Lettera all’AI firmata dai grandi illustratori italiani

Qui di seguito pubblico la lettera inviata all’Associazione Illustratori e firmata dai grandi nomi dell’illustrazione italiana, scritta in seguito alla discussione nata intorno alla lettera di Roberto Innocenti, grazie alla quale è stata indetta con urgenza la riunione di giovedì 16 ottobre presso lo spazio Chiamamilano, in Largo Corsia dei Servi 11 a Milano.


A seguito dello scambio di e-mail sul caso E-Elle/Roberto Innocenti, si è manifestata l’urgenza di affrontare il rapporto contrattuale e le regole vigenti fra gli illustratori e gli editori.
Emerge da un lato un atteggiamento di rassegnazione a un sistema chesi ritiene immodificabile, dall’altro una volontà di forte reazione e cambiamento dei rapporti fra editori e illustratori.
Nel 2005 è stato elaborato un contratto unico per la cessione dei diritti in editoria, pubblicato sul sito dell’AI e sottoposto a una raccolta di adesioni interna ed esterna ai professionisti dell’illustrazione e dell’editoria, che ha contato oltre 400 firme.
Dal 2005 a oggi, l’AI ha impegnato energie nel diffondere il contratto perché diventasse la norma fra gli illustratori e la base di discussione con gli editori.

I risultati incoraggianti sono stati l’accettazione e l’applicazione di questo contratto, e di varianti ad hoc concordate con l’AI, da parte di alcuni editori.
C’è la necessità di non interrompere il lavoro in questa direzione e sin qui fatto dall’AI per la tutela dell’intera categoria. C’è la percezione che si ignorino le strade già aperte finora e manca l’auspicata conferma che il lavoro sul contratto prosegua con l’AI nella posizione di interlocutore propositivo e credibile verso
gli editori.
Sollecitiamo il Direttivo dell’Associazione Illustratori a individuare degli interlocutori di indiscussa competenza e autorevolezza professionale, disposti a nome dell’intera Associazione e della
categoria che essa in larga parte rappresenta, a riaprire con gli editori la discussione sul contratto e sul rispetto del diritto d’autore. Un tavolo di discussione come premessa al dialogo fra le rispettive parti legali per la definizione di un contratto sulla base di normative condivise e in linea col diritto e le convenzioni
internazionali.
A questo proposito, data l’importanza dell’argomento e l’urgenza di non interrompere il lavoro sin qui svolto sui contratti, riteniamo troppo lontana la scadenza fissata dal Direttivo AI per il 20 di novembre per un incontro su questo tema e sollecitiamo una nuova convocazione urgente, in cui chiediamo al Direttivo stesso di presentare un piano operativo.

In attesa di un positivo riscontro, i nostri migliori saluti,

Libero Gozzini
Emanuela Bussolati
Grazia Nidasio
Gianni De Conno
Chiara Carrer
Stefano Delli Veneri
Giulia Orecchia
Ivan Canu
Beppe Giacobbe
Marcella Brancaforte
Alessandro Ferraro
Alessandra Cimatoribus
Guido Scarabottolo
Maria Sole Macchia
Franco Tempesta
Claudia Venturini
Antonella Abbatiello
Emiliano Ponzi
Francesca Di Chiara
Carla Castagno
Alessandra Panzeri
Alessandro Lecis
Alida Massari
Tiziano Perotto


Lettera Roberto Innocenti: prima riunione a Milano con l’Associazione Illustratori

In merito alla lettera di Roberto Innocenti sulla denuncia all’editoria italiana, Tullio ci scrive:
Comunicazione di servizio: giovedì 16 ottobre presso lo spazio Chiamamilano, in Largo Corsia dei Servi 11 a Milano, ci sarà un incontro sui diritti e doveri degli illustratori. Una serata di discussione e strategie per il futuro della professione. L’incontro, organizzato dalla Associazione Illustratori, è nato dalla discussione seguita alla lettera di Roberto Innocenti.

Io vi chiedo: chi potrà andarci? Chi si prende la responsabilità di prendere nota dei contenuti della discussione e riportarli su Figure dei Libri per tutti? Aspetto abbondanti ed entusiaste alzate di mano. E’ importantissimo.


