Mostra Illustratori Bologna 2009: un’analisi

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Mostra Illustratori Bologna 2009

La giuria: John A Rowe (Gran Bretagna, illustratore), Won Bok Rhie (Corea, Illustratore, docente di illustrazione all’Università della California Irvine), Beatrice Masini (Italia, scrittrice, responsabile editoriale Fabbri e Rizzoli), Eduardo Filipe (Portogallo, ideatore e responsabile organizzativo Ilustrarte).

A prescindere dalla qualità più o meno alta delle tavole esposte, e fatta eccezione per alcuni disegni, la Mostra illustratori 2009 non mi è piaciuta, ho sentito una mancanza di coerenza nelle scelte della giuria, e un disordine conseguente (il disordine può anche essere arricchente, ma ero abituata a un messaggio più chiaro da parte delle giurie e sono stata spiazzata).
Molte, troppe illustrazioni non mi hanno raccontato una storia. Troppi disegni carini, puliti, ben fatti, che restavano sulla carta come un compito. Ma per non parlare sempre a vanvera, e di non si sa cosa, inizio questa carrellata con due immagini che non c’entrano nulla con la mostra e che ho rubato ad un libro di  Komako Sakaï.

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Subito, senza neanche fermarmi a pensare se il disegno è bello o non è bello, senza conoscere la storia, vengo catturata dal senso dell’immagine, non posso staccare gli occhi dalle forme, esse mi interrogano e mi chiedono notizie sull’identità di questo orsetto malinconico, sulla sua relazione con il minuto uccellino, voglio sapere. Guardate nella seconda immagine come è potente la relazione tra i due personaggi, c’è una tensione che mi cattura, e niente altro attorno, niente che non sia necessario.

Passeggiando per la Mostra illustratori 2009 vedevo disegni, non storie, non emozioni, non tensioni interne. Ero anche un po’ satura, devo confessarlo, di illustrazione. Avrei voluto vedere qualcosa di originale e invece la maggior parte delle tavole sembrava avere una di queste tre etichette: “disegno alla moda da rivista”, “realismo magico”, “stile filo-iraniano” (anche gli iraniani doc mi sono sembrati un filo troppo filo-iraniani!).  Per quanto riguarda il gruppo “realismo magico”, non ne basta una di Iku Dekune? Per quanto riguarda il gruppo “disegno da rivista” la selezione Figures Futur 2008 ci ha già mostrato che si può osare di più. Non che non si debba entrare sotto una di queste etichette (l’arte è sempre stata una corrente), ma che almeno lo si faccia con coraggio.

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Anna Fujihara, Mostra Illustratori Bologna 2009
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Zahra Sarmashghi, Mostra Illustratori Bologna 2009
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Valeria Valenza, Mostra Illustratori Bologna 2009
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Valentina Sozzi, Mostra Illustratori Bologna 2009
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Pablo Amargo, Mostra Illustratori Bologna 2009
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Laura Acquaviva, Mostra Illustratori Bologna 2009

Merita una parola a parte il lavoro di Glenda Sburelin. Ho trovato il suo angelo commovente. Con le sue lunghe ali fatte di cartelli pubblicitari stropicciati, la sua timidezza (lo vedete nascosto dietro il ritratto di  famiglia) sembrava trascinare con sé il disagio dei bambini di oggi, con la loro poesia ingombrante tra la folla dei passanti.

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Glenda Sburelin, Mostra Illustratori Bologna 2009
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Glenda Sburelin, Mostra Illustratori Bologna 2009
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Osamu Komatsu, Mostra Illustratori Bologna 2009

Un altro difetto che ho notato ripetersi è l’incapacità di creare e chiudere l’universo del disegno. Più l’universo del disegno è un mondo a sé (vedi Shaun Tan, o l’angelo di schiena di Glenda Sburelin), più dà le spalle al visitatore ignorandone lo sguardo come qualcuno che o non sa di essere visto o se ne infischia, più la nostra curiosità è viva. Non è forse sempre affascinante spiare illecitamente dentro le finestre di una casa? Nella scelta del taglio prospettico, nella scelta della profondità di campo, nella scelta, soprattutto, della distanza che decidiamo di porre tra lo spettatore e il piano più superficiale del disegno, apriamo o chiudiamo il mondo del disegno.

