Analisi esoterico filosofica di “La Rosa e il Giglio” di George Cruikshank

11 Gennaio, 2013

George Cruikshank realizzò una sola immagine per la novella The rose and the lily how they became the emblems of England and France, di Octavian Blewitt (Chatto and Windus Londra, 1877).
Vi lascio davanti a questa immagine come davanti a una di quelle immagini tantriche che a fissarle a lungo portano una rivelazione. E provo a sciogliere l’incanto che mi dà con una riflessione semiseria. Senza riuscirsi. Come scrissi tempo fa: l’incanto è un sentimento disagevole.

ANALISI ESOTERICO FILOSOFICA DE LA ROSA E IL GIGLIO DI GEORGE CRUIKSHANK


George Cruikshank

Tutta la meraviglia del fiabesco, i suoi legami misteriosi con le forze che governano i nostri destini, sono contenuti in questa immagine di Cruikshank. Troviamo ai lati della scena la rosa e il giglio, cresciuti entrambi nel giardino del più antico poema sull’amore, il Cantico dei Cantici. Ma anche emblemi di bandiere insanguinate, figure di amori impossibili tardo romantici, dialogo tra la bellezza vanitosa dell’apparenza e quella umile dell’essenza, miracolo della Santa che guardando il suo bel viso nello specchio vede il volto insanguinato del Cristo e sposa per sempre questi due volti nel nome: Rosa-Lilium (Rosalia).

Troviamo le fate: creature lievi come un ago da telaio, che tessono e disfano il nostro destino (fatum).
Troviamo il mostro.
Lo vediamo affiorare dall’acqua, e poi di nuovo affiorare dall’acqua, come se la sua aggressività, il suo essere pronto al balzo, fosse solo un avvertimento, qualcosa che incatena le fate in uno spazio limitato dal pericolo in potenza, come quando si dice ai bambini: sì, ma sta attento.
Monstrum: il prodigio, la cosa straordinaria che esce dai limiti della natura, che a sua volta trae origine da monere: mostrare/avvertire. Il mostruoso è lì per indicarci un limite (il nostro). I latini pensavano che il manifestarsi improvviso di qualcosa di straordinario fosse monito da prendere sul serio. Guai all’uomo che non lo avesse ascoltato.

Immagine di contemplazione della dottrina Tantra, India

Ora riassumiamo. Ci sono due tensioni narrative che attraversano l’immagine: quella verticale, che va dal mostro che affiora dall’acqua fino alle fate in alto, e quella orizzontale, che va dal giglio alla rosa, e viceversa.
Quella verticale rappresenta la tensione tra ciò che trascende la vita degli uomini (il monstrum: il divino. L’aperto. La morte?) e il destino umano (il fatum: ciò che ci accade. Il contingente. La miseria di un solo destino).
Tensione evidenziata ulteriormente dalla dialettica tra cielo e terra, volo e caduta, alto e basso, aereo e paludoso. Il mostro è lì, in mezzo a questi opposti,  per garantire la tensione, evitare che collassino uno sull’altro.


La tensione orizzontale, invece, è stata deviata e trasformata in cerchio dalle fate nel momento esatto in cui il mostro è affiorato sulla superficie del lago, cioè in un tempo anteriore alla realizzazione dell’immagine di Cruikshank, quindi a-storico, ininteressante ai fini della nostra ricerca. Per quel che ci riguarda, le fate stanno danzando da sempre.
Perché, guardate bene l’espressione del mostro: non è chiaro per niente se ha l’intenzione di saltare e divorare le fate, o se le osserva imbambolato, ipnotizzato (forse affascinato). La pupilla dell’occhio sinistro è evidentemente non in asse con quella destra, come di persona sognante o ubriaca. E se fate l’esperimento di tappare col dito l’occhio destro, vedrete chiaramente che l’occhio sinistro sta per cedere al sonno.


Infatti, le fate, appena l’hanno visto, gli hanno teso un tranello: si sono messe a danzare su un arco che va dal giglio alla rosa, formando con questi due fiori (Rosa-Lilium) un cerchio. Un po’ come quei prestigiatori che per incantare i serpenti ruotano il dito davanti agli occhi della bestia. Furbe.


Furbe, ma anche a gioco forza obbligate dal pericolo.
Non è forse la stessa danza che facciamo noi, poveri mortali, in ogni vita? Cercando di imbambolare mostri e divinità selvatiche come meglio sappiamo? Si vive di danza, recitava Fossati in Discanto

…e di una promessa/ di un faccia differente/ di mediocri incontri/ di bellezze/ di profumi ardenti/ di accidenti/ rotolando si gira, si balla/ si vive, si fa festa…

Ma ancora vi chiedo: sono le fate, danzanti nel loro cerchio senza fine, che hanno ipnotizzato il mostro, o è il mostro con il suo sguardo attento che le costringe al ballo? E cosa accadrebbe se le fate smettessero a un tratto di danzare? Ho il sospetto che il mostro, sbuffando, si inabisserebbe per sempre nella sua palude. Perché, come ben sappiamo, non c’è nessun mondo oltre a quello imbastito dai nostri simboli. Siamo come bambini tremanti nel bosco di una fiaba. E il libro, nessuno lo può chiudere.

Ma The rose and the lily how they became the emblems of England and France raccontava un’altra storia. E anche l’immagine di Cruikshank, se la fissate ancora un po’, smetterà di apparirvi come l’emblema delle forze che governano i nostri cuori e rivelerà la sua verità di semplice e meravigliosa illustrazione.
Illustris: che illumina, che rende chiaro, che dà splendore.


La rosa e il giglio, di Bob Chilcott, Middle School’s Sa Beau Chant, Ole Miss Choral