Illustrazione e cinema d’animazione, parte II: le ombre cinesi

14 Settembre, 2009
dipintoombre
J.F. Schenau, XVIII secolo

Possiamo pensare alla storia del cinema d’animazione, d’autore o “di massa” (i cartoni animati), come all’utilizzo che il fumetto e l’illustrazione hanno fatto degli strumenti via via più raffinati che il cinema e le scoperte tecniche mettevano loro a disposizione: l’invenzione del sonoro, del colore, di alcuni stratagemmi tecnici che permettevano una migliore fluidità dei fotogrammi o una maggiore profondità di campo, o una economia di disegni (l’acetato trasparente), e a livello di “ripresa” lo studio e la codificazione del “quadro” e del montaggio (i cartoni animati non fanno che seguire la sintassi narrativa del cinema classico: campo/contro campo, piano americano, piano lungo, primo piano, etc), e poi alcune invenzioni che facilitavano una maggiore espressività del disegno, come il disegnare direttamente sulla pellicola, l’inciderla… infine il computer…

Ma mi piacerebbe ricordare in questo post che 1) le “immagini animate” sono i precursori del cinema, e non viceversa. 2) disegni animati e cinema nascono entrambi dallo stesso antichissimo bisogno: l’esigenza di raccontare attraverso delle immagini, una storia. (Che è poi lo stesso bisogno che crea e anima l’album illustrato).

cina

Il teatro d’ombra nasce più di 2000 anni fa in Cina o Indonesia (non si conosce la vera origine geografica). Figurine ritagliate in diversi materiali venivano illuminate e mosse dietro un telo bianco, il pubblico dall’altra parte non ne vedeva che il profilo e un accenno di colore là dove la materia in cui erano costruite si faceva trasparente.

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Khmer shadow (antico teatro di ombre tipico di: Cambogia, Thailandia e Malesia), le figure erano ritagliate nella pelle.

Per immaginare quale stupore doveva provocare nello spettatore questo spettacolo, si pensi che per molti secoli queste rappresentazioni furono riservate ad usi religiosi, nelle grandi feste sacre dei calendari religiosi, per evocare i morti o scacciare gli spiriti. Il loro grande successo di pubblico permise il passaggio verso le rappresentazioni ad uso ludico, e la loro diffusione in altre aree geografiche, quali Mongolia, Turchia, Persia, Egitto, etc.
Verso la metà del 1700, grazie ad alcuni missionari che tornavano dalla Cina, quest’arte arrivò in Europa.

Non so quanto fossero presenti forme di teatro d’ombra in Europa prima del ‘700, ma sono sicura che animazioni rudimentali come quelle date dall’ombromania (ombre animate attraverso le mani) o giochi simili, sono stati presenti in ogni epoca storica e a tutte le latitudini. Basti pensare al mito della caverna di Platone, con le sue ombre proiettate sul fondo della grotta, o al mito della nascita della pittura raccontato da Erodoto, dove la figlia di un vasaio disegna sul muro il profilo dell’ombra dell’amato, prima che questi parta per la guerra.

Insieme al teatro d’ombra, nel 1700 in Francia, diventa di moda l’arte della “silhouette”, cioè la caricatura fatta disegnando l’ombra del profilo della persona ritratta.

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Un’immagine di Etienne de Silhouette 1709-1767

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Un raffinatissimo e complesso spettacolo di teatro d’ombra, ricco di effetti speciali, fu messo in scena al cabaret Le Chat Noir di Montmartre alla fine dell’800. Lavorarono alla realizzazione dei vari numeri illustratori quali Henri Rivière e Caran d’Ache. Il cabaret era frequentato da tutta l’élite artistica della Parigi di quegli anni: scrittori, illustratori, poeti e pittori, ed è facile immaginare quale segno lasciò la meraviglia di queste serate nel loro immaginario figurativo.

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Il cabaret Le Chat Noir, in un’incisione del 1886

Qui sotto un esempio lampante dell’influenza del teatro d’ombre sugli artisti dell’epoca. In questa affiche di Toulouse Lautrec, non è forse una silhouette d’ombra l’uomo in primo piano? E non sono ombre di qualche semplice teatrino quelle sullo sfondo?

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Toulouse-Lautrec ,1890 circa

Già protagoniste colorate dei Toy Theater, queste figurine ritagliate entreranno presto nel mondo dell’infanzia, riproducendo maschere carnevalesche o animandosi per rappresentare fiabe classiche.

