutto tondo sull’album illustrato: la sua storia, i suoi destinatari, il suo perché e il suo come. Ha il pregio di raccogliere molte citazioni di autori, critici, illustratori  e di dare uno sguardo di insieme su tutti i principali temi che sono stati sollevati dalla critica negli ultimi decenni. L’album illustrato deve avere finalità didattiche o puramente estetiche? Quale è l’immaginario del bambino? Come funziona il rapporto testo-immagine? Come funziona la narratività dell’album?

Ho avuto la sensazione che questo prezioso “giro a 360 gradi” intorno all’album illustrato sia stato un po’ intralciato da certi limiti di stampa: le poche illustrazioni in bianco e nero, molto spesso, non permettono di seguire il filo del discorso dell’autrice, a meno di non conoscere i libri di cui parla, e questo costringe il lettore a uno sforzo di intuizione, o ad approfondire cercando i riferimenti mancanti (il ché non è per forza un male).

Una parte interessante e approfondita del libro è la storia dei “tempi moderni” dell’album illustrato in Italia, dove viene raccontata la storia dei pionieri dell’album illustrato, cioè, quei coraggiosi editori e illustratori che hanno portato in Italia i primi album moderni (come Max nel paese dei mostri selvaggi, i libri di Munari, di Leonni, Iela Mari, etc): Emme edizioni, Munari, La Coccinella…

Marcella Terrusi è dottore di ricerca in Pedagogia, svolge attività di ricerca in Iconologia e Iconografia e Letteratura per l’infanzia nel Dipartimento di Scienze dell’Educazione Giovanni Maria Bertin dell’Università di Bologna e collabora con la Children’s book fair di Bologna.

AD OCCHI APERTI, leggere l’album illustrato, Associazione Hamelin

Da alcuni anni, L’Associazione Hamelin cura una rivista omonima che è sicuramente una delle più interessanti in Italia, potete vederla qui, quest’anno l’Associazione ha presentato a Bologna due novità: una nuova veste estetica e editoriale della rivista e una raccolta di saggi sull’album illustrato pubblicata da Donzelli (Donzelli ha pubblicato e sta pubblicando davvero dei bei titoli sull’album illustrato, sia destinati ai bambini, che critici).

Ad occhi aperti si compone di 11 saggi corredati di grandi immagini a colori:
due di questi saggi, firmati da Andrea Rauch e Martina Negri, sono dedicati alla storia dell’album. Un terzo saggio, di Ilaria Tondini, illustra i principali  meccanismi dell’album illustrato. Emilio Varrà sviluppa invece una possibile catalogazione degli album (non fine a se stessa, ma finalizzata ad indicare al lettore curioso una delle tante porte d’ingresso al meraviglioso linguaggio dell’album illustrato) in base al “tempo”: velocità della lettura e del suo ritmo, album basati sull’effetto sorpresa di girare la pagina, album lenti e contemplativi… E’ un saggio che mi ha particolarmente entusiasmata.
Giulia Mirandola firma una riflessione sugli album senza parole e una sui libri “da colorare” (ne ho scoperti, grazie a questo saggio, di strepitosi). Loredana Farina, fondatrice storica di La Coccinella ci porta nel mondo degli album-gioco e ci ricorda la necessità del bambino di toccare, manipolare, intervenire sul libro.
Giordana Piccinini affronta il tema difficile della “pedagogia dell’album”: la povertà di molti album che il mercato offre, è dovuta per lo più a un errore di prospettiva: un album pedagogico per essere utile deve essere un album che aiuta il bambino a superare una qualche difficoltà. Invece, un album utile è un album riuscito artisticamente, nelle sue componenti formali e di contenuto. Nel saggio “L’albo illustrato e il suo lettore”, Nicoletta Gramantieri ci ricorda che è comunque legittimo, per un genitore, cercare libri che aiutino qualche paura o difficoltà del bambino, e in questo caso il lavoro di bibliotecari e librai è indirizzare il lettore verso qualche album di alta qualità.

Roberta Colombo chiude il libro con due saggi molto belli sui libri illustrati che trattano di “spazi” del bambino: spazi interni, spazi urbani, lo spazio della casa visto dal bambino o dall’adulto, lo spazio per una contemplazione placida della natura, etc.
Anche in Ad occhi aperti manca una riflessione sull’album di domani.

Mi è mancata, in entrambi le pubblicazioni, una riflessione sul futuro digitale dell’album illustrato. (Possibile che non interessi a nessuno il futuro digitale degli album?).

Non perdeteli!

Ps: Ringrazio Marcella Terrusi per avermi inviato il suo libro in omaggio

Albi illustrati
Marcella Terrusi
Leggere, guardare, nominare il mondo nei libri per l\’infanzia
19,55 euro
Ad occhi aperti
Associazione Hamelin
Leggere l\’albo illustrato
21,25 euro (spedizione gratuita)

Bernardo Carvalho e Madalena Matoso in mostra a Rovereto! (giugno 2012)

Cosa:Sono qui“, mostra di illustrazione di Bernardo Carvalho e Madalena Matoso (in mostra le tavole dei loro ultimi tre libri).
Quando: Inaugura sabato 16 giugno alle ore 19 e prosegue fino al 30 giugno
Dove: all’Urban Center di Rovereto (piano terra, ingresso Corso Rosmini 58).