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“Sylvester”, il bambino-pietra. (W.Steig).V e ultima parte

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Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Avevamo lasciato Sylvester ormai addormentato in un sonno profondo circondato dal risveglio della primavera. Eccoci giunti alle ultime pagine del meraviglioso album Sylvester and the Magic Pebble di William Steig.

TREDICESIMA TAVOLA

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Il papà di Sylvester insiste perché la mamma si sforzi di uscire a fare un pic-nic, ed insieme si dirigono a Strawberry Hill. Bisogna reagire alla depressione, per quanto il dolore sia grande non ci si deve lasciar abbattere: “Let us try to live again and be happy even though Sylvester, our angel, is no longer with us”. Come il mondo a volte è perfetto! I genitori di Sylvester scelgono per il loro pic-nic proprio Sylvester. Nel sentire il contatto di sua madre Sylvester si risveglia. Vorrebbe gridare “Mamma! Papà!” Ma non ha voce.

Ecco gli adulti (con la loro esperienza) fare la loro parte nella storia, insegnare al bambino che si deve reagire, che la primavera deve essere vissuta nonostante il dolore. Notate come è ben espresso nei disegni la sforzo di provare a star bene, e come diventa importante per il bambino che legge la storia, sentire tutto il dolore che l’assenza di Sylvester porta nel mondo dei suoi genitori.
Sylvester al contatto fisico della madre si risveglia (come è importante anche che l’amore sia fisico per raggiungere il bambino!), ma non sa come esprimere la sua richiesta d’aiuto (i bambini, spesso, non hanno voce).

QUATTORDICESIMA TAVOLA

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

I genitori apparecchiano la tavola con i loro panini. Il papà trova per terra la pietra magica ed esclama: “Che pietra fantastica! Come sarebbe piaciuta a Sylvester per la sua collezione” e posa la pietra sulla pietra-Sylvester. La mamma ha una strana eccitazione e dice che ha come la sensazione che Sylvester non sia lontano. “I am! I am!” vorrebbe gridare Sylvester, ma non può. Se soltanto avesse realizzato che la pietra magica era sulla sua schiena!…

Il padre ricorda la collezione di pietre dell’asinello e avevamo visto come questa era simbolo del suo mondo interiore. C’è dunque, prima di tutto, il riconoscimento del mondo interiore di Sylvester. Grazie a questo la pietra è sul dorso di Sylvester, dunque prossima al miracolo, alla fine dell’incantesimo.

Steig crea la suspence… Tutto sta per risolversi, ma come? Ricordate che all’inizio del testo veniva espressa l’unica condizione possibile perché Sylvester potesse uscire dal suo incantesimo: che qualcuno avesse desiderato ardentemente che una pietra si trasformi in asino. Ma chi mai avrebbe potuto desiderare una cosa simile? C’era una possibilità su un miliardo. Ecco, la precisione puntuale dell’amore è questa: io voglio esattamente che tu sia tu. Ed è solo questa corrispondenza che permette all’altro di esistere davvero, di trasformarsi in se stesso (e al bambino di crescere pienamente). Una canzone anni fa cantava: il legno diventa flauto, quando è amato.

QUINDICESIMA TAVOLA

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Oh quanto vorrei che Sylvester fosse qui in questo bel giorno di maggio! Esclama la madre. ” Non lo vorresti anche tu?” aggiunge rivolta al padre. “Come fai a farmi una domanda del genere” risponde il padre guardandola tristemente. E Sylvester imprigionato nel suo mutismo pensa: Vorrei essere me stesso di nuovo! Vorrei essere il mio vero me di nuovo! (I wish I were myself again, I wish I were my real self again!). E in un istante, lo fu!

Non un solo desiderio, ma la concordanza del desiderio di tutta la famiglia permette a Sylvester di essere di nuovo lui. Non si diventa se stessi da soli. E solo ora il sole splende davvero! Andate a rivedere all’inizio della storia come era pallido e triste a confronto di questo sole simbolo del reciproco amore, il sole che aveva creato Sylvester da solo con la sua magia. Il testo sembra appoggiare la mia interpretazione della pietra come falso-sé dentro cui il vero-sé è imprigionato: I wish I were my real self again. Sylvester è tornato ad essere sé, la felicità di tutti è un giubilo che l’illustrazione ci restituisce in tutto il suo splendore.

