“L’ora blu” (Topipittori)

” Attraverso campi e foreste, dentro improvvisi dirupi, e tra casette in fuga, quei giocatori incorporei continuavano a giocare imperturbabili per poste imperturbabilmente spumeggianti”. Valdimir Nabokov, nei suoi ricordi del treno Nord-Express San Pietroburgo-Parigi, nel 1909

cover
Dopo Velluto, storia di un ladro, Antonio Marinoni firma un altro capolavoro: L’ora blu, su testo (strepitoso) di Massimo Scotti, edizioni Topipittori.

“Ma il fatto è che il tempo passa da solo, e molto in fretta. Non ce ne accorgiamo nemmeno, e una vita può passare senza che succeda niente di particolare.” Massimo Scotti, L’ora blu

Tony Tanner, un rappresentante inglese di francobolli, divorziato, senza figli, abitudinario, trova in una stazione un libro abbandonato e lo porta con sé nel suo viaggio di lavoro. Il libro si rivela essere il diario di una ragazzina vissuta alla fine del 1700: Hortense.

TAVOLA04
L’ora blu, Massimo Scotti e Antonio Marinoni, Topipittori 2009
Libro
L’ora blu, Massimo Scotti e Antonio Marinoni, Topipittori 2009

Nel diario, tra fiori secchi e nastrini, si legge di una storia d’amore passionale, con accenti pre-romantici alla “sturm und drangâ€:  il conte di Saint Germain (immortale) chiede a Hortense, suo unico amore, l’antidoto all’immortalità, condanna atroce quando si ama un mortale. Ma Hortense, nel cercare l’antidoto, perde la vita e il conte è costretto a vagare per l’eternità in attesa che qualcuno vada a cercare per lui il corpo di Hortense sepolto tra i ghiacci, e prendere l’antidoto appeso al suo esile collo, così da potersi ricongiungere a lei nella morte.

Esiste una lettura innocente? Il personaggio di Hortense e poi quello del conte, prendono vita a turno davanti a Tanner, e gli chiedono concitati di salvare il loro amore, di andare a cercare il corpo di Hortense. Tanner, alla fine del libro, abbandonerà le sue “certezze†e la sua vita “senza rischi†per avventurarsi alla ricerca dell’antidoto all’immortalità.

TAVOLA14
L’ora blu, Massimo Scotti e Antonio Marinoni, Topipittori 2009
TAVOLA16
L’ora blu, Massimo Scotti e Antonio Marinoni, Topipittori 2009

Tra testo e immagine c’è una compenetrazione perfetta, tanto che si dimentica che gli autori sono due. Ma lasciate che mi perda ad analizzare gli elementi che permettono questa fusione.
– Le pagine dove compare il testo, sempre colorate, permettono una continuità di “atmosferaâ€. Non c’è in questo libro un “fuori immagineâ€, come di solito si concede al blocco-testo della storia sulla pagine bianca. Di più: le decorazioni che arricchiscono il testo sono le stesse che si potrebbero trovare nel diario di una ragazzina innamorata: fiori secchi e nastrini-ricordo. Così il prezioso libro trovato da Tanner in stazione si confonde col libro che io ho tra le mani, mettendo me nella stessa posizione del protagonista. (E’ anche a me che Hortense supplica di aiutarla).

Testo

L’ora blu, Massimo Scotti e Antonio Marinoni, Topipittori 2009

– La prospettiva della cabina (vista dalla porta d’entrata), invita il lettore “ad entrareâ€. Leggendo mi sembrava di essere presente sul treno, vicinissima e invisibile attraversavo valli e burroni insieme ai protagonisti, condividendone la vertigine.

TAVOLA24
L’ora blu, Massimo Scotti e Antonio Marinoni, Topipittori 2009

Le silhouettes, oltre che funzionare come immagini controluce e dare risalto ai paesaggi che scorrono veloci fuori dal finestrino, sono anche metafora del “non vivereâ€. Morto è l’immortale conte di Saint Germain, finché non potrà morire, morta è Hortense, morto Tony Tanner, nella sua vita monotona e sicura in cui colleziona viaggi in formato francobollo (senza mai sporgersi dal finestrino, rischiare). E’ nel rischio, nell’andare in contro alla morte con coraggio, che invece inizia la vera vita. Nell’ultima tavola Tony Tanner si fa di carne, esce dall’ombra di se stesso e inizia la SUA storia. Perfetta sincronia tra senso del testo e immagine.

