Dalla realtà all’illustrazione: la sintesi delle forme, alcuni consigli
28 Febbraio, 2011
Lezioni di disegno per la scomposizione geometrica, Hokusai
Grazie a una segnalazione di Sophie Van der Linden ho scoperto questo capolavoro di Hokusai:
Lezioni di disegno per la scomposizione geometrica, e mi è venuto in mente di fare un post su questo tema: come sintetizzare la realtà nell’illustrazione?
A volte, il fatto di mettersi a fare “illustrazione”, luogo dove la realtà è sintetizzata e re-inventata, sembra legittimare una sorta di povertà semantica, di sciattezza della sintesi che altra ragione non ha, se non quella di una falsa credenza: quella di pensare che gli oggetti, le forme, l’equilibrio dei colori, possano sorgere spontaneamente dalla matita per il solo fatto che si ama tanto disegnare.
Bene, se si ama tanto il disegno, bisogna capirlo, prima di agirlo. Capirlo significa che per arrivare a distorcere la prospettiva di un tavolo, o rendere in poche linee sintetiche un albero su un colle, dobbiamo conoscere come funzionano il tavolo e l’albero.
Che tavolo è? Di che materia? Di che epoca? E l’albero a che specie appartiene? E’ un sempreverde o no? In che stagione siamo?  Queste sono le domande che un illustratore dovrebbe farsi prima ancora di decidere con quale stile farà albero e tavolo.
Ben inteso, non è necessario diplomarsi in architettura e poi a una qualche accademia di pittura per poter fare illustrazione. Ma è indispensabile studio e amore per come sono fatte le cose, perché è questo amore o la sua mancanza che rende poi un’illustrazione speciale o scialba. Guardate qui sotto queste illustrazioni di Kitty Crowther (illustratrice che ha ricevuto l’Astrid Lindgren Memorial Award 2010, che è come dire il nobel dell’illustrazione), apparentemente sembrano semplicissime, ma se guardate bene noterete che ogni albero, per quanto sintetizzato, è un vero albero (ne conto tre specie diverse), che fiori e arbusti sono stati tutti scelti accuratamente e capiti prima di essere disegnati. E’ questa attenzione che rende le sue illustrazioni emozionanti, perché noi, guardandole, percepiamo cura, calma, amore per quello che si sta facendo e ne veniamo contagiati.
Kitty Crowther, Annie du Lac, Ecole des Loisirs 2009, Prix Baobab 2009
Kitty Crowther, Annie du Lac, Ecole des Loisirs 2009, Prix Baobab 2009e
Quando iniziai questo cammino feci il mio primo corso di illustrazione con Jindra Capek, un grande illustratore della Repubblica Ceca. Il primo giorno di corso disegnai un omino che guidava una macchina decapottabile, i suoi capelli e la sciarpa erano sparati all’indietro, e decorativamente riempivano metà foglio. Lui guardò perplesso il mio schizzo e poi disse: bisognerebbe andare ai 400 allora per avere dei capelli in quella posizione!
Jindra Capek, Il sogno del pastore, Bohem Press 2001
A quella battuta, qualcosa dentro la mia testa fece clic: illustrazione non significava poter fare quello che volevo sul foglio, perché era carino e decorativamente interessante, ma significava trovare un equilibrio sensato con la realtà a cui il disegno faceva riferimento. Due giorni prima della fine del corso, Capek mi face rifare dall’inizio un disegno ad acquarello su cui avevo passato moltissime ore, perché avevo disegnato delle foglie “generiche”. Che foglie sono? Mi chiese. Io risposi: Foglie. – Si, ma che foglie? Insistette, poi mi disse di rifare tutto. Fu una grande lezione.
Ci sono illustratori istintivi (penso a Beatrice Alemagna) che sembra disegnino così come viene, liberi come bambini. Ma non sono bambini e se arrivano a una sintesi felice nei loro disegni è perché hanno SEMPRE alle spalle una cultura visiva enorme. Cultura fatta non solo di illustratori che si amano ma di arte, passata e presente, scultura, architettura, arte povera e popolare…
Pablo Picasso
Beatrice Alemagna (particolare di una copertina di Syros Jeunesse)
Infatti, osservare la natura come faceva Hokusai, oggi, non basta più. Da più di un secolo artisti e illustratori di grandissimo talento hanno già scomposto e reinterpretato la realtà , e non si può affrontare questo mestiere senza approfondire il loro lavoro. Bisogna conoscere David Hockney, Saul Steimberg,Tomi Ungerer, Tave Jansson, Jean de Brunhoff, Henri Rousseau, solo per citarne alcuni, ma anche conoscere la storia del comic americano, l’arte classica, popolare, contemporanea  e guardare come gli altri hanno distillato la realtà creando nuove sintesi.
Questo dovrebbe essere il lavoro prioritario di chiunque voglia iniziare a fare illustrazione: guardare, guardare e guardare e poi scegliere la sua personale sintesi della realtà .
