Metamorphosis: l’opera di tre registi surrealisti in mostra a Barcellona

16 Giugno, 2014
Eva Å vankmajer, l’affiche per il  lungometraggio Alice (1987)

Imperdibile, a Barcellona fino al 7 settembre, la mostra Metamorphosis, sui quattro registi surrealisti di film d’animazione Ladislas Starewitch, Jan Å vankmajer, e i due fratelli Quay (Pennsilvania 1947).
E’ una mostra curatissima. Innumerevoli i documenti filmici (c’è anche una sala dove si possono visionare al computer molti film dei tre registi), i quadri, le sculture, i set dei loro film più famosi (Alice, La via dei Coccodrilli, e molti altri), i pupazzi, le affiche di promozione dei film;
c’è persino tutta la collezione che riempiva la wunderkammer di Å vankmajer, con oggetti (creati e collezionati) che hanno ispirato il regista. Ma non basta, il lungo percorso della mostra offre anche una bella riflessione sul surrealismo, sulle sue origini e sul suo senso: con quadri di Goya e di Bosch, stampe del romanticismo nero, incisioni di Ensor e Grandville.

Durante la mostra (è lecito fotografare e filmare) vi ho filmato un corto di Ladislas Starewitch del 1912, dal racconto di Gogol La notte di Natale. Mi è piaciuta la luce d’argento sui giunchi dietro la scena che dà inizio al filmato, mi ha ricordato certe scatole di Jospeh Cornell.


Ladislas Starewitch

Il particolare di un altro filmato di Starewitch
Il particolare di un quadro della collezione di Å vankmajer


Sopra, due pupazzi dei film di Starewitch, e qui sotto l’affiche del film Le roman de Renard (1937)

Un frammento del film, la scena della volpe e della gazza

 

Collage di Jan Å vankmajer

Nonostante il lavoro di questi registi abbia avuto un’enorme influenza sulla storia dell’illustrazione – basti pensare a Edward Gorey, a Tim Burton, a tutto il filone gotico attuale -, devo dire che sia Å vankmajer che Starewitch non mi hanno emozionata particolarmente. Trovo che il surrealismo sia una di quelle correnti artistiche che con i decenni ha preso un po’ di polvere. Il rapporto tra sogno e realtà, il rapporto tra razionalità e inconscio è così radicalmente cambiato, oggi, che è difficile capire l’effetto dirompente che questa corrente poteva avere nei primi decenni del ‘900.
I fratelli Quey, gli ultimi in ordine cronologico, invece, mi sono piaciuti. L’animazione del racconto di Bruno Schulz La via dei coccodrilli (uno dei più bei racconti del ‘900, ne avevamo parlato qui) mi ha quasi tolto il fiato. Anche i loro disegni a matita (ma che matita avranno usato!?) sono sublimi.

Ho visto la mostra due volte, e mi sa che ci ritorno una terza.

Brothers Quay, The street of crocodile

Brothers Quay, The street of crocodile
Brothers Quay
Brothers Quay
Brothers Quay

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