La ripetitività appena traslata dei gesti dei personaggi, pagina dopo pagina, che dà una continuità cinematografica alla storia, trasforma il momento del “girare pagina†in una sorta di momentaneo black out, lo stesso buio di quando un treno attraversa una galleria. Un attimo prima il mio vicino era in piedi, un attimo dopo è seduto. Questo effetto accentua la sensazione di scorrere anche noi alla velocità del treno, accecati dalla stessa luce blu del paesaggio.

Fine
L’ora blu, Massimo Scotti e Antonio Marinoni, Topipittori 2009

Interessante anche la relazione tra tempo passato e presente (più ricca di quanto possa ora dirne). Un’amica mi ha fatto notare che le stampe riprodotte nel libro assomigliano a quelle che arredavano i vecchi treni. Le ricordate? La gestualità teatrale dei personaggi, i loro costumi, le gole e le vette del paesaggio, ci portano in pieno nell’epoca romantica del racconto. Ma il design del treno a super-velocità è attuale, attuale la stazione di partenza, dove un orologio senza lancette annuncia lo straniamento temporale. Quale è il tempo “vero”? se Tanner, sceso dal treno,  si inoltra in una incisione da favola? Il titolo del libro ci dà la risposta. Il vero tempo è nell’ora blu, quando giorno e notte si confondono.

“I campi circondati dai boschi erano verde e oro, mentre il sole faceva ancora festa tra i monti, e lentamente, nei meandri che il treno varcava, senza paura, come un drago di carta nelle feste cinesi, i colori cominciavano a sparire, diventavano tutti, progressivamente azzurri, come piaceva a Hortense.” Massimo Scotti, L’ora blu



Jella Lepman, la sua storia

â€Poco a poco facciamo in modo di mettere questo mondo sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dai bambini. Mostreranno agli adulti la via da percorrere. Jella Lepman

Ci sono libri che non si possono non leggere. Questo è uno di quelli. Un documento umano prima che storico, di una tale forza che leggendolo, ho dovuto fermarmi ogni due pagine con la vista appannata.
La strada di Jella, prima fermata Monaco è la storia, raccontata in prima persona, di Jella Lepman, da poco pubblicata da Sinnos.

lastradadijella
La strada di Jella, prima fermata Monaco, Sinnos edizioni 2009

Nata a Stuttgart nel 1891, nel 1936 Jella Lepman fugge dalla Germania nazista a causa delle sue origini ebraiche e si rifugia a Londra dove diventa giornalista della BBC. Finita la guerra, l’esercito americano le propone un ruolo di ri-educatrice delle donne e dei bambini tedeschi. Cioè, le propongono di tornare in Germania ad occuparsi della cultura di quel popolo che le aveva strappato tutto quello per cui vale la pena esistere! La sua prima reazione è di repulsa. Ma il suo pensiero va ai bambini tedeschi, alla loro innocenza, al loro diritto di ricevere una cultura diversa da quella nazista.

Arrivai a rendermi conto sempre più chiaramente che non dovevo guardare indietro ma al futuro e che dovevo cominciare dai bambini. Difficilmente potevo mettere in dubbio la solidità di questo pensiero. Che diritto avevo di dire no?”.

