Una riflessione sull’estetica dei libri divulgativi per bambini

21 Febbraio, 2019
Bernardo Carvalho, Atlas das viagenes e dos exploradores, Planeta Tangerina, 2018

“Il mondo ha colori fluorescenti:
una riflessione sui libri divulgativi

illustrati con arte”

di Anna Castagnoli

Questo articolo è stato scritto per la rivista catalana Faristol e pubblicato nel mese di novembre 2018. Nella traduzione italiana ho aggiunto i premi che hanno vinto al Bologna Ragazzi Award 2019 due libri che avevo selezionato per l’articolo.
@Rivista Faristol N°88 El món té colors fosforescents
, di Anna Castagnoli

 

I libri “non-fiction†o “divulgativi†sono libri illustrati che raccontano ai bambini come è fatto, come funziona e che storia ha il nostro mondo.
La frontiera che separa questi libri dai loro consimili illustrati non è sempre chiara. Troppo belli per stare sui banchi di scuola, troppo scientifici per essere libri di puro divertimento: questo genere di libri fatica a trovare una sua precisa collocazione.
Per capirli meglio, è bene riflettere un momento sul perché ci sono illustrazioni nei libri.
Provate a prendere la fotografia di un animale e fate l’esercizio di scrivere quello che vedete, proprio tutto. Ad esempio, la foto di un pappagallo: il numero esatto delle piume che vedete, le delicate sfumature dei colori (tutti!), la dimensione dell’animale, la posizione della testa sul corpo, la complessità dei riflessi di luce sul suo occhio vitreo, il numero di rughe sulle zampe. Avrete bisogno di molte pagine!

Un’immagine, infatti, ha un potere descrittivo potentissimo e veloce, che la parola non ha. La parola ha altri poteri. Può raccontare tutto quello che non vediamo nell’immagine: ad esempio, la storia delle migrazioni dei pappagalli.
Nei libri scientifici e naturalistici, fin dall’antichità, testo e immagine si sono aiutati a vicenda per unire le loro rispettive capacità.
Quando l’infanzia è diventata un soggetto sociale, grazie alle prime campagne di massa di alfabetizzazione, verso la fine del 1500, ci si è accorti di quanto le immagini potevano, non solo aiutare il bambino a imparare a leggere, ma attirarlo e sedurlo, rendendo più piacevole la lettura.
Da Erasmo da Rotterdam a Fénelon, da Pestalozzi a Freinet, fino a Montessori, tutti i più grandi pedagoghi sono stati d’accordo nel dire che se il bambino si diverte, se le immagini e le parole che veicolano le informazioni sono attrattive, graficamente eleganti, “belleâ€, il giovane lettore imparerà più in fretta e in modo più duraturo.

François de Salignac de La Mothe Fénelon, 1651-1715, illustrazione per l’edizione inglese del 1805, Treatise on the Education of Daughters

“Bisogna dare loro un libro ben rilegato, financo dorato sulla costa, con delle belle immaggini e caratteri ben fatti. Tutto quello che esalta l’immaginazione facilita lo studio: bisogna tentare di scegliere un libro ricco di storie brevi e meravigliose.”, scriveva Fénelon nel 1687, nel suo Traité de l’éducation des filles.

Nell’Orbis Pictus Sensualium di Comenio (Núremberg, 1658; da poco riedito in spagnolo e latino da Zorro Rojo in un’elegante edizione e premiato al Bologna Ragazzi Award 2019), da molti considerato il primo libro per bambini illustrato della storia dell’illustrazione, troviamo i nomi del mondo in latino e tedesco (pecore, insetti, uccelli selvatici e domestici, barche, lavori dell’uomo, abitazioni, macchine, costumi, arti, tradizioni, pianeti…) affiancati dalle rispettive illustrazioni. Nomi e immagini sono associati per significato oppure per la somiglianza del verso di un certo animale con il suono di una lettera.
Nonostante la difficoltà tecnica dell’incisione su legno, che obbliga a segni grossi e rigidi (era l’unica tecnica conosciuta all’epoca per riprodurre le immagini), si intuisce che l’illustratore Paulo Kreutzberger cercò di riprodurre il mondo in modo realistico, per essere fedele alle parole e per restituire al bambino un’immagine oggettiva del mondo (interessante osservare come illustra i concetti o le parole che non hanno corrispettivo nella realtà: la parola “Animaâ€, ad esempio).