Immaginate un vetro che delimita la quarta parete del disegno (quella che separa lo spettatore dalla scena), e poi chiedetevi: quanto è vasto il mondo dell’illustrazione riprodotta qui in basso? Quanto è profondo? E’ tutto appiccicato al vetro. Tutto rivolto verso di noi.
L’illustratore ha voluto comunque creare una distanza: ha messo di sbieco le linee degli sguardi e le ha puntate dietro di noi, alla nostra sinistra. Non basta per incantarci. Forse se avesse osato far puntare i sei occhi delle tre donne sotto vetro dritti nei nostri, l’immagine sarebbe stata più coraggiosa, e dunque più forte.

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Yuri Mildeberg, Mostra Illustratori Bologna 2009

Nell’immagine di seguito invece (interessante la tecnica), l’ombra lunga delle zampe del gatto sposta il piano della scena molto più in là rispetto al vetro (virtuale). Ma, su questa scena in fondo, quello che accade è di nuovo confuso e poco interessante. Non solo dobbiamo costruire uno spazio teatrale, ma uno volta costruito dobbiamo far recitare bene gli attori, basta un attore mediocre, o posizionato male nello spazio, e l’illustrazione perde interesse.

Qui non si capisce la relazione tra il gatto e l’uccellino. L’uccellino sembra nascondersi, ma se il gatto (quello reale) è davanti a lui, gigante, lui non è nascosto per nulla. Se l’uccellino invece è appiattito dalla paura, allora è un attore poco convincente. Se la relazione è tra l’ombra che profila il gatto e l’uccellino, di nuovo, non ne capisco la natura (se la grandezza dell’ombra è minacciosa, la postura del gatto non lo è). Non importa se un testo potrebbe chiarire la faccenda. L’immagine deve sapere dire autonomamente (e immediatamente) qualcosa di leggibile.

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Matthias Doebele, Mostra Illustratori Bologna 2009

Interessanti i lavori di Igor Maier, un espressionista “digitale”. Ancora troppo rivolti “verso il pubblico” ma abbastanza coraggiosi da rimanere in piedi (morti a inclusi!).

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Igor Maier, Mostra Illustratori Bologna 2009

Ho aperto questa carrellata con due immagini tratte da un libro orientale, e chiudo con un altro esempio di Illustrazione con la I maiuscola, una potentissima immagine di Shaun Tan esposta in mostra. Di nuovo: l’immagine mi racconta qualcosa, è narrativa e io sento il privilegio (per nulla scontato) di assistere alla scena. Che non si dica che 5 immagini non bastano a raccontare una storia, o che ci vuole il testo per capire… una ben fatta è più che sufficiente. (Sono pedante ma lo ripeto: autosufficiente non vuol dire che debba reggersi da sola. Nell’immagine qui sotto io ho tutta una storia che segue da scoprire…).

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Shaun Tan, Mostra Illustratori Bologna 2009

Sto diventando troppo severa? Raccontatemi le vostre impressioni…


Blog in pausa fino al 5 aprile

Chiedo venia… volevo prepararvi un bel post ricco di consigli per la Fiera di Bologna e invece mi sono ridotta all’ultimo a sbrigare 2000 cose, non ho trovato il tempo. Parto domani. Ci vediamo martedì 24 alle 16 al Caffé Illustratori!

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Bologna in un’ antica miniatura. Avicenna, Canon medicina, ca. 1380

ABC Cercasi… di Gwénola Carrère (Topipittori)

Capita, quando leggo un album illustrato per la prima volta, che arrivata in fondo mi resti, oltre alle diverse emozioni legate alla storia o al piacere delle immagini, un fondo di “non capito”, qualcosa che, rimasto impastato alle pagine, mi dà la fastidiosa sensazione che mi sia sfuggito qualcosa. Allora ricomincio a leggerlo da capo, ben sapendo che spesso e quasi sempre questa fastidiosa sensazione è il campanello d’allarme di un album che ha qualcosa di prezioso da dirmi. Se alla fine della seconda lettura questa sensazione perdura, so che ho un album da analizzare.

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ABC cercasi… di Gwénola Carrère è la spassosa carrellata di una serie di annunci del tipo “cerco casa” “offro”, pubblicati da buffi animali. Niente di difficile da capire, a prima vista. Ciò nonostante alla fine della quarta lettura (e tutte attentissime) non ero ancora riuscita a trovare la chiave di volta dell’album. Nel frattempo in  mio soccorso erano arrivate due immagini molto precise.

