Davide Calì: scrivere per bambini. puntata 2

19 Gennaio, 2011
Anna_Laura_Cantone
C’est quoi l’amour?, Davide Calì e Anna Laura Cantone, Sarbacane 2011

Ecco nuove risposte di Davide Calì alle domande dei lettori di LeFiguredeilibri sulla scrittura per bambini.
Leggi la
puntata 1

Domande poste da Ninin il 16 dicembre 2010, via mail

Scrivi di getto?
Dipende. Certe volte sì, una storia che mi è appena venuta in mente, oppure su cui medito da tempo e che finalmente ha trovato la sua forma. Altre volte invece scrivo un pezzettino per volta quando mi viene e lascio che la storia si completi col tempo.
Il finale.  E’ meglio un finale a sorpresa, studiato per divertire anche gli adulti?
In generale negli album il finale è richiesto, il libro deve concludersi. La sorpresa può esserci come no, dipende dal tipo di libro. Più facilmente la trovi nei libri divertenti, ma in qualche modo il finale è quasi sempre sorprendente, anche negli altri. Tentare di divertire o comunque di comunicare con gli adulti attraverso i libri per bambini è una tendenza ormai diffusa. Non saprei dirti se farlo è meglio o no, si tratta di un dettaglio che sta a te scegliere.

Quando scrivi, pensi ai possibili livelli di lettura della storia?
Forse non è corretto dire che ci penso. Scrivo semplicemente su più livelli. Forse certe volte medito sul modo di nasconderne qualcuno, cercando una forma più semplice per dire quello che ho in mente, ma in generale non costruisco le storie su più livelli, diciamo che vengono da sé. Anche se è vero che con gli editori si lavora spessissimo per regolare questi livelli, in modo da rendere più efficace e soprattutto coerente il senso di ciò che la storia racconta.

Prima di scrivere una storia, pensi già a quale editore proporla?
Non saprei, mi pare di no. Ci penso subito dopo. Quando una storia mi viene in mente, di solito, almeno per qualche ora o qualche giorno, è una cosa solo per me. Poi inizio a pensare a come renderla pubblicabile.

Scegli tu il titolo? O l’editore? Quali criteri segui?
I titoli mi vengono semplicemente in mente e li scelgo perché suonano bene. Spesso agli editori non piacciono e me ne propongono di loro, seguendo loro criteri.

Nello sviluppo della storia, quanto spazio lasci alle immagini?
Il mio essere fondamentalmente un fumettista mi ha sempre impedito di scindere lo scrivere un testo dall’immaginarne le illustrazioni, forse è anche per quello che mi sono dedicato ai libri illustrati. Quando scrivo le mie storie di fatto uso due lingue, una verbale e una visiva, perché questo è il mio modo di immaginare le storie. Non saprei dirti se c’è una percentuale fissa di prevalenza di una lingua rispetto all’altra ma nelle mie storie le immagini raccontano sempre qualcosa che il testo non dice. E’ uno dei motivi per cui di solito abbozzo già uno storyboard. Quando non ne ho il tempo riempio il testo di note per spiegare cosa succede nelle immagini. Alle volte sono più lunghe le note della storia!

E’ più difficile scrivere una storia umoristica o una melanconica?
Non so risponderti. Credo che il difficile sia scrivere qualcosa che gli altri percepiscano nel modo in cui tu lo avevi immaginato. Per quel che mi riguarda alterno le due cose perché lo humour e la melanconia fanno parte entrambi del mio carattere. Ultimamente forse ho più difficoltà a rendere commerciali le storie melanconiche perché trattano temi che gli editori considerano troppo adulti. Il difficile consiste quindi nell’alleggerirle senza spogliarle del senso originario.

Prima di iniziare a scrivere, hai già in mente un’idea “forte†e ben definita, o la storia si sviluppa mentre scrivi?
Sì, più o meno posso dire che è così. Certe volte la storia comincia con un’idea forte ma è già diventata una storia completa prima che io arrivi a scriverla.

Pensi a un bambino preciso (età, eventuali abitudini, ecc.), oppure lo stile e l’atmosfera sono quelli richiesti dalla storia, e solo dopo pensi a chi può essere indirizzata?
Non ho bambini e non ho mai pensato a un bambino particolare scrivendo le mie storie. In passato mi ponevo più problemi rispetto all’età dei bambini cui mi rivolgevo. Ora lascio che di questo si occupino gli editori e scrivo liberamente, rispettando sempre le regole che mi sono dato. Se lo ritengono necessario sono poi gli editori a chiedermi modifiche.

Fai leggere la storia che hai appena scritto a dei bambini per osservarne le reazioni?
No. Al massimo mi è capitato di raccontare in anteprima alcune mie storie in qualche classe. Nessuno legge le mie storie prima dell’editore.

Davide Calì

2 Risposte per “Davide Calì: scrivere per bambini. puntata 2”

  1. 1 Ninin
    19 Gennaio, 2011 at 20:19

    Grazie mille per aver risposto in maniera così chiara ed esauriente.

  2. 2 IllaT
    19 Gennaio, 2011 at 20:36

    davvero molto bella questa rubrica :)
    é interessantissimo e molo istruttivo!
    grazie Anna, grazie Davide!