Comenio, Orbis Pictus Sensualium, Zorro Rojo, 2018

Nelle immagini del libro, le proporzioni tra gli oggetti rispettano quelle della realtà, le vedute sono in prospettive centrale, diligentemente copiate (con qualche errore) dalla tradizione rinascimentale, ci sono tentativi di dare ombre e chiaroscuri.
Il “realismo pittorico”, dall’Orbis Pictus in avanti, ha sempre accompagnato i libri divulgativi e scientifici per questa evidenza: se dobbiamo descrivere il mondo così come è, nella sua verità, è bene fare disegni che gli somiglino il più possibile.
Assunto che, in generale, ha accompagnato tutta la storia dell’illustrazione per bambini, fiction e non fiction.
Le sperimentazioni delle Avanguardie del ‘900 (Astrattismo, Cubismo, Futurismo, etc), ad esempio, sono entrate raramente nei libri per bambini.
L’idea condivisa da molti è che il bambino piccolo, per capire il mondo, abbia bisogno di immagini semplici, realistiche, con colori attendibili.


Warja Honegger Lavater, William Tell, 1962

Idea di dubbio fondamento scientifico e molto lontana dalle prime rappresentazioni grafiche che fanno i bambini del mondo nei loro disegni.
Forse perché si pensa che i bambini di oggi siano già saturi di realtà, grazie (o non grazie) alla televisione e a internet, negli ultimi anni la sperimentazione artistica si è permessa di entrare con più disinvoltura tra le pagine dei loro libri.
Queste sperimentazioni artistiche, però, affiancano volentieri i testi letterari (fiction) e solo raramente quelli divulgativi (non-fiction).
Provate a spulciare i siti della maggior parte delle case editrici per bambini, anche quelli degli editori più innovativi: vi accorgerete che la fantasia, la sperimentazione grafica, la distorsione liberatoria della prospettiva centrale, abbandonano drasticamente le pagine dei libri nella sezione “libri divulgativi/non-fiction”, per prendere subito la forma, un po’ stantia, del realismo pittorico o fotografico: chiaroscuro, prospettiva centrale, colori scialbi, fiori e dinosauri che sembrano usciti da un opuscolo sul paradiso dei testimoni di Geova (anche quello disegnato in modo realistico, ma per ragioni di propaganda e non di scienza).

Un’immagine del paradiso tratta dal sito Jehovah’s Witnesses

La domanda che dobbiamo porci è questa: perché e da quando, nella nostra cultura, si è sedimentata l’idea che una corretta rappresentazione della realtà debba essere “realistica” (in senso pittorico)?
Potrebbe, l’eredità del pensiero Illuminista, che ci ha educati al rigore della divisione tra scienza e fantasia, venir alleggerita senza il rischio di cadere nella confusione di una post-verità? E come sarà la nostra idea di mondo quando, tra qualche decennio, la realtà virtuale verrà a incunearsi nella nostra rassicurante idea di realtà?
Oggi, le scoperte di fisica quantistica, la misteriosa energia oscura che scopriamo abitare il nostro mondo, i progetti di vacanze su Marte, le rivoluzioni digitali stanno aprendo la porta a un nuovo modo di concepire e immaginare il mondo.

Pensate che il CERN di Ginevra organizza ogni anno un concorso aperto agli artisti: hanno bisogno che l’arte li aiuti a visualizzare quello che stanno scoprendo, tanto è sorprendente. Perché, dunque, continuare ad avere della realtà (solo) un’immagine stantia da quadretto realistico ottocentesco?
(Per non parlare della bruttezza estetica congenita ai libri scolastici).