Parte. Arriva in una Germania distrutta dalla fame e dal freddo, in mezzo a città bombardate. E lei deve occuparsi di cultura! Ma capisce che la cultura per quei bambini è sopravvivenziale, allo stesso modo di un pezzo di pane.
Da dove iniziare? Da libri pieni di figure. Libri che possano essere accessibili a tutti i bambini, in qualsiasi lingua siano stati scritti. Una mostra itinerante di libri per bambini. Ma! Non ci sono più libri in Germania. Il regime li ha bruciati tutti. Prende carta e penna, scrive una lettera a 20 nazioni (molte delle quali erano state occupate dalla Germania nazista), chiede che le inviino  i migliori libri illustrati, i più rappresentativi della cultura di ogni paese. La lettera è così bella, così giusta, che inaspettatamente tutte le nazioni inviano i loro migliori album illustrati…

Jella

Fondatrice della Internationale Jugendbibliothek di Monaco, una delle più ricche biblioteche per bambini del mondo, di Ibby (The International Board on Books for Young People), del Premio Hans Christian Andersen, promotrice instancabile di una cultura ad altezza di bambino, Jella Lepman aveva un sogno: costruire la pace nel mondo partendo dai bambini. La sua storia è un documento storico imperdibile, degno di un Nobel per la pace.
Un grazie speciale a Sinnos per avercela fatta conoscere. Peccato che la traduzione del libro sia stata, per me, un po’ difficoltosa da seguire.

La strada di Jella. Prima fermata, Monaco
Jella Lepman
L’autobiografia della fondatrice della Jugendbibliothek di Monaco
10,20 Euro

Au pays de Titus (Editions du Rouergue)

Au pays de Titus, illustrato dalla belga Goele Dewanckel, edizioni Rouergue, è un libro che ho trovato l’anno scorso in Francia, in occasione del Salon du Montreuil. Un grandissimo formato, alto 42 cm, per una storia di emozioni impalpabili, segrete: la storia di Titus, un bambino che non parla, chiuso nel suo mondo di fantasia. Il testo è una confessione delle emozioni che abitano questo mondo (che è poi il mondo di tutti i bambini), e della rabbia per l’incomprensione degli adulti.

01

Au pays de Titus, di Claudine Galéa, Goele Dewanckel, Ed. du Rouergue 2008
041
Au pays de Titus, di Claudine Galéa, Goele Dewanckel, Ed. du Rouergue 2008

Il mondo degli adulti è tradotto dall’illustratrice con un grafismo nero, duro, fatto di parole urlate e affastellate, di figure rigide, di punti esclamativi aggressivi, ed è contrapposto al mondo colorato del bambino, fatto di linee morbide, sognanti.
Titus, studia. Titus non correre. Titus smetti di sognare. Titus mangia bene. Titus non lasciare la porta aperta... Titus, scappa da una finestra immaginaria e dice costernato:  I grandi ripetono tutto il tempo la stessa cosa. Hanno paura che non li sentiamo. Vogliono essere sicuri. Cercano tutto il tempo di prendermi.

021
Au pays de Titus, di Claudine Galéa, Goele Dewanckel, Ed. du Rouergue 2008

Titus innervosisce i grandi perché al posto di mangiare i piselli si mette a contarli, perché non riesce a concentrarsi sugli studi, perché passa troppo tempo perso nei suoi pensieri, perché arriva sempre tardi, perché perde tempo. Ma lui (solo il lettore è messo a parte di questo segreto di bambino) è molto occupato. Molto, molto occupato. Occupato come un esercito di formiche laboriose. Ecco alcuni esempi del “lavoro” quotidiano di Titus (il testo è davvero stupendo):

Io ondo Io luccico Io lucertolo Io ranocchio Io nottambulo Io nevico Io coccinello Io mille-piedo Io scoiattolo Io silenzio

031
Au pays de Titus, di Claudine Galéa, Goele Dewanckel, Ed. du Rouergue 2008
05
Au pays de Titus, di Claudine Galéa, Goele Dewanckel, Ed. du Rouergue 2008

Io non ho mai abbastanza tempo per pensare a tutto quello che voglio. Da dove viene la pioggia? Dove va il sole? Perché il cielo non cade? Le onde si fanno male contro le rocce?

