Susanne Janssen, Hansel e Gretel. Parte 11

(ritorna all’inizio…)

Hänsel gli salì sul dorso e disse alla sorellina di sederglisi accanto. “No” rispose Gretel, “sarebbe troppo pesante per l’anitra; ci trasporterà l’uno dopo l’altro”.

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

Questa che vedete sopra è la tavola che chiude il libro. I due bambini devono affrontare l’ultima prova “attraversare la grande acqua” e saranno fuori dalla foresta.
Il libro si era aperto con un cervo ferito che vi entrava…

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

Ricordate (potete rileggerla qui ) l’analisi della semiluna in basso? Ora la semiluna che reggeva il cervo trova la sua metà superiore nell’ultima tavola e chiude l’avventura di Hänsel e Gretel in una sfera perfetta. Il cerchio magico intorno alla fiaba si è chiuso. Il bambino (in alto a destra dell’ultima tavola) ne è fuori: ha conquistato la realtà.

Come in un sogno o incubo da cui ci si sveglia l’anitra che porta i due bambini fuori dalla foresta (perimetro simbolico dell’inconscio) è di nuovo un animale reale, come il cervo all’inizio. Mentre gli animali che la popolavano erano di stoffa, di metallo, colorati in modo bizzarro, proprio come nei sogni: assurdi e allucinati.

Il bambino che sfoglia il libro saprà dalla storia che i due protagonisti sono entrati nella foresta e poi ne sono usciti, ma è grazie alle immagini che potrà farsi delle idee sulle diverse qualità dei due mondi.

Bettelheim ne Il mondo incantato analizza perché gli uccelli (nella tradizione della fiaba figure amiche o salvatrici) hanno mangiato tutte le briciole di pane e perché è proprio un “uccello bianco come la neve“, simbolo di innocenza e speranza, a condurre i bambini fino alla casa della strega. La spiegazione è semplice. Perdersi nella foresta, lottare con la strega, vincere il desiderio di tornare a casa (di regredire ) era l’unica strada possibile per curare la ferita del cervo (la ferita ontologica dell’Esserci ).
Non ci potrà mai essere completezza, unità, interezza, se non ci si è confrontati con le forze rosso-strega che ci abitano dentro.

E’ questo messaggio che testo e immagini portano al lettore.

Abbiamo incontrato Hänsel e Gretel nel nodo difficile dell’indifferenziato. Uniti in una simbiosi faticosa, originaria.

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

Ma grazie al grande coraggio di Hänsel e alla forza di Gretel (alla sua saggezza), grazie alla crudeltà necessaria dei genitori, degli uccelli, e grazie alle tensioni risolte dell’Es, magistralmente interpretato dalla strega, i due bambini si sono separati. Ognuno dei due può ora dire: Io.

Guardate che sintesi perfetta fa la Janssen del livello più profondo del testo: i due bambini sono diventati UNO. L’io unitario nella figura malinconica di Gretel (o Hänsel?) domina dall’alto il suo mondo infine pacificato. Le potenze inconsce (le pinne della carpa sono brandelli del vestito della strega) sono presenti ma innocue come lenti pesci di lago. Ogni cosa ha trovato il suo posto. Cielo, acqua, terra. Ciò che è interno e ciò che è esterno. Quello che sta sotto la superficie e quello che sta sopra.

M.C. Escher, Three Worlds, 1955

Il libro di Susanne Janssen si chiude così. Non c ‘è bisogno di mostrare il ritorno a casa, la ricchezza che verrà.
Era a questa “struttura pacificata” che tutta la tensione della fiaba tendeva.
Eppure Hänsel (o Gretel?) ha ancora gli occhi chiusi. Come in un ultimo difficile compianto, prima di incamminarsi definitivamente nel mondo della luce e della realtà.

Ritorna all’inizio dell’analisi…
Leggi l’intervista a Susanne Janssen

(Ringrazio Giovanna, Alba, Julien e Paolo per il contributo in pensieri e immagini. Tra qualche giorno ospiteremo l’intervista a Susanne Janssen. Se avete domande da farle, apprezzamenti, critiche, riflessioni, potete pubblicarle ora, di modo che io possa integrarle nelle domande che le farò. Vi è piaciuto il suo lavoro? Che sensazioni vi danno le sue tavole? E se foste bambini?).