L’artista Xavier Cortada al CERN di Ginevra

Per fortuna, alcuni editori, regalano ai bambini libri dove si può scoprire come è fatto “davvero†il nostro mondo. Libri graficamente avvincenti, artisticamente raffinati, scientificamente esatti.
(Un grazie speciale alle maestre che, a loro, spese, li portano sui banchi di scuola e alle mamme e ai papà che pensano che i bambini possano imparare anche con fantasia).
Per citare alcuni titoli (spagnoli e portoghesi) usciti recentemete: Cá dentro, guia para descobrir o cérebro, della casa editrice portoghese Planeta Tangerina, è una guida al funzionamento del nostro cervello, ed è per bambini.

Per costruire il contenuto critico del libro, l’équipe editoriale ha fatto ricorso alla consulenza di un dottore in neurologia, due neuro scienziati, due filosofi, un neuro-psicologo. Il testo è scientificamente attendibile. Le illustrazioni, invece, sono buffe, giocose, piene di mistero negli incongrui accostamenti tra parole, tratti di china, collage.

Nell’introduzione, gli autori ci ricordano che quello che sappiamo sul cervello è simile alle terre sconosciute che gli esploratori hanno, a poco a poco, colonizzato: “Ed è così, un poco alla cieca, che ci dirigiamo verso l’infinito†(2).
Questo volume segue, Um ano inteiro e Lá fora, due libri dedicati alla scoperta della natura che offrono al bambino affascinanti mescolanze tra stili diversi: fotografia, collage, inserti grafici e sottili silhouettes (oggi sappiamo che la silhouette di un disegno basta al bambino e ad alcuni primati per riconoscere una forma (3)).


Um ano inteiro, Planeta Tangerina, 2015

Ed è ancora di viaggi che parla l’ultimo libro conoscitivo di questo editore: Atlas das viagenes e dos exploradores, (premiato qualche giorno fa al Bologna Ragazzi Award 2019, sarà pubblicato ad aprile in italiano da Donzelli.  Qui un video). Le illustrazioni, che ricordano l’arcobaleno cromatico dei quadri di David Hockney, ci abbagliano con i loro monti e valli surreali e ci trasmettono l’emozione che dovettero provare questi esploratori nello scoprire mondi nuovi. Immaginate che gusto esplorativo avrebbe avuto questo libro con illustrazioni in stile realistico.

Bernardo Carvalho, Atlas das viagenes e dos exploradores, Planeta Tangerina, 2018
David Hockney, Going Up Garrowby Hill, 2000, Collezione privata

Forse è questa la differenza, mi dico, tra un brutto e un bel libro informativo: il primo fa finta di sapere cosa è, come è e come funziona il mondo, il secondo invita a un viaggio nella conoscenza che non ha risposte, ma la precisione e il sogno di un Caboto.
El cielo imaginado di Pablo A. Mastro e Ana Suárez racconta come diverse popolazioni, in diversi luoghi della terra, hanno immaginato e descritto il cielo. Le illustrazioni, poetiche, sono lontane dalla realtà quanto le vere stelle.

Ana Suárez, Pablo A. Mastro, El cielo imaginado di, A buen paso, 2018

Ed è ancora del nostro mondo, dei suoi suoni, che parla il libro catalano Escolto el món.

Romana Romanyshyn, Andriy Lesiv, Escolto el món, Zahorí Books, 2018
(sono due fantastici artisti ukraini: un approfondimento qui)

Il testo, breve e poetico, introduce tutti gli ambiti nei quali il bambino può ascoltare i diversi suoni, naturali e artificiali. Più in alto nelle pagine, in piccoli riquadri, in caratteri più piccoli, troviamo i testi con le informazioni scientifiche sull’udito e sui suoni. Insomma, due testi, di carattere diverso e un concerto di colori che simbolizzano i suoni. In alcune pagine le illustrazioni sfiorano l’Astrattismo.


