Bologna Book Fair 2009, intervista ai giurati: Beatrice Masini

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Beatrice Masini

Dopo il dibattito sulla Mostra Illustratori 2009, e una lunga carrellata di interviste agli illustratori ascoltiamo finalmente il punto di vista di uno dei membri della giuria che ha selezionato la Mostra Illustratori 2009: Beatrice Masini, scrittrice, responsabile editoriale Fabbri e Rizzoli.

Non è ideale come inizio per un’intervista a un giurato ma devo confessare che la Mostra Illustratori di quest’anno non mi è piaciuta molto. Molte tavole erano graziose ma non avevano, trovo, la forza di raccontare una storia. Questo sentimento è stato condiviso da altri addetti al settore.
Ho avuto la sensazione che mancasse un messaggio chiaro da parte della giuria. La mia domanda è:  questo messaggio esiste? Al di là dello scegliere una tavola per i suoi meriti, una giuria cerca di indicare delle direzioni stilistiche? Una corrente?

Una giuria non è un coro concorde di persone, è un insieme di personalità molto diverse. Che queste diversità affiorino nelle scelte è fatale. Che queste diversità diano segnali contrastanti è ovvio. Ma non credo che si tratti di incoerenza. Le scelte sono solo uno specchio della varietà delle proposte. E non penso che il compito della giuria fosse o sia di dare un messaggio. Credo sia impossibile, poi, individuare ed enfatizzare, nelle opere prese in considerazione, un filone, una tendenza, una corrente, con duemilasettecento partecipanti, ciascuno teso, con risultati più o meno efficaci, a sottolineare la propria voce, il proprio codice. Al massimo si possono riconoscere le scuole. Ma a cosa serve? Che esercizio è? Può esistere una scuola molto seguita in cui però fanno spicco per originalità una o due voci, e il resto è brusio di sottofondo.

Uno dei criteri-guida nella scelta comunque è stato proprio la capacità delle tavole di dire una storia – l’inizio, una scena, una semplice idea, una battuta. Attenzione, però: l’illustrazione può vivere anche senza parole, e molti album riusciti ce lo dicono, ma pretendere che dica sempre tutto da sola è eccessivo. Insomma, il rapporto di scambio e contrasto con la parola non va dimenticato. Il che vuol dire che molte volte bisogna immaginare la parola non detta, più che quello che la tavola cerca di dirci da sola. Immaginare il matrimonio fra le parole che non ci sono e il frammento di storia che le figure stanno dicendo.

Quali sono i criteri principali che avete utilizzato per scegliere? Ho letto sul catalogo che non eravate perfettamente d’accordo su questi criteri. Ci sono stati dibattiti interessanti?
Il primo criterio è stato la qualità tecnica del lavoro. Non si può pensare che un illustratore, affermato o di scuola, non padroneggi le basi della tecnica e della composizione. Quindi le prime a essere scartate sono state le tavole manchevoli da questo punto di vista, e direi che in questa fase non c’è stata discordia tra i giurati. Da qui in poi è entrato in scena il gusto. C’è chi ama le tecniche d’incisione e chi no; chi ama le tavole luminose e chi quelle scure. Spesso chi era poco incline a promuovere un’immagine è stato convinto dalle ragioni degli altri, sempre argomentate con molta precisione e passione; qualche volta no, e ha prevalso la maggioranza. Tutti i dibattiti sono stati interessanti – e ce ne sono stati molti – proprio per la diversità di ruoli e mestieri coinvolti.

Come si svolge la scelta durante la selezione? Si mettono da parte i disegni scelti? Quanto tempo ci vuole ad elaborare un giudizio finale?
La cosa più semplice, è la prima, è escludere i disegni che proprio non funzionano. Ma a tutti viene data una seconda possibilità. Da qui in poi le fasi di visione sono molto numerose. Prima si procede individualmente, e poi insieme. Abbiamo impiegato due giorni e mezzo di lavoro ad arrivare al giudizio finale.

Abbiamo notato nella Mostra molti stili simili, alcune volte degli stili-copia di altri illustratori (penso a Iku Dekune e a come ha influenzato il Giappone). Dove si colloca secondo lei la frontiera tra corrente artistica e copia?

Me lo chiedo tutte le volte che riconosco un segnale – un modo di disegnare gli occhi, o le bocche, o di applicare una tecnica – che improvvisamente dilaga e diventa fastidiosamente di moda. Ma gridare al plagio è un gioco facile. Un’illustratrice molto imitata è stata Giulia Orecchia; oggi è la volta di Octavia Monaco, di AnnaLaura Cantone. Tutti noi, in qualunque campo, abbiamo dei modelli, e cercare di imitarli può essere una buona tecnica di lavoro. Ma dovrebbe essere questo, un esercizio di stile, e non trasformarsi nell’assunzione di uno stile. Istintivamente io rifuggo dalle copie troppo copie, mi infastidiscono, penso che chi le ha fatte non abbia ancora trovato una sua strada e mi dispiace per lui.

