Blog in pausa. Ci rivediamo a settembre. Buone vacanze!

L’augurio di un’estate lieve e piena di stupore lo lascio fare a Christina Gransow, l’autrice di Moon Pulls. Noi ci rivediamo a settembre: mi mancherete! Il blog e il forum restano aperti ai vostri commenti, che non mancherò di leggere.
Un sorriso,
Anna Castagnoli

 

Moon Pulls from christina gransow on Vimeo.


Galleria d’arte LeMuz: fate partecipare i vostri bimbi a questa preziosa selezione!


Anonimo, 7 anni, Francia. Disegno selezionato dalla giuria LeMuz

LeMUZ, lA PRIMA GALLERIA D’ARTE ON-LINE DEI BAMBINI.
Pensate che vostro figlio sia un futuro Picasso? Avete notato tra i vostri allievi una sensibilità pittorica fuori dal comune? Avete, come me, un nipote che qualsiasi cosa disegni vi sembra un capolavoro? Allora il sito LeMuz è quello che fa per voi.
LeMuz è una galleria d’arte on-line di disegni di bambini. Ma non una galleria d’arte qualsiasi: una giuria che conta personalità eminenti del mondo dell’illustrazione francese (solo per farvi un nome: Claude Ponti è ideatore, organizzatore e giurato di LeMuz!) sceglie ogni mese alcune opere sulla esclusiva base della qualità artistica, dell’originalità e della freschezza.

Allora, cosa aspettate? Avete uno scanner o una macchina fotografica? Bene, iscrivetevi al sito (qui) con il vostro nome o quello del piccolo artista (è semplicissimo), selezionate l’immagine dal vostro computer e spedite!
Potete scrivere la legenda nella lingua che volete. E se qualcuno dei vostri pupilli viene selezionato, non esitate a dircelo che gli faremo festa!


La guerre, Bastien, 6 anni, Francia. Disegno selezionato dalla giuria LeMuz

Daphné, 11 anni. Francia. Disegno selezionato dalla giuria LeMuz

Gli incontri di illustrazione ad Albarracin. Il mio corso con “It’s raining elephants”. Parte 3/3

Nina Werhle (a sinistra) e Evelyne Laube (destra) durante il corso ad Albarracin

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Eccoci arrivati alla parte finale del viaggio ad Albarracin, dove pochi giorni fa si è svolto il IV corso di illustrazione e grafica,  curato da Isidro Ferrer e Carlos Grassa Toro.
Oggi vi racconto qualcosa di Evelyne Laube e Nina Wehrle, dello studio It’s raining Elephants.
Ecco cosa ho scoperto di loro durante la conferenza che hanno tenuto: Nina e Evelyne sono due ragazze giovanissime (meno di 30 anni), si sono conosciute in una scuola di design in Svizzera (loro patria natale) e hanno deciso che lavorare in due era molto più divertente, così, appena diplomate, sono emigrate insieme a Berlino, per aprire il loro studio.
Hanno l’abitudine, quando cercano ispirazione, di arrampicarsi su tetti o solai, o di cercare scantinati, insomma: di cambiare prospettiva. Rintanate in una soffitta durante un temporale fortissimo, hanno deciso che il loro studio si sarebbe chiamato It’s raining elephants. Da allora, collezionano elefanti di tutti i tipi e le fogge.
Non so come abbiano avuto i primi contatti di lavoro, ma fatto è che le richieste di collaborazione sono arrivate in fretta e copiose (qui trovate un elenco dei loro clienti e dei premi), e nella conferenza ci hanno mostrato alcuni esempi di commissioni:
la decorazione di un edificio destinato a persone affette da ritardo mentale (delicata e misteriosa la decisione di Nina e Evelyn di non mostrare mai, sui muri dell’edificio, la persona intera, ma sempre frammenti o oggetti piccoli, perché una persona intera su un muro, può spaventare)…


