Come sono diventata illustratrice, e poi maestra e poi io. (Sul blog dei Topi)

Nella neve, la mia prima illustrazione, 1991

Oggi, sul blog dei Topipittori: SULLA LINEA DI PARTENZA, Sàrmede andata e ritorno. La storia di come sono diventata illustratrice.

Cito l’incipit:
“Avevo circa 20 anni e uscivo da un’adolescenza comme il faut. Avevo da poco iniziato la facoltà di Lettere e Filosofia. Leggevo e scrivevo diari esaltati sulla natura, il tempo e le stelle, di ispirazione Nietzschiana. Per i pochi quadri a olio con fanciulle malinconiche, invece, mi ispiravo a Edward Munch. Ma dipingevo, scrivevo, vivevo, più per combattere la coltre lanosa della noia che per passione.
Un giorno, senza un motivo apparente, disegnai una bambina in un bosco innevato…”.
Arrivare a se stessi è proprio una lunga, lunga avventura…

Un grazie speciale a Monica Monachesi (potete leggere la storia di Sàrmede raccontata da Monica qui e qui). E grazie ai Topi per il post sopracitato, per questo libro e per non essere mai stanchi di essere curiosi.

due studentesse a Sarmede, 2002: Anna Castagnoli e Marta Farina

Un’analisi della Mostra degli Illustratori 2013: che cosa è la realtà?

DIBATTITO SULLA MOSTRA DEGLI ILLUSTRATORI
Leggi la prima parte (Critica di Etienne Delessert)

Leggi la seconda parte (Come funziona il concorso)
Leggi la terza parte (Arte, illustrazione, innovazione)
Leggi la quarta parte (Moda e percezione. Cosa è il gusto?)

Siamo arrivati quasi al fondo di questa lunga riflessione sulla Mostra Illustratori di Bologna, con un totale di 148 commenti. Parliamo finalmente delle tavole di quest’anno.
Premetto che l’analisi che farò della Mostra 2013 non potrà essere obiettiva, mancando il contesto originale delle illustrazioni; si basa esclusivamente su un’analisi degli stili proposti.
Alla luce di alcune riflessioni emerse dopo l’ultimo post sullo stile di Anne Crausaz (il dibattito è ancora in corso qui e sul blog dei Topipittori, qui, dove Paolo Canton ha fatto alcune importanti considerazioni in risposta al mio post) sento di poter affermare che negli ultimi anni la Mostra Illustratori è stata la vetrina privilegiata di un netto cambio di stile nel panorama contemporaneo.

Marco Somà, (Italia) selezionato alla Mostra degli Illustratori 2013

Vi invito a rileggere i miei post sullo stile (qui e qui): per me lo stile non è un modo di disegnare, ma un modo di interpretare la realtà attraverso il disegno.
Fino ad alcuni anni fa, l’illustrazione per bambini selezionata in Mostra era chiaramente “per bambini”. O, quanto meno, rappresentava bene un luogo comune popolare: cioè che ai bambini si debba mostrare una versione edulcorata della realtà: roma


Illustrazione e realtà: una relazione da investigare

Vieilles chansons pour les Petits Enfants e Fables de La Fontaine
Louis Maurice Henri Boutet de Monvel

Altro che twitt leggeri! Il bello di internet è che permette una discussione approfondita e a tutto tondo bypassando il problema della distanza sui temi che più ci interessano. Oggi Paolo Canton, sul blog dei Topipittori (qui) ha risposto con una riflessione molto colta alla discussione nata dal post su Anne Crausaz che ho pubblicato lunedì.

Una messa a fuoco così precisa, di Paolo Canton
Io mi guardo intorno e non riesco a dare torto a chi ha pensato e pensa di offrire ai bambini una prospettiva nella quale la messa a fuoco è così precisa da annichilire i dettagli sullo sfondo, quel contorno chiassoso, pacchiano e invadente che confonde chi osserva e annichilisce e inquina ogni bellezza (…).

Leggete il post di Paolo, soprattutto chi ha visto in Anne Crausaz una imitazione troppo smaccata di Iela Mari, perché il peso si sposta dal plagio e lo stile al perché delle cose.
La riflessione di Paolo Canton mi porta qui: e se invece di decidere chi ha inventato prima cosa, e quale stile è più adatto a, provassimo ad approfondire i rapporti tra correnti stilistiche e momenti storici? Non so se la realtà di oggi sia più pacchiana di quanto sia sempre stata la realtà, ma è certo che viviamo in un’epoca oltremodo interessata alla “realtà tout court” (ma esiste?). Il successo incomprensibile dei reality show è sintomatico. La massificazione dell’informazione e della cultura ha portato a restringere enormemente il campo delle possibili interpretazioni individuali della realtà. La realtà oggi ci è offerta come un pacchetto televisivo, prendere o lasciare. E i bambini in tutto questo? I bambini, che sono, da sempre, il pericolo più grosso per un sistema sociale che non vuole o non può mettersi in discussione? E la cultura a loro dedicata?

