Io alla Feltrinelli non ci entro più. Una riflessione sul futuro dei librai
25 Ottobre, 2011In questi mesi, con la nuova legge Levi sul tetto degli sconti, con Amazon che diventa editore, i piccoli librai indipendenti che vengono schiacciati come mosche dalle logiche del mercato e dei grandi distributori, c’è in rete un vivo dibattito sul destino dei librai. Trovo il nostalgico ricordare il bel tempo che fu, piuttosto inutile. Siamo davanti a una rivoluzione epocale della cultura del libro e, nolenti o volenti, bisogna reagire.
La biblioteca infinita di Borges, Erik Desmazieres
In Francia, centinaia di piccoli librai indipendenti si sono uniti per contrastare Amazon e hanno creato 1001 libraires, un portale che è una libreria on-line dove la selezione delle proposte, la cura delle legende, dei riassunti, delle critiche, è in mano alla competenza di raffinatissimi, coltissimi librai. I libri vengono consegnati in 24 ore. Ci sono anche centinaia di libri digitali, per chi, come me, è già dipendente da un e-Book. E’ un’idea. Ne verranno altre. In Italia, Maremagnum è un altro esempio, come quello, pieno di allegria, della libraia ambulante per ragazzi Ottimomassimo . C’è chi stila un decologo di buoni motivi per rivolgersi a un piccolo libraio. Chi scrive necrologi pieni di dolce nostalgia. Ci vuole fantasia.
A me, personalmente, non interessa se una libreria è fatta di polvere o pixel, quello che mi interessa è incontrarci dentro i libri che cerco e anche qualcuno di competente, che sappia guidarmi nell’acquisto. E se avatar-virtuale con voce metallica deve essere, che sia. Siamo o non siamo già nel futuro? Ma che sia colto!
Il megastore Feltrinelli, a Genova.
E ora, se avete voglia, vi racconto perché alla Feltrinelli non ci entro più.
Quest’estate, in Sicilia, in una casa affittata per le vacanze, ho trovato per caso, in un’edizione umilissima (quei libricini che regalava Repubblica d’estate, blu slavato) il racconto perfetto: Nel paese dei ciechi, di H.G.Wells. Sublime. L’ho letto 4 volte di fila e ho deciso che appena avessi trovato una libreria fornita, avrei comprato tutto quello che Wells ha scritto. Due mesi dopo, a Genova, entro alla Feltrinelli (quella nuova, che è al posto del’ex negozio Ricordi, immensa come un supermercato) e chiedo a una signorina di cercare sul computer cosa avessero di disponibile.
Qui apro una parentesi: la Feltrinelli, quando aprì a Genova, molti anni fa, aprì a lato della libreria più raffinata e colta di tutta Genova: “Biglino”, che dopo pochissimo, dovette chiudere. Da Biglino, ci passavo i pomeriggi ai tempi dell’università : era lui che nutriva di autori nuovi e nomi e edizioni rarissime i nostri poco raffinati e ingordi appetiti di giovani studenti di Lettere. Lui che aveva permesso ai clienti presenti di offrirmi, con una colletta, i venti euro che mi mancavano per comprare I diari di Musil.
Finito il lutto per la libreria Biglino (a 25 anni i lutti durano poco), iniziai a frequentare regolarmente i grandi saloni della Feltrinelli. Non era mica così male. Aveva comodi puff dove sedersi a leggere per ore intere. E poi, Feltrinelli era nata a sinistra, ed aveva avuto, come editore, molti e coraggiosi meriti. Perché no?
E poi, a servirmi, erano i miei ex-compagni di università , freschi di laurea. Ciao, mi dicevano, riconoscendomi. – E’ un lavoro provvisorio, sai? visti i tempi – si giustificavano – e mi lascia tempo per scrivere (che c’era, a quei tempi, in ognuno di noi, il sogno di diventare nuovi Calvino, nuovi Kafka, nuovi Blanchot, più che cassieri alla Feltrinelli).
Passati dieci anni, sono sempre loro a servirmi alla Feltrinelli. Non si giustificano più. Hanno mogli e figli, e forse un mutuo da pagare. Ma non credo che scrivano più. E forse, a giudicare dall’episodio che sto per raccontarvi, non credo neppure leggano più. Chiusa parentesi.
Insomma, entro alla Feltrinelli per cercare qualche libro di Wells. La signorina che mi serve non la conosco. Cerca Wells sul computer e non lo trova, ci sono molti Wells. Passano interminabili minuti, è concentrata nello sforzo. Io insisto: – H.G.! H.G Wells. Non lo conosce. Ci riprova. Niente. – Mi fa vedere il monitor? domando. Non riesce a girarlo bene verso di me, ma io allungo il collo e lo trovo, tra i tanti Wells, luminoso come una supernova: – è quello! Apre la scheda. Ce ne sono molti, quale libro vuole? Ma io non lo so! Tutti? – Non so… me li fa vedere tutti? Mi guarda con occhi di pietra: sono diverse case editrici, e dunque diverse sezioni nel megaspazio della libreria. Forse dovrà fare le scale. Parte alla ricerca del primo libro. Torna dopo cinque minuti abbondanti, senza nessun libro, accompagnata da una signora che le ha chiesto un’altra informazione. Cercano l’informazione sul monitor, cancellando la mia preziosa lista. – Ma scusi, stava servendo me… reclamo basita. E’ finita. Sono bollata come rompi palle. Chiede a un collega di servirmi. Ma come? Mi sbologna? Mi passa a un altro? Ma lo riconosco, è un mio ex-compagno di università . Ciao, ci diciamo, e nient’altro. Sono spazientita ma penso che almeno lui saprà guidarmi. – Cerco qualche libro di Wells, gli dico sorridendo, sicura che lo conosca, ma per sicurezza aggiungo: H.G. Lui comincia a digitare il nome. Gli faccio notare che – deve esserci la scheda aperta da qualche parte… la tua collega aveva già fatto la ricerca. Non mi sente. Guardando il monitor mi chiede: – pornografia? Io non capisco. No, come pornografia. – H.G. WELLS! lo scrittore di fantascienza! Ha trovato solo un Wells nella sezione pornografia, è un dvd. Divento rossa. Di rabbia. Gli dico con voce troppo alta, sperando che suoni come una minaccia: – guarda, non ti preoccupare, li ordino su Amazon. Ma la sua faccia resta impassibile (e che gliene può fregare a lui se compro un libro alla Feltrinelli o su Amazon?). Fine della storia. Sono uscita dalla libreria fumante, senza la compagnia di H.G. Wells.
Ho poi trovato da Asso Libro, una libreria più piccola, La macchina del tempo. Non ne avevano altri (li ordinerò su Amazon). Sapete dove è andato il Viaggiatore del Tempo nelle prime pagine del romanzo? Nel futuro! Chissà se immaginava che avrebbe condiviso la sua vita con un dvd porno.