Intervista a Babalibri: identità di un editore

10 Maggio, 2010

Intervista a Francesca Archinto, editrice di Babalibri

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La mia valle, Claude Ponti, Babalibri 2001

Perché editori e perché editori per bambini.
Penso che lavorare in mezzo ai libri sia una grande fortuna. Poter scoprire pensieri, parole, mondi immaginari, mondi reali ma diversi da quello in cui si vive è straordinario. Ti mette in contatto con il mondo intero, basta aprire un libro!
Il mondo dell’editoria per bambini è ancora più affascinante perché ci porta in una sfera che abbiamo vissuto ma abbiamo lasciato alle nostre spalle. Ci sono tracce insite in noi che vengono fuori quando ci confrontiamo con l’infanzia. Mi ritengo quindi fortunata a lavorare in questo ambito.

Quanti titoli in un anno?

16 titoli , 8 per semestre più le ristampe.

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La tigre e il gatto, Eitaro Oshima, Babalibri 2010

Nella scelta dei libri che pubblicate potreste individuare un filo conduttore? E’ uno stile? Un messaggio? Un’idea? Un desiderio?
I libri che scelgo devono emozionare: possono far ridere (e sono i miei preferiti), possono fare piangere, possono immalinconire, possono far pensare, possono stupire, possono richiamare la nostra vita vissuta MA devono emozionare.

Quali caratteristiche deve avere un testo o un’illustrazione per sedurvi? Cosa è che vi fa dire: “questo illustratore (autore) è per noi�
I testi che più mi convincono sono quelli che con poche parole dicono un sacco di cose. Le illustrazioni allo stesso modo devono raccontare lasciando al lettore grande libertà di interpretazione.  Non m’interessano le storie che  finiscono quando si chiude il libro.
Non ho pregiudizi sulle tecniche e gli stili illustrativi quanto piuttosto cerco sempre una coerenza tra testo, immagine  e storia raccontata.

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Nel paese dei mostri selvaggi, Maurice Sendak, Babalibri 1999

Nella situazione culturale e politica del vostro paese vi sentite inseriti in una rete che vi sostiene? Come la definireste? Quali sono i suoi fili principali?
La situazione culturale italiana è a dir poco disastrosa sotto l’aspetto del sostegno alla cultura: ai politici non interessa che gli italiani leggano. Ogni forma di cultura è considerata una perdita di denaro e di tempo. Figurarsi con il mondo dell’infanzia dove vige il principio che sta alla famiglia il compito di occuparsene! Diversa è invece la situazione delle realtà territoriali: qui, biblioteche, scuole, librerie, associazioni credono fortemente nel dovere di un paese di offrire libri e lettura ai cittadini e si mobilitano attraverso tantissime forme perché i bambini possano incontrare i libri. È davvero straordinaria la capacità di queste persone che mettono il proprio tempo, le proprie forze ed energie al servizio della cultura, malgrado l’assenza dello Stato stesso.

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Piccolo blu e piccolo giallo, Leo Lionni, Babalibri 1999

Le co-edizioni: che politica avete di vendita e acquisto dei titoli? Preferite creare i vostri libri, venderli e/o comprarli dall’estero? Perché?
Babalibri è una casa editrice nata in società con la casa editrice francese l’École des loisirs. Per questa sua struttura societaria, ha scelto di non fare creazione di libri bensì di importare dall’estero titoli che ci sembrano importanti per il mercato italiano. Non abbiamo quindi un’attività di vendita di diritti. Questo sicuramente ci penalizza dal punto di vista economico poiché toglie alla casa editrice un’altra possibilità di introito oltre alla vendita dei libri, ma allo stesso tempo ci permette di mantenerci una piccola realtà (siamo 2 dipendenti a tempo pieno e una persona a part-time)

Fabbricare cultura nell’Italia di oggi: una missione, una sfida o una passione “a perdere�
Non è né una missione, né una sfida né una passione a perdere. È semplicemente un lavoro che dà un sacco di soddisfazioni personali ma allo stesso tempo necessita della partecipazione delle istituzioni, siano esse scuole, biblioteche, ecc per riuscire a formare dei lettori. Dev’essere un’azione congiunta ma quando questa sinergia viene a mancare… beh è un po’ frustrante!

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Sono io il più forte! Mario Ramos, Babalibri 2002

Una cosa che vi piace del vostro lavoro e una che non vi piace.
La struttura di Babalibri è come ho già detto molto piccola e questo fa sì che io possa occuparmi di molti aspetti diversi di una casa editrice: dalla scelta dei titoli alla correzione delle bozze, alla presentazione delle novità agli agenti, ai progetti di promozione dei libri, al controllo del magazzino, ai rapporti con la stampa. Insomma, nel bene e nel male mi ritrovo ad affrontare tutti gli aspetti del lavoro di una casa editrice. E questo mi piace moltissimo perché non mi annoio mai.
Ciò che non mi piace? Quando, confrontandomi con gli altri, mi rendo conto che c’è ancora molta difficoltà ad accettare il libro quale strumento fondamentale per una crescita serena dell’infanzia. Ecco, vorrei che il libro per bambini venisse considerato alla stessa stregua del giocattolo: una presenza irrinunciabile nella realtà infantile.

Francesca Archinto