L’ultima fiera, un romanzo (di Geena Forrest alias Elilisa)
31 Marzo, 2014Questo post è per quelli come me, che non si sentono né carne né pesce, che da eoni bazzicano nel mondo dell’illustrazione e ancora non hanno capito che farne veramente di tutto questo.
Elilisa
Lunedì mattina la sveglia è alle 5. Finché guido la macchina per arrivare alla stazione dei treni più vicina, mi dico che questa sarà l’ultima fiera. Basta. Non ne posso più di essere tramortita così ogni anno, dei soldi spesi, delle sfacchinate. Una mia leggera forma di ipocondria, che mi porto dietro dalle medie, mi fa anche pensare che molto probabilmente l’anno prossimo sarò morta (ho nell’ordine mal di testa, mal di gola e mal di pancia), quindi definitivamente sì, sarà proprio l’ultima. Utilizzerò questi tre giorni a Bologna per salutare le persone meravigliose conosciute in tutto questo tempo.
Data la seguente formula da me creata:
persone conosciute nel mondo dell’albo illustrato = (ore/giorno passate su facebook + ore/giorno passate nella lettura di blog vari) elevato a (anni di fiera + n. corsi di illustrazione seguiti)
realizzo che di amici vari da salutare ne avrò tanti; ma è un numero importante, non impossibile.
Il muro del pianto
Negli anni, ho stabilito un metodo per affrontare queste giornate, giusto per evitare il pericolo di essere travolti dai troppi libri, da troppa bellezza, da troppa bravura (quella degli altri) e di ritrovarsi seduta sulla moquette rossa in un angolo improbabile di un qualsiasi padiglione a ripetersi “che ci faccio qui?â€.
Funziona così: qualche decina di metri prima di arrivare ai tornelli, lì, con l’agognato badge ‘valido quattro giorni’ in mano, frutto di cinque illustrazioni senza speranza spedite in quel di settembre, si decidono I Capitoli, come se la fiera fosse un romanzo da scrivere. Una volta varcata la soglia, si andrà alla ricerca esclusivamente del materiale per questi capitoli.
Di fronte ad eventi che non rientrano nei capitoli stabiliti in partenza, è permesso aggiungerne in itinere, di capitoli, al massimo altri uno o due, e solo se si tratta di eventi eccezionali (tipo, che so? Inciampare tra le braccia di David Almond o perdere il quaderno con tre giorni di appunti e contatti). Tutto il resto non importa, non si guarda, non si ascolta.
Quindi. Non so come sia stato il vostro, ma questo è il mio romanzo:
“Fiera 2014. L’ultimaâ€
Capitolo 1: i collant
Se non riservi almeno un capitolo all’abbigliamento che puoi vedere in Fiera, vuol dire che il tuo romanzo è destinato a diventare definitivamente un polpettone drammatico. Io invece decido di iniziare con leggerezza e quest’anno mi concentro sui collant.
Non so se ve l’ho detto ma, oltre all’ipocondria, ho questa piccola mania di contare ogni tanto le cose: la calza più indossata risulta essere (sì, le ho contate, e sì, erano tutte ragazze diverse) un tono che a casa riesco a riprodurre stratificando la Karisma Pumpkin Orange e il giallo 031 della Caran d’Ache. Congratulazioni!
Capitolo 2: le dediche
C’è qualcosa di più bello di avere un bel libro tra le mani ed è ‘avere un bel libro tra le mani con tanto di dedica personale e il ricordo di quattro chiacchiere con l’autore e/o l’illustratore’.
Dedica su Tuttodunpezzo, di Cristina Bellemo e André Da Loba, ed. Topipittori
Tuttodunpezzo è magnifico. Forse perché ho letto sul blog dei Topipittori della genesi di questo racconto, forse perché ho due bimbi a casa anch’io e mi immagino cosa voglia dire Cristina (Bellemo), mi commuovo già alla lettura della sua dedica alla figlia. Quando poi arriva quella per me, nella pagina seguente, mi viene proprio il groppo. Tuttodunpezzo è taumaturgico, non sai quanto, cara Cristina.
