1910-1920: un decennio di illustrazione per ragazzi. La grande guerra

6 Ottobre, 2014

Henri et Robert, fotografia di Paul Lancrenon, Francia 1913

Continuiamo il nostro viaggio nell’illustrazione per ragazzi del 1900. Siamo nel secondo decennio. La Belle Époque sta per concludersi per sempre: nel 1914 scoppia la Grande Guerra, il primo conflitto mondiale.

A causa della fortissima plasmabilità dei bambini e dell’ancora altissimo tasso di analfabetismo degli adulti, l’infanzia diventa, nei primi decenni del 1900, il “punto d’Archimede” su cui poggia l’enorme, colossale, dislocazione di forze e valori che permetterà alla società moderna di nascere.

Ecco alcuni mutamenti:
–  la scolarizzazione diventa obbligatoria ed è rivolta a tutti, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza;
– nasce il concetto di bambino come piccolo cittadino che appartiene allo Stato prima che alla famiglia (necessità di educarlo ai nuovi valori della società laica e repubblicana).
crescono i  fenomeni di urbanizzazione, i bambini abitano spazi e ambienti nuovi (la casa ‘moderna’, più igienica e funzionale – Bauhaus);


L’enseignement de la liberté
, Roubille, Le Rire n°60, Parigi 1904

Una classe francese nel 1912

con tempi diversi per ogni nazione, inizia un processo di laicizzazione degli Stati: battaglie tra Chiesa e Stato per accaparrarsi l’educazione scolastica. (In Francia, dopo la separazione tra Stato e Chiesa, avvenuta nel 1904, vengono ristampate intere edizioni per ragazzi per cancellare da frontespizi e copertine ogni riferimento religioso).
–  produzione di oggetti, utensili e abiti in serie:  fioritura dell’industria del giocattolo e della moda; il bambino consumatore.
–  progredire della medicina, soprattutto in campo microbiologico: la scoperta dell’igiene come miglior mezzo di prevenzione; la pastorizzazione del latte; i vaccini di massa; i primi Uffici pubblici di igiene, etc.
– lotte per i diritti: diritti dei bambini (educazione obbligatoria, proibizione del lavoro infantile); diritti delle donne (diritto al voto negli Stati Uniti nel 1920, abbigliamento più libero: i primi pantaloni); diritto al lavoro, diminuzione degli orari di lavoro; lotte per i diritti degli afroamericani;
studi scientifici di pedagogia e di psicologia infantile: l”Educazione Nuova’, i grandi pedagoghi (li vedremo nel prossimo post);  l’educazione dei bambini nelle famiglie, a poco a poco, smette di avere uno stampo autoritario.
(The Slant Book, di Peter Newell, un libro storto dove un bambino in carrozzella, in una corsa folle, scappa allegramente dalle mani di adulti e polizziotti, data 1910. Il libro è stato riedito da Orecchio Acerbo con il titolo Il libro sbilenco. Potete anche sfogliarlo interamente qui).


The Slant Book, Peter Newel 1910

I libri illustrati diventano un mezzo concreto per educare le nuove generazioni.
La borghesia nascente impara dalle immagini dei libri, dalle riviste illustrate, dalle affiche, dalle etichette dei prodotti a proteggere ed educare i suoi bambini. Impara come lavarli, come prevenire le malattie, come vestirli, dove portarli in vacanza. Tutti, anche le classi povere, possono ambire ad avere figli ‘sani e sereni’.


East of the Sun and West of the Moon, Key Nielsen, Danimarca 1914 (potete vedere tutte le tavole qui)

Sono gli anni dei viaggi sui grandi transatlantici, in prima classe o terza; sono gli anni del turismo d’élite, verso mete archeologiche o verso la Côte d’azur; sono gli anni delle prime colonie estive per bambini e del turismo a scopi salutistici: mare, montagna, bagni di sole.
(I boy scouts nascono in Inghilterra nel 1907, in  America nel 1910).
Gonne e maniche vengono accorciate per facilitare il movimento nei nuovi habitat e rispondere ai diktat della vita ‘moderna’.
Un bambino felice è un bambino che non lavora, ma gioca o prende il sole.

