“Il potere dei gruppi”, breve trattato sulla felicità , e tre buoni consigli
3 Settembre, 2012Quest’estate appena trascorsa, deliziosa come un sorbetto al limone, la intitolo “il potere dei gruppi”. E ora vi racconto perché. Ma prima, una piccola premessa:
Premessa:
In qualsiasi attività artistica, più della tecnica, dello stile, della ricerca delle proprie fonti di ispirazione, credo che la cosa più importante da ricercare e approfondire sia “se stessi”. Questo vale, ovviamente, per qualsiasi esistenza. Ma se per altri tipi di mestiere un insuccesso su questo fronte non inficia necessariamente la capacità lavorativa, nei mestieri “artistici”, le conseguenze di una cattiva ricerca sono immediatamente visibili: in termini di difficoltà a lavorare, o di qualità della produzione creativa.
Ma cosa significa cercare se stessi? O diventarlo? Difficile dirlo. Winnicott definiva un individuo sano come qualcuno che ha trovato un buon compromesso tra la sua originalità e quello che la società e l’intorno gli chiedono di essere. Ma sappiamo anche che ben pochi artisti sono stati “sani”. Credo che non si tratti di adattarsi a un qualche tipo di definizione, ma di capire quali forze reggono il nostro personale equilibrio, senza renderlo troppo statico.
Questa parola: “equilibrio”, è fondamentale. Perché ci siamo noi, e ci sono gli altri (il mondo), e la tensione tra questi due poli è sempre problematica. Per poter dire “io” (come ci insegna la filosofia) dobbiamo nostro malgrado riconoscere la dipendenza dall’altro. E parallelamente (in un equilibrio paradossale fra questi due movimenti), per poter dire io, dobbiamo affrancarci dall’altro.
(Leggete, su questa dialettica, il meraviglioso racconto di E.A. Poe William Wilson. Se avete un Kindle potete scaricare il racconto gratuitamente qui).
L’artista è quella persona che va e che viene tra esterno e interno, tra l’io e l’altro, continuamente, come un pescatore di perle che si tuffa, risale in superficie, scambia le perle con qualcuno che gli dà in cambio ossigeno, e poi scende di nuovo giù, nel profondo.
Ora veniamo ai fatti:
Se vi ricordate, avevo iniziato l’estate con un viaggio ad Albarracin. Se vi ricordate, avevo parlato qui dell’incredibile forza che si sprigiona quando si riuniscono sotto lo stesso tetto persone con la stessa passione. Il viaggio era solo all’inizio… e oggi che sono tornata a casa, mi sento di dire che nel processo di ricerca del mio personale “equilibrio”, i gruppi hanno un potere terapeutico di inestimabile valore.
Keith Haring
Potere dei gruppi, 1
Appena tornata da Albarracin, senza blog (mio polmone di respiro sociale) e di colpo segregata nel mio studio, mi è caduto addosso il gnocco della solitudine. Pesante, goffo. Non ricordo più dove, avevo letto che uno scienziato aveva dimostrato che uno degli ingredienti necessari alla felicità era passare almeno 3 ore della giornata in compagnia di gente (diversa da compagni/e, parenti). E almeno un’ora, soli.
Anna Castagnoli, Parco del Putxet, Barcellona, disegno dal vero
Sola nel mio studio, un po’ abbacchiata, ho fatto due+due e ho realizzato che se spesso ero affetta da “paturnie” (anche chi mi conosce non ci crede, ma vi giuro che sono spesso affetta da segrete ambage esistenziali di vario tipo), era perché mi isolavo troppo.
Dal dire al fare c’è di mezzo, quasi sempre, una buona idea. Così pensai a 3 amici barcellonesi illustratori, che frequentavo saltuariamente, e proposi loro di riunirsi una volta a settimana, due o tre ore, per disegnare dal vero. L’idea entusiasmò i miei compagni, che accettarono subito. (Vi invito ad esportarla!). Ogni settimana scegliamo un luogo e partiamo con colori e quaderni alla scoperta di un angolo di Barcellona.
Anna Castagnoli, Bar Tripoli, Martina Franca, disegno dal vero
Mi ha sorpreso l’incredibile piacere che ho avuto nel disegnare, mentre chiacchieravo del più e del meno con i miei amici. Riscoprire il disegno come un gesto, un’attività fluida e spontanea dell’occhio e della mano. Riscoprire il piacere di guardare, come fosse la prima volta, un muro, un tronco, la piega di un braccio. Tra parentesi, imparare a guardare è la cosa più difficile di tutte. Ancora più difficile di disegnare.
Nell’antica Grecia, le idee migliori, ai filosofi (e che idee! Roba da non aver più niente da dire di nuovo per i due millenni successivi), sono venute passeggiando in compagnia.
