Il flauto magico di Emanuele Luzzati

IL FLAUTO MAGICO
Emanuele Luzzati e Giulio Giannini 1978

Parte I

Parte II

Non sono riuscita a scaricarla, potete guardarla qui

Parte III

Parte IV, ultima


Caja de cartón: la lunga storia di un’adozione

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010

Sono certa che esistono centinaia di libri sul tema dell’adozione: profondi, importanti, utilissimi, e sono certa che la maggior parte di questi libri (Coniglietto cerca casa/ Ti abbiamo tanto aspettato/ L’uccellino Piò ha ritrovato un nido…, tanto per inventare qualche titolo che avrà senz’altro un suo corrispettivo) serve moltissimo ai bambini adottati e alle loro famiglie, per spiegare quel passaggio difficile che è l’essere accolti da una nuova famiglia.
Ma, fino ad oggi, nessuno di questi libri mi aveva interessato. Tutti i libri a tema su cui mi era capitato di inciampare, erano, appunto “a tema”. Quando un libro vuole centrare un bersaglio, difficilmente ci riesce. Un libro “a tema” ha qualcosa che non può, per definizione, essere spontaneo. Il voler a tutti i costi far passare un messaggio dà quasi sempre al libro un sapore pedagogico, fasullo, zuccheroso.
Il libro che sto per presentarvi non racconta l’adozione, racconta la storia di una bambina.

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010 (particolare)

Il libro si apre sul suono di una voce che racconta in prima persona. E’ una voce limpida, diretta, dice:

“Quando sono nata, mia madre mi ha messo in una scatola di cartone, una di quelle scatole dove si mettono le scarpe, chi ha le scarpe. Quella scatola era la mia culla, la mia camera, la mia casa, le pareti ammortizzavano il pianto di mamma.”

Subito, vedendo la scatola di cartone,  ho pensato che il bambino stesse per essere abbandonato, posato sulle acque di un qualche fiume… Niente di tutto questo, per molte pagine, quasi fino alla fine del libro, la relazione tra questa mamma poverissima e il suo bambino sarà centrale. Non ci sarà nient’altro che questa mamma coraggiosa e il suo bambino in braccio.
La donna spende tutti i suoi risparmi per comprare il viaggio su una nave che li porterà “in un paese dove i bambini non dormono nelle scatole”. E’ sempre la voce della bambina che racconta, senza cambiare tono, con quella sorta di accettazione passiva del proprio destino, tipica delle persone nate nella povertà più estrema. La barca fa naufragio. Si possono sentire le grida di chi non sa nuotare. Ma la mamma trae in salvo la bambina, nuotando fino a riva.

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010

La piccola scatola di cartone affonda. Mamma e bambina dormono a cielo aperto. Camminano e camminano nella speranza di incontrare un viso conosciuto, fino a che non trovano una grande scatola, che diventa la loro casa (notate nell’illustrazione qui sotto che bella interpretazione di una casa di cartone, l’illustrazione ci dice: non ripara davvero). La sigla TV rimanda al vecchio contenuto della scatola? Lo stesso televisore dentro cui noi, al caldo delle nostre case, stiamo forse guardando questa scena?

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010

” La scatola divenne il nostro letto, la nostra stanza, la nostra casa, le pareti proteggevano il nostro pianto.
Mangiammo radici e scoprimmo che, ovunque andassimo, il sapore della terra era sempre identico. Non so perché, ma questo ci riconfortava”.

Chi sono queste figure? Immigrati? Rifugiati? Sono scappati da una guerra? Dove sono sbarcati? Non lo sappiamo, perché il punto di vista di chi racconta è quello del bambino. Un bambino conosce solo quello che gli accade, la misura del suo mondo è quella che va dal viso di sua madre al suo. Non ha nomi da dare alle situazioni, non ha riferimenti per contestualizzare il suo mondo, accetta il suo destino con una grazia tragica.

Le illustrazioni di Hassan Amekan sono strepitose. Gli spazi dentro cui si muovono i due protagonisti è immenso, siderale, costellato di arcane cifre, stelle, cerchi magici. Non avere una casa è questo: è vivere una dimensione siderale, dove il destino gioca a dadi sopra le nostre teste.

