Adventurous flyng of cats, 1976
13 Gennaio, 2011Adventurous flyng of cats, testo e illustrazioni di Shinta Cho, Fukuinkan Shoten 1976
Philip Giordano, Il nostro inviato speciale dal Giappone (vedi qui), mi ha inviato alcune immagini di: “Adventurous flyng of cats” un curioso libro del 1976  illustrato da Shinta Cho (1927-2005), autore giapponese nominato due volte al premio Ibby H.C. Andersen, famoso in occidente soprattutto per il divertentissimo “The gass we pass“.
Il libro potrebbe essere annoverato tra i libri senza testo, se non fosse per un verso che si ripete identico pagina dopo pagina e che nella traduzione spagnola del libro (Gléant edizioni) fa: “GORO, GORO, MIAU. GORO GORO, MIAU”… VUELA EL AVIONCITO” e che non ho nessuna idea di come faccia in giapponese: importante sapere che è un suono, e mescola il miagolare del gatto al rombo di uno strano aereo a forma di pesce.
La storia è apparentemente molto semplice: un gruppo di gatti sale su un aereo-pesce, pesca dall’areo alcuni pesciolini, attraversa diversi paesaggi, scappa da fauci, mani e balene che cercano di prenderlo e “atterra” sano e salvo sul mare.
Where the wild things are, Spike Jonze 2009
Quello che mi piace del libro è che sotto la sua apparente semplicità nasconde un’ossatura simbolica simile a Where the wild thing are di M. Sendak: l’avidità del bambino, se espressa, risveglia immancabilmente oggetti persecutori: se io desidero mangiare (divorare) te, qualcuno poi vorrà mangiare (divorare) me.
Dopo aver inseguito il cane con una forchetta, Max urla alla mamma:Â Ti mangio! E viene poi inseguito dai mostri selvaggi che lo vogliono mangiare.
Ma mangiare per il bambino  è anche conoscere/amare, per il fatto che tutto quello che è buono del mondo, all’inizio della sua vita, è entrato dalla bocca (umori di chi lo allatta, soddisfazione del bisogno d’amore, etc…).
Il seno buono (in senso simbolico) può diventare improvvisamente un seno cattivo se fatto oggetto di troppa avidità da parte del bambino (M. Klein) e diventare quindi persecutorio. Anche il desiderio di conoscere, avventurarsi nel mondo, amare, se troppo intenso, può fare la stessa fine. La sottile membrana che separa un’avidità creativa da un’avidità distruttiva è ambigua e sempre pronta a rompersi.
Nel film Where the wild thing are di Spike Jonze questa ambiguità è ancora più esplicita che nel libro di Sendak. Per chi ha visto il film: emblematica la scena in cui il mostro-mamma inghiotte delicatamente Max e lo nasconde al suo interno, per salvarlo dall’ira di un altro mostro che lo vuole mangiare; come a significare: ci sono due modi di mangiare-amare, uno che divora e distrugge, uno che protegge e crea. Quando Max esce da quello strano rifugio, in una sorta di seconda nascita (il bambino era stato “mangiato” dalla mamma ed era nella sua pancia, prima di nascere!) sembra aver introiettato la capacità di dominare la sua avidità , con un lieto fine in cui i mostri (proiezioni dei suoi oggetti persecutori) gli urlano: Oh, non partire…Ti vogliamo mangiare, ti amiamo così tanto! Ed è chiaro che finalmente il mangiare/conoscere è associato a un seno buono, capace di amare e lasciarsi amare.
Nel libro di Shinta Cho ritroviamo lo stesso gioco:  nella prima scena del libro il pesce (oggetto desiderato dalla fame dei gatti) è un aeroplano (oggetto instabile, ma capace di portare moltissima conoscenza). Cosa significa? Significa che i gatti sono stati capaci di trasformare creativamente l’oggetto del loro desiderio: hanno trasformato il pesce in un aeroplano e ora vogliono usarlo per esplorare il mondo (la stessa cosa deve fare un bambino con la sua avidità ).
Ecco che però un bisogno si fa sentire: la fame. C’è una regressione a uno stadio di avidità più primario. I gattini gettano allora dall’aereo-pesce alcune lenze e pescano dei pesci. Nella scena successiva (se si guarda dentro le finestrelle dell’aereo) consumano il loro pasto. Ma improvvisamente, girata la pagina, una balena dalla bocca enorme vuole divorare l’aereo (l’oggetto buono si è trasformato in persecutorio).
Il libro alterna scene persecutorie e paesaggi affascinanti, in una veloce e vitale avventura sopra il mondo, così simile a quella dell’infanzia. L’avventura si chiude con i gattini che scendono dall’aereo, capaci, come Max, di uscire dalla grande bocca della loro avidità e dire addio all’oggetto tanto desiderato (l’aereo-pesce o gli amici-mostri). L’ambiguità è stata superata, il seno è stato capace di nutrire il bambino fino a renderlo indipendente.
Che si creda o no alle teorie psicanalitiche che ho rudimentalmente utilizzato per questa analisi, che gli autori fossero coscienti o meno di farne uso, io credo che il bambino sappia leggere a un livello istintivo tutti questi affascinanti passaggi.
Vedere anche il post su Dibuixam un conte