 


Mostra degli Illustratori 2013. Analisi delle immagini di Anne Crausaz

DIBATTITO SULLA MOSTRA DEGLI ILLUSTRATORI
Leggi la prima parte (Critica di Etienne Delessert)

Leggi la seconda parte (Come funziona il concorso)
Leggi la terza parte (Arte, illustrazione, innovazione)
Leggi la quarta parte (Moda e percezione. Cosa è il gusto?)

Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012

Nei prossimi giorni, per chi non avesse visto la Mostra Illustratori di Bologna, intorno a cui si è animato il lungo dibattito delle settimane scorse sugli stili contemporanei, pubblicherò altre immagini con qualche commento.
Oggi vorrei soffermarmi solo sulle immagini di Anne Crausaz, tratte da Jouets de champs, Edizioni Memo (Francia), selezionate quest’anno dalla giuria di Bologna.
Per me queste immagini sono un esempio perfetto di stile contemporaneo: uno stile epurato, molto controllato, a prima vista leggermente algido. Provo a spiegarvi perché mi piacciono e molti dei parametri che userò si possono applicare anche ad altri esempi di stile contemporaneo.
(Premetto che non ho ancora letto il libro della Crausaz).

Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012

Quello che noto immediatamente è che ai disegni manca uno sfondo. Non ci sono il cielo, le nuvole, o un orizzonte con colline. Personaggi ed elementi sono decontestualizzati e posati sulla pagina. Bastano loro a dare indicazioni al lettore su quale è il contesto dell’immagine e della storia.
La texture dello sfondo non è lavorata ma liscia, uniforme e chiara, proprio come uno spazio vuoto o un foglio bianco.
Guardando queste immagini non mi sento affollata di informazioni, ma libera, come quando si lascia la città caotica e si arriva in mezzo alla natura, là dove la porzione di spazio limpido è immensamente più grande.
Lo sviluppo in orizzontale delle scene contribuisce a darmi un senso di pace.


L’assenza di sfondo, però, è anche inquietante (mi mancano delle informazioni), quel tipo di inquietudine che provo quando mi avventuro in luoghi sconosciuti. Provo un leggero spaesamento, che non avrei se il cielo e le nuvole fossero stati disegnati. Non è sgradevole, lo sopporto, so che è il requisito necessario alla scoperta.

Dopo aver ricevuto questa prima sensazione di freschezza leggermente inquietante, inizio a leggere gli elementi presenti nelle scene. Pochi colori. (L’economia dei colori è peculiare dello stile contemporaneo).
Le tinte con cui sono colorate le cose sono piatte, non ci sono chiari scuri. Questa economia cromatica e “liscezza” delle texture mi permette di fare attenzione immediatamente alle forme.

In un libro di critica d’arte, quando si vuole spiegare al lettore la forza compositiva, i quadri vengono presentati in bianco e nero. Più sottraiamo colore e texture, più la forma (il contorno delle cose) diventa importante. Fino ad arrivare al gioco delle ombre cinesi (bianco e nero) in cui la forma è tutto.


Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012 (immagien alterata da me)
Gioco d’ombre cinesi

Ed è nelle forme che si concentra la forza narrativa delle immagini della Crausaz.
Guardandole, non mi interessa troppo sapere chi è il bambino protagonista, o dove va. La storia che io voglio ascoltare è quella del movimento dei fili d’erba che mi accarezza lo sguardo, come quando da bambina mi buttavo supina nel prato e passavo ore a far finta che quel mondo in miniatura fosse un regno, con fili d’erba grandi come tronchi.
E’ vero che questi personaggi sembrano un po’ freddini, ma è proprio il loro essere leggermente anonimi che lascia spazio a me, lettore. Se il bambino e la mamma fossero molto più caratterizzati, io sarei solamente il testimone passivo dell’avventura che vive qualcun’altro. (Trovo interessante che in buona parte dei libri illustrati di oggi lo spazio per il lettore -anche solo come spazio vuoto da riempire con l’immaginazione- sia più grande, a fronte di un lettore bambino che cresce su tablettes e videogiochi dove l’interazione è centrale).
Cullata da questi movimenti delle forme generali dell’immagine, a poco a poco la mia sensibilità viene sorpresa da alcune forme più particolari. Toh! Il pistillo del papavero ha una faccia! Non l’avevo vista subito. Ma è una principessa!

Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012 (dettaglio)

Vado subito a cercare altre principesse nel prato. Non ci sono. C’è però questa forma curiosa di papavero, subito a lato (immagine qui sotto). E’ una papavero che sta sfiorendo o una principessa triste? Non sono più sicura che i fiori siano solo fiori, ora che so che nelle loro forme possono nascondersi elegantissime fanciulle con collane di pistilli e gonne di taffetà rosso.

In tutte e 4 le immagini non si trovano altri fiori animati. Il suggerimento della Crausaz è discreto, sottile, misterioso come l’intuizione di un momento. Nella sua discrezione c’è tutto il rispetto per la bellezza della natura. E’ come se mi dicesse, ti do una pista: le forme dei fiori, degli alberi e dell’erba, non sono solo forme, sono prodigi. Un’illustratrice meno fiduciosa nella forza della natura avrebbe probabilmente riempito il prato di fiori-principessa e cuoricini.

Guardando ancora, mi accorgo che il fiore di papavero sfiorito accanto al fiore-fanciulla è una sequenza. Ma quale è la direzione in cui devo leggerla? L’occhio è portato a leggerla da sinistra a destra, come una crescita, ma il pistillo senza più petali è chiaramente un punto d’arrivo.
Cosa significa crescere?

Anne Crausaz, Jouets de champs. Memo 2012 (dettaglio)

Nell’immagine dove il bambino è solo, l’orsetto è l’unico (l’ultimo?) testimone del prato, il bambino sembra diventato più adulto (in contrapposizione alla piccolezza dell’orsetto).
Chi dei tre, mamma, bambino o orsetto, ha potuto vedere, attraversando il prato, il fiore-principessa? A quale età si smette di vedere che le forme sono belle come fanciulle vezzose?


Ecco la storia che mi è stata raccontata in queste immagini: una domanda aperta, come l’orizzonte bianco che si apre davanti all’incedere del bambino.
Vi lascio inventare la storia che anima l’immagine qui sotto.

Ps: Le immagini della Crausaz sono un omaggio a Iela Mari e al suo Animali nel prato, ma non so dirvi se fosse Iela Mari in anticipo di quarant’anni sulla storia dell’illustrazione o se la Crausaz e altri illustratori contemporanei siano andati a ripescare in alcune eccezionali lezioni del passato la freschezza necessaria a combattere la noia di quest’epoca sovraccarica di realtà e informazione.

Iela Mari, Animali nel prato, 1970, Babalibri 2011

Nota: Di Anne Crausaz avevo analizzato qui il libro: Non c’è tempo.

Jouets des champs
Anne Crausaz
Una passeggiata in un prato
14,25 euro

Album senza parole. Si parte: destinazione Lampedusa

Il 7 maggio, al Forum del Palazzo delle Esposizioni di Roma, inaugura la mostra:
Libri senza parole. Destinazione Lampedusa.

La mostra presenta 100 silent book scelti dalle diverse sezioni di Ibby International come un campione della migliore produzione editoriale di album senza parole nel mondo.
I libri esposti andranno a formare il nucleo di partenza di una biblioteca per bambini italiani e migranti nell’isola di Lampedusa.


Susy Lee, L’onda – Tra i 100 Silent book in mostra

I silent books, albi che affidano il racconto alle immagini, hanno la capacità di superare le barriere linguistiche favorendo l’incontro e lo scambio tra culture diverse. Per questo Ibby Italia, con l’appoggio del Comune di Lampedusa e altre associazioni, ha deciso di destinarli all’isola più remota del Mediterraneo, primo approdo per quanti arrivano d’oltre mare.


Enzo e Iela Mari, La mela e la farfalla – Tra i 100 Silent book in mostra

Durante la mostra sarà possibile partecipare alle molte attività in programma sull’educazione visiva e sulla mediazione culturale, rivolte al personale docente delle scuole e agli studenti, oltre che ai laboratori per le famiglie.

Potete scaricare qui il programma completo dei workshop con Marcella Terrusi, Chiara Carrer e quello del laboratorio sul libro Baci di  Goele Dewanckel , edito da Orecchio Acerbo.