Susanne Janssen, Hansel e Gretel. Parte 10

(ritorna all’inizio…)

Tutto il libro di Susanne Janssen è rosso scuro. Rossi sono gli insetti e i coralli che compaiono a punteggiare il testo, rossa la barba del padre, rossi gli sfondi, rosso il cuore del cervo, rosso il gatto siamese che spunta tra i gemelli, rossa la gonna della madre mentre sperde i bambini nel bosco, rosso il fuoco dentro cui Hänsel e Gretel si addormentano, rosso il tessuto che spunta dalla finestra della casa di marzapane (che è l’inanimato-strega pronto a trasformarsi, ancora più spaventoso della strega vera), rosso il cielo dietro il forno in fiamme…

(potete ingrandire le immagini per vedere le tavole originali)






Susanne Janssen, “Hänsel e Gretel”, Éditions Être (particolari)

Ogni momento del libro è una diversa incarnazione del rosso-strega.
Ma che cosa è la strega?

(prosegui l’analisi…)


Susanne Janssen, Hansel e Gretel. Parte 9

(ritorna all’inizio)

“La vecchia fingeva di essere buona, ma era una cattiva strega…”

Per la comprensione delle prossime due tavole, così dense di significati, vi invito di nuovo (caldamente) a rileggere la storia di Hänsel e Gretel.
L’interpretazione della Janssen di questa parte del testo è sublime.

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

La casa di marzapane sembra essersi trasformata per intero in un corridoio di carcere, rivelando la sua vera natura e la sua freddezza. La prospettiva centrale crea in direzione della strega una tensione compositiva che esplode nella sua risata melefica, nella sua bocca divoratrice, grande abbastanza da poter inghiottire Hänsel da un momento all’altro. Per sua fortuna “le strege hanno gli occhi rossi e la vista corta“.
Gretel ha perso il suo grembiule a quadretti e ne ha uno di garza nera, sul volto ha dei “segni†(tutto questo viene dalla fantasia dell’illustratrice).

La sua schiavitù è sospetta: è schiava delle strega o è diventata sua collaboratrice?
Il testo non dice forse: “Ora al povero Hänsel cucinavano i cibi più squisiti…” ?

Quante volte il bambino (e poi l’adulto) preferisce restare schiavo di forze distruttive invece di incamminarsi nel percorso faticoso dell’indipendenza, dell’autonomia? Quanto è più comodo per Hänsel starsene rintanato a farsi nutrire, ad ingrassare di nascosto? E per Gretel lamentarsi senza agire? (Vedi anche dialettica servo-padrone in Hegel).

Guardate che fotografia perfetta di questi complessi movimenti inconsci ha creato Susanne Janssen: i due bambini non vogliono guardare, non vogliono dirsi la verità sulla loro condizione, tengono gli occhi chiusi. Cieca è la strega, ciechi sono loro.

Fino a che finalmente Gretel…

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

(prosegui l’analisi…)


Susanne Janssen, Hansel e Gretel. Parte 8

(ritorna all’inizio…)

Larrivo alla casa di marzapane.
Osservate come i primi illustratori agli inizi del 900 hanno delineato un “tipo” di inquadratura che non è più cambiata fino ad oggi. Come se “l’arte” di illustrare questa scena fosse, di volta in volta, l’arte di muoversi in modo originale nello spazio di un immaginario già dato e non più quella di interpretare il testo.
Freschssimi i lavori di Pablo Auladell, e da lasciare senza respiro la tavola di Lorenzo Mattotti tratta da “Six Scenes from Hansel and Gretel”esposte quest’anno al Metropolitan Opera House’s.
Se qualcuno avesse tra i suoi libri altre preziose tavole nel genere può inviarmene una copia a: lefiguredeilibri(at)gmail.com, le integreremo!
Le nazioni si riferiscono al paese d’origine dell’illustratore.
L’anno a quello della prima edizione della tavola.

2008, Pablo Auladell, Spagna (Edizioni Kalandraka)

2008, Lorenzo Mattotti, Italia

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

La nona tavola del libro che stiamo analizzando si differenzia da una lunga tradizione iconografica per il tipo di casa di marzapane. Per la somiglianza che ha con la casa natale dei fratelli Grimm, a Kassel, mi piace pensare che l’artista abbia voluto portare i due bambini, dopo secoli di lungo camminare nel bosco, a rendere omaggio ai loro creatori.
Nella decima tavola abbiamo invece la novità di una strega elegantissima. Notate come la Janssen sfrutta di nuovo la metà pagina per appoggiare lo sguardo curioso di Hänsel.

