Regalare ai bambini il dono del disegno: un’illustratrice italiana in Nepal
20 Maggio, 2013I ragazzi al lavoro coi primi bozzetti per i murales da realizzare prossimamente qui alla Rarahil Scho
Marta Farina, una giovane illustratrice che avevo conosciuto anni fa a Sarmede, ci racconta di come è riuscita a conciliare la necessità di un lavoro con il suo amore per la cultura asiatica e il disegno: sta insegnando arte in una scuola nepalese, vicino a Kathmandu. Sulla sua esperienza sta tenendo un appassionante diario, su questo blog.
CHE CI FACCIO QUI?
Di Marta Farina
Sono ancora, e per l’ennesima volta, in Asia. Negli ultimi sette anni della mia vita ci sono tornata spesso ed ogni volta è stato per rimanervi a lungo. Se metto assieme tutti i periodi passati qui, di questi sette anni, più di due li ho spesi “perdendomi†piacevolmente per le strade d’Asia, visitando moltissimi paesi. L’India, soprattutto, rimane il mio grande amore, una terra in cui continuo a tornare e a sentirmi stranamente a casa, nonostante l’immensa diversità che contraddistingue le nostre rispettive culture.
Marta Farina, il viaggio di Shiva
Viaggiare è per me importante quanto dipingere: quando sorseggio una tazza di thè al latte in mezzo alla confusione di un mercato asiatico chiacchierando con un anziano signore che a malapena mastica un poco di inglese provo la stessa felicità di quando dipingo. Mi piace contemplare il mondo, specie se è molto differente da quella parte del globo da cui provengo; e di viaggiare anche per mesi e mesi di seguito col mio fedele zaino in spalla non mi stanco mai.
Amber, Marta Farina
Ho visto migliaia di templi, ammirato paesaggi da fiaba e dormito nei luoghi più disparati. Ho condiviso riso e dahl con gli abitanti dei villaggi alle pendici dell’Himalaya, incontrato ragazzini meravigliosi nelle pianure cambogiane, ammirato risaie verdi smeraldo nel piovoso nord del Vietnam, camminato sui sentieri a fianco di magrissime e forti donne delle tribù del nord della Thailandia, nuotato con le grandi tartarughe indonesiane, giocato con dei bambini sulle nere spiagge dello Sri Lanka, e molto molto altro ancora. In tutti questi mesi passati qui, tra lo splendore di una pagoda dorata del Myanmar e la bellezza di un lungo viaggio in buona compagnia a bordo di uno sgangherato autobus laotiano, non mi sono mai fermata in un luogo troppo a lungo. Questa volta è diverso.
Dzao woman, Vietnam, Marta Farina
Spesso i miei occhi si sono posati sulle schiene ricurve di donne intente nella raccolta dei cereali o del riso, o affannate nel trasportare l’acqua dalla sorgente sino a casa con grandi secchi di metallo. Quasi sempre hanno grandi mani piene di segni, sembrano stracci stropicciati dal duro lavoro e spesso appaiono più vecchie di quello che in realtà sono.
Io passo in mezzo a tutto questo e spesso disegno, sul mio taccuino di schizzi, ciò che vedo. E’ il modo di registrare la realtà che mi è più consono, ben più di un semplice scatto fotografico. E’ quando disegno un tempio che poi davvero lo porto via con me nei miei ricordi; è quando traccio le linee di un ritratto di una donna che se ne sta immobile a vendere le sue merci al mercato che la faccio mia, e resta impressa nella mia memoria per sempre.
Small Thai train station, Marta Farin
Ma ho sempre avuto un pensiero fisso in testa.
Quante di queste donne impiegate in lavori manuali e umili avranno ricevuto il dono della capacità di disegnare e creare, e non hanno potuto scoprirlo? Tra quei bambini scalzi che non frequentano nessuna scuola e quegli uomini che trasportano sacchi di riso sui loro carretti tirati dai buoi, quanti potenziali artisti vi saranno?
Quanti bravissimi scultori, musicisti e poeti ho incontrato lungo il mio cammino senza che nessuno di essi abbia mai scritto una canzone, dipinto un quadro o composto dei versi, se non nella loro immaginazione? Quante mani e menti dotate di splendide capacità e fervida immaginazione sono impiegate quotidianamente in lavori ripetitivi e poco creativi, magari faticosi e poco appaganti?