08
Au pays de Titus, di Claudine Galéa, Goele Dewanckel, Ed. du Rouergue 2008

Il mondo degli adulti va sempre più veloce. Spiccati Titus! Saremo in ritardo Titus! Ti lascio ancora 5 minuti e poi basta. Mi stai facendo perdere tempo Titus! Il mondo di Titus va sempre più lento: Io aspetto che la cioccolata diventi tiepida, poi fredda. Faccio lentamente il giro del viso di mamma con le mie labbra. Mangio i piselli ad uno ad uno. Come trovare un dialogo tra questi due mondi?

09
Au pays de Titus, di Claudine Galéa, Goele Dewanckel, Ed. du Rouergue 2008

Il libro è una denuncia alla fretta degli adulti, al loro continuo urlare parole “educative” ed inutili, riprendere, correggere, sgridare, non capire, al loro non sapersi fermare, stare in silenzio. Forse è un pochino troppo netta (facile) la contrapposizione adulti/bambino, nero/colore, ma quando l’ho letto mi sono ricordata con chiarezza inossidabile che anche l’infanzia ha confini così netti. Sentimenti così assoluti. Mi sono ricordata leggendolo, l’odio che provavo per il mondo degli adulti quando ero arrabbiata, quando li vedevo occupati dalle loro responsabilità e dimentichi delle “cose importanti”: i fiori, il silenzio della notte, la pioggia che scivola sui vetri, i germogli, una pigna nana trovata per terra… Ed è stata un’emozione fortissima.

10

NB: le immagini presenti in questo post sono state pubblicate con il permesso delle Editions du Rouergue, ogni riproduzione è vietata dalla legge sul diritto d’autore.


Out of the Inkwell

Max e Dave Fleischer, Out of the Inkwell , serie di animazioni prodotte in America tra il 1919 e il 1929.
Nel cortometraggio qui sopra abbiamo un divertente passaggio tra cinema d’animazione e illustrazione. In uno studio di artisti il personaggio disegnato prende vita sul foglio… e se ne va. Un’Icaro involato alla Queneau!

Leggi la storia del cinema d’animazione


Mostre, festival illustrazione autunno 2009

artelibro09

Bologna
Il 24 settembre inaugura il FESTIVAL ARTELIBRO.
Sul sito potrete trovare il programma dettagliato. Segnalo, tra gli altri molti eventi:
Quando l’arte entra nei libri per bambini sabato 26 settembre, promosso da Artelibro – Les Trois Ourses
Incontro con l’illustratore Svjetlan Junacovic sabato 26 settembre
L’arte di illustrare, conferenza di Junakovi? Svjetlan – Sanna Alessandro – Tessaro Gek, si potranno vedere gli illustratori disegnare. Sabato 26 settembre.
L’incredibile storia del bambino terribile e della bambina uccello, Anna Castagnoli, Editori Logos e Topipittori. Domenica 27 settembre (vedi più sotto).
Il festival si conclude il 27 settembre.
APTICA, ALLA SCOPERTA DEL LIBRO TATTILE ILLUSTRATO mostra alla Biblioteca Salaborsa, dal 25 settembre al 24 ottobre. (scarica il Pdf della conferenza sui libri tattili).

Cover_Castagnoli
Anna Castagnoli e Susanne Janssen, L’incredibile storia del bambino terribile, OQO Editora e Logos

Bologna, Festival Artelibro
Anna Castagnoli presenta il libro: L’INCREDIBILE STORIA DEL BAMBINO TERRIBILE E DELLA BAMBINA UCCELLO, Logos edizioni.
Sono stata inviata a presentare il mio libro in occasione del Festival. Seguirà un dibattito con I Topipittori e gli editori Logos sull’importanza di un linguaggio “non convenzionale” nei libri per l’infanzia.
Domenica 27 settembre dalle ore 10 alle ore 11.

loc09

Padova
ILLuSTRABILIA, un viaggio nel mondo dell’illustrazione.
Fino al 4 ottobre moltissimi illustratori contemporanei in diverse mostre per la città.

