La giornata di Roger del 1925 + una breve riflessione
23 Ottobre, 2014
La journée de Roger, di M. Vanasek, è apparso in Francia in un’edizione di stoffa nel 1925. Il fatto che fosse di stoffa ci indica il target a cui era destinato. I libri di stoffa, infatti, possono essere maneggiati e succhiati, senza che si rovinino, da bambini molto piccoli.
Di questo libro, padre esemplare di tutti gli album del genere ‘Io-bravo-bambino-la-faccio-nel-vasino‘, abbiamo parlato nello scorso post. Come possiamo vedere, il bambino protagonista solo del libro è un sottotesto morale che incoraggia il bambino-lettore ad una proiezione totale con il protagonista: lo incita a ‘fare come lui’, anche quando nessuno lo vede.
Ci sarebbe molto da dire su questo genere di libri pedagogici. Oggi, da adulta, non mi piacciono per il loro sapore così noioso. Ma ricordo che da bambina possedevo Il manuale delle buone maniere di Candy Candy e lo adoravo. Mi piaceva fare come lei per essere più elegante ed educata, imitarla quando portava i libri in testa per imparare a stare dritta, o a non agitare le braccia camminando, al pari della sgraziata Iriza Legan. Non dobbiamo dimenticare che i bambini, per la loro necessità di imparare tutto, sono dei gran conformisti.
Questa sarebbe una buona ragione per riflettere, come autori e come illustratori, a cosa/come scriviamo o disegniamo per loro. Ma questa riflessione è un’operazione delicata e dovrebbe, nei limiti del possibile, non venir fuorviata da una caterva di stereotipi che abbiamo sui bambini (sempre molto aleatori per la loro contingenza storica e geografica).
Il delicato ‘travaso’ della cultura umana nelle menti dei bambini, generazione dopo generazione, è un processo profondamente iscritto nell’urgenza dei processi creativi, così come credo sia istintiva (biologica) la conoscenza delle modalità per farlo.
Per come la vedo io, gli illustratori e gli autori per l’infanzia che lavorano seguendo un bisogno creativo profondo rendono un servizio migliore ai bambini di quelli che pensano di dovere, a tutti i costi, trasmettere loro qualche messaggio ‘importante’.
Meglio lavorare per un target di extraterrestri simili a noi, che abitano un pianeta simile al nostro, ma dei quali non conosciamo né la lingua, né la cultura. È un esercizio che do sempre da fare ai miei allievi. Ma di questo vi racconterò la prossima settimana.
Fine della riflessione del giovedì.
Buon week-end a tutti,
Anna
(Avevo parlato della Giornata di Roger anche nel post sullo scandalo francese del libro ‘Tutti nudi!’).
25 Ottobre, 2014 at 10:47
“…gli illustratori e gli autori per l’infanzia che lavorano seguendo un bisogno creativo profondo rendono un servizio migliore ai bambini di quelli che pensano di dovere, a tutti i costi, trasmettere loro qualche messaggio ‘importante’”
Io sono pienamente d’accordo… e non è detto che non si trasmettano valori importanti comunque. Anzi pensi sia vero il contrario: più spesso infatti un lavoro creativo, concepito come tale, suscita e stimola valori e cognizioni spontaneamente e perciò più stabili nel futuro del bambino e del ragazzo poi.
Davide
25 Ottobre, 2014 at 10:48
Ps. grazie Anna