I Master in Italia intorno al libro illustrato

Ho ricevuto ieri il comunicato stampa di un nuovo Master per il mestieri intorno al libro illustrato, organizzato dalla Mostra Internazionale d’Illustrazione di Sarmede. Ne approfitto per fare un tour intorno alle specializzazioni universitarie già presenti in Italia su questa tematica.

MASTER DI ILLUSTRAZIONE PER L’EDITORIA (Macerata)
Un altro Master, già avviato con successo è “Ars in Fabula” Master di illustrazione per l’editoria, più specifico per illustratori. Questo Master è riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca per la professione di illustratore.
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MASTER DI ILLUSTRAZIONE PER L’INFANZIA ED EDUCAZIONE ESTETICA: per una pedagogia della lettura iconica. (Padova)
Con l’Anno Accademico 2008/2009 inaugura il nuovo Master di I° livello “Illustrazione per l’infanzia ed educazione estetica: per una pedagogia della lettura iconica, nato da una collaborazione tra le Facoltà di Scienze della Formazione delle Università di Verona e Padova e la Fondazione Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia “Št?pán Zav?el†di Sàrmede.
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ACCADEMIA DROSSELMAIER (Bologna)
La Giannino Stoppani cura da qualche anno la prestigiosissima Accademia Drosselmaier. Corsi semestrali, con tematiche specifiche intorno ai temi dell’editoria, dell’illustrazione, del giocattolo.
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ACCADEMIA DI BOLOGNA
Corso di fumetto e illustrazione (triennale). L’accademia offre anche bienni specialistici.
Il team didattico
si avvale dell’apporto studiosi del settore, come Daniele Barbieri, Carlo Branzaglia, Edo Chieregato, Enrico Fornaroli, Nicola Galli Laforest, Carlo Mauro, Paolo Pallottino, Ilaria Tontardini, Emilio Varrà, nonché professionisti e autori di fama internazionale: Chiara Carrer, Matteo Casali, Onofrio Catacchio, Emidio Clementi, Sara Colaone, Gianluca Costantini, Massimiliano De Giovanni, Otto Gabos, Adelchi Galloni, Octavia Monaco, Luigi Raffaelli, Massimo Semerano.

 


Babar, Harry Potter et Compagnie, Mostra alla BNF (2009)

Babar, Harry Potter et Compagnie, Livres d’enfants d’hier et d’aujourd’hui:
Quattro secoli di illustrazione, dalle Favole di Esopo pubblicate nel 1587, fino all’Harry Potter dei nostri giorni, sono l’oggetto di una delle più complete mostre mai realizzate sulla storia della letteratura infantile e dell’illustrazione. Prime edizioni, tavole originali, libri e libri e ancora libri per bambini, saranno esposti a Parigi, alla BNF (la Biblioteca nazionale francese), dal 4 ottobre 2008 all’11 aprile 2009. Non si può mancare.

Guarda il video della presentazione della mostra
Leggi la recensione su Le Figaro

Immagine gentilmente invitami da Florizelle

Trasmissione sui Picture Books su BBC4

Messaggio nella bottiglia:

Stasera 5 novembre 2008 (grande giorno!) alle ore 21 sul canale inglese BBC4 ci sarà la prima parte di una trasmissione tutta dedicata ai Picture Books (leggi il programma). Se qualcuno abita in Inghilterra potrebbe farmi/ci il grandissimo regalo di registrare la trasmissione e scrivermi per prendere accordi sulla spedizione della registrazione?

Mille grazie in anticipo!
Anna

Hello world !
There is a spacial TV show tonight at 9 pm on the BBC4 channel.
This is about chilren picture books.
As I live in Spain I do not have access to that programm but wish I could.
If, in any case, there is anyone living in UK reading this before the airing, would you mind record it for me (us) and send me a mail so we can organise the sharing?
Million thanks in advance

Anna


Simone Rea: dal testo all’illustrazione (la tecnica)

Simone Rea più che promettente talento dell’illustrazione italiana (già in previsione un libro coi Topipittori) ci invita alla scoperta della sua affascinante tecnica. Vi ricordo che Simone Rea fu selezionato al concorso Figures Futur 2006, con la sua Alice…

Simone Rea, Alice nel paese delle meraviglie, tavola selezionata al concorso Figures Futur 2006

Simone Rea, Alice nel paese delle meraviglie, tavola selezionata al concorso Figures Futur 2006

Per questo viaggio dietro le quinte di un’illustrazione Simone Rea ha scelto una tavola destinata al concorso Figures Futur 2008, tratta da uno dei due racconti in concorso: Ananasi e la morte.

Simone Rea, Anansi et la mort, 2008 (copertina)

Simone Rea ci descrive il suo rapporto di illustratore col testo:
Trovare una propria identità è importante, ma ancora più importante è saper ascoltare i suggerimenti che le storie ci donano e servirle al meglio, sapersi rinnovare in funzione del testo: interferendo, disturbando il messaggio, arricchendolo, distorcendolo o semplicemente accompagnandolo.