Marta all’interno della scuola con qualche allievo
Perché se è vero che io ho ricevuto un dono nella mia vita ( che è quello del saper disegnare e esprimermi attraverso segni e pittura), è anche vero che quel dono è stato riconosciuto e coltivato fin da subito, e questo solo perché sono nata in una situazione privilegiata.
Cosa farei e chi sarei ora se solo fossi nata in uno sperduto villaggio nepalese?
Me lo sono chiesto spesso stando in Asia, e sono ricolma di un infinito senso di gratitudine nei confronti del caso e del destino poiché, assieme, mi hanno permesso di diventare ciò che sono e di vivere di ciò che più amo fare, combinando così la necessità del lavoro con la gioia del creare.
Dopo tanto girovagare stavolta ho deciso di fermarmi in un luogo e restarci a lungo. Sono capitata nuovamente in Nepal, paese meraviglioso che avevo visitato poco più di un anno fa, con l’intento di restituire almeno in parte la gioia provata incontrando la gente dell’Asia. In questi anni di viaggio ho fatto abbondante scorta per il resto dei miei giorni di sorrisi e gentilezze ricevute, che spesso ho pensato di non aver potuto ricambiare adeguatamente. Mi sono sempre e comunque sentita in debito.
Ora mi trovo in una semplice scuola poco lontana da Kathmandù, a Kirtipur – una scuola come tante altre- a tentare di trasmettere ai ragazzini di qui la magia che sta nascosta nell’atto del disegnare, del creare dal nulla con la propria fantasia.
Il contatto con la scuola di Kirtipur l’ho avuto tramite un gruppo di medici residenti nella mia stessa città (Belluno) che da un paio d’anni hanno avviato un progetto di aiuto alla scuola attraverso la costruzione e l’avvio di un ambulatorio medico. Solitamente in questo luogo vengono ospitati solo i medici che qui si alternano per monitorare lo stato di salute dei ragazzi e per dare una mano effettiva in loco. Io, che medico non sono, ho pensato però di poter dare un contributo in altro modo: un contributo fatto di colore e sogni, per decorare gli spazi che i bambini vivono e occupano quotidianamente.
Sono qui da poco ma ancora di strada da fare ce n’è molta, siamo solo all’inizio. Voglio realizzare assieme ai ragazzi dei murales, lavorare fianco a fianco e, con la scusa di insegnar loro le tecniche pittoriche murali di base, soprattutto far capir loro che con passione e tenacia si arriva molto lontano. Quando da piccola e da adolescente sognavo di diventar un giorno una pittrice ( e illustratrice!) mi pareva una meta irraggiungibile. Ora non lo è più, e vorrei che qualcuno di loro che magari è seriamente portato per l’arte possa prendere ispirazione e decidere di intraprendere questa non facile ma soddisfacente carriera, magari anche grazie a questa esperienza fatta insieme. Io ho avuto la fortuna di incontrare nel mio cammino parecchi “maestri†che mi sono stati di ispirazione, e il desiderio di vivere come loro, libera e appassionata, mi ha portato sino a qui, ad esser così come sono.
Ma il talento pittorico è cosa rara, ma indipendentemente da ciò che questi ragazzi diventeranno, resterà impressa l’esperienza magica della condivisione di una grande bianca superficie da decorare tutti insieme.
In questi giorni abbiamo preparato i bozzetti per i murales, disegnato vari soggetti su carta e nel frattempo io ho imbiancato le varie pareti. Ieri li ho portati a vederle, le pareti che li attendono: erano quasi timorosi nell’avvicinarcisi, come tutte le cose sconosciute forse quei muri bianchi incutevano un po’ di timore. Ho detto loro di passarci vicino invece, posarci le mani sopra, toccarli, carezzarli, sentirli. Questi muri saranno nostri amici e saranno i nostri campi di battaglia nelle prossime settimane: saranno, ovviamente, battaglie non violente, combattute a colpi di pennello e risate, che lasceranno il segno colorato del nostro passaggio sia sul muro che nell’anima, ne sono certa.