Dedica su Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno, di Silvia Vecchini e Marina Marcolin, ed. Topipittori
Lunedì sera sono a Les Libellules, sia per evitare uno dei funesti anatemi di Paolo (Canton), sia perché voglio vederle insieme, queste due forze della natura. Marina (Marcolin) e i suoi acquerelli mi hanno stregata da tempo. Di Silvia (Vecchini) conosco le parole fatte scrivere a Olivia su fogliettini accartocciati nel libro “Fiato sospesoâ€: mi pare una condizione sufficiente per andarci anche con una gamba sola.
Silvia Vecchini e Marina Marcolin a Les Libellules – foto di Julia Racsko
Intorno a quel tavolo affollato capisco una cosa (attenzione, sviolinata in corso: astenersi deboli di cuore): un editore è bravo e ha successo anche perché le accoppiate le sa fare magnificamente.
Dedica su La signora Coniglio Bianco, di Gilles Bachelet, Rizzoli ed.
Al padiglione 33, dove il caos regna assoluto e una caterva di libri acquistabili mette a dura prova il mio metodo raziocinante, chiedo l’autografo a Gilles (Bachelet). Gli dico che la pagina con i “100 modi per cucinare la carota†de La signora Coniglio Bianco è la preferita dei miei figli. Lui si alza, si avvicina al mio orecchio e mi sussurra “Non lo dica a nessuno, ma è anche la miaâ€. Ehm, Gilles, magari a qualcuno mi scapperà di dirlo.
Dedica su Il Cataloghissimo, per i 10 anni dei Topi
Capitolo 3: personaggio dell’anno
Caffè degli Illustratori, premiazione degli illustratori selezionati per la Fiera 2014 – foto di Julia Racsko
Una cosa ha accomunato un sacco di persone alla Fiera 2014: una cosa che ha a che fare col vedere lì sul palco del Caffè degli Illustratori, in mezzo a Kitty (Crowther) e Isabel (Minhòs Martins), una bionda col sorriso stampato in faccia, sempre, una beneamina che per anni, instancabilmente, in un salotto caldo, composto ed accogliente chiamato Le Figure dei Libri, non ha fatto altro che dispensare in maniera gratuita riflessioni e approfondimenti sul mondo dell’illustrazione. Questa “cosa†la chiameremo ‘l’orgoglio grato dei seguaci’. Cara Anna (Castagnoli) eravamo felici per te.
Capitolo 4: i libri
E’ chiaro che qui bisogna fare dei sottocapitoli. Utilizzare il metodo nel metodo. Dopo i primi due tre stand visitati, si stilano un po’ di categorie di libri da scovare e ci si focalizza su quelli. Sogno l’anno in cui sarò coraggiosa sul serio e deciderò di sfogliare solamente libri con la copertina gialla (ma è l’ultima fiera, dicevamo, e quindi sarà in un’altra vita).
Libri con forme geometriche e matematica
…perché si può far di conto anche senza scrivere nemmeno un numero
J’additionne, di Anne Bertier, edition MeMo
Je soustrais, di Anne Bertier, editions MeMo
…con triangoli, cerchi e quadrati si può parlare di tante cose
Un cuadrado, un circulo y un triangulo e Dos circulos centrados, di Alejandro Magallanes, ediciones El Naranjo
del Natale
Triangle Santa, di Tupera Tupera, Ehonkan ed.
di mezzi di trasporto
Was Baust du?, di Yusuke Yonezu, Minedition
e di mucche
Lola, di Olivier Douzou, Rouergue ed.
o di una vera fiaba dall’inizio alla fine
A True Fairy-Tale, di Mikolaj Lozinski e Marta Ignerska, Kultura Gniewu
Libri strani
Lo scaffale de Editions Magnani, Francia
A dirla tutta l’intero catalogo dell’editore Magnani (Francia) potrebbe appartenere a questa categoria ma, dovendo scegliere un solo titolo, vi mostro la storia della pancia di Basile che, grazie ad un incantesimo, va alla ricerca di cosa possa veramente colmare il vuoto che c’è tra petto e gambe.