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Le carnaval à Nice (Ombre cinesi), pubblicato da Saussine, Parigi fine ‘800 Coll. Musée de l’Image, Epinal

Tutta l’illustrazione di inizio ‘900 testimonia del fascino per quest’arte. Pensate ai disegni ritagliati su fondo nero, tipici di molte copertine e frontespizi di album illustrati, o alle decorazioni delle pagine interne degli anni venti, trenta.

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Elizaveta Kruglikova, Russia 1914
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Dal libro della Marchesa Konstantin Somov, 1918
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Ashford Daisy, J.M, Barrie, The Young Visitors, New York George H. Doran Company 1919
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Arthur Rackham, Cinderella 1919

Il cinema non farà che offrire un sistema più rapido per animare i teatri d’ombra. Qui di seguito qualche magico frammento tratto da Hansel e Gretel di Lotte Reiniger, una delle pioniere del cinema d’animazione. Ma le influenze del teatro d’ombre, sia sul cinema che sull’album illustrato, sono molteplici, fino ad arrivare ai moderni: Principi e Principesse, del francese Michel Ocelot, (e Kirikou) o all’album premio Baobab 2008, La nuit du visiteur, di Benoît Jacques. Vi invito a trovare altri esempi.

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La nuit du visiteur, di Benoît Jacques, tradotto in Italia col titolo Aprite quella porta! da Orecchio Acerbo

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8 Risposte per “Illustrazione e cinema d’animazione, parte II: le ombre cinesi”

  1. 1 Julieta
    14 Settembre, 2009 at 7:56

    Grazie per questo post! é da vero ricco,come sempre. …Anna, hai mai pensato di presentare, a modo di compilato… i temi che abordi con il blog ad un editore, sono sicura que solo dipende da te..
    un beso.

  2. 2 Anna
    14 Settembre, 2009 at 15:19

    Fantastico questo viaggio nell’animazione!

    Pensando ad altre influenze del teatro d’ombre nell’illustrazione, mi viene in mente Fiep Westerndorp con i suoi Jip en Janneke e i gatti Pim e Pom. Non credo però che sistano delle versioni animate.
    http://www.fiepwestendorp.nl/__english/_aboutfiep/aboutfiep1_01.html

  3. 3 Anna
    14 Settembre, 2009 at 15:34

    Aggiungo un link di silhouette animation: The mysterious geographic explorations of Jasper Morello.
    http://www.youtube.com/watch?v=vORsKyopHyM&feature=fvw
    Ho trovato solo questo, in certi punti è un po’ rovinato, peccato!

  4. 4 papepi
    15 Settembre, 2009 at 13:42

    l’impero della luce

    http://www.youtube.com/watch?v=QaYCbtMlqpw&feature=related

  5. 5 Anna Castagnoli
    15 Settembre, 2009 at 14:55

    Bello! GRAZIE mille Papepi
    La scena dell’aereo tagliato che cade è una delle più suggestive che abbia mai visto.
    Ma chi è Riccardo Calamandrei che non sono riuscita a trovare notizie?

    Tu sai la storia di questo video? E’ un video amatoriale o è stato prodotto?

  6. 6 papepi
    16 Settembre, 2009 at 8:10

    purtroppo non so nulla… lo avevo trovato tempo fa e mi ha subito colpita… è collegato a questo:
    http://www.youtube.com/watch?v=iDSQFohTVtY&feature=related
    dove si vedono i volti dell’ombra della bimba e di un uomo che sono nel finale.. nessuna altra traccia

  7. 7 Julieta
    16 Settembre, 2009 at 10:19

    Cercando un altro materiale per condividere con voi, ho trovato questo:
    http://www.youtube.com/watch_popup?v=yAma4fFC0gI#t=237
    Peccato non trovo quel che avevo intenzione di fare vedere…
    besos

  8. 8 Pino
    20 Settembre, 2009 at 14:39

    “and now and then the fantastic shadows of birds in flight flitted across the long tussore-silk curtains that were strtched in front of a huge window, producing a kind of momentary Japanese effect, and making him think of those pallid jade-faced painters of Tokio who, through the medium of an art that is necessarily immobile, seek to convey the sense of swifteness and motion” Oscar Wilde, The Picture of Dorian Gray, Section 1. E’ sorprendente il parallelismo con quello che scrivi. Tradotto letteralmente: “e di tanto in tanto le fantastiche ombre di uccelli in volo guizzavano attraveso le lunghe cortine di seta di trussore tirate di fronte ad un’enorme finestra, producendo una specie di momentaneo effetto giapponese, e facendolo pensare a quei pittori di Tokio dal volto di pallida giada che, per il tramite di un’arte necessariamente immobile, cercano di trasmettere il senso della velocità e del moto.”