.
maus

MILANO, Galleria Nuages
MOSTRA SU ARTE SPIEGELMAN

Fino al
17 ottobre 2009
Orari:
Martedi / Venerdi: 14-19
Sabato: 10/13 – 14/19
Domenica e Lunedì: chiuso
Potete leggere una bella intervista a Spiegelman sul Sole 24 ore.

quentinblakeUn’immagine di Quentin Blake

Genova, Museo Luzzati
IL MONDO DI QUANTIN BLAKE, esposte oltre 100 tavole originali.
Fino al 10 gennaio 2010

Illustrarama

Frascati (Roma), SpazioZip
ILLUSTRARAMA, mostra sull’illustrazione a cura di Davide De Cubellis.
Presenti in mostra: Simone Rea, Elisabetta Melaranci, Davide DeCu, Lorenzo De Felici, Daniela Tieni, Silvia Santirosi, Marco Bevivino, Luca Laurenti.
Dal 16 settembre al 20 settembre 2009
e dal 21 settembre al 4 novembre 2009 (su prenotazione).

Zavrel
Un’immagine di Å t?pán Zav?el

Parma, Palazzo Eucherio Sanvitale
IL MAGICO MONDO DI STEPAN ZAVREL, mostra delle sue tavole originali.
dal 3 ottobre al 1 novembre 2009

Sarmede (Treviso)
Il 17 ottobre 2009 inaugurerà la 27esima mostra LE IMMAGINI DELLA FANTASIA
fino al 20 dicembre 2009
Sul sito della mostra (nuovo) potrete trovare molte altre iniziative e mostre itineranti.

Se siete a conoscenza di altri eventi intorno al libro illustrato non esitate a scrivermi a figuredeilibri(at)gmail.com


Illustrazione e cinema d’animazione, parte III: la lanterna magica

Questa ruota sotto la quale ruotiamo è simile a una lanterna magica. Il sole è la lampada, il mondo lo schermo. Noi siamo le immagini che passano.
Omar Khayyâm (1048-1131, Persia)

Avevano escogitato, per distrarmi nelle sere che mi vedevano un aspetto troppo infelice, di regalarmi una lanterna magica, con cui, mentre si aspettava l’ora del pranzo, coprivano la mia lampada; e, al modo dei primi architetti e maestri vetrai dell’età gotica, essa sostituiva all’opacità delle pareti impalpabili iridescenze, soprannaturali apparizioni multicolori, dov’eran dipinte leggende come in una vetrata vacillante e momentanea.
Marcel Proust (1871-1922 Parigi)

lanternaio

Incerta è la nascita della lanterna magica, c’è chi dice che fu inventata già nel medioevo da Ruggero Bacone, il Doctor Mirabilis, chi colloca le sue origini ancora più indietro, individuandone la presenza in testi mistici e descrizioni di riti stregoneschi…
…chi invece ne colloca l’apparizione scientifica negli studi di Descartes e Kepler. Nel 1671 Athanasius Kircher, un gesuita tedesco, pubblica un ricco inserto enciclopedico dal titolo: Ars Magna Lucis et umbrae in mundo (La grande arte della luce e dell’ombra nel mondo). Kircher migliora la camera oscura di Descartes ponendo davanti alla scatola una fonte di luce artificiale, e sistemando davanti al foro d’ingresso della luce, immagini dipinte su una lastra di vetro. La lanterna magica come oggi la conosciamo fa il suo debutto.

lanterne_oggetto
Una lanterna magica di fine ‘800

Col tempo la lanterna magica subisce varie innovazioni, aiutate dalle scoperte scientifiche in campo ottico. Fondamentale scoperta è la persistenza retinica: un’immagine resta impressa nella retina più a lungo della sua reale presenza davanti all’occhio. Questa scoperta sarà anche alla base della nascita del cinematografo. (Bisognerebbe non trascurarla quando si sviluppano le tavole di un album illustrato).
Vengono via via inventati: il Mondonuovo, il Taumatropio (1824), semplice apparecchio dove la rotazione successiva di due immagini poste sui due lati di un dischetto rotondo creava un effetto di movimento, il Fenachistoscopio, il Cineografo e lo Zootropio. Le proiezioni avvenivano nelle piazze durante le fiere, o nelle case dell’artistocrazia europea. Il loro uso entrò anche nella pedagogia scolastica, per facilitare l’attenzione dei bambini.

scuola_lanterna

Lanterna Magica, raffigurati il principe di Orange (Willem V, Oranje Nassau 1748-1806) con la moglie e 3 figli.