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010 (particolare)

Tra tutte queste linee, che viene voglia di decifrare come il disegno del palmo di una mano, spicca la linea tratteggiata che unisce in ogni pagina madre e bambina. E’ un filo di voce, è un filo di lacrime, è il filo che lega la madre alla scatola durante il naufragio, sarà il filo che legherà la bambina alla scena dell’incendio.
E’ questo filo sottile il vero protagonista del libro: il mistero di una relazione.

Finché la vera tragedia accade. Qualcuno dà fuoco alla piccola città di scatole che si era creata intorno alla casa-cartone dei protagonisti. Tutte le scatole si incendiano.
La madre muore nell’incendio. E’ questa l’unica tragedia. Prima c’era sofferenza, dolore, ma non tragedia. Quel filo che univa mamma e bambino bastava a dare un senso al mondo. Per un bambino, l’unica vera tragedia è la solitudine.


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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010

“Finalmente mi adottarono, e dopo un po’ di tempo, ritornai a sorridere”. Racconta la bambina con la sua voce di cristallo. E anche qui, il libro non cade in uno stereotipo: non c’è una coppia mamma-papà, ma una coppia di due donne che accoglie la bambina. Senza che il testo lo dica, come per pudore di non voler “chiudere l’adozione in nessuna griglia” l’illustrazione illustra una coppia di due donne (vi ricordo che in Spagna,  per le coppie omosessuali, sia il matrimonio che l’adozione, sono legali).

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010

“Ora sono felice insieme alla mia nuova mamma. La amo e lei mi ama. Mi ama per come sono.
Vivo in una casa. Ho la mia stanza, il mio letto, il mio armadio…”

Tutto sembra essere ritornato dentro il suo ordine. Ma le stelle, le linee, i cerchi, i grandi spazi che pagina dopo pagina sottolineavano la solitudine della bambina, ora riempiono la casa, come ad indicare una continuità emotiva: non c’è un prima e un dopo.
Nelle ultime due pagine, infatti, ritroviamo la bambina sola. Dice di possedere una scatola, una di quelle scatole dove i bambini che hanno scarpe tengono le scarpe… ma:

“Nella mia scatola non ci sono scarpe, ma ricordi. Perché non voglio dimenticare. Non voglio dimenticare il pianto di mamma, né il suo sorriso”.

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Caja de carton, Txabi Arnal e Hassan Amekan, Oqo editora 2010

Si conclude così questo libro fortissimo, che finalmente parla dell’adozione vista dalla prospettiva del bambino, senza metafore, conigli, orsacchiotti (solo in alcuni punti, tra cui il finale, il racconto è un po’ retorico).
Con o senza naufragi, è questo spazio siderale che tutti i bambini adottati hanno attraversato e che li accompagnerà sempre.

Sono le illustrazioni di  Amekan che mi hanno dato la vera emozione di questa storia. Il testo secondo me ha una debolezza: se il tempo del racconto cambia al momento dell’adozione, cioè, se il tempo  della narrazione è il momento in cui la bambina viene adottata, la sua voce è troppo da adulta, didascalica. A mio modesto parere il libro avrebbe funzionato meglio anche con una voce neutrale, in terza persona, oppure con la voce della bambina diventata adulta.


Il futuro del libro per bambini? Una breve riflessione sul libro digitale

E’ in atto una delle più grandi rivoluzioni della storia del libro. Per ora si adattano i libri al supporto digitale. Ma tutte le possibilità di questo nuovo supporto: inter-testi, rimandi, possibili animazioni all’interno del testo scritto, cambieranno radicalmente il modo di leggere e quello di scrivere.
Immaginate un personaggio che, alla Icaro involato di Queneau, c’è alla prima lettura del libro e, alla seconda… non c’è più, o ha cambiato carattere, sposato un’altra… Immaginate di poter intervenire quando un finale non vi piace, immaginate un libro che percepisce le vibrazioni del vostro cuore, e si adatta ai vostri gusti… Cosa altro ci aspetta ancora di inimmaginabile?
Io trovo tutto questo meraviglioso. Vorrei poter vivere 500 anni e scoprire quali effetti avrà sulla lingua e sulle sue strutture, sulla narrazione come l’abbiamo concepita fino ad oggi, sul nostro modus pensandi.
E avete pensato a quali rivoluzioni andrà incontro l’illustrazione nei libri per bambini digitali?