Insegnamento sulla felicità 1: se hai le paturnie, trova degli amici con cui uscire a disegnare (o con cui uscire a passeggiare).
Keith Haring
Potere dei gruppi, 2
Venerdì 13 luglio, facendo qualche scongiuro (sono superstiziosa), sono partita alla volta di Roma, dove mi aspettava il corso sull’editoria tenuto da Paolo Canton, presso lo studio di Simone Rea.
Vi parlerò presto di questo bellissimo corso in un post a parte. Quello che qui vorrei riportare è il potere di questo corso sulla mia psiche.
Come premessa, dirò che faceva un caldo torrido, cosa che deve aver abbassato le difese a tutti, che presenti nello studio di Simone, durante il corso, c’erano anche due personaggi degni di un libro: il magnifico Orlando, detto anche “Il lottatore di Sumo”,
ed Ettorino (forse il cane più simpatico d’Italia, se ci fosse un concorso).
Non so cosa sia stato: se il caldo, i momenti di pausa in ottima compagnia, le mozzarelle di bufala e la porchetta che ci elargiva il papà di Simone a pranzo, il sorriso di Orlando, il fiato bollente di Ettorino sulle gambe, i massaggi di Ilaria, (che senza conoscerci ci ha massaggiati a turno tutti con mani fatate), le corse pazze sulla spiaggia di Ostia, i grossi aghi con cui infilzavamo panetti di fogli nel maldestro tentativo di rilegare libri, il fatto che ogni volta che finivamo un progetto, Paolo Canton faceva partire un grande e caloroso applauso (e sembrava che essere bravi fosse così facile)…
Alcuni momenti del corso di editoria e rilegatura di libri tenuto da Paolo Canton (editore Topipittori), Roma 2012
O forse il fatto che un gruppo, più di ogni altra cosa (quando è un buon gruppo), ti insegna di come ognuno è diverso, e di come sia proprio questa diversità , e la sua espressione, a creare valore aggiunto (abbiamo sempre una paura così grande, e così inutile, di essere “troppo” diversi). Insomma, qualcosa dentro di me ha fatto crack, il crack della matita di Roland nel libro di André François: un crack che rompe gli schemi, le rigidità , la paura di essere bravi, di piacere o non piacere. Sono ripartita verso casa che ero un’altra, alleggerita di un paio di tonnellate di ciccia psichica (e con due chili in più di ciccia vera, vedi sopra al capitolo mozzarelle e porchetta).
Insegnamento sulla felicità 2: frequentare luoghi dove bazzica gente generosa, simpatica, di buona cultura, appetito, doti chiropratiche, possibilmente con annessi cani bassotti e bambini.
Keith Haring
Potere dei gruppi, 3
Il corso che ho tenuto a Martina Franca dal 6 al 10 agosto, è stato un altro momento di gioia perfetta. Dopo il primo giorno di corso e reciproche conoscenze, ho dato appuntamento a tutta la classe per incontrarsi nella barocca, bianca, levigata piazzetta di Martina Franca, alle 7:30 del mattino dell’indomani, per disegnare dal vero prima dell’inizio del corso. La mia sveglia non ha suonato, o forse non l’ho sentita. Fatto è che il gruppo si è ritrovato per intero, facendo una levataccia, ma senza di me. Che figura barbina da parte di un insegnante! Quasi trent’anni fa, combinai lo stesso guaio con la mia classe delle medie. Dissi a tutti che prenotavo una pizzeria, poi non prenotai e mi dimenticai pure di andare, col risultato che la classe si ritrovò davanti alla suddetta pizzeria nel suo giorno di chiusura e la mia popolarità , già scarsa, ebbe la sua bastonata definitiva. Da quel giorno, mi guardai bene dall’organizzare di nuovo qualcosa per gli altri.

Alcuni momenti del corso di Anna Castagnoli (sottoscritta) sullo stile, a Martina Franca, Agosto 2012
Ma la vita, tant’è, quando non impariamo qualcosa, ci trascina prendendoci per un’orecchia davanti alla stessa stretta porta, e dai e dai, finché non la passiamo. Crediamo di sapere quello che dobbiamo imparare, e invece dall’altra parte della porta c’è una verità che non ci aspettavamo per nulla.
Le ragazze del corso non solo hanno perdonato questa mia distrazione, ma nei giorni a venire mi hanno coperta di disegni bellissimi, fiori, collane, pasticcini, affetto. (Ancora un grazie di cuore a tutte).
Insegnamento sulla felicità 3: si può sbagliare.
La mia estate è poi finita con una piccola vacanza fuori programma nella selvaggia, primitiva, isola di Minorca, in compagnia di due amici più che speciali. Ma questa è un’avventura che avrebbe bisogno di più di 200 pagine, per essere raccontata come si deve.
E la vostra estate? I vostri corsi? Ben ritrovati cari miei lettori, mi siete mancati!