Al centro la casa dei fratelli Grimm

(prosegui l’analisi…)


Susanne Janssen, Hansel e Gretel. Parte 7

(ritorna all’inizio…)

Che cosa ne sarebbe dell’arte contemporanea (e di ogni epoca) se gli artisti non avessero espresso il loro tempo? O addirittura se non lo avessero inventato, codificandolo? Potremmo farci un’idea del ‘900 senza il cubismo, il futurismo, l’astrattismo?

Leonardo Da Vinci, Codice del volo degli uccelli (1505 -1506)

Francisco de Goya y Lucientes, Los Caprichos (1799)

Jean Tinguely, Baluba III?, (1961)

L’illustrazione per bambini, che è arte, che dovrebbe palpitare coi tempi, paga invece non so quale contrappasso al desueto, al già-visto, all’ignoranza. Con dovute eccezioni, sui banchi delle librerie e su quelli (ohimé) del supermercato, i libri illustrati per bambini sfoggiano tutto il peggio del kitsch che la storia dell’illustrazione è riuscita a produrre. Figure che già erano brutte negli anni 60, con fiori multicolori e uccellini dalle guance fucsia, oggi saltellano euforiche e ubriache su libri freschi di stampa (e siamo nell’anno del Signore 2-0-0-8).

Fortuna vuole che rari artisti abbiano deciso di applicarsi all’illustrazione, fornendoci un esempio di cosa dovrebbe essere…

Susanne Janssen, “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2008 (diritti riservati)

Hänsel e Gretel si sono persi nel bosco (gli uccelli hanno mangiato tutte le loro briciole di pane), si sono persi nel bosco oggi, adesso, alle 18 e 46 di questa sera incendiata di rosso, tra robots e incubi mediatici. Ogni bambino può, sfogliando il libro, riconoscersi nell’inquietudine di questi due fratelli, perché è nello stesso bosco che anche lui vive e si perde.

(prosegui l’analisi…)


Susanne Janssen, Hänsel e Gretel. Parte 6

(ritorna all’inizio…)

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

Credete siano stati abbandonati nel bosco? Il testo dice:
“Adesso mettetevi accanto al fuoco, bambini, e riposate, noi andiamo a spaccar legna nel bosco. Quando abbiamo finito, torniamo a prendervi.” Hänsel e Gretel rimasero accanto al fuoco (…) alla fine i loro occhi si chiusero per la stanchezza ed essi si addormentarono profondamente”.
La tavola della Janssen fa luce sulla vera storia di Hänsel e Gretel, non quella che sta sulla superficie, inchiostro battuto su carta, ma sull’altra, quella che per secoli e secoli è passata di corpo in corpo, attraverso alveoli, denti, battiti cardiaci, gesti disegnati nell’aria di mani tutte ossa, fumi di stufe, appannando vetri, spalancando occhi di bambini.
Nella vera storia, quella sotto l’inchiostro, Hänsel e Gretel si addormentano perché sia più indolore la metamorfosi, la maturazione. Nessuno viene abbandonato. Non ci sono colpevoli, vittime. Solamente un immenso crogiolo, che è quello della vita.

Nella pagina successiva compare una farfalla notturna. Aspira alla mutazione…

210

La settima tavola riprende la discussione tra i genitori. Nonostante l’ampio fuoco, elemento alchemico per eccellenza (guardate questo emblema, M.Maier, Atalanta Fugiens 1617 ), il primo tentativo di trasformazione è fallito. I bambini hanno ritrovato la strada di casa (non vogliono crescere). Bisogna cacciarli con più forza. Portarli ancora più lontano nella foresta.

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

Ma se il destino dei due bambini sobbolle in alambicchi oscuri, sulla superficie visiva della settima tavola, a livello compositivo, abbiamo tutta la luce della contemporaneità. L’equilibrio di forme e misure è preciso fino all’astrazione ed è capace di contenere.


Francis Bacon, Tryptich, 1973

Come in un quadro di Bacon, le forze dell’inconscio (le forze urlanti dell’Es) sono tutte contenute dalla razionalità di pochi tratti precisi. La matrigna (l’inconscio famelico, femminino, imperante) soccomberà alla fine sotto queste linee, verrà ordinato da esse. I bambini vivranno felici con il padre (il maschile, il razionale, l’Io installato e finalmente sicuro).
Prima però….

(prosegui l’analisi…)