Gedankenschatten / Mindshadows, 2010, Nina Wehrle e Evelyne Laube

La realizzazione di alcuni oggetti che dovevano riassumere i concetti di cultura e natura per una cooperativa agricola spagnola… Dopo due progetti grafici rifiutati, Nina e Evelyn si sono rintanate in cantina, e lì… hanno trovato tutto il necessario…


Campo Adentro / Inland, 2010, Nina Wehrle e Evelyne Laube

Un lavoro sull’amico immaginario dei bambini, per il quale hanno costruito un gigantesco orso e “sequestrato” un bambino in un parco pubblico…


Editorial illustrations for the magazine “Wir Eltern”, 2011 Nina Wehrle e Evelyne Laube

Alcuni libri (bellissimi), come questo minuscolo leporello, che vi invito a sfogliare per intero qui

Una parte della conferenza è stata dedicata alle fasi di costruzione del loro libro sulla storia di Noé (nella traduzione di Martin Lutero), che ha vinto così tanti premi…
Ispirazioni (Bosch e Brueghel, Athanasius Kircher, ma anche l’esplosione della centrale nucleare in Giappone…), errori, momenti di buio, e poi l’opera finale. Inutile cercare di capire chi delle due ha fatto cosa, Nina e Evelyn lavorano sui fogli (a mano! Non c’è neanche un accenno di photohop) insieme, come su un “cadavre exquis”.


Die Grosse Flut/ The Great Flood, 2011, Nina Wehrle e Evelyne Laube
Athanasius Kircher, L’arca di Noé, 1675

 

Die Grosse Flut/ The Great Flood, 2011, Nina Wehrle e Evelyne Laube

Non c’è fine alla ricchezza di dettagli dei loro lavori…


Particolare

Particolare

Particolare

Mi ha sorpresa la versatilità, la professionalità, la bravura di queste due ragazze così giovani. Non so se è una conseguenza dell’aria del nord, o solo un caso, ma ho la sensazione che più si sale a nord, più si incontrano illustratori capaci di curare un progetto in tutti i suoi aspetti (grafici, tipografici, di relazione col cliente, etc). Illustrare non è, sembra di capire, “un sogno magico”, ma un lavoro. Duro lavoro e competenza. Le lingue, ad esempio: Nina e Evelyne ne parlano 4: tedesco, francese, e un po’ di spagnolo; la conferenza l’hanno tenuta in un inglese perfetto.

Ma ecco, la loro bravura non basta a nutrire l’invidia… Questo qui sotto è l’edificio nella Berlino-est dove hanno il loro studio, insieme ad altri artisti.

Davanti a questa casa di artisti c’è un grande giardino, che hanno trasformato in orto. Perché, se non bastasse, Nina e Evelyne sono due superlative cuoche. Crescono le loro verdure e se le mangiano in insalata, e quando fanno un vernissage, sono capaci di preparare loro stesse tutti i manicaretti per l’aperitivo.
Questo qui sotto è il banchetto che hanno preparato per l’inaugurazione della loro mostra di ceramica.


Nina Wehrle e Evelyne Laube

Però, quando Nina Wehrle racconta della sua infanzia, passata in una casa dove il padre è ceramista e ascolta solo musica classica, e la madre è tessitrice… si capiscono molte cose :)

 

Durante il corso ci hanno fatto lavorare sul libro “accordeon”. Il primo giorno dovevamo scrivere su un lato i nostri pregi e sull’altro i difetti (inferno/paradiso), una volta scritti, dovevamo passare l’accordeon al nostro vicino di banco, e illustrare quello che ci arrivava. Poi abbiamo lavorato su “cielo e inferno” visti da una pietra.