In qualche parola una definizione di illustrazione?
Un racconto per immagini. Con o senza parole. Che funzioni anche senza parole. E dica altro rispetto alle parole, quando ci sono.


Bologna Book Fair 2009, intervista ai giurati: Eduardo Filipe

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Eduardo Filipe

Dopo il dibattito sulla Mostra Illustratori 2009, e una lunga carrellata di interviste agli illustratori ascoltiamo finalmente il punto di vista di uno dei membri della giuria che ha selezionato la Mostra Illustratori 2009: Eduardo Filipe, ideatore e responsabile organizzativo di Ilustrarte (Portogallo)

Non è ideale come inizio per un’intervista a un giurato ma devo confessare che la Mostra Illustratori di quest’anno non mi è piaciuta molto. Molte tavole, per quanto graziose non avevano, trovo, la forza di raccontare una storia. Questo sentimento è stato condiviso da altri addetti al settore.
Ho avuto la sensazione che mancasse un messaggio chiaro da parte della giuria. La mia domanda è:  questo messaggio esiste? Al di là dello scegliere una tavola per i suoi meriti, una giuria cerca di indicare delle direzioni stilistiche? Una corrente?

Non credo si possa parlare di un messaggio della giuria. Né di quella di Bologna né di altre. I membri di una giuria scelgono in base ai loro gusti, cioè in base alle loro esperienze, riferimenti, contesti culturali. Se, per caso, c’è una grande affinità di gusti, questo potrebbe tradursi in una coerenza di scelte interpretabile come un messaggio. Questo per dire che non credo che la selezione di quest’anno sia molto diversa da quelle precedenti. Se vogliamo parlare di direzioni stilistiche bisognerà, a mio avviso, osservarne l’evoluzione su diversi cataloghi.

Quali sono i criteri principali che avete utilizzato per scegliere? Ho letto sul catalogo che non eravate perfettamente d’accordo su questi criteri. Ci sono stati dibattiti interessanti?
Questa domanda è tipica. La risposta anche, perché i criteri restano sempre gli stessi: l’originalità, la composizione, la tecnica, il rapporto con il tema, la capacità a raccontare, a creare un atmosfera, in una parola: la qualità. Francamente non credo che questa sia una questione importante perché sono in gioco materie troppo soggettive. Possiamo facilmente  difendere un lavoro per le stesse ragioni che qualcuno a fianco può usare per respingerlo. Dunque i dibattiti possono essere molto interessanti per conoscere il punto di vista degli altri, ma non conducono necessariamente a un risultato consensuale. Alla fine bisogna trovare un compromesso, o accettare la decisione della maggioranza.
Nella giuria di quest’anno effettivamente non eravamo sempre d’accordo sulle scelte, ma non più che in altre giurie a cui mi è capitato di partecipare o assistere.

Tu fai questo lavoro ogni due anni, con il concorso Ilustrarte. Quali sono i criteri migliori secondo te per selezionare una mostra? Cosa cerchi quando guardi delle illustrazioni?
Come ho detto sopra, i criteri sono sempre gli stessi. Non mi ripeto, alla fine quello che conta è l’occhio. E’ il fatto di aver visto migliaia di immagini e di essersi fatti un’idea di quella che è la qualità. Io (credo di averlo scritto nel mio testo sul catalogo) cerco l’originalità, la novità, la sorpresa.
La selezione a Ilustrarte si svolge in modo molto simile a quella di Bologna. L’organizzazione non interferisce. I giurati cercano di fare il lavoro più onesto possibile, vale a dire, scegliere i migliori secondo il loro gusto. Ma sono molto consapevole delle difficoltà e delle possibili ingiustizie. Vorrei qui aggiungere una parola per gli artisti non selezionati: non prendetela troppo seriamente. Non è che una scelta tra le scelte possibili, risultato di un gruppo di persone particolari in un dato momento. Nient’altro.