SEDICESIMA TAVOLA

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

La famiglia finalmente riunita torna a casa. Il padre mette la pietra magica in un luogo sicuro. Ne farà uso solo se un giorno ce ne sarà davvero bisogno. Ma per ora cosa potevano desiderare di più? They all had all that they wanted.

Le forze potenti dell’inconscio, che la storia ci insegna funzionano bene solo se si esprime il desiderio giusto, non sono escluse dal quotidiano, o censurate, ma archiviate in un luogo sicuro (Ricordate sul fondo del lago il pesce-strega, simbolo dell’inconscio, nell’ultima immagine di Hansel e Gretel di Susanne Janssen?). E’ in questi sottili messaggi, che sta la differenza tra album che non esauriscono nel tempo la loro magia e album destinati a essere dimenticati in breve tempo. Pensate come sarebbe stato facile nel finale dimenticare la biglia (che simbolicamente era uscita dal mondo interiore del bambino) o tacciarla di “cattiva” perché era stata co-responsabile della brutta avventura di Sylvester.
Questo album è grande perché uscito direttamente dalla ricchezza dell’inconscio dell’autore, e non pensato a tavolino per dare un messaggio.

Grazie Steig e ciao caro Sylvester!

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“Sylvester”, Il bambino-pietra (W.Steig).parte IV

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Prima di iniziare riporto la preziosa informazione di Deborah: Sylvester and the Magic Pebble di William Steig esiste in versione italiana sotto il titolo di: Silvestro e il sassolino magico, edito da Mondadori.

DECIMA TAVOLA

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Sylvester è rimasto solo, nessuno lo cerca più. Notte dopo notte, giorno dopo giorno, si sveglia sempre più di rado. Quando è sveglio è solo infelice e senza speranza. Il testo dice: sentiva che sarebbe rimasto una roccia per sempre, e provò ad adattarsi… cadde in un sonno senza fine.

Se nelle pagine precedenti sentivamo tutta l’animazione accorata dei protagonisti, ora a prendere campo è il tempo che passa intorno a loro, i giorni che si susseguono inesorabili (Night followed day and day followed night over and over again.), il ritmo delle stagioni, gli eventi della natura. Sylvester sta cadendo in un sonno senza più pause, come qualcuno che muore pur restando vivo. La depressione è questo: è uno scollamento dal fluire del tempo, il movimento del tempo ci sorpassa e cadiamo in un letargo intervallato solo da stati di profonda malinconia. Molti molti più bambini di quanto pensiamo hanno parti di sé che hanno fatto la fine di Sylvester. Qualcosa dentro di loro non ha più movimenti vitali. Perso il proprio vero sé, l’unico luogo dove può scorrere libera l’energia della vita, l’inverno li invade.

UNDICESIMA TAVOLA

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Qui il testo smette di parlare di Sylvester… (ne fa solo un accenno marginale quando indica il posto dove si siede il lupo –sat on the rock that was Sylvester-). Si sofferma invece a descrivere l’inverno. Il vento freddo soffia, la neve ricopre ogni cosa, e gli animali stanno al coperto, sopravvivendo col cibo che hanno immagazzinato. Un lupo affamato un giorno si siede sulla pietra per ululare.

Qui Steig fa qualcosa di narrativamente geniale. Abbandona Sylvester. Lo stato emotivo del bambino-pietra è indescrivibile, solo l’inverno e il ghiaccio possono esserne metafora. Ma se guardiamo meglio, dentro questa metafora ci sono due chiavi importanti. L’urlo del lupo, che rappresenta l’immensa fame d’affetto di Sylvester e ci dice che questa fame è ancora viva, e la descrizione del letargo degli animaletti del bosco: come Sylvester sono rintanati indoors, ma, e qui sta la chiave di volta: per sopravvivere con il poco cibo che hanno. E’ un’indicazione preziosissima sul letargo del bambino-pietra, ci dice che il suo sonno non è un sonno di morte, ma di sopravvivenza. Gli elementi vitali sono stati addormentati per permetterne la sopravvivenza in un contesto difficile (la solitudine, la depressione). Non tutto è perduto!

