A tavola bambini! Bambini educati e bambini selvaggi
25 Maggio, 2016Suzanne de Bourbon, Jean Hey (1491-1521)
“Perché la bontà naturale del bambino traspaia da tutte le parti (e riluca sul viso), che il suo sguardo sia dolce, rispettoso, onesto; degli occhi furbi sono indizio di violenza; degli occhi fissi, segno di sfrontatezza; degli occhi erranti e sgranati, segno di follia; che non guardi mai di traverso, perché è tipico dei sornioni, di qualcuno che medita una cattiveria; che non siano troppo spalancati, tipico degli imbecilli; si diceva già questo all’epoca di Socrate: abbassare gli occhi e sbattere le ciglia è un segno di leggerezza; tenerli immobili è il segno di uno spirito pigro; due occhi penetranti indicano irascibilità ; troppo vivi e eloquenti, segno di un temperamento lascivo. Importa soprattutto che dagli occhi traspaia uno spirito calmo e rispettosamente affettuoso. Non è per caso, in effetti, che è stato detto dagli antichi saggi: ‘L’anima ha il suo trono nello sguardo’.
Le antiche pitture ci insegnano che un tempo era segno di una modestia esemplare tenere gli occhi semi-chiusi; parimenti, presso gli spagnoli, guardare qualcuno abbassando leggermente le palpebre è un segno di educazione e amicizia.
Sappiamo anche, dai quadri, che le labbra giunte e serrate erano, in altri tempi, indizio di rettitudine.”
Erasmo da Rotterdam, De civilitate morum puerilium, 1530
Flowers of Instruction: or Familiar Subjects in Verse, Inghilterra 1820
Per preparare il corso Le immagini, le parole, l’infanzia ho letto o riletto alcuni libri che raccontano la storia dell’infanzia.
Nel privato, questa lunga e oscura storia ha forse avuto i suoi momenti di tenerezza e attenzione; ma nel pubblico, nell’idea di infanzia che intere società hanno condiviso più o meno consapevolmente, è stata una storia riassumibile in una manciata di parole: un lunghissimo, impunito, abuso di potere.
Fränzchen Nimmersatt, Grünstein Georg Tippel, Germania 1900
La tanto applaudita ‘modernità ’, quella che noi chiamiamo con orba presunzione ‘civilizzazione’, ha avuto un costo fisico e morale inaudito, ed è stato pagato, quasi interamente, dai bambini.
I libri illustrati sono stati (e continuano ad essere) uno degli strumenti più subdoli e raffinati per offrire modelli comportamentali.
A titolo di esempio, vi posto alcune rappresentazioni dei bambini a tavola.
La tavola è, per eccellenza, il simbolo della civilizzazione (interessantissimo, su questo tema: Il crudo e il cotto di Claude Lévi-Strauss). Osservate come il bambino buono e il bambino maleducato sono due facce della stessa medaglia.
Il bambino maleducato, poi, trova il suo modello idealizzato nel bambino selvaggio, rappresentato anche, per allegoria, da un animale (quasi sempre proveniente dalla savana o dalla giungla).
È importante riflettere sul fatto che in tutti questi modelli, anche quando sono spiritosi, il bambino viene definito della sua relazione con la civilizzazione di stampo borghese.
Wild, Emily Hughes, Â 2013
Nel 1700, dei popoli colonizzati si diceva che erano ‘ingenui come bambini’, e dei bambini si diceva che erano ‘come selvaggi’.
Selvaggio-bambino: un paradigma indissolubile che non è ancora passato di moda. Si pensi al recente successo di Wild di Emily Hughes, dove la protagonista addenta felice un pesce crudo e sceglie di tornare a vivere nella giungla, lontano da quella civiltà che Russeau, nell’Emilio, aveva definto la sola ‘corruttrice dell’anima innocente del bambino’ (ragionando su questa idea roussoniana che ha fatto epoca, Michel Tournier si domanda, giustamente, come siamo arrivati all’idea che la miglior educazione per un bambino possa essere quella di farlo crescere segregado ai margini della nostra stessa società ).
Non siamo ancora stufi di questi due modelli?
Anna Castagnoli
Struwwelpeter, Heinrich Hoffmann, 1845
Alice’s Adventures in Wonderland, ill. John Tenniel, 1865
Marie sans soin, Bertall, 1894
La journé de Roger, M. Vanasek, Parigi 1920
Histoire de Babar, Jean de Brunhoff nel 1931
Les Larmes de crocodile, André François, Delpire 1956
E allora tu che cosa dici? Sesyle Joslin e Murice Sendak, Emme 1958
The Tiger Who Came to Tea, Judith Kerr, 1968
Where the wild things are, Maurice Sendak, 1963
Une vie exemplaire, Floc’h, Hèlium 2011
A cena dalla regina, Rutu Modan, Giuntina
Vi lascio un po’ di bibliografia:
De civilitate morum puerilium, Erasmo, 1530
Traité de l’Éducation des filles, Fénelon, 1687
Le avventure di Telemaco, Fénelon , 1699
Pensieri sull’educazione (Some Thoughts Concerning Education), John Locke, 1693
Emilio o dell’educazione, Jean-Jacques Rousseau 1762
L’Enfant et la vie familiale sous l’Ancien Régime, Philippe Ariès, 1960
Storia dell’infanzia (II volumi) Egle Becchi, Laterza (fuori edizione in italiano, si trovano in francese).
Enfants de tous les temps de tous le mondes, Jérome Baschet. Gallimard Jeunesse
Il bambino estraneo, nascita dell’immagine dell’infanzia nel mondo borghese, Dieter Riechter, edizioni Storia e Letteratura