La prima era una finestra aperta in un tardo pomeriggio estivo, quando l’aria tiepida trasporta di finestra in finestra i rumori interni delle case, l’acqua che cola nei lavandini, le voci delle televisioni accese, i piatti lavati e accatastati, il tintinnio dei bicchieri riposti, lo sciacquone dell’acqua di un bagno,  lo sbattere di un’anta d’armadio, insomma, tutti quei suoni privati, intimi come i gorgoglii del proprio corpo, che d’estate si riversano festosi sulla strada, annunciando a gran voce che tutto il mondo è diventato un’unica casa, e il vicino sconosciuto fratello consanguineo.
La seconda immagine veniva da Quasimodo: Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole…
Grazie a queste due immagini, alla quinta lettura avevo finalmente in mano la chiave del libro (una delle chiavi).

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008

In Abc Cercasi… giornale di annunci, personaggi diversi, che sembrano non conoscersi, pubblicano il loro personale desiderio.Alice, giovane tarantola sentimentale, cerca amici. Ama le cenette in compagnia. Nella pagina seguente Bruno, serpente boa, organizza cene il mercoledì sera, l’invito è aperto a tutti, nella terza pagina Carole, animatrice professionista, “dà vita alle vostre serate“. I personaggi sono collegati dal susseguirsi delle lettere, ma non solo. Quello che li collega è il concatenarsi dei bisogni: il desiderio di  ognuno sembra rispondere perfettamente al bisogno dell’altro. Se solo Alice, che cerca compagnia, potesse sentire l’invito di Bruno… e se alle cene di Bruno venisse ad animare la festa Carole! Come il mondo sarebbe perfetto.

Ma, AHIME’… le pagine che vengono girate sono, nella loro verticalità, altrettanti invalicabili muri. Se abitualmente l’album, pagina dopo pagina, dà il tromp d’oeil di un filo-continuo, di un’unità di tempo e spazio, qui si rivela per la sua terribile natura: ogni doppia pagina è un mondo a sé. Come su una medaglia a due facce, io posso stare per sempre guancia a guancia col principe dei miei sogni e non incontrarlo mai.

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008

Su questo primo livello di gioco l’autrice ne costruisce un altro, più sottile e complesso. Il bisogno di ognuno può essere risolto dal  bisogno di un altro (io cerco amici per cenette in compagnia/io amo organizzare cene), ma può anche essere la causa dell’arsura e dell’urgenza di un nuovo bisogno. E’ una lotta/equilibrio sociale.
Denis l’alce (immagine sopra) è un intellettuale, non c’è tv in casa sua, solo libri: cerca editore per il suo primo libro. Ma, nella pagina dopo, Emma lo scoiattolo cerca disperatamente una nuova casa perché i libri l’hanno rovinata: il suo albero-casa è in viaggio per la fabbrica della carta.

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008

Sembrava che l’assenza di televisione in casa dell’alce fosse buona cosa, ma i suoi libri hanno rovinato la vita allo scoiattolo. Allora? C’è una qualche denuncia morale sul consumo della carta? No (e in scelte come questa sta la differenza tra un album che fa “arte” e uno che fa “la morale”): nella pagina successiva siamo all’interno di una cartiera, Fanny, una formica operaia in tuta da lavoro, fa una piroetta e sogna di diventare ballerina: cerca scopritore di talenti.

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008

Siamo dentro il paradosso affascinante di questo caotico terzo millennio. Il libro ne è un ritratto perfetto. Nessuno è davvero responsabile del disastro degli altri, ognuno muovendosi crea danno e bellezza allo stesso tempo e ogni movimento, che piaccia o no,  porta una nuova possibilità di disastro e di salvezza. Siamo oltre il giudizio. Siamo alla deriva verso una nuova forma di estetica: il bello sgorga dal caos, dal disequilibrio, dalla varietà zoologica del nostro essere umani, con i nostri piccoli e grandi sogni, con la commovente bellezza della nostra solitudine ontologica. (Ognuno sta solo sul cuor della terra…)

Se Fanny la formica sogna di diventare ballerina, Gaia nella pagina dopo è una giraffa stella della danza che è stata investita da una macchina: cerca testimoni oculari del suo incidente stradale. Sogniamo le vite degli altri, mentre gli altri nel frattempo sognano che qualcuno testimoni il loro disastro.
La giraffa ingessata è una vittima? La pagina dopo ci spiazza di nuovo: Hassan, il vigile grida: GIRAFFA AL VOLANTE PERICOLO AMBULANTE. Vigile urbano offre lezioni di guida a prezzi imbattibili. Non ci sono vittime, né vincitori, non ci sono bisogni più vitali di altri, meno innocenti. Non c’è neppure il tempo, sembra, per poter costruire un sistema morale, ordinare una classifica. La solitudine dei personaggi trasforma ogni bisogno in un’urgenza, noi stessi voltando le pagine veniamo trascinati in un turbine.