Poi dovevamo fare un leporello solo con collage, forbici e cartoncino bianco e nero. Gli ultimi due giorni potevamo lavorare su un progetto libero (sempre a soffietto). Scopo del corso era capire le possibilità di un libro accordeon. Tra tutti i lavori, spiccava alla fine del corso, quello di due ragazze barcellonesi, dello studio “Tropel” (giovanissime e bravissime anche loro): mentre il resto della classe pedissequamente aveva disegnato il paradiso da un lato dell’accordeon, e l’inferno dall’altro, loro avevano posto sotto ogni personaggio due quadratini da barrare con una crocetta: era lo spettatore che doveva giudicare e decidere se mandare o no all’inferno i personaggi. Se ci meritiamo l’inferno, dopotutto, è poi sempre una questione di punti di vista. Io, ad Albarracin, sono stata in paradiso.

Nota: alcune delle foto presenti in questi post sono state scattate dal fotografo RUBEN VICENTE. Trovate tutte le foto dei 4 giorni a questo indirizzo: https://www.dropbox.com/sh/rj7q8lka3ip8u9g/18BLI9bT8P


Gli incontri di illustrazione ad Albarracin. Il mio corso con “It’s raining elephants”. Parte 2


Poster di Isidro Ferrer per la presentazione degli incontri sull’illustrazione e la grafica 2012 ad Albarracin

L’entrata della Fondazione Santa Maria de Albarracin

Nel post di ieri vi ho portati nel paesino perfetto di Albarracin, oggi vi porto dentro la Fondazione Santa Maria di Albarracin, dove si sono svolti i corsi e le conferenze. Quest’anno il tema era Paradiso, Inferno, Purgatorio, ed erano stati invitati:
Martin Jarrie: uno dei più grandi illustratori francesi, il suo libro Hyacinthe et Rose ha venduto niente popò di meno che 60.000 copie.
Il corso con lui richiedeva di costruire delle mappe del paradiso, dell’inferno e del purgatorio. Sono venuti fuori lavori abbastanza belli ma il tempo era poco. La conferenza è stata un filo lunga, perché ha mostrato una grandissima quantità di lavori ma senza spiegare molto cosa c’era dietro. E’ un uomo educatissimo e mi è sembrato abbastanza timido.

Martin Jarrie

Da sinsitra a destra il secondo (con pennello in mano) è Martin Jarrie

Evelyne Laube e Nina Wehrle: le due rivelazioni di quest’anno (secondo premio a Ilustrarte 2012 e premio SM a Bologna 2012). Sono due ragazze giovanissime e mostruosamente brave, oltre che incantevoli. Nel prossimo post vi racconto cosa abbiamo fatto nel corso con loro.


Flavio Morais: illustratore e cartellonista brasiliano dai colori e dell’energia prorompenti. Durante il corso ha fatto giocare gli allievi coi simboli e con lo stile. Uno degli esercizi, ad esempio, consisteva nel disegnare 8 macchine appartenenti a 8 personaggi famosi diversi. Oppure nel ritagliare un’immagine da una rivista e a partire da quella immagine illustrare la parola “amore”.

Flavio Morais

Paco Roca:  famosissimo fumettista spagnolo, autore di Rughe (da cui è stato tratto il film): un fumetto sulla vecchiaia che ha riscosso una caterva di premi. Ha proposto agli allievi un lavoro che gli ha affidato El Pais per questa estate: una doppia pagina a fumetti sulla crisi, ma con finale ottimista. Nella conferenza ha parlato dell’importanza di conoscere le proprie fonti di ispirazione, che possono essere maestri ma anche persone, cose, gesti della vita quotidiana.


David Ruiz: pubblicista, redattore di una delle più grosse agenzie di pubblicità catalane: DDB Barcelona. La sua conferenza è stata la dettagliata spiegazione (quasi due ore!) di come la sua equipe è arrivata a creare la pubblicità per la Audi “Emociones”.
E’ stato davvero interessante vedere tutte le strade che hanno scartato, e come sono arrivati al prodotto finale. Il risultato finale è sublime e quando finalmente ha proiettato il video alla fine della conferenza, avevamo noi i peli dritti.
Il suo laboratorio è stato molto spiritoso: gli alunni erano invitati a fare il packaging di un prodotto gastronomico-erotico: un pene e un seno di cioccolato ripieni di cioccolato bianco. Il prodotto esiste sul serio ma la produzione per il momento è sospesa. Gli alunni sono stati invitati ad assaggiare il prodotto! :)

 


Domani o dopo vi racconto del corso con Evelyne Laube e Nina Wehrle… che merita un post a parte.


