Il rapporto testo-immagine. Parte I

31 Maggio, 2010

Illustrare un testo significa esplorare con l’immagine il campo semantico che quel testo ricopre. Un campo semantico potete immaginarlo come un campo in cui c’è un punto centrale dove il significato è più forte, e, allontanandosi da quel punto, diventa più sfumato e confuso, fino a scomparire.

FIGURA 1

gradiente

Prendiamo una parola molto semplice, la parola “SEDIA”: nel centro rosso, più denso, avremo la parola SEDIA rappresentante un oggetto d’uso comune, che serve a sedersi, che può avere diverse forme, ma che in linea generale ha un primo piano d’appoggio ad una certa altezza (circa la misura di un polpaccio d’adulto), uno schienale dove appoggiare la schiena, quattro gambe, etc.
Allontanandoci dal centro rosso verso la zona rosa,  potremo avere dei significati che girano intorno alla parola sedia: l’AZIONE DI SEDERSI e per associazione il momento dell’essere seduti a tavola, gli oggetti a cui viene associata: TAVOLO, SALA DA PRANZO, ad esempio.
Se al campo semantico dell’uso, sommiamo quello della forma, avremo forme che assomigliano alla sedia: OGGETTI CON QUATTRO GAMBE. Se quello della materia: COSE DI LEGNO.
Se ci allontaniamo ancora, potremo osservare che il significato scivola intorno a quello che rappresenta emotivamente la sedia e/o l’atto del sedersi: incontreremo immagini come il RIPOSO, la STANCHEZZA, un momento di PAUSA…
Ancora più lontano potrà capitare di inciampare in significati come la VECCHIAIA, la FATICA di VIVERE, la SOLITUDINE , la CALMA DELLA CONTEMPLAZIONE, etc…
(Se nel centro rosso ci fossero state DUE SEDIE, avremmo incontrato nella zona gialla figure come il DIALOGO, la CONVIVIALITA’, l’AMICIZIA, etc).
Ci saranno poi significati perduti in una zona periferica, quasi bianca, connessi al centro rosso da diversi passaggi d’associazioni, ma ormai troppo lontani per essere ammessi a far parte della parola SEDIA. Ciò nonostante, se i passaggi sono stati fatti con cura, avremo lo stesso qualcosa che è stato irradiato dalla parola SEDIA (la poesia contemporanea offre esempi a bizzeffe).
Siamo nel regno misterioso del linguaggio e delle associazioni del pensiero, mi piacerebbe approfondire, ma lo faremo in un’altra occasione.

Per adesso mi interessa che voi abbiate chiaro cosa intendo per CAMPO SEMANTICO.

FIGURA 2

lefiguredeilibri.disegnosedia

Adesso giochiamo che io devo spiegare a qualcuno che non conosce la mia lingua, che cosa è una sedia (non avendone una a disposizione). Ne disegno una (FIGURA 2). Per farmi capire bene, resterò nel centro più rosso del campo semantico della parola SEDIA: disegnerò l’ OGGETTO SEDIA, scegliendo tra i tanti possibili modelli, il più comune.
Ora, se ci pensate bene, è ben curioso che  la manciata di segni presenti nella FIGURA 2, che non hanno niente a che vedere con una sedia (non sono di legno, non hanno un peso, non sono tridimensionali, non servono a sedersi…), comunichino con un’efficacia quasi universale che cosa è una sedia.
Chiunque abbia fatto esperienza del sedersi su una sedia, guardando l’oggetto disegnato nella FIGURA 2, capirà che è una sedia, anche se non ha mai visto quel modello di sedia.
Né il segno linguistico SEDIA, né il disegno della FIGURA 2, sono una sedia. Entrambi stanno per, indicano l’idea di sedia. Ma lo fanno in modo diverso.Vediamo come.

L’IMMAGINE:
Nel caso della FIGURA 2 l’immagine ASSOMIGLIA in qualche modo misterioso all’oggetto
, ne imita la forma, gli ruba la struttura principale.
E’ così semplice che nella FIGURA 3, un disegno di  Philippe Stark, invece di vedere delle linee, vediamo una sedia: i pochi segni usati da Stark sono, usando una formula matematica, il massimo comun divisore di tutte le sedie (eccezion fatta forse per qualche sedia di Le Corbusier! :-)

FIGURA 3

lefiguredeilibri.chaise_starkPhilippe Stark

Il SEGNO LINGUISTICO:
Il segno linguistico SEDIA, che è anch’esso un agglomerato di tratti, non assomiglia affatto alla forma di una sedia, ma la indica (la rappresenta) per un accordo sancito tra un gruppo di individui appartenenti allo stesso ceppo lingustico.
Il segno SEDIA, proprio perché più astratto, ricopre con maggior efficacia tutte le zone sfumate che stanno intorno al significato di SEDIA (vedi FIGURA 1).
Dentro la parola SEDIA sono contenute tutte le sedie del mondo, e forse anche un modello di sedia usato dagli abitanti di un pianeta fuori dalla nostra galassia, fatto di sola luce; contenuto nell’atratto della parola SEDIA, c’è un uomo seduto a contemplare il tramonto e c’è un artigiano che intreccia vimini sotto una fioca luce…
Se l’universalità comunicativa della FiGURA 3 batte la parola SEDIA in quanto a efficacia, quest’ultima si prende la rivincita in fatto di potenza comunicativa. L’immagine si limita a significare una delle zone semantiche irradiate dalla parola SEDIA, e non può esaurirle tutte. La parola SEDIA, se posso capirla perché parlo italiano e so leggere, le esaurisce tutte.

E’ per questa disinvoltura del linguaggio a farsi carico di un’area più grande di significato, che noi comunichiamo a parole e non scambiandoci cartoline illustrate, e allo stesso tempo è proprio per la vastità (mostruosa) dell’area di significato emanata dalle parole, che spesso affianchiamo ad esse delle immagini: per chiarire, per definire una fetta di campo semantico, per avvicinare significati lontani…
Le immagini affollavano i libri medioevali di viaggi e leggende, perché descrivevano con più efficacia un oggetto, o perché davano più credibilità alla parola “sirena“. Le immagini affollano la letteratura per bambini, perché il bambino non ha un’esperienza del mondo tale da permettergli di esplorare da solo tutto il campo semantico di una parola scritta.

segue… LEGGI IL SEGUITO: PARTE II

lefiguredeilibri.Sedia_gogh
Vincent Van Gogh, La chaise, 1888

Riassunto:

  • – Il campo semantico emanato da una parola è vastissimo (infinito? No)
  • – L’immagine esplora alcune zone del campo semantico di una parola, e non potrà mai essere esaustiva
  • – Immagine e parola hanno modalità diverse di comunicare il loro contenuto di significato: una di queste modalità è che l’immagine assomiglia all’oggetto, la parola no (escludendo rari casi di onomatopea)


Ora vi lascio con un capolavoro di interpretazione della parola “sedia”. Un film d’animazione firmato Fréderic Bach. (Per non vederlo a scatti, fate clic su play e poi di nuovo clic per metterlo in pausa e aspettare che si carichi completamente).
Alla prossima puntata!

Frédéric Bach, Crac!, 1986