Potete continuare da soli nella catena di sorprese caleidoscopiche che ci porterà alla lettera Z.Gwénola Carrère danza tra i personaggi e i loro annunci, fa lo slalom tra clacson e deserti, attraversa mari, e accarezza ogni superficie con la stessa immutata simpatia. Le  ampie superfici monocrome, che riprendono lo stile dell’illustrazione russa degli anni 20 (un tratto modernista decisamente pertinente al soggetto), senza ombre né profondità di campo, accentuano la simpatia democratica dell’autrice per ciascun elemento del disegno, ed escludono la possibilità di una scala di valori.

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008

L’ultima lettera è, all’ultimo momento, una lettera di salvezza. Zorro scrive: Alice, da quando ti ho incontrato, non ho più pace. Ti aspetto questa sera alla Trattoria degli Amici. Non mancare!
Il libro, che sembrava solcato da canyon invalicabili, ora diventa nuova cosa. Senza sapere come, l’annuncio della lettera A, di Alice, ha attraversato le pagine fino a Zorro, senza sapere come né dove, Zorro ha visto Alice, ha risposto al suo annuncio, ed ora è pronto a dichiarare
il suo amore con un mazzo di fiori.
La fine è un nuovo inizio, il libro proseguirà oltre il libro, realizzando forse tutti i desideri, creandone di nuovi. Non solo…

La fine ci riporta alla prima pagina e ci costringe a ripercorrere l’album con un nuovo sguardo. Ora tutto il libro è percorso da un nuovo fremito di festa e di speranza. Forse la giraffa ballerina troverà un testimone al suo incidente stradale, forse sarà proprio Igor il motociclista… partiranno in due per attraversare in moto gli Stati Uniti? O forse Igor darà un passaggio a Emma lo scoiattolo sfrattato, e finiranno per restare a vivere nel ranch di Jackie? Mille e una ipotesi che d’improvviso spianano la strada alla sensazione che tutta questa cacofonia di desideri è in realtà un’unica melodia: batte il tempo il desiderio, non importa quale, basta averne uno. Il tuo qual’è, lettore?

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008

Ancora due parole sulle risguardie: ricordate quando, a proposito dello storyboard, dicevoche possono essere decorative o contenere una riflessione sul libro? In questo caso Gwénola Carrère usa le prime due risguardie per introdurre la storia e per fare una riflessione di secondo grado sull’oggetto-libro. I personaggi protagonisti sono in fila per comprare lo spazio-annunci sul giornale. Il giornale si chiama ABC, proprio come il libro! Sono in fila dunque  per entrare nella loro stessa storia, e non sanno ancora, forse, che ne saranno protagonisti.

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008 (prime risguardie)

La pagina dei titoli lo conferma, i personaggi entrano in un libro disegnato che è lo stesso libro (giornale di annunci) che noi abbiamo tra le mani. C’è quindi un grado di realtà dato dalla risguardia che sta per venir perso: quando i personaggi entreranno nel libro saranno di carta, saranno nella finzione. Ma noi sappiamo che sono veri! Così veri che nella quarta di copertina bucano addirittura il cartone.

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008 (pagina titoli)

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008 (ultime risguardie)


Il libro ha vinto il primo premio al concorso internazionale coreano
CJ Picture Book Awards International Competition 2008.
Le tavole originali di Gwénola Carrère saranno esposte dal 19 al 29 maggio, Michel Lagarde 70, rue de la Folie Mèricourt, Parigi. (Edizione francese: ABC des petites annonces, Editions Thierry Magnier).

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ABC cercasi…, Gwénola Carrère, Topipittori 2008 (quarta di copertina)

Beatrice Alemagna di nuovo on line

Beatrice Alemagna mi chiede di dare un annuncio: il suo sito, che era rimasto chiuso per un’avaria alcune settimane, è di nuovo attivo. Non dimenticate di visitare la parte “news“, che è una sorta di blog dove ammirare le ultime novità.