Ara Jo, The Rocket Boy – Tra i 100 Silent book in mostra

Info:
Libri senza parole. Destinazione Lampedusa

Forum Palazzo delle Esposizioni
Via Milano, 13 – Roma
dal 7 maggio al 21 luglio 2013
dal martedì al venerdì dalle ore 16 alle ore 20
sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 20

Post curato da Oscar Sabini


Tipitondi: graphic novel per giovani lettori


Mara Famularo (blogger del blog Tipitondi e ufficio stampa Tunué) ci presenta la nuova collana di graphic novel: Tipitondi

I fumetti sono roba da bambini: è un vecchio pregiudizio, ma anche un bellissimo complimento. Significa che il fumetto gode ancora dell’attenzione e della fedeltà del pubblico più attento e curioso, quello dei giovanissimi.
Da sempre sul comodino o nello zaino di bambini e ragazzi ci sono albi, settimanali e mensili a fumetti. C’è un posto anche per i romanzi a fumetti?

Da qui è nata l’idea di Tipitondi, la prima collana di graphic novel dedicata interamente ai lettori junior e pubblicata da Tunué. Volumi ariosi, dagli angoli smussati, diversi per storie, personaggi e stili grafici ma tutti con le stesse ambizioni: risvegliare la curiosità, superare conflitti e confini, promuovere la contaminazione, l’apertura, il rispetto.

La collana Tipitondi al momento comprende:
–  Alcuni classici della letteratura per ragazzi, riproposti in una veste grafica completamente nuova:
Le avventure di Tom Sawyer di Jean-Luc Istin e i fratelli Akita, Il mago di Oz di David Chauvel e Enrique Fernández, Il giro del mondo in 80 giorni di Loïc Dauvillier e Aude Soleilhac e, presto in arrivo, Oliver Twist di Dauvillier, Deloye, Merlet e Rouger.

Il giro del mondo in 80 giorni

– Graphic novel nuovi : Octave di David Chauvel e Alfred, storia di un bambino che odia il mare ma diventa amico fedele di alcuni dei suoi abitanti; Fiato sospeso di Silvia Vecchini e Sualzo, l’avventura di una ragazzina che attraversa l’adolescenza con coraggio e voglia di mettersi alla prova; La notte dei giocattoli di Dacia Maraini e Gud, la battaglia di una bambina e dei suoi giocattoli contro la prepotenza e l’ingiustizia; Oltre il muro di Pierre Paquet e Tony Sandoval, il brusco, doloroso passaggio di un ragazzino all’età adulta; e infine, Il Piccolo Pierre di Corrado Mastantuono e Stefano Intini, vita quotidiana di un bambino alle prese con il suo irrequieto diavoletto custode.

Oltre il muro

Tutti i volumi sono scritti e disegnati da professionisti pieni di talento, esperienza e voglia di tentare strade poco battute. La mescolanza tra classici e storie nuove è una scelta ponderata e voluta: come a dire che il nuovo può avere la profondità del classico e il classico la freschezza del nuovo –  somiglianze che i giovani lettori riescono sempre a cogliere, perché naturalmente sentono che un classico non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

L’esperimento Tipitondi, cominciato nel 2011, ha dato bei frutti: al Lucca Comics and Games 2012 la collana ha ricevuto il prestigiosissimo Premio Stefano Beani come miglior iniziativa editoriale.

Fiato sospeso ha vinto il Premio Orbil Balloon 2013 assegnato dall’Associazione Librerie Indipendenti Ragazzi e il Premio Boscarato 2012 come miglior fumetto per bambini e ragazzi al Treviso Comic Book Festival; è stato spunto di incontri animati dagli autori Silvia Vecchini e Sualzo, di un lungo workshop in cui due classi quinte, con la supervisione di Sonia Basilico, Ottomani Laboratori e la Biblioteca di Riccione, hanno realizzato il bellissimo cortometraggio Crescere è un tuffo (qui sotto), nonché di un laboratorio emotivo-relazionale: Imparo a stare con gli altri, guidato dalla psicologa Susanna Bergamaschi presso una scuola media per conto del Centro Armonia Onlus.

(se non riuscite a vedere il video cliccate qui)

La notte dei giocattoli  ha portato gli autori Dacia Maraini e Gud incontro a molti piccoli lettori: gli attivissimi protagonisti del progetto con le scuole culminato nella fiera Più libri, Più liberi, i vivaci esploratori della mostra allestita nella Biblioteca Ennio Flaiano, i coraggiosi degenti del Policlinico Gemelli.

Durante un laboratorio su La notte dei giocattoli

Fieri e felici di quel che è stato fatto, i Tipitondi guardano avanti. Uno spazio bianco, come quello tra due vignette, separa il passato dal futuro. Aiutateci ancora una volta a riempire il vuoto con l’immaginazione – perché il fumetto non è niente senza i suoi lettori.
Mara Famularo

Un approfondimento: intervista a Massimiliano Clemente, direttore editoriale di Tunué e curatore della collana.

Ndr: Per gli autori e gli illustratori: su questa pagina trovate le indicazioni su come inviare i vostri lavori/progetti.