Il mondo a cubetti: abecedari fotografici

12 Marzo, 2018
Alphabet, Gaston Karquel, con testi di Pauline David, Les Editions du Compas (1930 -40?)

Nell’accademia dell’isola di Lagado del viaggio di Gulliver, si proponeva l’espediente di una lingua universale:

…se le parole altro non sono che nomi per le cose, sarebbe stato molto più conveniente che gli uomini si fossero portati appresso quelle cose di cui intendevano parlare per qualsiasi faccenda. (…) questo progetto di parlare con le cose, (…) presenta solo questo inconveniente per cui, se un uomo ha da discutere di faccende complicate, è costretto a portarsi sulle spalle un sacco di cose, a meno che possa permettersi il lusso di farsi aiutare da servitori stracarichi. (…) Questa invenzione offriva anche un altro vantaggio, perché avrebbe potuto essere considerata come una lingua universale, compresa in tutte le nazioni civili che usano più o meno gli stessi tipi di utensili, il cui impiego sarebbe stato familiare ad ognuno.”

Swift era ironico, ovviamente, ma con l’intelligenza che permea tutto il suo libro aveva, come si suol dire, messo il dito nella piaga: la frattura tra linguaggio e mondo.
Per alleggerire i sacchi del linguaggio e della scrittura, i Fenici, che nel loro perigrinare mercantile avevano il problema di commericare merci che in ogni porto avevano un nome diverso, ebbero un’idea brillante: ridussero le cose a cubetti, inventarono l’alfa-beto.
I libri per bambini nascono proprio come abecedari, nel vano tentativo di ristabilire l’impossibile consonanza tra mondo e parola e offrirla al bambino.

Nonostante la fotografia abiti i libri per bambini fin dai suoi esordi (vedi questo post), la moda degli abecedari fotografici esplode nel 1930, in linea con il desiderio delle Avanguardie europee di trovare il cubetto perfetto del mondo, il modulo oggettivo, democratico, semplice, con cui poter ricostruire qualsiasi cosa, da un elettrodomestico a un palazzo architettonico a una città.

Emmanuel Sougez, Alphabet, Paris: Éditions Antoine Roche 1932

Alphabet, del fotografo Emmanuel Sougez, va in questa direzione anche nell’immagine di copertina, che fotografa cubi di lettere; all’interno, le parole sono declinate in tre lingue diverse: la lettera di inizio è il jolly – il cubetto magico – che può trovare il suo senso come capolettera in lingue diverse.
Trovate una analisi interessante di questo libro su questo blog, in francese.

Emmanuel Sougez, Alphabet, Paris: Éditions Antoine Roche 1932

Lo stesso anno, 1932, Sougez pubblica Regarde! con le edizioni H. Jonquières. Un imagier accompagnato da brevi testi che si ispira al successi americani di Mary e Edward Steichen (The first picture book e The second picture book).

Escono a ruota i libri di Pierda, pseudonimo del fotografo e illustratore Pierre Portelette, tre alfabeti illustrati con la fotografia. Ne bougeons plus…, con una bambina fotografa in copertina, Delagrave 1934, L’alphabet de Dzim et Boum e, nel 1935, Alphabet, sempre per Delagrave.

La copertina di Alphabet, con la copertina riprodotta sulla copertina che i bambini tengono in mano, è da capogiro: rimanda all’infinito gioco tra parole e mondo. Quale dei due nasce prima? Ci sarà un punto finale, ultimo, dove il linguaggio possa atterrare sul duro di un sasso, di una cosa senza nome?
Il libro all’interno presenta parole come “Immensità”, “Arrivo”.
Sempre in francese, trovate un lungo approfondimento online sugli alfabeti fotografici di Pierda su La joie par les livres.

Per gli appassionati di rimandi e infiniti giochi alla Borges, il paesino giocattolo fotografato da Pierda per la lettera F è un gioco disegnato dell’illustratore André Hellé, a sua volta illustratore di un abecedario (info qui).

Nel ’43, il maresciallo Pétain, che di lì a poco si mise a governare la Francia da Vichy insieme ai nazisti, ebbe un’idea luminosa come quella dei fenici, ma dal lato oscuro della luce: perché non fare un abecedario con se stesso come protagonista e insegnare ai bambini che il mondo è quello che dove lui è un eroe? Il libro fu distribuito in tutte le scuole della nazione e presentava ad ogni pagina il maresciallo stesso. Un genio della propaganda.

Abécédaire (du Maréchal Pétain), Bureau de Documentation du Chef de l’Eta, 1943

Senz’altro più allegro è l’Alphabet di Gaston Karquel (collega di Capa), con testi di Pauline David. Non sono riuscita a datarlo. Un negoziante online che lo vende a 900 euro lo data 1930, altri siti lo datano 1940, altri ancora 1950. Per i colori della copertina sarei propensa a credere che il commerciante sopracitato lo abbia ringiovanito di una decina d’anni, ma per le fotografie interne, molte delle quali ispirate all’idea futurista della città, dei neon e delle fabbriche come luoghi di incanto, avrebbe senso nel 1930. Se qualcuno risolve il mistero me lo scriva.

Alphabet, Gaston Karquel, con testi di Pauline David, Les Editions du Compas (1930 -40?)

Concludo questa carrellata con il bellissimo abecedario di Marcel Marceau, del 1971, dove il mimo interpreta a gesti la lettera oppure il significato più sottile della parola, in un alternarsi di giochi semantici, e

Marcel Marceau, The Marcel Marceau alphabet book, Doubleday, 1971

 

con il vincitore della medaglia Caldecott 1996: Alphabet City, di Stephen T. Johnson, dove finalmente le lettere ritornano a essere oggetti nel grande sacco del mondo.

Anna Castagnoli

Alphabet City di Stephen T. Johnson, Viking Children’s Books, 1996

Note:
– Da cercare anche A is for Art, sempre di Stephen T. Johnson, un abecedario con quadri astratti.
– Se conoscete altri begli abbecedari antichi e moderni, scrivete i titoli nei commenti.
– Da leggere su questo blog: Esattamente come gli atomiâ€, l’alfabeto è un sistema complesso di Anna Martinucci, e La fotografia nei libri per bambini: l’immagine tra realtà e metafora, di Anna Castagnoli.

2 Risposte per “Il mondo a cubetti: abecedari fotografici”

  1. 1 SILVIA
    13 Marzo, 2018 at 15:31

    ciao Ann vorrei leggere/imparare/esperimentare sulla composizione, magari anche con esercizi, cosa mi consigli?
    grazie
    Silvia

  2. 2 SILVIA
    13 Marzo, 2018 at 15:32

    scusa per la a mancante, fuggita via..