Appropiarsi del muro per il murales
Il mio lavoro è meraviglioso poiché posso portarlo a spasso con me. Qui come in Italia posso gioire nello stare con i ragazzi, insegnare loro qualche cosa, gioire della loro spensierata compagnia ed esser a modo mio un poco utile al loro cammino verso l’età adulta. Se anche qualche parola in inglese ci sfugge poco importa: parleranno i colori e i segni, il linguaggio universale più antico del mondo. Così come il sorriso.
20 Maggio, 2013 at 12:46
Che bella cosa stai facendo, Marta…credo sia importantissima, ne devi essere proprio fiera! Sai già che negli occhi e nel sorriso di questi ragazzini, e nel fare stesso di quest’impresa ci sarà la vera gratificaziome.
Mi ricorda molto un bellissimo film, o meglio docu-film che ho visto e che consiglio a tutti: BORN INTO BROTHELS, di ZANA BRISKIE; soprattutto a chi, tra quanti disegnano e dipingono – cioè suppongo tutti – i lettori di questo splendido blog – sente, almeno in essere, traslata nei propri sogni o intenti la tua esperienza. Grazie di avercela raccontata! e grazie, Anna, per averla diffusa.
20 Maggio, 2013 at 12:51
Grazie Susi, per le tue parole. Andrò a cercare sul web il film-documentario che mi dici, sicuramente sarà una scoperta interessante. Grazie del suggerimento! Un abbraccio, Marta
20 Maggio, 2013 at 14:17
Marta, dovresti contattare Montura e raccintare la tua esperienza. Montura è un’azienda che produce abbigliamento tecnico da montagna e già in passato hanno sostenuto progetti per scuole in aree himalayane. E poi hanno una specie di casa editrice che pubblica libri di argomento etnologico/culturale, legati alle montagne, anche non strettamente aplpinistici.
Il loro sito è questo: http://www.montura.it/.
Se pensi ti possa essere utile, mi posso informare per contatti più precisi.
20 Maggio, 2013 at 14:21
Intanto, ho postato il link a questo articolo sulla loro pagina facebook.
20 Maggio, 2013 at 14:25
Marta!!!, pensavo di conoscerti abbastanza bene, dopo 28 giorni condivisi anche a scambiarci “reciproche sensazioni ed emozioni”
Però devo ammettere che più ti leggo e scopro le tue riflessioni, più mi sento fortunato di averti incontrata e di aver, seppur per poco, condiviso un breve, brevissimo tempo di vita assieme.
Con affetto, il tuo team “bloody” leader.
Mario
20 Maggio, 2013 at 17:07
Caro Paolo, grazie della dritta, non conoscevo questa cosa. Vado subito a vedere il sito! Grazie!
20 Maggio, 2013 at 17:27
non ci sono parole per tanta bellezza! buon lavoro!
20 Maggio, 2013 at 20:46
Sono grato a Carlo De Agnoi che mi ha fatto conoscere questo sito.
Hai tutta la mia ammirazione Marta, per quello che stai facendo e per come stai affrontando
la vita.
21 Maggio, 2013 at 17:32
Per Diego: lo ringrazio anch’io Carlo De Agnoi se mi ha regalato un nuovo lettore appassionato.
28 Maggio, 2013 at 17:29
che bello Marta, ti auguro che si realizzino tutti i sogni più belli che hai nel cuore :)
24 Marzo, 2014 at 13:41
Ciao Marta, dalle immagini e da quello che ho appena letto fai trasparire la tua gioia devozione e passione per quello che stai facendo.
Ho visto la data degli altri commenti, è passato un po’ di tempo ma spero comunque in una risposta.
Una sera mi sono trovato ad un appuntamento serale che aveva organizzato “Montura” (sono di Trento) prima di entrare ho trovato un stand con vari libri, ho visto l’album fotografico “Mani”. Questo album deriva dal Nepal.
Chiedi qualche informazione e vengo a sapere che Montura ha la una scuola. Mi sono detto “sara la mia destinazione!”
Sono stato, tramite il servizio volontario europeo (SVE), 6 mesi a Lisbona in una scuola di immigrati che avevano difficoltà di inserimento negli altri quartieri; aiutarli mi ha aperto il cuore; frequentare ogni giorno quei ragazzini con quei sguardi sinceri e puri è una cosa che mi manca.
Spero che mi possa dare alcuna informazione ed alcun contatto per poter arrivare là .
Ti ringrazio moltissimo.