Le ventre de Basile, di Camille Louzon, Magnani ed.
La voce dell’autoparlante nell’ascensore di un ospedale che diventa regina di un paese fantastico
Le dame de l’ascenseur, di Olivier Sillig e Fanny Dreyer, La Joie de Lire
Cercare i guanti persi facendo una passeggiata dentro le budella dei cani che li hanno inghiottiti
Le Musee de la Moufle, di Noémie Marsily, Sarbacane ed.
Un giro nell’ufficio dei papà perduti, guardando tra gli scaffali la variegata mercanzia
Le bureau des papas perdus, di Eric Veillé e Pauline Martin, Actes Sud Junior
Inseguire con arco e frecce, a cavallo di una tigre, palloncini che non ne vogliono sapere di essere scoppiati
Ballong jegeren, di Anniken Bjornes e Mari Kanstad Johnsen, Magikon ed.
 Libri sul tempo
Combien de temps, di Chloé Perarnau, Actes Sud Junior
Au fil du temps, di Junko Nakamura, MeMo ed.
Com o tempo, di Isabel Minhos Martins e Madalena Matoso, Planeta Tangerina ed.
Bambini e animali
I pupazzi di Agathe che diventano uno zoo da mostrare perché tu e lei sapete che in realtà , con un filino di immaginazione, questi peluche sono animali veri.
La ménagerie d’Agathe, di Eric Chevillard e Frédéric Rèbéna, Helium ed.
Come si fa a mettere a dormire un intero branco di animali che non ne vuol sapere di andare a letto? Ci pensa una bambina: “Chiudete un occhioâ€. “Poi chiudete l’altro†“Et voilà : à la sieste!â€
A la sieste!, di Iris De Mouy, L’Ecole des Loisirs ed.
Un piccolo manuale su cosa NON fare se si è in compagnia di un determinato animale: NON andare in macchina col ghepardo, va veloce e potreste uscire di strada, NON stare vicino ad un elefante col raffreddore, NON fare un pisolino con l’orso, ti toccherebbe svegliarti dopo un inverno, ma soprattutto non andare sul dondolo con l’ippopotamo, voleresti via come un missile.
Don’t, di Litsa Trochatos e Virginia Johnson, Grounwood Books
(era una maquette, non ho potuto fare le foto alle pagine interne, l’illustratrice fa queste cose qui, se volete immaginarvi il genere)
Nuove scoperte
Tutto lo stand israeliano, mai visitato fino a quest’anno
Uri Cadduri, di Ariel Navon e Rutu Modau, Sifriat Paalim ed.
Uri Cadduri, di Ariel Navon e Rutu Modau, Sifriat Paalim ed. – foto di Giulia Mirandola
See you at the South Pole, di Nurit Zarhi, Kinneret ed.
Christina (Rockl) nello stand tedesco mi spiega il suo albo appena pubblicato da una piccola casa editrice: ha passato un po’ di tempo con bambini della scuola primaria e dell’infanzia chiedendo loro ‘che cosa è l’anima?’. E poi ha cercato di dare un’immagine a quelle parole.
Und Dann Platzt der Kopf, di Christina Rockl, kunstanstifter Verlag ed.
Kim (Sun-Jin), nello stand della Corea, racconta con la sua maquette la storia della piccola casa dove ora vive. Casa che prima ha ospitato un meccanico e i suoi attrezzi, poi una modista e i suoi cappelli, poi una sarta e i suoi cartamodelli. Ogni doppia pagina è un elenco visivo degli oggetti che hanno abitato quelle quattro mura nel corso dei decenni.
Small House 5-130, di Kim Sunjin
Small House 5-130, di Kim Sunjin: non è adorabile?
Capitolo 5: la mostra
La mostra bisogna guardarla con calma, darsi tempo. La visito prima da sola, poi con Lisa (D’Andrea) cara amica con cui mi piace condividere opinioni a volte simili a volte discordanti. Poi con Anna (Castagnoli), insieme alla marea degli adepti de Le figure dei libri.