DODICESIMA TAVOLA

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Il testo descrive con poesia la primavera. Gli alberi mettono i germogli, i fiori aprono al sole il loro giovane viso.
Qualcosa in questa tavola ci rasserena rispetto a quella precedente. C’è, malgrado la tragedia dell’asinello, qualcosa di positivo: il tempo con il suo lento fluire saggio è capace di maturare le cose, di farle sbocciare. Scopriamo che l’inverno era una tappa penosa ma necessaria a tutta questa bellezza che ora fiorisce al sole. Che anche Sylvester, il bambino-pietra, ne abbia giovato? E se gli eventi della natura erano metafora del suo stato interiore: è possibile che dentro il suo essere pietra (il suo letargo) qualcosa stesse lentamente maturando?
Pensate come è prezioso, per un bambino che legge, imparare che forse vale la pena “aspettare”. L’asinello che voleva tutto e subito con magia è stato costretto a entrare a forza dentro un elemento immobile, che lo costringe ad assistere al lavorio del tempo. E la domanda che sta dietro a questa metamorfosi è: Bisogna fargli fiducia o no al tempo che passa? Bisogna avere fiducia nella vita? (Notate come queste domande Steig le formula in un linguaggio che il bambino può capire, pagina dopo pagina…).

Segue…


“Sylvester”, il bambino-pietra (W.Steig).parte III

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Nelle puntate precedenti abbiamo visto trasformarsi in pietra il povero Sylvester (Sylvester and the Magic Pebble di William Steig), ora la telecamera si sposta sulla reazione dei genitori alla sua scomparsa. Con le stesse reazioni di due genitori normali il cui figlio non torna a casa, il papà e la mamma di Sylvester passano dalla preoccupazione all’angoscia nello spazio di una notte.

SESTA E SETTIMA TAVOLA
I genitori passano la notte in attesa davanti alla finestra, sperando di vedere tornare Sylvester, poi il mattino (il sole sta appena sorgendo) cominciano le ricerche. Chiedono a tutti i vicini. Nessuno lo ha visto. Decidono di rivolgersi alla polizia.

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Per sorridere ancora una volta dell’assurdità di certe reazioni della società ai libri per bambini (per farvi un esempio, Where the Wild Things Are aveva rischiato la censura in Francia), Sylvester and the Magic Pebble fu censurato in alcuni stati americani per via della scenetta in cui Steig fa interpretare i poliziotti a due simpatici maialini: la scena fu considerata provocatoria e offensiva. Anche se è vero che i poliziotti nel testo dichiarano seccamente che non possono aiutare i genitori a trovare Sylvester, dubito che insieme ad una buona dose di ironia, Steig avesse segrete mire anarchiche…

OTTAVA E NONA TAVOLA
Tutti i cani di Oatsdale si mettono alla ricerca di Sylvester. Annusano ogni pietra, anche la pietra-Sylvester. Ma una pietra odora solo di pietra e nessun cane lo può riconoscere. Dopo un mese i genitori e gli amici abbandonano le ricerche. In uno stato di desolazione profonda il papà e la mamma provano a riprendere la loro vita normale, ma senza Sylvester, niente è più come prima.

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Chi di noi, quando era bambino, non ha giocato a immaginare cosa succederebbe se fosse scomparso …Qualcuno sentirebbe la mia mancanza? Verrebbero a cercarmi se sparissi? Per quanti giorni? Per quanti mesi? Dopo quanto vi dimenticherete di me? Mai… vero? (Il gioco: “nascondino” incarna bene il piacere di dominare l’ansia di queste fantasie).
A questo punto del libro se io fossi un bambino sarei in uno stato d’ansia fortissima per il povero Sylvester (un bambino ha poca distanza tra sé e le cose che legge) Sylvester sono io che leggo, sono perduto per sempre, per sempre solo, nessuno potrà ritrovarmi.

Sylvester and the Magic Pebble di Wiliam Steig, Windmill Books/Simon & Schuster 1969

Segue…