Può l’Astrattismo descrivere oggettivamente la realtà? Vassily Kandinsky, l’inventore dell’arte astratta, avrebbe risposto di sì: era stato proprio lo schock della scoperta di Marie Curie di un mondo minuscolo, invisibile agli occhi, che lo aveva portato a inventare un’arte completamente nuova, dove la realtà figurativa spariva e i colori sulla tela potevano essere suoni, emozioni, atomi di Uranio.
La scienza, come l’arte, è bellezza e mistero.

Vassily Kandinsky

Allora, tornando ai nostri libri divulgativi illustrati: ci sono diversi modi per descrivere il nostro mondo. Il testo e le immagini possono affiancarsi, accavallarsi, sorpassarsi, competere per dire cose diverse, essere attendibili scientificamente e poetiche allo stesso tempo, fantasiose e espressive senza per questo tradire l’esattezza di una trasmissione del sapere scientifico e storico al bambino.
Anzi, nei libri didattici, dove chi scrive dà l’impressione di conoscere ogni cosa, dove le immagini non hanno nessuna emozione artistica, c’è da chiedersi se c’è qualcosa che assomiglia davvero al nostro sgargiante e misterioso mondo.

Anna Castagnoli

Bibliografia citata:
Iohannes Amos Comenius, Paulo Kreutzberger, Orbis Sensualium Pictus, el mundo en imágenes, Zorro Rojo, 2017
Pablo A. Mastro, Ana Suárez, El cielo imaginado, A buen paso, 2018
Isabel Minhós Martins, Bernardo P. Carvalho, Um Ano Inteiro. Almanaque da Natureza, Planeta Tangerina 2015
Maria Ana Peixe Dias, Inês Teixeira do Rosário, Bernardo P. Carvalho, Lá fora, Planeta Tangerina, 2014
Isabel Minhós Martins, Maria Manuel Pedrosa, Madalena Matoso, Cá dentro, guia para descobrir o cérebro, Planeta Tangerina, 2017
Isabel Minhós Martins, Bernardo Carvalho, Atlas das viagenes e dos exploradores, Planeta Tangerina, 2018 (in uscita con Donzelli ad aprile 2019)
Romana Romanyshyn, Andriy Lesiv, Escolto el món, Zahorí Books, 2018

Nota 1: François Fénelon: “Il faut leur donner un livre bien relié, doré même sur la tranche, avec de belles images et des caractères bien formés. Tout ce qui réjouit l’imagination facilite l’étude: il faut tâcher de choisir un livre plein d’histoires courtes et merveilleuses.†Traité de l’éducation des filles, Pierre Aubouin, Pierre Emery & Charles Clousier, 1687, París
Nota 2: “Dentro damochila trazíamos apenas a curiosidade e motivação necessárias para encontrar algumas respostas e foi por isso um pouco? às cegas, em direção ao infinito.†Cá dentro, guia para descobrir o cérebro, Isabel Minhós Martins, Maria Manuel Pedrosa, Madalena Matoso, Planeta Tangerina, 2018
Nota 3: Dehaene Stanislas, I neuroni della lettura, Raffaello Cortina Editore

2 Risposte per “Una riflessione sull’estetica dei libri divulgativi per bambini”

  1. 1 Lucialba Graziani
    23 Febbraio, 2021 at 12:30

    L’articolo risulta essere molto interessante.
    Mi chiedevo se ci fossero testi o articoli che parlino dell’importanza dell’esattezza scientifica dell’illustrazione negli albi fiction e non fiction. Per una didattica della biologia nella scuola Primaria e dell’Infanzia

  2. 2 Anna Castagnoli
    26 Marzo, 2021 at 11:51

    Buongiorno Lucialba, sarebbe un tema estremamente interessante, ma non conosco articoli su questo tema.