The Water Babies, Jessie Willcox Smith, Stati Uniti 1916

Francia, una colonia estiva per bambini, 1911
Everyday Fairy Book, Jessie Willcox Smith, Stati Uniti 1917

Little Songs of Long Ago, Henriëtte Willebeek le Mair, G. Schirmer, NY 1912

Un bambino gioca con la collezione Schoenhut di animali da circo, bambole Billiken, e altri giochi, 1910c

Allo scoppiare della Grande Guerra, nel 1914, l’infanzia diventa il principale bersaglio della propaganda bellica e patriottica. Nelle vetrine dei negozi occhieggiano non più bambole di bisquit, ma cannoncini giocattolo, soldatini, carri armati in miniatura, bambole vestite da infermiera.
Nell’immagine qui sotto un’intera collezione di soldatini delle nazioni alleate alla Francia, firmata André Hellé, 1917.

Soldati delle nazioni alleate, André Hellé 1917,  Coll. Musée du Jouet © Ville de Poissy

Alphabet de la Grande Guerre, Hellé, André, Parigi 1917
En guerre ! Charlotte Schaller, Parigi, 1915, collezione BNF

Cambiano le materie e i programmi scolastici: si studiano le ragioni della guerra, la geografia della guerra, la necessità della guerra (quale miglior strumento propagandistico, in una famiglia analfabeta, di un ragazzo colto?).
Si moltiplicano giornalini, libri e cartoline illustrate con sfondi gloriosi di guerra.
Ma i bambini non sono solo il bersaglio della propaganada bellica: essi diventano lo strumento preferenziale per far breccia nella motivazione patriottica degli adulti.
“Porre fine a tutte le guerre
è lo slogan imperante. L’idea diffusa è che andare a combattere sia l’ultimo sforzo, quello finale e risolutivo: si va a combattere per i propri figli, perché una civiltà nuova, libera per sempre dall’incubo della guerra, possa sorgere”. (Fonte: Les Enfants dans la Grande Guerre, Amiens 2003).
Per fomentare l’odio verso il nemico o accaparrarsi qualche nazione ancora neutra, sui giornali si moltiplicano illustrazioni di bambini uccisi dall’avversario.

Un enfant de sept ans fusillé, Louis Boucher, 1914

Bambini che giocano alla guerra, 1914

La Tradotta, Antonio Rubino, «Corriere dei Piccoli», 1918

Al di là della propaganda, i bambini sono, ovunque, sotto ogni bandiera, le prime vittime della guerra: milioni gli orfani, migliaia quelli uccisi o mutilati. Scuole e ospedali di tutta Europa sono affollati di bambini rimasti soli; nasce in Francia il concetto di “Pupillo dello Stato”.

Nel 1918 finisce la guerra. Una nuova ondata di ottimismo e fiducia nel futuro sfocerà in quel pentolone di allegria a ritmo di charleston che sono gli anni ’20.

Sergio Tofano, Il signor Bonaventura, Corrierino dei piccoli, 1917, Italia

Nel 1919 apre la ditta Lenci (acronimo di Ludus Est Nobis Constanter Industria), che lancia in Italia e nel mondo le bambole in feltro (panno lenci), oltre a una nuova serie di arredi e giocattoli economici. Tra pochi anni persino le star del cinema, adulte o bambine, scimmiotteranno la boccuccia a cuore delle famose bamboline.

La bambola Lenci, Italia 1920

Stati Uniti, 1914
A House of Pomegranates, Jessie M King, 1915

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5 Risposte per “1910-1920: un decennio di illustrazione per ragazzi. La grande guerra”

  1. 1 Francesco
    6 Ottobre, 2014 at 10:30

    Interessantissimo, grazie!

  2. 2 PiùArte
    6 Ottobre, 2014 at 21:05

    Bellissimo approfondimento!
    In questi giorni alla mostra “La guerra che verrà non è la prima” al Mart di Rovereto si possono vedere anche una serie di oggetti dedicati all’infanzia durante la Prima Guerra. Tra tutte le cose un bellissimo Abbecedario illustrato sul tema della guerra con disegni molto interessanti e un po’ satirici.
    ciao ciao e grazie!
    PiùArte

  3. 3 Angela
    6 Ottobre, 2014 at 22:25

    Complimenti!
    Solo un appunto: i Boy scout nascono in Inghilterra nel 1907, creati da Baden Powell, ex generale della cavalleria britannica.
    Ma il senso del tuo bellissimo post non cambia, naturalmente

  4. 4 Anna Castagnoli
    7 Ottobre, 2014 at 9:29

    Grazie Angela!
    Aggiungo una nota.

  5. 5 Sofia
    7 Ottobre, 2014 at 10:17

    Questi post storici sono seriamente interessanti e io credo imprescindibili per gli illustratori. Grazie per tutto il lavoro che hai fatto.