Gli incontri di illustrazione ad Albarracin. Il mio corso con “It’s raining elephants”. Parte 1

 

E’ quasi impossibile spiegare cosa è l’esperienza dell’incontro sull’illustrazione che ogni anno viene organizzato da Carlos Grassa Toro e Isidro Ferrer ad Albarracin. E’ il secondo anno che partecipo e ciò nonostante non so da dove iniziare a descrivervi questa esperienza così intensa.
Ci sono tre “cose” che vanno spiegate e tutte e tre sono così ricche che non mi basterebbero trenta post:
1) Albarracin e la Fondazione Santa Maria di Albarracin.


2) La struttura dell’incontro: dura 4 giorni. Ogni anno c’è un tema. Vengono invitati 6 professionisti di grande fama: 3 illustratori e 3 designer. Vengono selezionati circa 150 alunni, anch’essi professionisti (la selezione avviene in base a un CV e tre immagini). La mattina gli alunni vengono divisi nei rispettivi laboratori dei professori, che durano 4 ore al giorno (ogni gruppo ha un solo laboratorio assegnato). Il pomeriggio tutti gli alunni si riuniscono in una grande aula dove si assiste alle conferenze dei professori.
Ogni professore ha una/due ore per raccontare la sua carriera e il senso del suo lavoro.


Qui sopra un momento di confronto nella classe tenuta da Nina e Evelyn, dello studio berlinese It’s raining elephants, a cui ho partecipato quest’anno. Qui sotto tre momenti della loro conferenza.


Alla fine dei 4 giorni di corsi, tutti i lavori dei diversi laboratori (tutti sullo stesso tema) vengono esposti e gli alunni sono invitati a visitare la mostra itinerante nel vari laboratori. Lo scrittore Carlos Grassa Toro e l’illustratore Isidro Ferrer legano, organizzano, introducono, guidano i 4 giorni di incontri con una simpatia, cultura, e precisione che rendono il tutto una sinfonia perfetta. Il tema di quest’anno era: Il paradiso, l’inferno e il purgatorio.

3) Gli amici, i pranzi, le cene e la festa nelle ore fuori dal corso. Nella pausa pranzo (di due ore e mezza) si organizzano gite, pic-nic, passeggiate nei dintorni magnifici di Albarracin. Essendo tutti professionisti, lo scambio, le chiacchiere, gli incontri, sono altrettanto formativi dei corsi e delle conferenze. Ogni sera, dopo cena, nella piazza centrale (l’unica) di Albarracin vengono proiettati su un grande muro animazioni-video di alunni e professori.

La proiezione notturna dei lavori di animazione di professori e alunni, e un momento serale di incontro nella piazza.


La festa continua tra chiacchiere e birre fino a tarde ore mattutine: bisogna ricordarsi che in Spagna la convivialità notturna, accompagnata da birre a profusione, è un rito. Tutto termina il sabato notte alla taverna “Il casino” che viene riservata ai corsisti e ai professori e dove di solito si balla fino alle 6 del mattino (professori inclusi). Quest’anno sono tronata all’albergo alle 7 meno un quarto del mattino :)

Iniziamo dall’inizio: Albarracin. Albarracin è una manciata di case medioevali in una conca nascosta da alcune montagne, a sud di Saragozza. Case e tetti sono di pietra rossiccia, così che è difficile capire dove inizia il paese e finisce la montagna. Una muraglia quasi cinese protegge il paese dai venti, ma si può immaginare che in altri tempi la sua funzione fosse diversa. Falchi, rondini, e nuvole come non ne esistono che nella provincia aragonese (di cotone, di seta, di bave di lumache celesti), attraversano costantemente un cielo azzurro-vetro. Quella che vedete qui di seguito è la vista dalla finestra della mia camera, e la deliziosa Ana Yael che per il secondo anno consecutivo ha diviso la camera con me. Svegliarsi al mattino con questa vista sulle montagne è un’esperienza quasi mistica.

