Un libro-catalogo monumentale sulla storia dei giocattoli in legno svedesi


Swedish wooden toys, Amy F.Ogata e Susan Weber editors, 2014

Dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors 2014

Prendete un villaggio povero con tanti bambini e una piccola scuola. E boschi. Boschi. Boschi senza fine tutto intorno. È il 1870 o giù di lì. A scuola le direttive arrivate dalla capitale suggeriscono di far lavorare i bambini con il legno perché il lavoro manuale stimola l’intelligenza, la creatività, ma anche le virtù morali dei più piccoli. Una pedagogia rivoluzionaria che prenderà il nome di ‘ Sloyd ‘ e verrà esportata in tutto il mondo.
A casa, il papà lavora nella segheria dietro la stalla a fare cestini; il cavallo, quando ci passi vicino, ti scalda per un attimo con il suo nitrito di saluto; in cucina, la mamma mescola qualche tubero in una ciotola di legno per la merenda.
Il pomeriggio, non resta che uscire nella neve a giocare con le racchette di legno o restare in casa a giocare con un cavallino di legno. Legno. Legno. Boschi e legno senza fine tutto intorno.
Siamo a Osby, in Svezia, il paese dove la famiglia Bengtsson edificherà uno dei più grandi imperi mondiali del giocattolo: BRIO.

La famiglia Bengtsson, dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors 2014
Dalla mostra Les jouets en bois suédois, Musée des artes décoratifs, Parigi, gennaio 2014

Negli stessi anni, poco lontano da Osby, l’illustratore Carl Larsson immortala l’infanzia in uno nuovo stile realista che ispirerà intere generazioni in tutto il mondo.

Carl Larsson, 1984, Svezia

Durante le vacanze natalizie, a Parigi, ho visitato la mostra Les jouets en bois suédois al museo Des Arts Décoratifs.
Più di 350 giochi provenienti dalla storia del giocattolo svedese (materialmente, provenivano dalla collezione di foto e giocattoli della Sovrintendenza Capitolina dei Beni Culturali di Roma – che non sapevo esistesse ma che a quanto pare è un giacimento di tesori per bambini). Allestimento elegantissimo della mostra a cura della designer Matali Crasset.


Dalla mostra Les jouets en bois suédois, Musée des artes décoratifs, Parigi, gennaio 2014

La mostra si è conclusa lo scorso 11 gennaio e se vi state mangiando le mani per averla persa, ho due buone notizie:
1) Nonostante fosse vietato fare foto, il guardiano gentile e annoiato che controllava le tre sale mi ha strizzato l’occhio e si è girato dall’altra parte: vi ho fatto decine di foto, alcune le trovate su questo post, altre le metterò sulla pagina Facebook delle FiguredeiLibri (la state seguendo, vero?!).
2) È stato pubblicato un libro-catalogo della mostra che va ben al di là della mostra stessa. Un libro gigantesco di più di 400 pagine che fa un giro a trecentosessantagradi della storia del giocattolo svedese.

Dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors 2014

– Centinaia di immagini di giocattoli, di bambini, di interni di case, di illustrazioni, quadri, fotografie d’epoca.
– La storia della pedagogia svedese (Ellen Key!) e i suoi intrecci con la forma e il tipo di giocattoli creati.
– La nascita e la storia delle maggiori industrie di giocattolo svedesi (Gemela, Kahr, BRIO).
– La rappresentazione del bambino e dei giocattoli nell’arte, nell’illustrazione e nella fotografia svedesi (Carl Larrson!)
– La storia dell’infanzia, in Svezia, dal 1600 al 1900; bellissimo l’approfondimento sui bambini assoldati per fare numero nella folla che seguiva i funerali, nel 1700, e sulle scuole che nascevano e proliferavano con l’unico scopo di togliere per qualche ora bambini furfantelli dalla strada (frammenti di Dickens per le strade svedesi).
– Un intero capitolo sulla storia delle case di bambole
– Educazione e gioco. Inverno, sport e giochi per la neve.
– E molto altro…

Dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors 2014

È uno dei libri più curati, ricchi, completi e belli che abbia mai letto sulla storia del giocattolo, del gioco e dell’infanzia.
Vi faccio una foto dell’indice per darvi un’idea della ricchezza del libro e vi posto un po’ di foto.
(Ah! Il libro è in inglese, ma se sono riuscita a leggerlo io e capirlo con il mio inglese primitivo, ci possono riuscire tutti).

Indice di Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors

Dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors

Dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors
 
Dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors

Dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors

Josabeth Sjoberg, dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors
Carl Larsson, dettaglio. Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors
David Klocker, dettaglio. Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors
Josabeth Sjoberg, dal libro catalogo Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors
Ospedale delle bambole Erik Holmén, 1936. Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors
Ospedale delle bambole Erik Holmén, 1936. Swedish wooden toys, ©Amy F.Ogata e Susan Weber editors

Chiude il catalogo un capitolo intitolato: Bambini e giochi nella fotografia svedese: una cinquantina di fotografie provenienti dalla collezione della Sovrintendenza Capitolina dei Beni Culturali di Roma. Tutte stupende.