Da non perdere!

 

 


Il mondo al contrario: The world turned upside down, 1820

 

The world turned upside down è una ballata inglese del  1643 che è stata riscritta in moltissime versioni e spesso usata come manifesto di un mondo più giusto (potete ascoltarne una versione cantata qui). Il tema del mondo capovolto, dove i ruoli di preda e carnefice, ricco e povero, forte e debole, etc, vengono invertiti con un effetto comico, è un tema universale e antichissimo, e non c’è cultura che non ne presenti una qualche variazione. Un esempio di festa ancora attuale in onore del mondo capovolto è il carnevale.

The world turned upside down or, No news, and strange news, che qui vi presento, è una versione della ballata, illustrata superbamente da un illustratore il cui nome si è perso nella storia, e pubblicata nel 1820 in Inghilterra da James Kendrew.

 

 


Donald Winnicott: scarabocchi che curano (interpretazione di disegni infantili)

 

Lo sa chi già soffre di questa dipendenza: quando si inizia a leggere Winnicott, non si può più smettere.
Donald D. Winnicott è stato uno dei più grandi psicanalisti dell’infanzia del secolo passato. I suoi libri, sia quelli in cui lui descrive la sua posizione psicanalitica (Gioco e realtà, Dalla pediatria alla psicanalisi, Sviluppo affettivo e ambiente, etc), sia quelli in cui riporta esperienze di casi analizzati (uno dei più appassionanti: Una bambina di nome Piggle) sia quelli in cui traduce in un linguaggio semplice la sua teoria, per renderla più accessibile a genitori, infermiere, assistenti sociali (Tra gli altri: Colloqui con i genitori), sono TUTTI di una chiarezza e una bellezza illuminanti. Li ho letti e riletti tutti più volte.

Il libro di cui vi parlo oggi è “COLLOQUI TERAPEUTICI CON I BAMBINI: Interpretazione di 300 scarabocchi“.


E’ un libro che ho da anni e che rileggo ciclicamente. Neanche all’ennesima lettura, conclusasi oggi, sono riuscita a finire un solo capitolo senza avere gli occhi pieni di lacrime per questa dote incredibile che aveva Winnicott di sapersi mettere in ascolto del bambino, ed aiutarlo nei suoi conflitti. Era un dono umano, oltre che un talento scientifico, ed è proprio questa “umanità” che traspare da ogni suo scritto e commuove.

Ogni capitolo di questo libro (450 pagine) è un caso: a volte un vero caso psichiatrico e altre un semplice caso non patologico di bambino che ha qualche problema nella vita di tutti i giorni. Ogni caso viene trattato in una seduta di quasi un’ora in cui Winnicott e il bambino giocano ognuno a continuare lo scarabocchio iniziato dall’altro. Tutti i disegni sono presenti nel libro e commentati da Winnicott, che ricostruisce per il lettore la dinamica della seduta, minuto per minuto. La “seduta” se di seduta si può parlare, consiste in qualche breve intervento verbale di Winncott durante il colloquio. Per il resto i due partecipanti, medico e paziente, si divertono insieme a pasticciare sui fogli.

E’ chiaro, da tutti i casi trattati – e lo stesso Winnicott arriva a queste conclusioni nei commenti alle sedute-, che è il bambino stesso che arriva a saper formulare, attraverso il disegno: la sua diagnosi e la soluzione di questa. L’unica cosa che fornisce Winnicott è quello che lui stesso chiamava “un ambiente favorevole”. Questo ambiente era la possibilità di disegnare liberamente accanto a uno dei padri della psicanalisi infantile.


E’ un libro che tutti possono leggere, anche senza preparazione psicanalitica.

” Eliza trasformò il suo scarabocchio in una specie di anatra che si poteva vedere al buio. Questo significava che eravamo vicini a quelle idee che vengono in mente prima di addormentarsi. Eravamo vicini al materiale reale del sogno. (…) A questo punto si era venuto a creare un gioco che consisteva nel sistemare i vari disegni sul pavimento  uno vicino all’altro. (…) Quando Eliza si alzava per sistemare un disegno le dicevo “Arrivederci” e quando tornava la salutavo con un “Ciao”. La bambina non era sovraeccitata, ma era estremamente interessata in ciò che succedeva, inoltre ci divertivamo a giocare insieme.” D. D. Winnicott, Colloqui terapeutici con i bambini.

Colloqui terapeutici con i bambini
Donald D. Winnicott
Interpretazione di 300 «Scarabocchi»
25,50 Euro (spedizione gratuita)