Visita alla Mostra degli Illustratori con una guida d’eccezione: uno dei giurati – foto di Nicky Petruzza
Decreto quale sia il mio vincitore personale.
Per la prima volta dopo tanti anni assisto alla premiazione della fondazione SM. Sono felice per Catarina Sobral, ma non è lei la mia preferita, quindi mi siedo e disegno una coppa per un premio di consolazione. Non è molto, non vale, ma magari un giorno verrà istituito il premio Geena e allora tu sarai la prima: questa è per te Arianna Vairo, le tue tavole sono meravigliose.
Coppa Geena Forrest 1^ Premio
 Capitolo 6: gli amici
Finché il loro numero si avvicina alle tre cifre (ma credo sia possibile anche dopo), salutateli tutti. Piuttosto saltate qualche stand, non ascoltate una conferenza, ma andate in cerca di loro, uno ad uno. Perché chiacchierare del più e del meno, confidarsi progetti futuri, farsi apprezzamenti a vicenda (a volte anche esagerati, ma vada per l’esagerazione: deve combattere insicurezze esagerate), spettegolare su albi brutti pubblicati o illustrazioni brutte esposte (non dite che non l’avete mai fatto, perché non ci credo), diventa salvifico in mezzo a quella baraonda.
Gruppo segreto, amiche – foto di Antonella Capetti
Poi può capitare che Anna (Castagnoli) vi chieda di scrivere il vostro racconto della fiera, che voi abbiate fatto tre foto in croce in quei giorni, e che arrivino loro, gli amici, a fornirvi tutto il materiale iconografico per corredare le vostre parole. Grazie grazie grazie.
Capitolo aggiunto: perdere ai piedi di David Almond la Moleskine con tre giorni di appunti, titoli, case editrici straniere papabili
E’ successo.
Epilogo
Treno Bologna-Padova, ritorno. Mi piacerebbe svelarvi che è tutta una messa in scena, un escamotage cinematografico per rendere palpabile la malinconia di me con la testa appoggiata al finestrino che guardando fuori mi ripeto “Bon. E’ finita dunqueâ€. E invece no: per davvero un tipo che sale a Rovigo mi si siede di fronte, sfodera la sua chitarra classica e per il resto del viaggio suona musiche tristissime (bene, per carità ) guardandomi con occhi umidi. Mancano solo i titoli di coda. Mi dico che forse qui si sta esagerando.
A Padova il tipo scende accendendosi una sigaretta elettronica.
Mentre aspetto il secondo treno che mi porterà definitivamente a casa, chiedendomi che cosa volessero dirmi gli astri con quel falso finale patetico, incontro Cristina (Pieropan) e Elisabetta (Benfatto), anche loro sulla via del ritorno.
E d’improvviso è come se la fiera non fosse mai finita. Commentiamo gli eventi, i padiglioni, le pubblicazioni, disfiamo valigie pur di mostrarci l’un l’altra gli acquisti, i cataloghi, le dediche. Le convinco (perché vi ho convinte, vero Cristina ed Elisabetta?) su quale sarebbe stata la vincitrice perfetta.
E in mezzo a quel caos, capisco: tutto questo è una droga (e nella scala delle droghe da cui dipendere, direi che mi è andata bene), tutto questo mi rende felice.
Ore 23.03. Arrivo a casa e in 36 minuti netti faccio a mio marito un racconto dettagliato dei tre giorni bolognesi. Lui mi ascolta con l’infinita pazienza che solo i consorti delle persone impelagate con l’illustrazione possono avere. Mi fissa dritto negli occhi, spegne la pipa e poi mi dice: “Guarda che ti devi solo dare da fare. Di più, se necessario. E poi tanto ci andrai anche l’anno prossimo, lo sai anche tu..
Già …
Mi addormento contenta, pensando che l’anno prossimo potrò farla davvero quella cosa delle copertine gialle.