Il racconto di una bambina magica

11 Dicembre, 2008

Capucine è una bambina con una fantasia esuberante. Inventa storie. L’originalità di queste storie, la loro particolare costruzione sintattica, gli accenti retorici tipici del racconto orale degli adulti, hanno spinto i suoi genitori a riprenderla mentre racconta, e pubblicare online i suoi video. Scelta più o meno discutibile (se io avessi una bambina non me la sentirei), questa testimonianza sui processi mentali di una bambina nella costruzione di una storia mi sembra un documento preziosissimo. Se Rodari fosse vivo ci scriverebbe sicuramente sopra una seconda grammatica della fantasia.

Prendetevi il tempo di ascoltarla con attenzione (Più sotto vi ho tradotto alcuni brani).


Once upon a time… from Capucha on Vimeo

Ascoltate come le associazioni più sorprendenti diventano racconto. A volte un elenco di parole viene usato da Capucine per aspettare l’idea successiva, che la porterà avanti nel racconto. A volte si sente che cerca l’effetto del peso di una parola: mammut pesa più di tigre. Fa intervenire un mammut in un pezzo drammatico e di alta tensione, quello in cui l’ippopotamo si è fatto  uccidere dal leone perché vuole suicidarsi, e il leone ha perso di conseguenza i poteri, come punizione del suo assassinio. Il senso di una parola può anche venir usato come terreno di lancio per un nuovo frammento di racconto: come l’allergia alla magia, che si trasforma in varicella per tutti gli animali. Le connessioni sono radicate nel mondo inconscio di Capucine.

Alcuni passaggi sono strepitosi e sono diventati cult in Francia (il video è stato visto 365.000 volte):
E dopo hanno visto un sacco di cose, erano molto belle, c’erano dei fiori, il sole, le nuvole, un sacco di cose! Ma c’era qualcosa che non andava… Perché c’era un coccodrillo che dormiva nell’erba e quando gli salivano sopra si svegliava e mangiava i bambini! Ma c’era ancora qualcosa che non andava, era un ippopotamo che non sta nell’acqua e preferisce… uccidersi!
Dunque il leone ha ucciso l’ippopotamo e lui va in cielo. Ma non lo sapeva! Lui non voleva andare in cielo, dunque decise di non andare in cielo. Ma il leone disse: è troppo tardi adesso! Tu hai deciso di essere mangiato! E… zaaa (gesto della zampata del leone)
.

E poi il leone se lo è meritato: non aveva più poteri. E così il potere è passato all’ippopotamo, e l’ippopotamo… era allergico alla magia! Così l’ippopotamo, il leone e la tigre, hanno avuto delle bolle, avevano la varicella. E poi la varicella è andata ad un altro animale che era mooolto cattivo, ed era un… mammut. Mammut aveva delle unghie, dei poteri per le persone che sono morte nel cielo, anche gli animali.

Bellissimo il fatto che il potere magico sia per Capucine qualcosa di difficile da eludere, se qualcuno non ce l’ha più, passa a qualcun altro, se l’altro non lo vuole, perché magari è allergico alla magia, si ammala, si prende la varicella (contagiosa quanto il potere di prima).
In ogni caso alla fine è l’anello della madre della bambina, un po’ colorato per non essere troppo riconoscibile, a sconfiggere i poteri malvagi di tutte le streghe e ristabilire l’ordine. L’unico modo per sedare questo “potere” così pericoloso, passato di zampa in zampa durante il racconto, è la protezione (ancora magica) della figura materna.

E dopo c’era una signora che aveva un anello, come te, ma non era uguale, perché era arancione. L’anello arancione ha fatto …tscccc. E ha ucciso tutte le streghe, così tutte le persone sono tranquille, possono fare tutto quello che vogliono, e anche i bambini. Ecco è finita!

Non è meravigliosa?
La famiglia di Capucine ha utilizzato la popolarità del video (che ha fatto il giro del mondo) per contribuire a un progetto di solidarietà in Mongolia: http://edurelief.org/. Leggi l’articolo della mamma di Capucine.