“Giorno di neve” di Komako Sakaï

Per parlarvi di Giorno di neve di Komako Sakaï , edito in Italia da Babalibri, farò una cosa molto giapponese: non vi parlerò né di Giorno di neve, né di Komako Sakaï (autore-illustratore che amo moltissimo). Vi porterò invece tra le righe di una poesia di Rainer Maria Rilke, poeta di mastodontica grandezza.

Rilke ha, meglio di molti altri, provato a dire cosa è l’infanzia. Impresa ardua, giacché l’infanzia, come è in sé, nessuno può dirlo. La memoria incerta, l’idealizzazione, la rimozione o la nostalgia, sono gli unici strumenti disponibili per scavare tra le macerie del tempo e possono, al meglio, restituirci cocci di vasi dai geroglifici indecifrabili.
L’osservazione diretta del bambino, tanto amata nel ‘900, che ha avuto il pregio di regalarci magnifici saggi di psicanalisi, pedagogia e psicologia, è mediata, ahimè irrimediabilmente, dalla griglia di comprensione dell’osservatore. Ci resta forse l’artista, la cui libertà a volte gli permette di conservare, come monumento vivo, un brandello di infanzia.

“…ed eravamo fino all’orlo colmi di figure.

Eravamo come pastori immersi
in tanta solitudine e immense distanze,
e da lontano ci chiamavano e sfioravano,
e lentamente fummo – un lungo nuovo filo –
immessi in quella catena di immagini
in cui duriamo e ora durare ci confonde.

(Rainer Maria Rilke)

Rilke utilizza due parole diverse: figure e catena di immagini (nell’originale: Figur/ Bilder-Folgen) per indicare il mondo percepito. Il bambino è colmo di figure, l’adulto, dopo che si è trasformato in un lungo nuovo filo, può solo accedere a un susseguirsi di immagini. L’adulto, come scriveva Valèry, non vede attraverso gli occhi, ma vede attraverso i concetti (incatenati uno all’altro), l’adulto non guarda, sa (o presume di).
Il bambino, come l’animale, vede invece l’Aperto. Il mondo gli appare allora per quello che forse era agli inizi del tempo: vasto di sovrumane distanze. Le figure riempiono il bambino come un vaso colmo d’acqua, come acqua fluiscono dentro e fuori di lui, senza che lui opponga resistenza.

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Ascoltate ancora dalle Elegie Duinesi:

“Quello che c’è fuori, lo sappiamo soltanto
dal viso animale; perché noi, un tenero bambino
già lo si volge, lo si costringe a riguardare indietro e
vedere
figurazioni soltanto e non l’aperto ch’è sì profondo
nel volto delle bestie.
(…)
Sempre c’è mondo
e mai quel nessundove senza negazioni
puro, non sorvegliato, che si respira,
si sa infinito e non si brama. Uno, da bambino
ci si perde in silenzio e ne è
scosso. O un altro muore, e lo diventa.
(Rainer Maria Rilke)

L’Aperto, che noi possiamo cogliere solo riflesso negli occhi umidi degli animali, è uno spazio dove il bambino può entrare e stare liberamente (come pastore immerso in immense distanze). Ma di continuo noi, dalla nostra distanza siderale, lo richiamiamo indietro a vedere figurazioni. Ecco che a figure e catena di immagini si aggiunge: figurazioni (Gestaltung), progetti di forme. Il mondo a quanto pare, per noi incatenati, è ormai una scatola-forma, un contenitore dentro il quale siamo chiusi; l’Aperto, ci è precluso.
Rilke però ci consola di questa sorte: ci dice che avremo di nuovo modo di uscire dalla scatola, di liberarci dalla catena di immagini, di voltarci verso l’aperto e distogliere lo sguardo dai riflessi sul fondo della grotta: moriremo.

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Nelle immagini così nitide di Rilke, lo spazio dove il bambino vive le sue giornate (di cui nulla sappiamo direttamente) ha dunque assonanza con lo spazio che è aperto davanti agli occhi degli animali, ma anche con lo spazio che si abita quando si è morti. Non stupisce dunque che il bambino quando gioca a perdercisi in silenzio, ne sia scosso. Come non stupisce che l’adulto impieghi molte energie per togliere il bambino il più velocemente possibile da quei luoghi di immense distanze e luce sinistra.
Capita a volte nella bieca vita di noi incatenati, che un evento o semplicemente della neve ci costringa a fermarci. Allora guardiamo la figura della neve che cade, lasciamo che la neve ci colmi.

