Michaël Dudok De Wit, cinema d’animazione “artistico”

17 Settembre, 2009

Fino alla settimana prossima non riuscirò a scrivere il prossimo post sulla storia delle relazioni tra cinema d’animazione e illustrazione, vi lascio con questo capolavoro che mi ha fatto scoprire quest’estate Beatrice Alemagna: Padre e figlia dell’illustratore belga Michaël Dudok De Wit. Un capolavoro, ma preparate i fazzoletti che è impossibile guardarlo e non frignare!

11 Risposte per “Michaël Dudok De Wit, cinema d’animazione “artistico””

  1. 1 Maria Adelaide
    17 Settembre, 2009 at 20:16

    Un capolavoro, triste da fare male. Disperante.

  2. 2 Anna B.
    17 Settembre, 2009 at 21:45

    Pensavo di non commuovermi ma l’ultimo secondo è stato fatale…!

  3. 3 anonimello
    18 Settembre, 2009 at 12:25

    non lo voglio più vedere!
    mi ha gettato nella più profonda tristezza.
    è molto bene costruito per annientarti.

  4. 4 silvia
    18 Settembre, 2009 at 14:23

    Che bello…siete mai stati al Festival del Cinema d’Animazione di Annecy? Io ci vado ogni anno (c’è a giugno), ed è sempre sorprendente. Torno in italia con una carica e una voglia creativa tutta nuova. Da non perdere.

  5. 5 carlo
    20 Settembre, 2009 at 5:55

    eh eh… l’ultimo secondo ha fregato anche me…

  6. 6 federica
    21 Settembre, 2009 at 13:47

    bello.
    quando alla fine lei ritrova il suo padre (è il suo padre, vero?) ringiovanisce fino a diventare una ragazzina. perché non fino a ridiventare la bambina che era quando il padre è andato via?

    federica

  7. 7 Anna Castagnoli
    21 Settembre, 2009 at 14:04

    Io l’interpreterei così. Ci sono due ritorni: uno all’infanzia e alla sua gioia pre-separazione, l’altro all’innocenza che precede il dolore,e quest’ultima resta al di là di una porta che non si può più varcare.

  8. 8 alicia
    25 Settembre, 2009 at 9:23

    Sono d’accordo con Anna. E’ un capolavoro. Il distacco in Michaël Dudok De Wit è permanente ma ha un senso di infinito.

    http://www.youtube.com/watch?v=Y37cWnjdhdM

  9. 9 alicia
    25 Settembre, 2009 at 9:31

    parlando di infinito, mi sono venuti in mente gli “et cetera” di Jan Svankmajer.
    (Non c’entra nulla con De Wit) è solo curioso come in questo caso l’infinito (non avendo a che fare con la memoria) è finito, intrapolato.

    http://www.youtube.com/watch?v=h0IcdacNlvA&feature=related

  10. 10 Andrea Calisi
    27 Settembre, 2009 at 10:25

    …sono stupefatto!
    ma tu queste cose dove le trovi?
    è bellissimo e complimenti.
    sei sempre un passo avanti
    con simpatia
    andrea

  11. 11 béatrice
    8 Ottobre, 2009 at 7:33

    Que c’est joli,
    plein de poésie mais aussi de tristesse de la séparation, difficile de quitter son enfance!