Composizione colori: il rosso, come farlo intenso

26 Febbraio, 2010

lefiguredeilibri_Rosso

Proprio ieri, mentre finivo gli ultimi ritocchi dei disegni per il concorso Compostela, pensavo che sarebbe stato carino mettervi a parte di un segreto: come fare il rosso più rosso più bello che si possa immaginare.
Prendete una parte di rosso acrilico magenta, aggiungete 1/4 di rosso cadmio, e infine… un po’ di Bruno Van Dick. La quantità di Bruno Van Dick è quella che regola l’intensità del rosso: una punta e il rosso si accende, più ne aggiungete, più il rosso si fa profondo, fino poi a sconfinare nel marrone.

lefiguredeilibri.brunovandyck

7 Risposte per “Composizione colori: il rosso, come farlo intenso”

  1. 1 ojni
    26 Febbraio, 2010 at 22:53

    C’est une question intéressante! Je trouve que le grand maitre de ce devoir était Rembrandt. Il a obtenu le rouge lumineux grace á des couleurs voisines; par l’aide des bruns,les bruns foncés.

  2. 2 Paolo
    27 Febbraio, 2010 at 9:07

    … e poi ricordatevi che si stampa in quadricromia e i rossi accesi sono sempre molto problematici, perchè la base è magenta e il giallo scalda fino a un certo punto. I rossi e gli arancio sono i colori che più spesso impongono, per una riproduzione accurata, un ripiego, il ricorso a uno spazio colore diverso, o la stampa di un quinto colore.
    Questo significa costi e noie, quindi parlatene prima con il vostro editore, o preparatevi a una riproduzione insoddisfacente.
    Lo dico per esperienza recentissima: abbiamo appena finito di stampare un libro in cui l’ìillustratrice (Violeta Lopiz) ha usato una gamma di rossi non riproducibile, e abbiamo dovuto ricorrere alle maschere di selezione in fotolito e al quinto colore in stampa (un Pantone Warm Red appena raffreddato con una punta di ciano)

  3. 3 Anna Castagnoli
    27 Febbraio, 2010 at 12:11

    Grazie Paolo per l’avvertimento. Anche se queste sono le cose che un illustratore non vorrebbe mai sentirsi dire. Però hai ragione tu, non siamo pittori, siamo illustratori, la nostra opera finale è la stampa sul libro, non l’originale. Sigh.

    Approfitto della tua gentilezza per chiederti una cosa ancora: ma se la tavola è tutta virata sul rosso, quasi in monocromia, è più facile recuperare le diverse intensità dei rossi, rispetto a una tavola in cui un rosso brillante (cadmio acceso) si mescola a dei blu, degli azzurri, dei gialli.., o le difficoltà sono le stesse?

  4. 4 lucia
    28 Febbraio, 2010 at 11:02

    secondo me il grande errore di chi lavora , come noi, per l’editoria, è non sapere le regole di stampa, per dare il meglio… giustamente sono cose importanti

  5. 5 Paolo
    28 Febbraio, 2010 at 19:32

    @anna 1:
    Il problema non è di contesto: se il rosso che usi non è riproducibile in quadricromia non lo è e basta. Chiaramente, se stampi un solo colore il problema non si pone: il costo degli inchiostri speciali e del lavaggio della macchina è irrisorio.
    Se vuoi essere sicura della riproducibilità, ripassati la scala cromatica CMYK che ti avevo regalato: è l’unica guida affidabile.

    @anna 2:
    non capisco perché un illustratore non vorrebbe sentirselo dire. È importante che lo sappia. Anche per discutere e negoziare da una posizione gestibile con l’editore.
    Le soluzioni possono essere costosissime e impraticabili, o accessibili e convenienti.

    In ogni caso, usate pure tutti i rossi del mondo non ditelo a nessuno, ma se decidete che l’elemento fondamentale di un libro è una certa tonalità di colore, verificate prima che sia ragionevolmente riproducibile o che l’editore sappia come, e sia disposto a, risolvere il problema tecnico e sostenerne gli eventuali costi

    @lucia
    hai ragione, è indubbiamente un grande errore. Ma non è un errore solo degli illustratori.

  6. 6 Anna Castagnoli
    1 Marzo, 2010 at 17:08

    @Paolo

    E’ vero, se sudiamo sette camice per trovare un rosso che si armonizzi bene con l’azzurro di uno sfondo e poi questa armonia va persa in stampa… è stato lavoro inutile.

    Ho verficato i rossi che ho usato per il conocrso Compostela, il mio rosso cadmio mescolato con il rosso magenta e con il bruno Van Dick, assomiglia moltisismo al:
    magenta 90, ciano 20, giallo 80%
    Il colore è lo stesso, ma gli manca come una brillantezza che ha l’originale, un certo calore… Finalmente ho capito!

  7. 7 Susi
    3 Marzo, 2010 at 23:31

    Si narra per esempio che i grandi illustratori della “Golden Age”, quelli di inizio 900 per intendersi, conoscessero perfettamente queste problematiche della riproducibilità dei colori, e lavorassero proprio tenendo a mente questo, per avere il miglior risultato possibile in stampa.

    Il fatto di non poter avere colori troppo brillanti, per esempio, era risolto per contrasti.
    Cioè, non posso usare un rosso troppo brillante, dunque accanto a quello che posso usare ci metto un colore spento e il mio rosso sembrerà più acceso.

    Ne parla Loomis nei suoi libri sull’illustrazione, per esempio nel capitolo sul colore di “Creative Illustration”.
    Tutto un sapere e saper fare tecnico che dopo gli anni 50 si è come un po’ come perduto.
    Infatti questi libri, non ristampati da anni, sono una miniera di informazioni, che per la maggior parte nelle scuole non si insegnano più (ho fatto un corso sul colore ma ho imparato di più a leggere quel capitolo di cui sopra…), non per niente sono stati passati di mano in mano per generazioni, per giungere per via informatica fino a noi.

    Negli anni le tecniche di riproduzione ovviamente sono cambiate, e quindi quelle informazioni in particolare sono ormai datate, ma nonostante i progressi, ci dimentichiamo che anche oggi con i metodi moderni esistono ancora problemi.
    Io ci sono rimasta secca una volta che un editore mi ha detto che la carta che avevo usato per le mie illustrazioni avrebbe dato troppi problemi in stampa!

    Tutto questo per dire che secondo me le informazioni che ha passato Paolo nei suoi commenti sono importantissime, grazie infinite, anzi se possibile vorrei tanto saperne di più…