E’ importante (e lecito) copiare: dalla realtà , dai maestri, dal cinema, da altri illustratori, l’hanno fatto tutti: ma se conosciamo due illustratori in croce, il nostro copiare produrrà delle copie di serie B di immagini già viste. Più conosciamo, più il distillato che ne uscirà sarà ricco di riferimenti e originale.
Qui sopra Babar di Jean de Brunhoff in un chiaro omaggio a Henri Rousseau
Tomi Ungerer
David Hockney, Inside the Castle
Saul Steinberg
Pablo Picasso, sintesi del Toro
Pablo Picasso, Toreri e Tori 1959
Forse può interessarvi anche il post: VISI E STILI
28 Febbraio, 2011 at 9:30
appassionante!
28 Febbraio, 2011 at 11:53
Passo gran parte del mio tempo a cercare di capire cosa manchi nei miei lavori, manca sempre tanto, tutto.
Quest è un altro tassello su cui lavorare, grazie!
28 Febbraio, 2011 at 11:54
Buongiorno Anna
interessantissimo post che per una principiante come me è cibo necessario.
Penso che il primo errore di chi è autodidatta in questo campo sia quello di dare sfogo al proprio istinto naturale di disegnatore senza studiare e approfondire nei campi più disparati.
Sto imparando che per essere un buon illustratore, bisogna studiare, tanto, guardare guardare, allargare lo sguardo al mondo.
questo blog cara Anna è un bellissimo luogo di crescita :)
28 Febbraio, 2011 at 14:14
Mi piace proprio per questo il tuo blog. Fa sempre pensare. Queste sono le classiche cose che hai sempre saputo, ma non hai mai razionalizzato in modo così chiaro dentro di te.
Sono convintissima di ciasucno dei concetti che hai così chiaramente espresso.
grazie
Silvia
1 Marzo, 2011 at 17:18
Kitty al corso ad hamelin ci ha detto che le piacciono molto i libri sulle specie animali e vegetali e da essi trae spunti e documentazione per costruire le sue immagini, ma anche le sue storie. Ama soprattutto studiare gli uccelli. Ci ha fatto l’esempio di una particolare specie di cui il maschio costruisce più di un nido. Poi corteggia la femmina e la porta a visitare i nidi, lei sceglierà quello che le piace di più e lì andranno a vivere, senza curarsi più dei restanti alloggi.
1 Marzo, 2011 at 19:56
Grazie Francesca per questi dettagli così belli!
3 Marzo, 2011 at 15:47
cara Anna, secondo il mio codesto parere questo é uno dei posto più belli e pregnanti che tu abbia mai preparato. mi segno la pagina fra i preferiti perchè già so che nei momenti di crisi verrò a riguardarlo :)
3 Marzo, 2011 at 16:05
Grazie Illa e grazie agli altri lettori che hanno commentato.
E’ molto gratificante fare cose utili :)
3 Marzo, 2011 at 19:34
non sono un illustratore,non sono più giovanissimo,ma nella prossima vita mi piacerebbe disegnare,disegni semplici,pochi tratti di matita che fanno capire il mondo che mi circonda, per questo già da adesso cerco di guardare,guardare,guardare e capire meglio me stesso e gli altri.Il tuo blog é molto interessante
27 Marzo, 2011 at 0:11
Mi ripeto, ma è davvero un bellissimo post:)
Complimenti Anna, mi hai fatto ricordare il Museo Picasso di Barcellona.
In questi giorni che guardo con attenzione i capolavori di Hokusai e tante illustrazioni giapponesi queste “lezioni” sono una meraviglia!
Grazie
29 Settembre, 2011 at 10:30
Buon giorno! Innanzitutto complimenti per il blog: l‘ ho scoperto da poco e mi sono persa in una marea di spunti interessantissimi! Anche se mi occupo di un altro genere di arte visiva, da quando sono diventata mamma (di 3 bambini) mi sono appassionata al modo dell‘ illustrazione infantile ( a cui faccio molto riferimento, seppur indirettamente nel mio lavoro).
Nel 2001 ho avuto la fortuna di vedere dal vivo i manuali di disegno di Hokusai (meravigliosi !!!). Mi piace molto il discorso sulla ‘‘copiatura‘‘. Spesso noi artisti dall‘ ego in continua espansione ;-) crediamo di essere depositari di un genio innato: ‘‘È già stato fatto, è già stato visto‘‘ erano le frasi ricorrenti (anche mie eh:-)) ai tempi dell‘ accademia. Col tempo ho però capito che le idee seguono le regole dell‘ evoluzione esattamente, come un virus: contagiamo e siamo costantemente contagiati, ad ogni contagio avviene un piccolo mutamento, non si raggiunge mai un linguaggio definitivo, e più ci lasciamo contagiare, più il nostro lavoro evolve velocemente e rispecchia il nostro momento storico e culturale.
Grazie, continuerà a seguirLa con estremo interesse!
Buon lavoro
Eleonora
29 Settembre, 2011 at 10:41
Grazie a lei Eleonora!
31 Ottobre, 2017 at 23:24
Lo scopro ora. Bellissimissimo!
Il link a Hokusai preziosissimo.
Grazia mille!
2 Novembre, 2017 at 12:01
:)