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Per lo spazio di un gioco, rassicurati dall’eccezionalità -temporalmente limitata- dell’evento, guardiamo il mondo. Il panorama stravolto di neve ci ricorda qualcosa, un odore, un ricordo di cui non sappiamo ritrovare il senso (ci ricorda l’Aperto).
Sentiamo distintamente che il bambino sta nel giorno di neve in un modo diverso dal nostro, e ci accostiamo a lui. Il bambino si lascia tenere compagnia, si lascia sfiorare, sa -con quieta rassegnazione- che l’adulto non è capace di raggiungerlo del tutto (da lontano ci chiamavano e sfioravano). Il bambino guarda la neve cadere fitta e dice: Mamma, sembra che siamo soli sulla Terra” .

(Ingrandite l’immagine sottostante, guardate con che tenerezza e sforzo l’adulto si piega verso la frase appena pronunciata dal bambino -verso la sua verità-, senza poterla afferrare).

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs (ingrandisci l’immagine)

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

ABC3D di Marion Bataille: l’ultimo alfabeto

Chi bighellona su internet lo conoscerà senz’altro, ma mi sembrava carino pubblicarlo dopo l’annuncio della mostra sugli alfabeti di ieri e di oggi…

ABC3D, di Marion Bataille Albin Michel Jeunesse, 2008

Mostra sugli alfabeti illustrati, Francia (2008)

Il “Centre de l’Illustration” francese (lo stesso che gestisce il Grand Prix de l’illustration) con sede a Moulins, inaugura il 25 ottobre una meravigliosa mostra sull’alfabeto. Saranno esposti tesori del passato (tra gli altri: Daumier, Bonnard, l’Almanach du Père Ubu di Jarry,…) contrapposti all’interpretazione modernissima delle lettere di sette grandi artisti-illustratori:
–    Georges Lemoine
–    Anne Bertier
–    Marion Bataille
–    Anémone de Blicquy
–    Guillaume Dégé
–    Gérard DuBois
–    Etienne Delessert

L’esposizione durerà dal 25 ottobre al 23 febbraio. Avete dunque tempo di partire a piedi o anche in bicicletta, per non mancare.

Le Centre de l’Illustration consacre, à partir du 25 octobre, une magnifique et étonnante exposition à… la lettre. Beauté et harmonie des courbes, musicalité des voyelles et des consommes… L’alphabet est un champ d’exploration d’une richesse trop souvent ignorée. Sept artistes français, aux univers bien distincts, mettent en lumière les mille et une fantaisies de l’alphabet, à travers un parcours à la fois ludique et instructif, à découvrir absolument.


Corso a Padova sullo storybaord: una magia

Saranno stati i vicoli di cielo blu o le immagini perfette di Giotto, i pasticci di zucca o la grazia palladiana del nostro mentore: Valentina, sarà che mi avete dato -da subito- fiducia con bei sorrisi larghi, saranno stati due “Topi” curiosi con i nasi appiccicati ai vetri o sarà stato che avevo una valigia intera di idee e libri e voglia di viaggiare tra le figure, da rovesciarvi davanti: fatto è che siete stati bravissimi, appassionati, curiosi, sorprendenti, tanto che ancora adesso, a più di mille chilometri di distanza mi emoziona, ad uno ad uno, pensarvi.
Un gigantesco grazie a tutti voi e ad Artelier per questo corso stupendo.
Anna Castagnoli


Roberto Innocenti denuncia l’editoria italiana (lettera aperta)

(Leggi la reazione dei grandi illustratori italiani)

Roberto Innocenti, vincitore quest’anno del premio nobel della letteratura per ragazzi, il prestigiosissimo Hans Christian Andersen Award (IBBY 2008), ha reso pubblica questa lettera di denuncia. Mi piacerebbe che questa lettera fosse lo spunto per continuare la nostra discussione sulla condizione della cultura italiana.