Ci sono paesini perfetti, e Albarracin è uno di questi. Il novecento e le sue rivoluzioni urbanistiche hanno ridotto molti paesini perfetti all’abbandono. Fino a poche decine di anni fa, infatti, Albarracin era un paese abbandonato. Poi qualcuno, capitatoci per caso, se ne è innamorato. Capita a molti di innamorarsi di un paese, di una persona, di una missione, ma decidere di dedicargli la vita è qualcosa che capita solo alle persone innamorate sul serio. Così questo signore ha cercato fondi e amici ed è nata la Fondazione di Santa Maria di Alabarracin, che ogni anno organizza corsi di restauro e disegno, mostre  e concerti, e diversi eventi culturali per portare all’attenzione del mondo la bellezza di questo paese perfetto.

Oggi Albaracin è un paese completamente ristrutturato, vivo, e magnifico. Sembra quasi di rivivere, abitandolo, la bellissima storia de “L’uomo che piantava gli alberi“, di Jean Giono. D’estate è meta di corsisti e turisti. D’inverno è casa per pochi coraggiosi appassionati – che sfidano neve, freddo e venti per non perdere neppure uno dei suoi tramonti – tra cui il signore innamorato e la sua famiglia, che si sono trasferiti lì. Qui sopra potete vedere l’ingresso della Fondazione, con i corsisti del corso di illustrazione 2011.

I paesi mediovali erano pensati e studiati da urbanisti che nessuna delle prestigiose scuole di architettura moderne è più capace di partorire. La loro geografia fa sì che ogni strada, vicolo, ponte, porti alla piazza centrale. Così che è fisiologicamente naturale scivolare verso questa conca dove si trova sempre una panchina, una sedia di bar o una scalinata per sedersi accanto ad altri che sono scivolati nella piazza prima di noi. L’incontro e la conversazione pacata sono due naturali conseguenze. Tutto il paese è percorribile a piedi, cosa che facilita il ritorno a casa anche nelle ore notturne quando il grado alcolico nel sangue è “alticcio”; cosa che facilita anche l’uscita dal paese, quando il vistatore sente un desiderio di solitudine o di contemplazione di un orizzonte più vasto.


Qui sopra alcuni vicoli di Albarracin. Qui sotto la piazza centrale di Albarracin.


Vivere quattro giorni ad Albarracin, è ricordarsi del ritmo, del sapore, dei colori, degli incontri, che dovrebbe avere la vita quando non ci dimentichiamo, presi dal tran tran quotidiano, che è preziosa.
(Vi ricordo che tutti possono postulare la domanda per partecipare ai corsi. Ah dimenticavo, partecipare a questo incredibile simposio di 4 giorni costa circa 70 euro + soggiorno, il resto è finanziato dalla Fondazione!).

Domani o dopo domani, vi parlerò dei corsi di quest’anno, dei suoi invitati, e del laboratorio che ho fatto con Nina e Evelyn dello studio It’s raining eleohants, vincitrici di Ilustrarte 2012 e del premio SM di Bologna 2012. Poi vi saluto davvero per l’estate.

Quando avete una ventina di minuti liberi, riguardatevi L’uomo che piantava gli alberi, animato dal genio di Frédéric Back: una storia e che tanto somiglia a quella di Alabarracin. E che Albarracin e il suo splendore risorto, siano una scuola per tutti noi.


Pazientate qualche ora…

… e vi posto una cosa che vi piacerà. Vi do solo un indizio…