Partendo da questa idea di lettura del testo ho tentato di ascoltare le storie nascoste che Anansi mi sussurrava:
-Ho trovato un posto, un ottimo luogo per la caccia. Ho trovato anche un marito per nostra figlia: è lui che mi ha dato tutto questo. (Anansi e la morte)
Così ho pensato:perché non illustrare la figlia nascosta dietro la porta che ascolta il padre in silenzio? Perché non illustrare le difficoltà di dialogo tra genitori e figli?
Stessa cosa con la morte:
La Morte si alzò, si precipitò armata della sua mazza e la colpì: “gbo!â€
(Anansi e la morte)
Ho pensato alla morte come parte integrante e integrata nella natura, senza alcun sentimento. Ho pensato che per la figlia di Anansi era giunta semplicemente l’ora! Così ho illustrato la morte che tocca la farfalla, gli alberi, il terreno, si interseca col paesaggio circostante accompagnando tutto e tutti nel percorso della vita.

Simone Rea, Anansi et la mort, 2008

Quando ho visto le tavole di Simone Rea sul suo blog sono rimasta incantata dalla sua tecnica. Ho chiesto a Simone se poteva condividerla con noi, e lui ha avuto la grande generosità di acconsentire, cosa non del tutto evidente da parte di un illustratore. Ecco la descrizione della tecnica utilizzata per Anansi e la morte:
Solitamente utilizzo supporti neri dove coloro e graffio. Anansi aveva bisogno di una atmosfera diversa che solo un foglio bianco poteva darmi. Così il mio supporto per questa volta è un cartoncino liscio bianco abbastanza resistente per sopportare graffi, immersioni e strappi.
Gli strumenti
: carta vetrata, ramina, nastro adesivo, lacca per capelli, carta assorbente, acrilico, olio, punte da incisione e ovviamente matita e pennelli…

Per iniziare stendo il colore (acrilico) molto liquido, quindi poco uniforme…sono alla ricerca di una texture che dia un’ idea di casualità, profondità, un pulviscolo preesistente…

Con la carta assorbente stendo in maniera irregolare l’olio (bitume)…

Spazzolo via il colore con una ramina per togliere il grosso e successivamente rifinisco con della carta vetrata ( che mi da più controllo nel segno)…

Facendo gocciare l’acqua sul colore e tamponando il cartoncino con un foglio, schiarisco alcune parti ancora troppo scure e metto in evidenza i graffi realizzati in precedenza…

Spruzzo una mano di lacca per capelli per creare una patina protettiva. Il colore che andrò a inserire successivamente non aggrapperà con la stessa aggressività il supporto, reagendo così in maniera diversa ai graffi e donandomi sorprendenti textures.

Per quanto riguarda gli alberi, la tecnica è molto simile a quella del fondo: passo un primo colore marrone chiaro (acrilico) che sarà la base per i tronchi, spruzzo il fissativo e dipingo gli alberi con diversi marroni . Carteggio e rifinisco con le punte da incisione le cortecce…

Il fiume è composto da vari rossi (due rossi acrilici e uno a olio).
Dipingo, carteggio, bagno, tampono e maltratto il fondo del fiume e prima che si asciughi passo una mano di olio rosso sangue che subito tampono con un foglio di carta. In queste condizioni il mio supporto comincia ad indebolirsi e a sfaldarsi, tiro via il foglio di carta con una certa rapidità creando così degli strappi interessanti…

Finisco la mia illustrazione passando una velatura gialla molto trasparente su tutta la tavola amalgamando così le figure e lo sfondo e attenuando alcuni toni troppo contrastanti degli alberi.
Per la scelta cromatica e la matericità (simulata) ho preso come riferimento Burri. (Vedi la sedia bucata e il contrasto giallo ocra – rosso).

Un ringraziamento ad Anna per avermi concesso questo spazio nel suo blog.
Grazie mille a te Simone per la tua disponibilità, mi hai trasmesso una grande voglia di disegnare con forza!


I love Typography

Uno strabiliante blog per tutti gli appassionati di tipografia…



“Giorno di neve” di Komako Sakaï

Per parlarvi di Giorno di neve di Komako Sakaï , edito in Italia da Babalibri, farò una cosa molto giapponese: non vi parlerò né di Giorno di neve, né di Komako Sakaï (autore-illustratore che amo moltissimo). Vi porterò invece tra le righe di una poesia di Rainer Maria Rilke, poeta di mastodontica grandezza.