EINAUDI RAGAZZI /  E-ELLE Edizioni
Via Ressel 5

S. Dorligo della Valle (Trieste)

Gent.ma Sig.ra Orietta Fatucci

Oggetto:  “Era Calendimaggio†di Angela Nanetti illustrato da Roberto Innocenti

Gentile Signora,

La sua pregevole lettera con argomento l’offerta di acquisto di copie del volume “Era Calendimaggioâ€,  (con lo sconto per gli autori) prima del ritiro dal mercato e conseguente invio al macero, mi ha fatto riflettere sui miei ultimi tentativi di non rifiutarmi pregiudizialmente all’Editoria di questo pittoresco Paese, e alla sua in particolare.
Non mi piaceva essere considerato snob o antitaliano, e avevo pensato dopo tante cattive esperienze, che qualcosa fosse cambiato, e si potesse “riprovarciâ€.
Accettai la sua proposta di illustrare quel libro, non per stima verso di lei, ma per ritentare ad avere qualche rapporto di lavoro con l’editoria di questo colorito Paese dove malgrado io abbia il permesso di soggiorno illimitato, continuo a sentirmi straniero.

Già una volta, tanto tempo fa, mi emozionai quando fui chiamato dalla Einaudi Ragazzi
a Torino. La cosa mi costò dieci ore di treno in un giorno, andata e ritorno. Mi ricevette il Preg.mo Davico Bonino, che mi propose di sforbiciare le pellicole di Pinocchio per farlo entrare in un formato più piccolo, riducendo il numero delle illustrazioni a 20.
Pazienza, mi dissi evitando di offendere il prestigioso interlocutore, vuol dire che in questo stravagante Paese  non sarò pubblicato…
Dunque, il suo volume “Era Calendimaggioâ€Â  prevedeva 8 illustrazioni a colori da consegnare entro due o tre mesi , per un compenso di 3000 (tremila ) Euro, e credo d’essere stato trattato con “riguardo†rispetto ad altri illustratori.
Facendo i conti con aggiunti 600 Euro di IVA e sottratti 600 di Ritenute d’Acconto
rimase la bella somma di 2.400 Euro per poco più di due mesi di lavoro.
Vorrà convenire, che se fosse uno stipendio, sarebbe assai modesto. Qualsiasi suo dipendente le costa molto di più.
Ma la mia spettanza non prevede trattenute, né spese, che restano sempre a carico di noi fortunati collaboratori esterni o “liberi†professionisti che dir si voglia. Oltretutto, a quel libro, non ha fatto nessuna promozione: un bel risparmio, da parte sua.
Praticamente in questo caratteristico Paese gli illustratori non costano niente.
Lo so che lei non è d’accordo su di un punto : quello che lei paga, è solo un anticipo sui diritti, non un saldo, o compenso!
Una tesi simpatica; infatti anch’io lavorando per l’Estero, seguo queste regole e leggi, e le dirò che  a volte non chiedo neanche l’anticipo, fidandomi di quegli editori.

Ho già provato un’altra volta a fare un libro per la sua Casa Editrice, nel 1993, si ricorda? Si trattava de “Il sergente nella neve†di Mario Rigoni Stern, un testo che avrebbe meritato molto  più che una edizione tascabile. Furono i soliti 2.000.000
di lire , col solito +20-20%.  Non ho mai visto una lira di diritti da allora , quindi era un saldo. Oppure anche quel libro è andato malissimo.
Non capisco perchè se produco un libro all’Estero lo ristampano anche dopo 20 anni, e se li faccio qui, vanno al macero. C’è un mistero, e non è il solo.
Nel secondo mistero si contempla la strana ed inconsueta via che prendono i Diritti di Stampa ed anche i miei d’Autore. Sarebbe normale che un editore di questo curioso Paese li incassasse per le concessioni all’estero, anziché pagarli per pubblicazioni in Italia.
Non sarà perchè voialtri, invece di essere imprenditori, preferite essere padroni per il gusto  di comandare e sopraffare ?
Non le pare un criterio primitivo?
Le scrivo per capire se riesco a chiarire con una mia piccola personale indagine le cause di un simile illogico comportamento del mercato.
Le scrivo da una situazione assolutamente marginale e provinciale, da un posto chiamato Estero che comincia dovunque subito sopra le Alpi, e non so dove finisca, ma una volta ci ho messo sedici ore di volo per andare a trovare un mio Editore.
Le sottopongo una indagine a quiz per cercare di capire la logica della sua Spett.le Casa Editrice e delle sue Spett.liragioni.
Se la compila segua le istruzioni, grazie, altrimenti cestini pure.

