Il processo di creazione di “Due rotondi identici?”

16 Giugno, 2009

Leggi l’analisi del libro…

Sono andata ad intervistare Neus Moscada, autrice del libro Dues rodonoes idèntiques? analizzato nel post precedente. Mi chiedevo, in piedi sul metro che mi portava verso il luogo dell’appuntamento, quale lavoro ci potesse essere dietro un libro così “semplice”. Quali domande avrei potuto fare?
Arrivata, non ho avuto bisogno di domandare nulla, Neus mi aspettava con una scatola in cartone. Dentro la scatola… un mondo: appunti, una spessa agenda stracolma di note, collages, fotografie, le prime maquettes dell’album…

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La copertina del “diario di creazione di un’idea” di Neus Moscada
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Due pagine interne del “diario di creazione di un’idea” di Neus Moscada

Il libro è  infatti il risultato di un esercizio dato agli allievi durante un corso di dottorato in “Comunicación, Arte, Educación”; oggetto di questo lavoro era la documentazione, fino al dettaglio più minuto, dei processi di creazione che soggiacciono a un’opera.
Partendo da uno spunto dato gli alunni dovevano realizzare un collage registrando passo passo tutte le voci, i sussurri, le immagini, le associazioni che accompagnano i processi creativi. Neus scelse di creare un album illustrato.

Il tema di partenza era: i contrari. Le prime domande del dibattito aperto nella classe furono molto semplici: che cosa è “un collage”? Che cosa sono “i contrari”? Un’alunna disse: perché ci sia un collage ci vogliono due elementi. E Neus rispose: anche per avere I contrari c‘è bisogno di un minimo di due elementi.
Il passo successivo fu quello di esplorare quello che già esisteva sul tema dei contrari. Il primo libro che Neus consultò:  Els contraris di Pittau & Gervais (Blume, 2003), fu quello che le diede l’idea.

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elefanti
Schizzo sul diario di Neus accompagnato da riflessioni dopo la lettura del libro di Pittau & Gervais

Nel libro di Pittau & Gervais ogni doppia pagina presenta una coppia di elefanti di caratteristiche diverse: grande/piccolo, di fronte/di dietro, ma anche: visibile/invisibile… etc. Ma la pagina che diede l’idea a Neus fu quella in cui ad una coppia di elefanti identici era associata una coppia di aggettivi diversi. Una prima associazione di idee portò questa riflessione: che relazione c’è tra forma e contenuto?
No siempre la cara es espejo del alma. Me parecio? muy interesante jugar con los te?rminos de igualdad y diferencia en el a?mbito formal relaciona?ndolo con la individualidad intri?nseca de los seres.”
(Non sempre il viso è lo specchio dell’anima. Mi sembrò interessante giocare con i termini di uguaglianza e differenza nell’ambito delle forme, relazionandolo con la individualità intrinseca degli esseri).
Dal diario di Neus Moscada.

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Dal diario di Neus Moscada

Il passaggio a due forme identiche, interrogate da una voce esterna sulle loro qualità fu breve: la prima idea del libro era stata disegnata. Mostrando la prima maquette ad amici e colleghi (nella prima maquette i due rotondi erano due gommini applicati con la colla nell’ultima risguardia, così da permettere ai cerchi protagonisti un’identità assoluta attraverso le pagine forate) Neus raccolse opinioni e commenti (trascrivendoli) e questo le premise di avanzare nell’elaborazione dei concetti e del libro:

” Io userei la parola “simile” per la forma e “identico” per la texture” Rafa, 67 anni.
“Preferirei che dicessero: – mi sento circolo; mi sento circonferenza -, è più filosofico, meno aneddotico”
Manolo, 43 anni.
” Hai pensato di mettere i gommini  in pagine differenti?”
Mar, 39 anni
“I rotondi sono come le persone, siamo tutti differenti”
Nora, 7 anni
“Questo racconto mi piace perché mi fa pensare e non ti fa “la morale”, mi ricorda Umberto Eco: …con quel nome che rende la cosa o la cosa significa il nome
Clara, 39 anni
Dal diario di Neus Moscada.

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Dal diario di Neus Moscada

Il libro si sviluppò in modo abbastanza fluido, racconta Neus, fino al finale, in cui si trattava di tirare le somme e trovare cosa davvero differenziava questi due rotondi. Dopo lunghi appunti su diverse forme di identità (mascolino/femminino, gusti/disgusti…) Neus si concentrò sulle definizioni geometriche di quello che vedeva. Cosa vedeva? Due cerchi. Cercò cerchio sul dizionario e uscirono: punto, circonferenza, sfera. A queste parole si potevano associare delle tipologie di carattere.

“Los ci?rculos, sujetos profundos, serios, con contenido, de gran riqueza interior; las circunferencias, personajes ma?s superficia- les, livianas, que representari?an el continente, lo exterior…, los puntos, individuos simples, corrientes, comunes, vulgares; las esferas, figuras tridimensionales, con cuerpo, completas, complejas… Usar cada uno de estos te?rminos connotaba significados diversos.”
(I cerchi: soggetti profondi, seri, composti, con un contenuto, di grande ricchezza interiore; le circonferenze, più superficiali (…)… I punti, individui semplici, comuni, volgari; le sfere, figure tridimensionali, con un corpo, complete… Usare ognuno di questi termini porta a significati diversi.). Dal diario di Neus Moscada.

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Dal diario di Neus Moscada

Oltre alla definizione di quello che erano i due cerchi, era importante trovare un verbo… il modo di “esprimere” questa diversità. A me piacciono i cerchi era molto diverso dal dire mi sento un cerchio. Il verbo “sentire” era più forte, parlava di quello che c’è all’interno… Neus esplorò finali più ironici, come nel libro El globito rojo di Iela Mari (Kalandraka, 2005) o Das runde Rot di Katja Kamm (Bajazzo, 2003): i punti potevano essere una macchia, l’impronta di qualcosa… Un altro finale possibile, anche se più concettuale, poteva essere: Io sono di spalle, io di fronte. Oppure: sono il punto finale della parola fine, un finale di marcato carattere ipertestuale.
Di tutto lo sforzo di questo processo creativo non resta traccia nel finale perfetto:

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– Io sono un cerchio.
– Io, un punto.

Neus portò la maquette del libro (in formato “all’italiana” lungo e stretto) all’editrice di Sd.Edicions, la quale modificò il formato (divenne quadrato) e decise di stampare ad ogni pagina i due punti, invece di “bucare” i fogli per lasciar intravedere i due gommini in fondo. C’era poi un problema di numero di pagine, ne servivano di più, e questo portò ad alcune successive modificazioni. Il libro era pronto.

Mi sono dilungata a copiare passaggi e tempi del prezioso lavoro creativo di Neus Moscada perché mi sembrava fondamentale osservare come un’idea, nata felice, ha bisogno di lavoro, dell’aiuto di molte persone, di cultura, di ispirazioni e consigli, di vocabolari ed errori, per trovare la sua strada.
Se conoscete lo spagnolo qui potete scaricare il pdf di una lunga intervista creata da Neus per riassumere questo percorso, troverete anche una bibliografia di libri sul tema del “contrario”.

Leggi l’analisi del libro…

Ringrazio Teresa per il gentile aiuto di traduzione.