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Beatrice Alemagna, Cauchemar

“Le Figure dei libri” a Bologna Book Fair 2009

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Fiera di Bologna, Caffé Illustratori, martedì 24 marzo ore 16:00
BLOG – LE IMMAGINI NELLA RETE: autopromozione, comunità, riflessione critica
(BLOG – Images on the web: community, self-promotion and critique)

Con la partecipazione di Anna Castagnoli, illustratrice, www.lefiguredeilibri.com
Pablo Auladell, illustratore, pabloauladell.blogspot.com
Emmanuel Tavares, studente di illustrazione alla Parsons The New School for Design parsonsillustration.wordpress.com
Moderatore: Marcella Terrusi, Università di Bologna

Figure dei libri verà presentato ufficilamente alla Fiera di Bologna martedì 24 marzo alle 16, insieme ad altri due blog: il blog di una scuola di illustrazione americana e il meraviglioso blog di Pablo Auladell. Nello stile del Caffé Illustratori la conferenza sarà un dibattito aperto col pubblico: che ruolo hanno i blog oggi nel mondo dell’illustrazione? Io direi che è una splendida occasione per incontrarci tutti e discutere insieme di questo blog, iniziato per caso una anno fa e diventato a poco a poco un mostro tentacolare…
Dopo potremmo prenderci un po’ di tempo per noi, e magari visitare insieme la Mostra. Che ne dite? (Se qualcuno di voi avesse una videocamera potremmo anche fare un video dell’incontro da pubblicare poi qui per tutti!).


Il mio primo libro: Maurizio A.C.Quarello

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Maurizio A.C. Quarello racconta:
E’ un po’ complicato parlare del primo libro perché, in effetti, non so quale sia!
Nel 2004, dopo vari tentativi andati male, nel giro di pochi mesi ho saputo che quattro miei libri sarebbero stati pubblicati. Due erano legati a concorsi che avevo vinto, uno era un progetto che avevo proposto a un editore straniero (e che sarebbe andato in stampa solo due anni dopo) e poi l’ultimo progetto su cui avevo lavorato in quel periodo che sarebbe diventato il mio “primo libro”.
Perlomeno il primo per il quale avrei firmato un contratto e che sarebbe stato pubblicato, ma l’ultimo dei quattro che avevo illustrato. Effettivamente è un po’ complicato!

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Maurizio A.C.Quarello, Babau cerca casa, Orecchio Acerbo 2005

Comunque questo “fatidico primo libro” è “Babau cerca casa“, pubblicato nel 2005 da Orecchio Acerbo. E’ andata così: dopo varie telefonate e mail riuscii a strappare un appuntamento alla fiera di Bologna e mostrai il mio bel prototipo tutto montato a puntino in perfetto “stile Orecchio”, con la copertina di cartone spesso, il giusto numero di pagine e perfino la grafica fatta alla loro maniera. Insomma era un progetto realizzato ad hoc per loro!  Mi pareva che ci fosse interesse, però non speravo davvero che il libro sarebbe andato in porto.
Invece, poco dopo essere tornato a casa, mi arrivò la telefonata di Fausta (Orecchio), l’editrice, che mi diceva che -sì- il libro lo volevano proprio fare. Ovviamente seguirono grandi festeggiamenti (avrei pubblicato un libro con ORECCHIO ACERBO!!!).

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Maurizio A.C.Quarello, Babau cerca casa, Orecchio Acerbo 2005

Tra la firma del contratto (assolutamente onesto) e l’arrivo dello scatolone con le mie copie sono passati alcuni mesi, che mi sono sembrati eterni, ma quando effettivamente ho sfogliato il “mio primo libro” sono rimasto impassibile. E così è successo poi anche per tutti gli altri, attendo sempre con impazienza l’arrivo del magico scatolone ma poi, quando lo apro e ho il nuovo libro tra le mani, resto freddo, divento ipercritico e trovo cento cose che avrei potuto fare meglio. Dopo qualche giorno mi passa e comincio a godermi la “nuova creatura”.
Ancora due giorni fa, quando mi sono arrivate le copie del mio ultimo Rouergue, ho appena dato un’occhiata al libro. Poi, la mattina dopo, l’ho sfogliato 20 volte…