La Spett.le Einaudi Ragazzi ha ritirato l’edizione di “Era Calendimaggio†di Angela Nanetti, e illustrato da Roberto Innocenti, per i seguenti motivi:

(segnare con la crocetta la casella relativa alla voce che considerate esatta)

(1)   Era scritto in modo sgrammaticato dall’autrice
(2)   C’erano passi poco adatti ai minori, contrari al decoro o troppo violenti
(3)   Le illustrazioni facevano schifo, non erano al livello della Einaudi Ragazzi
(4)   p.O.S. ( per Ordini Superiori)
(5)   Per un improvviso attacco isterico della Direzione
(6)   Perchè il padrone fa quello che gli pare e non rende conto a nessuno
(7)   Perchè non sappiamo come si fanno i libri
(8)   Perchè gli Autori e gli Illustratori, se fanno i soldi, si montano la testa
(9)   Perchè costava troppo la fascetta “H:C:Andersen Award 2008†della IBBY
(10) Perchè il lavoro continui ad essere dato come elemosina e pretenda gratitudine
eterna.

Comunque sia, non credo le capiti spesso, ma
si ritenga licenziata.

Distinti saluti
Roberto Innocenti


Intervista a Natali Fortier

Natali Fortier, Sur la point des pieds, Editions du Poisson Soluble 2008

Qualche giorno fa abbiamo analizzato un bellissimo album di Natali Fortier: Sur la pointe des pieds (Leggi l’analisi del libro). Ora lasciamoci trasportare dall’autrice dietro le quinte del libro, in un affascinante e intelligentissimo viaggio dentro la creatività.

Cara Natali, il tuo album Sur la pointe des pieds, uscito quest’anno per l’Atelier du Poisson soluble, racconta la storia di una bambina che perde tutta la sua famiglia in un incendio. Restata sola è obbligata ad andare a vivere con gli zii, una coppia per nulla gentile con lei. Un album potente e difficile, senza compromessi. Puoi raccontarci come è nato?
La storia mi è arrivata di colpo, in piena faccia, senza essere autobiografica e senza pensare a chi l’avrei indirizzata. Avevo qualcosa da raccontare e ho cercato di farlo nel modo più semplice possibile. Sperando fortemente che qualcuno ascoltasse, dandomi un’eco, un possibile ritorno.

Natali Fortier, Sur la point des pieds, Editions du Poisson Soluble 2008

Nel libro, le persone che cercano di aiutare la bambina non sono capaci di mettersi alla sua altezza (di chinarsi verso di lei) per poter stabilire una relazione. La bambina è dunque costretta a trovare delle posizioni strane (arrampicata sui muri, a testa in giù, in fuga sulla cima di un albero…) per trovare il suo posto. Gli adulti, dal canto loro, hanno delle dimensioni sproporzionate. Hai voluto dire che è impossibile trovare la propria misura fuori da una mutua relazione di empatia?
Ho la sensazione che se al momento di uno choc, non c’è nessuno a riconfortare il bambino, il bambino smette di avere radici, non ha più modo di attaccarsi al suolo. L’esplosione dell’incoscienza. Non c’è niente di più rassicurante del fuoco di un caminetto, eppure in un istante la stessa fiammella si può trasformare in un incendio. Anche l’uomo può essere a volte come un fuoco.

So che molte persone hanno vissuto questa trasformazione e credo che la forza di questa bambina sia di non restare nell’immobilità. Cerca, anche se ha le vertigini, un angolo, un punto di vista capace di dare senso alla sua storia.

Natali Fortier, Sur la point des pieds, Editions du Poisson Soluble 2008 (ingrandisci l’immagine)

Penso all’immagine finale del libro, la più emblematica. In questa immagine per la prima volta c’è una relazione tra adulto e bambino, ma è una relazione che ha bisogno di una metamorfosi (fiore-uccello) per poter esistere. Non c’è ancora l’interezza. Il testo anche ha subito una trasformazione, è diventato un sottile filo di ricamo. E’ un finale sorprendente e magnifico. Dà una sensazione delicata, come di chi esce appena da una malattia, e nello stesso tempo potentissima. Come ci sei arrivata?
L’ultima frase del testo mi è arrivata molto più tardi. Me la sono spesso ripetuta prima di scriverla. Stéphane Queriaux ( l’editore dell’Atelier du poisson soluble) mi disse che il disegno dell’ultima tavola non funzionava con questa frase. All’epoca la tavola mostrava la zia sempre altrettanto cattiva e lo zio con la sua brutta faccia e la bambina-uccello sul bordo di una finestra. Ero d’accordo con Stéphane. Ho cancellato lo zio, inciso la zia per trasformarla in vaso di fiori e la bambina-uccello ha sorriso. Ci sono voluti tutti questi 5 anni perché i fiori crescessero intorno a questa bambina.
Il bambino ha la volontà di vivere. Non è così fragile, è una decisione. E’ per questo che ho ricamato le parole sulla pagina, perché non si possano cancellare mai più.