Rilke ha, meglio di molti altri, provato a dire cosa è l’infanzia. Impresa ardua, giacché l’infanzia, come è in sé, nessuno può dirlo. La memoria incerta, l’idealizzazione, la rimozione o la nostalgia, sono gli unici strumenti disponibili per scavare tra le macerie del tempo e possono, al meglio, restituirci cocci di vasi dai geroglifici indecifrabili.
L’osservazione diretta del bambino, tanto amata nel ‘900, che ha avuto il pregio di regalarci magnifici saggi di psicanalisi, pedagogia e psicologia, è mediata, ahimè irrimediabilmente, dalla griglia di comprensione dell’osservatore. Ci resta forse l’artista, la cui libertà a volte gli permette di conservare, come monumento vivo, un brandello di infanzia.

“…ed eravamo fino all’orlo colmi di figure.

Eravamo come pastori immersi
in tanta solitudine e immense distanze,
e da lontano ci chiamavano e sfioravano,
e lentamente fummo – un lungo nuovo filo –
immessi in quella catena di immagini
in cui duriamo e ora durare ci confonde.

(Rainer Maria Rilke)

Rilke utilizza due parole diverse: figure e catena di immagini (nell’originale: Figur/ Bilder-Folgen) per indicare il mondo percepito. Il bambino è colmo di figure, l’adulto, dopo che si è trasformato in un lungo nuovo filo, può solo accedere a un susseguirsi di immagini. L’adulto, come scriveva Valèry, non vede attraverso gli occhi, ma vede attraverso i concetti (incatenati uno all’altro), l’adulto non guarda, sa (o presume di).
Il bambino, come l’animale, vede invece l’Aperto. Il mondo gli appare allora per quello che forse era agli inizi del tempo: vasto di sovrumane distanze. Le figure riempiono il bambino come un vaso colmo d’acqua, come acqua fluiscono dentro e fuori di lui, senza che lui opponga resistenza.

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Ascoltate ancora dalle Elegie Duinesi:

“Quello che c’è fuori, lo sappiamo soltanto
dal viso animale; perché noi, un tenero bambino
già lo si volge, lo si costringe a riguardare indietro e
vedere
figurazioni soltanto e non l’aperto ch’è sì profondo
nel volto delle bestie.
(…)
Sempre c’è mondo
e mai quel nessundove senza negazioni
puro, non sorvegliato, che si respira,
si sa infinito e non si brama. Uno, da bambino
ci si perde in silenzio e ne è
scosso. O un altro muore, e lo diventa.
(Rainer Maria Rilke)

L’Aperto, che noi possiamo cogliere solo riflesso negli occhi umidi degli animali, è uno spazio dove il bambino può entrare e stare liberamente (come pastore immerso in immense distanze). Ma di continuo noi, dalla nostra distanza siderale, lo richiamiamo indietro a vedere figurazioni. Ecco che a figure e catena di immagini si aggiunge: figurazioni (Gestaltung), progetti di forme. Il mondo a quanto pare, per noi incatenati, è ormai una scatola-forma, un contenitore dentro il quale siamo chiusi; l’Aperto, ci è precluso.
Rilke però ci consola di questa sorte: ci dice che avremo di nuovo modo di uscire dalla scatola, di liberarci dalla catena di immagini, di voltarci verso l’aperto e distogliere lo sguardo dai riflessi sul fondo della grotta: moriremo.

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Nelle immagini così nitide di Rilke, lo spazio dove il bambino vive le sue giornate (di cui nulla sappiamo direttamente) ha dunque assonanza con lo spazio che è aperto davanti agli occhi degli animali, ma anche con lo spazio che si abita quando si è morti. Non stupisce dunque che il bambino quando gioca a perdercisi in silenzio, ne sia scosso. Come non stupisce che l’adulto impieghi molte energie per togliere il bambino il più velocemente possibile da quei luoghi di immense distanze e luce sinistra.
Capita a volte nella bieca vita di noi incatenati, che un evento o semplicemente della neve ci costringa a fermarci. Allora guardiamo la figura della neve che cade, lasciamo che la neve ci colmi.

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Per lo spazio di un gioco, rassicurati dall’eccezionalità -temporalmente limitata- dell’evento, guardiamo il mondo. Il panorama stravolto di neve ci ricorda qualcosa, un odore, un ricordo di cui non sappiamo ritrovare il senso (ci ricorda l’Aperto).
Sentiamo distintamente che il bambino sta nel giorno di neve in un modo diverso dal nostro, e ci accostiamo a lui. Il bambino si lascia tenere compagnia, si lascia sfiorare, sa -con quieta rassegnazione- che l’adulto non è capace di raggiungerlo del tutto (da lontano ci chiamavano e sfioravano). Il bambino guarda la neve cadere fitta e dice: Mamma, sembra che siamo soli sulla Terra” .

(Ingrandite l’immagine sottostante, guardate con che tenerezza e sforzo l’adulto si piega verso la frase appena pronunciata dal bambino -verso la sua verità-, senza poterla afferrare).

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs (ingrandisci l’immagine)

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs

Komako Sakaï, Jour de neige, École des Loisirs