Come si svolge la scelta durante la selezione? Si mettono da parte i disegni più belli? Quanto tempo ci vuole ad elaborare un giudizio finale?
Il processo è semplice. L’organizzazione aveva già operato una preselezione, ma abbiamo lo stesso guardato tutto e ripescato molti lavori. Dopo abbiamo percorso i disegni insieme e votato i rifiuti: 3 voti contro = rifiutato; due voti contro = se ne discute. I disegni rifiutati venivano spostati, ma restavano comunque visibili. La procedura è stata ripetuta fino a quando abbiamo raggiunto il numero di disegni da selezionare. Abbiamo avuto tutto il tempo che volevamo.
Bisogna capire che c’è un problema di quantità. Quest’anno ci sono stati più di 2500 partecipanti e ne potevamo selezionare solo un centinaio. E’ veramente tanto. E’ ovvio che non si può guardare un numero così alto di disegni con la stessa attenzione con cui se ne guarderemmo cento. Ovviamente ci saranno stati ottimi disegni che non sono stati selezionati, ovviamente ce ne saranno stati di meno buoni che sono passati. Malgrado gli sforzi.

Ho notato nella Mostra molti stili simili, alcune volte degli stili-copia di altri illustratori (penso a Iku Dekune e a come ha influenzato il Giappone). Dove si colloca secondo lei la frontiera tra corrente artistica e copia?
E’ difficile dirlo. E si rischia di essere ingiusti. Credo di aver scritto anche questo sul mio testo (nel catalogo): a volte accusiamo un artista di fare sempre le stesse cose. Altre di non avere uno stile personale. A volte elogiamo un illustratore perché ci fa pensare a un pittore famoso. Altre volte lo accusiamo di essere troppo simile a. Bisogna essere coscienti che tutti influenzano tutti e che l’arte è unaricreazione tanto quanto una creazione.

In qualche parola una definizione di illustrazione?
Una illustrazione per me è un’opera d’arte, un’immagine, che racconti.
Prendetela in senso lato: mi ricordo del libro di Rémy Charlip On dirait qu’il neige, dove non ci sono che pagine bianche e, ciò nonostante, raccontano una bellissima  storia.


Mostra Illustratori Bologna 2009: Ely Nakayama

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Ely Nakayama, Tavola selezionata alla Mostra Illustratori 2009, Bologna
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Ely Nakayama, Tavola selezionata alla Mostra Illustratori 2009, Bologna

Dopo il dibattito sulla Mostra Illustratori 2009, ascoltiamo il punto di vista di uno degli illustratori selezionati quest’anno:

Innanzitutto complimenti per la selezione! Prima domanda: le tavole sono state fatte ad hoc per Bologna o facevano parte di un altro progetto/ di un libro?
Sono state fatte per Bologna.

Hai già pubblicato libri? Quanti?
Il primo libro sarà pubblicato a settembre dall’editore Agaworld (Corea)

Cosa pensi della qualità della mostra di quest’anno? (della scelta dei giurati, del suo allestimento, dello stile “in vogaâ€-se ne hai individuato uno o diversi…etc)?
Non saprei dirti per quanto riguarda la scelta dei giurati. La qualità della maggior parte dei selezionati è buona o ottima e una piccola minoranza con lavori inadeguati.

Avresti preferito poter allegare alle tue immagini una storia o un testo?
Nessun membro della giuria avrebbe il tempo per leggere un testo o una storia di ogni concorrente, ma la Mostra sarebbe più ricca se accanto alle tavole si potesse aggiungere una frase riassuntiva.

Pensi che sia giusto che la mostra sia aperta democraticamente a tutti (professionisti e principianti) o preferiresti due sezioni distinte?
Preferirei professionisti e principianti insieme perché ci sono tanti principianti molto talentuosi che certe volte superano i professionisti.

Se non è la prima volta che vieni selezionato a Bologna puoi raccontarci cosa ti ha portato la scorsa (o le scorse) selezione in termini di contatti/contratti/visibilità?
Sono stata selezionata nel 2007 e da allora non ho fatto niente per farmi conoscere perché sono stata presa da mie altre attività (durante la Fiera ho distribuito il portfolio a qualche editore). L’anno scorso, anche se non ho partecipato alla Mostra, sono stata contattata da un editore che mi ha incaricato un lavoro e sta per arrivarmi un altro dallo stesso editore.

Tutti gli illustratori sognano di far parte di questa mostra, ora quali altri traguardi ti prefiggi? Un nuovo concorso? Un sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe aver più tempo per partecipare ad altri concorsi ed essere più dotata di spirito imprenditoriale come illustratrice.


Concorso Scarpette d’oro (bando 2009)

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Concorso Scarpette d’oro
Tema: scarpe da favola
Oggetto: un’opera inedita, qualsiasi tecnica nel formato massimo di 40 cm x 50 cm
Premio: 2.000 euro + pubblicazione (cessione totale dei diritti, compenso totale del libro nel premio del concorso)
Scadenza: 1 giugno 2009
Bando in pdf
Gli alunni di una classe inventeranno una storia a partire dall’immagine vincitrice, l’illustratore sarà poi tenuto ad illustrare il testo che sarà pubblicato dalle edizioni Lapress.
Un buon sistema per pubblicare il primo libro. Hanno vinto le edizioni passate, tra gli altri, Maurizio Quarello e Cristina Pieropan.