Intervista a Topipittori: identità di un editore

Intervista a Paolo Canton, editore di Topipittori.

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Una storia guaranì, Alicia Baladan, Topipittori 2010

Perché editori e perché editori per bambini.
Perché nella nostra vita e nella nostra professione i libri e la lettura hanno avuto un ruolo centrale. Perché l’infanzia e l’adolescenza sono età interessantissime, cruciali nell’esistenza umana.

Quanti titoli in un anno?
Otto illustrati, sei di narrativa, prodotti completamente da noi. Per ora sul totale del catalogo (53 titoli) abbiamo solo due acquisizioni dall’estero, Dentro me di Alex Cousseau, Kitty Crowther, edito da MeMo e Quando sono nato di Isabel Minhos Martins e Madalena Matoso, di Planeta Tangerina. A breve, da due persone che lavorano a tempo pieno in casa editrice, diventeremo, tre: da settembre sarà con noi Valentina Colombo, e questo probabilmente ci permetterà di aumentare di qualche unità il numero dei titoli all’anno.

Nella scelta dei libri che pubblicate potreste individuare un filo conduttore? È uno stile? Un messaggio? Un’idea? Un desiderio?
Ci interessa che un libro dia la possibilità di compiere un’esperienza forte, cioè che attraverso linguaggi visivi e verbali promuova un’esperienza di pensiero, intellettuale ed estetica, avvertita come importante, sorprendente, vitale, necessaria per la conoscenza di sé e del mondo.

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Il viaggio di Adele e altre storie dal bosco, Perrine Ledan e Lotte Braüning

Quali caratteristiche deve avere un testo o un’illustrazione per sedurvi? Cosa è che vi fa dire: “questo illustratore (autore) è per noi�
Non so se “sedurre†sia la parola giusta. Lo diciamo perché di solito non sono le immagini che puntano alla seduzione immediata del lettore quelle che ci catturano. Ci interessa un’illustrazione capace di raccontare, più che di impressionare. Quel tipo di immagine dove in controluce si legge il disegno come tecnica/arte di ragionamento sul mondo, capacità di condurre a un pensiero sulle cose. Pratica di attenzione e di osservazione.

Nella situazione culturale e politica del vostro paese vi sentite inseriti in una rete che vi sostiene? Come la definireste? Inesistente/resistente/sfibrata/bucata… Quali sono i suoi fili principali? (associazioni/biblioteche/riviste/…)
No, non parleremmo di una rete formata e solida capace di supportare in modo sistematico e coerente il lavoro editoriale. Dobbiamo però certamente moltissimo al lavoro di numerosi librai, bibliotecari, studiosi, insegnanti, giornalisti che si danno da fare, singolarmente, con passione, nel deserto delle istituzioni.

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La coda canterina, Guia Risari e Violeta Lopiz, Topipittori 2010

Le co-edizioni: che politica avete di vendita e acquisto dei titoli? Preferite creare i vostri libri, venderli e/o comprarli dall’estero? Perché? Rispetto ai titoli che comprate e/o vendete ci sono differenze di accoglienza nei diversi mercati internazionali?
Siamo orientati alla creazione e all’internazionalizzazione. Abbiamo una strategia di vendita di diritti e di coedizioni, che perseguiamo con determinazione. Acquistiamo titoli, ma molto raramente e senza una specifica strategia. La ragione è che ci divertiamo di più a “fare e negoziare†che a “comprare e vendereâ€. I mercati internazionali non sono molto diversi da quello interno: ci vogliono tempo e pazienza per entrare, da nuovi e piccoli, nel campo visivo di chi opera da tempo in un mercato, che si tratti di un libraio o di un editore straniero. Con tempo e pazienza, stiamo cominciando a essere visti. Ormai la circolazione della cultura è globale. Lavoriamo con autori e illustratori di tutto il mondo, quindi la diversità dell’accoglienza, più che dalla nazione dell’interlocutore, dipende dalla sua idea di libro: se è simile alla nostra, non è difficile avviare un rapporto