Natali Fortier, Sur la point des pieds, Editions du Poisson Soluble 2008

C’è una grande libertà di espressione nei tuoi disegni. Ci puoi dire qualcosa sulla tua tecnica? Sulle tue fasi creative? Fai uno storyboard prima di cominciare a disegnare?
C’è stato, naturalmente, uno storyboard, ma a parte l’ultimo disegno, tutto è uscito d’un solo getto, senza prove. Lavoro su della carta nera, che mi permette di far apparire, di accendere, la luce. Le mie immagini dicono quello che non potevo scrivere. Mi sono lasciata portare, all’inizio, dalla violenza e dalla collera, ho inciso i pastelli con un coltello. Avevo veramente voglia di rendere grotteschi gli adulti, ma di colpo li ho trovati belli e vulnerabili. Gli adulti sono bambini segnati dal tempo.
Parlo della morte, ma è la forza della vita che mi ispira, che mi affascina. Le persone che incroci, che attraverso un sorriso da nulla ci svelano un frammento del loro destino e tutto quello che hanno attraversato… Trovo che spesso la gente sia da ammirare.

Puoi raccontarci qualcosa della reazione degli editori quando hai presentato questo progetto di libro? Non sono sicura che molti editori, soprattutto in questo momento, avrebbero il coraggio di pubblicare un libro così forte.
Sei anni fa Olivier Douzou et Christian Dupuis Santini ( della casa editrice l’Ampoule), mi avevano chiesto di scrivere su di un dramma dell’infanzia. Mi hanno fatto fiducia, senza questa fiducia non avrei mai avuto il coraggio di scrivere. Poi il libro non è stato pubblicato da L’Ampoule per delle ragioni esterne. Ho pubblicato altri libri ma nessuno voleva saperne nulla di questo! Ho incontrato Olivier Belhomme e Stéphane Queriaux su un salone del libro, e si sono presi cura del mio lavoro. Sono felice dalla A alla Z del mio scambio con l’Atelier du poisson soluble.
Credo sia molto importane ogni tanto lavorare senza seguire la corrente. Non sempre scegliamo le cose che ci capitano e non sempre il mondo è di porcellana. Preferisco mille volte la gioia al dramma, ma non possiamo negarne l’esistenza.
Gli editori dicono sempre di essere pronti a tutto, e credo sia vero. Incesto, violenza, guerra, morte, etc… Ma è il modo di scrivere le cose… Bisogna dirle in un certo modo, travestirle di un gusto zuccherato o salato, fino a che non se ne perde il sapore.


Un’ultima domanda. Qualche parola sul tuo mestiere di illustratrice. Come sei arrivata a questo mestiere? Che cosa ti piace di più del tuo lavoro ora che hai raggiunto la notorietà? Cosa ti frustra?

Sono più di vent’anni che vivo di arte, o con la pittura, o con la scultura o con la stampa, affiches, libri….Spero che questo continui a lungo.
Mi mancano spesso molte cose… vorrei fare molto di più, vorrei che fosse un po’ più facile, vorrei il tempo per fare esperienze e ricerche… in questo momento sto terminando uno zoo, delle sculture di animali e mi piace tantissimo. E’ questo che amo, passare da una cosa all’altra.

Piccola storia vera che mi è appena successa. Avevo interrotto di scrivere queste risposte perché dovevo fare la spesa. Ma i temi continuavano a ronzarmi nella testa. La cassiera era carina, sul suo cartellino c’era scritto il suo nome. Si leggeva
xxxxxxx
Speranza
Al vostro servizio.

L’intervista a Natali Fortier è stata realizzata per il blog lefiguredeilibri.com, l’utilizzo delle immagini mi è stato gentilmente concesso dall’illustratrice stessa. Ogni riproduzione, anche parziale, del testo o delle immagini, è vietata.