Mostra Illustratori Bologna 2009: Valentina Sozzi

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Valentina Sozzi, Mostra Illustratori Bologna 2009
valentina_sozzi1Valentina Sozzi, Mostra Illustratori Bologna 2009

Dopo il dibattito sulla Mostra Illustratori 2009, ascoltiamo il punto di vista di uno degli illustratori selezionati quest’anno: Martina Merlini

Innanzitutto complimenti per la selezione! Prima domanda: le tavole sono state fatte ad hoc per Bologna o facevano parte di un altro progetto/ di un libro?

Le tavole sono state preparate appositamente per Bologna.

Hai già pubblicato libri? Quanti?

No, per il momento non ho realizzato nessun libro.

Cosa pensi della qualità della mostra di quest’anno? (della scelta dei giurati, del suo allestimento, dello stile “in vogaâ€-se ne hai individuato uno o diversi…etc)?

Ho apprezzato particolarmente le illustrazioni di Igor Maier, Shaun Tan e Pablo Amargo.
Le scelte della giuria mi sembra abbiano dato la possibilità di spaziare molto e la mostra mi ha lasciato piacevolmente disorientata.

Avresti preferito poter allegare alle tue immagini una storia o un testo?

Adesso il mio disegno ha l’esigenza  di essere accompagnato da una storia e sta prendendo altre direzioni, quando ho realizzato le tavole per Bologna  ero ancora convinta che le mie illustrazioni potessero raccontare senza bisogno di un testo.

Pensi che sia giusto che la mostra sia aperta democraticamente a tutti (professionisti e principianti) o preferiresti due sezioni distinte?

Non credo ci sia bisogno di una distinzione. E’ bello mettersi in gioco senza differenze.

Se non è la prima volta che vieni selezionato a Bologna puoi raccontarci cosa ti ha portato la scorsa (o le scorse) selezione in termini di contatti/contratti/visibilità?
E’ la prima volta che vengo selezionata alla Fiera del Libro, a parte la visibilità che la mostra offre non mi aspetto molto. Devo ammettere però che questo riconoscimento mi ha incoraggiato a continuare  la mia ricerca.

Tutti gli illustratori sognano di far parte di questa mostra, ora quali altri traguardi ti prefiggi? Un nuovo concorso? Un sogno nel cassetto?
E’ stata una bella soddisfazione essere stata selezionata.
Attualmente sto collaborando con una scrittrice per un progetto-libro e spero  che il lavoro finale verrà apprezzato.


Mostra Illustratori Bologna 2009: Arianna Tamburini

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Arianna Tamburini, immagine selezionata per la Mostra Illustratori 2009, Bologna

Dopo il dibattito sulla Mostra Illustratori 2009, ascoltiamo il punto di vista di uno degli illustratori selezionati quest’anno: Arianna Tamburini

Innanzitutto complimenti per la selezione! Prima domanda: le tavole sono state fatte ad hoc per Bologna o facevano parte di un altro progetto/ di un libro?
Si, le tavole sono state realizzate appositamente per il concorso, è un libro di Stefano Benni, Stranalandia.

Hai già pubblicato libri? Quanti?
No, non ho mai pubblicato.

Cosa pensi della qualità della mostra di quest’anno? (della scelta dei giurati, del suo allestimento, dello stile “in vogaâ€-se ne hai individuato uno o diversi…etc)?
Sono molto contenta della selezione perchè era molto differenziata, di buona qualità.

Avresti preferito poter allegare alle tue immagini una storia o un testo?

No, penso che sia bello poter immaginare le storia solo guardando le immagini, devono saperti raccontare qualcosa anche senza testo, penso che sia questo il vero lavoro di un illustratore. Se le immagini dovessero essere spiegate sarebbe la morte della fantasia, per noi illustratori e per i lettori.

Pensi che sia giusto che la mostra sia aperta democraticamente a tutti (professionisti e principianti) o preferiresti due sezioni distinte?
Non saprei…anzi direi NO, non sono d’accordo visto che Bologna è una vetrina importante per farsi conoscere, per cominciare a lavorare… penso che quando i miei libri saranno nelle librerie non avrò bisogno di partecipare a concorsi.

Tutti gli illustratori sognano di far parte di questa mostra, ora quali altri traguardi ti prefiggi? Un nuovo concorso? Un sogno nel cassetto?

Sto solo aspettando di poter pubblicare, spero che questa visibilità serva veramente a qualcosa.
Per adesso gli alberi sono in fiore, aspetto di raccogliere i frutti.