“Fabbricare cultura†nell’Italia di oggi, una missione, una sfida o una passione “a perdere“?
Fare cultura è una attività fondamentale nella vita di ogni nazione. Che ha un’importanza strategica per la sua vita civile e il suo sviluppo economico. In Italia questo dato spesso sembra sfuggire alla comprensione. Basti dire che un film come Natale a Beverly Hills riceve un finanziamento pubblico, e da anni scuole e biblioteche vedono assottigliarsi le risorse economiche a loro destinate, ormai ridotte a nulla. Ciò detto, diffidiamo di chi dichiara di avere una missione, non ci piace la parola “sfidaâ€, e sappiamo che le passioni a perdere hanno vita breve, per quanto intensa, mentre i tempi di “fabbricazione†della cultura si misurano in decenni. Un editore fabbrica prodotti culturali. La cultura la fa la società nel suo complesso, quindi anche l’editore, per la piccola parte che gli spetta, in quanto cittadino.

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Vorrei avere, Giovanna Zoboli e Simona Mulazzani, Topipittori 2010

Una cosa che vi piace del vostro lavoro e una che non vi piace.
Fare l’editore è un mestiere interessante, ed è un mestiere come gli altri: è difficile, richiede molto lavoro, impegno, fatica e rigore. Alle gratificazioni alterna frustrazioni; al lavoro creativo alterna incombenze di ogni genere: questioni organizzative, amministrative, produttive. Il grande privilegio consiste nel contatto continuo con il pensiero e le idee. Ci amareggia l’indifferenza mediatica e istituzionale in cui operiamo. Ci confortano, nonostante due anni di pesante crisi, dati di vendita che riflettono l’immagine di un pubblico che premia l’impegno e la serietà, curioso e attento alla novità di scelte e linguaggi nuovi. Insomma, il mercato ci consente di continuare a fare il nostro lavoro.


Ndr: vi invito anche a leggere “La vera storia dei Topi Pittori”, un racconto appassionante su come si diventa editori.


Quanto guadagnano gli scrittori francesi?

Per chi legge il Francese, un interessante articolo sui diritti d’autore in Francia: “Quanto guadagnano gli scrittori” (di libri per adulti). Un articolo pieno di cifre (spesso da capogiro!) ma anche ricco di divertenti aneddoti sul mondo del commercio letterario. Davvero bello.

PercentualeLibroRipartizione dei guadagni per un libro venduto a 20 euro in Francia, crediti: LExpress.fr

Per chi si interroga invece sui diritti d’autore del libri per bambini (in Italia) e non li avesse ancora letti, ecco due post:

Orecchio Acerbo, un calcolo di economia del libro.
Corso base di economia de picture book.

Alcune notizie sulla sottoscritta che parte qualche giorno

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Notizia 1) Ho cambiato l’indirizzo del mio sito personale: non è più annapaviacastagnoli.it ma è WWW.ANNACASTAGNOLI.COM. Prego chi aveva il mio sito personale nei links, di cambiarlo, e prego chi non lo aveva ancora, di metterlo, così google lo indicizza. Grazie!

Notizia 2) Parto oggi per l’Islanda e torno il 26, sono stata invitata dall’Alliance Française di Reykjavík ad un Festival di Letteratura nordica per ragazzi. Farò una conferenza sul rapporto testo-immagine nei libri illustrati, una mostra e un laboratoro per bambini. Ho preparato alcuni post per non chiudere il blog e andranno in linea automaticamente. Non avrò modo di partecipare ai commenti e al forum. Fate i bravi! (Parlerò delle novità di Bologna la mio ritorno).

Notizia 3) Non ho avuto tempo di preparare un post ben fatto sul corso di illustrazione che terrò vicino a Trapani l’ultima settimana di agosto. Ma vi do l’anteprima del tema:
“Il rapporto testo immagine. Cosa significa interpretare un testo? Quale equilibrio e/o tensione tra testo e immagine ci deve essere perché un libro sia riuscito? Come si “sente” un testo? Quali elementi  del testo possono essere sacrificabili, quali no?
Il corso di divide in due parti:
– una parte teorica dove verranno presi in esame i principali rapporti tra testo e illustrazione che sono stati utilizzati nella storia dell’illustrazione.
– Una parte pratica in cui gli illustratori verranno incoraggiati, sulla base delle conoscenze acquisite e attraverso esercizi pratici su testi proposti dal docente, a esplorare le loro capacità creative nella difficile arte di far vibrare un testo.
Qui trovate i dati per iscrivervi.

A presto!
Anna