Le illustrazioni dovevano rispondere a certi requisiti per facilitare l’effetto ottico, e allo stesso tempo dovevano adattarsi ai materiali su cui erano dipinte. Da qui i loro colori “piatti” e la loro vivacità, le forme semplici per una lettura immediata, etc. Caricaturisti ed illustratori venivano ingaggiati per creare questi meravigliosi vetrini colorati, e via via che la tecnica della riproduzione del movimento si perfezionava, anche il disegno cambiava, adattandosi alle esigenze. Gli sfondi si facevano bianchi o neutri per aiutare l’occhio a concentrarsi sull’oggetto in movimento, i personaggi venivano stilizzati per animare con semplicità bocca e occhi e movimento degli arti…
E’ facile immaginare quanto l’evoluzione di questo stile, insieme alle scoperte sul movimento, abbiano contribuito alla nascita del fumetto e più tardi al gusto dell’illustrazione moderna.

rane

Dalla collezione di Gerhard Honegger, Museo svizzero dalla macchina fotografica
lanterne_cappuccetto
Sopra e sotto, vetrini ottocenteschi per proiezioni con la lanterna magica

lastrina

Yellowkid
The Yellow Kid, Richard Felton Outcault, uno dei primi personaggi del fumetto, animato tra il 1894 e il 1896

Il cineografo, commercializzato già nel 1868, era una sorta di libricino dove girando velocemente le pagine si potevano vedere figure in movimento. Ne esistono versioni acquistabili ancora oggi, e non smetterò mai di ricordare agli illustratori che questo “effetto movimento” si crea automaticamente (anche se meno velocemente) nell’album illustrato, per via dello scorrere delle pagine. Un esempio di utilizzo di questo effetto lo troviamo in moltissimi album, come L’anatra la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch, o  Le petit chaperon rouge, la scène de la chemise de nuit di Jean-Luc Buquet, dove la collocazione dei personaggi sempre nello stesso punto della pagina, ripresi a intervalli regolari di movimento, crea un effetto cinematografico. Se scorrerete velocemente un pdf delle immagini di questi libri le vedrete “animarsi”. (Ci tengo però a precisare che in un’intervista Wolf Erlbruch negava di aver creato appositamente, nel suo libro sulla morte, una danza macabra, ma che alcune scelte stilistico-narrative avevano poi portato alla conseguenza di questo effetto).
Erlbruch1

Wolf Erlbruch: L’anatra la morte e il tulipano, Edizioni E/O 2007

Erlbruch2

Wolf Erlbruch: L’anatra la morte e il tulipano, Edizioni E/O 2007


REYNAUD
Il teatro ottico di Emile Reynaud, 1877

Nel 1877 Émile Reynaud modifica lo Zootropio e inventa il Prassinoscopio e il Teatro ottico. Nasce il primo cinema di animazione. Una prima proiezione di questa magia fu messa in scena da Reynaud il 28 ottobre 1892 al museo Grévin di Parigi. Possiamo vedere qui sotto uno dei suoi brevissimi disegni animati, che chiamò pantomime luminose.


Il teatro ottico di Emile Reynaud

Ecco, questa piccola incursione nel pre-cinema e nell’illustrazione si è conclusa, illuminando me (e spero voi) su certe influenze reciproche. Si potrebbe indagare oltre, ma un blog non è la sede più adatta.
Non ho però finito di annoiarvi! Ora mi è venuta un’irresistibile voglia di analizzare la storia del “movimento” nell’arte delle figure. Come viene “codificato” il movimento attraverso i millenni?

Torna alla parte I
Torna alla parte II, le ombre cinesi

Da non perdere la mostra:
Lanterne magique et film peint“, in co-produzione col Museo del cinema di Torino.
Dove : Cin̩math̬que fran̤aise РParigi
Quando : dal 14 ottobre 2009 al 28 marzo 2010