Dalla mostra Les jouets en bois suédois, Musée des artes décoratifs, Parigi, gennaio 2014
Dalla mostra Les jouets en bois suédois, Musée des artes décoratifs, Parigi, gennaio 2014
Dalla mostra Les jouets en bois suédois, Musée des artes décoratifs, Parigi, gennaio 2014

Questo qui sotto è un giocattolo BRIO contemporaneo: spiega ai bambini cosa è Internet (!).

Dalla mostra Les jouets en bois suédois, Musée des artes décoratifs, Parigi, gennaio 2014

Altre foto su Facebook LFdL

Swedish Wooden Toys
Amy F. Ogata, Susan Weber
La storia del giocattolo svedese
45,05 Euro

Buon inizio 2015 a tutti!

Ci ritroviamo tra pochi giorni.
Anna

 


Buone feste a tutti! Ci ritroviamo il 12 gennaio

Carissimi,
un saluto caro e Buone Feste a tutti voi.

Anna

Philip Giordano

Tendenze editoriali dalla Francia: i libri più belli. parte 2 (ultima)

Come vi raccontavo nel post della scorsa settimana, a lato di un revival di libri vintage e antichi, l’album contemporaneo è alla ricerca di nuove forme narrative. Un po’ come è successo al romanzo, con esisti più o meno riusciti. Vediamo alcuni esempi tra le novità presenti al Salone di Montreuil 2014.

Inizio dai miei due libri preferiti di quest’anno, in qualche modo simili. Entrambi hanno come tema centrale la paura. Entrambi rielaborano una tensione narrativa tra antagonisti proverbiali: il leone e il topo; il gatto e i topi. Entrambi usano il finale per sorprendere il lettore e costringerlo a rivisitare il senso della storia letta.
Il mio premio ‘simpatia assoluta’ va a  Voilà le chat! di Vladimir e Frank Asch. Quello ‘raffinatezza narrativa e poesia’ visuale a La chambre du lion di di Adrien Parlange.


Voilà le chat! (Arriva il gatto!). La stranezza narrativa di questo album è il testo. Un fumetto in tre lingue: francese, russo, inglese, che dice solo «Arriva il gatto!» e lo ripete instancabilmente per tutta la durata della storia. Sono le immagini a reggere la narrazione, il testo è una sorta di puntello, di manifesto, che crea la tensione. L’ultima immagine, l’arrivo del gatto, ridefinisce tutto il senso semantico del testo: abbiamo creduto, fino a quel momento, che il testo fosse un allarme, e non lo è.
Bellissimo anche il mélange tra l’ambientazione delle scene, quasi ottocentesca, e la freschezza stilistica dei personaggi, vicina al fumetto (Maus di Spiegelman).
(L’edizione originale è del 1989. È stato edito da Orecchio Acerbo nel 2013: Arriva il gatto!)

Voilà le chat!, Vladimir e Frank Asch, Cambourakis 2014

La chambre du lion (La camera del leone) è l’esplorazione di uno strano geroglifico: quello che compare nell’ultima pagina del libro, quando la luce si spegne. Anche qui l’ultima immagine ridefinisce il senso del libro.
Il testo parla di un bambino che decide di visitare ‘la stanza del leone’ perché il leone è assente. Non è un incipit di incredibile forza narrativa? Un topo, esopiano antagonista del leone, scappa quando sente entrare il bambino. (Vi ricordo che nella fiaba favola di Esopo il leone e il topo scoprono che è meglio essere amici che nemici).


A sua volta, il bambino sente un rumore e, spaventato, si nasconde. Sono i passi di un altro bambino che si è avventurato nella stanza. Così via, in una somma sempre più esponenziale di bambini e animali che entrano a curiosare la stanza del leone, sentono un rumore, e poi si nascondono.
Stampi che sembrano decorazioni di pagine miniate o geroglifici separano gli avventori. Questi margini sono il nascondiglio caldo e segreto che ogni bambino conosce per aver giocato a nascondino (l’emozione di essere separati, tramite una membrana sottile, dal mondo esterno; l’intimità del buio; il desiderio e la paura di essere scoperti).
Parentesi quadre, graffe, confini: metafore della paura dell’Altro, della pelle che ci separa dal mondo.


Ma piccoli errori di stampa (lo stampo della paura è sempre lo stesso, a furia di ripeterlo si consuma), sbavature, buchi, permettono piccole avventure di contatto, esplorazioni, scoperte. L’errore di stampa, come l’imperfezione, è una porta che si apre: verso l’imprevisto, verso l’esplorazione di nuovi significati.
A un tratto ritorna il leone, si mette a letto, ma guardando la stanza si accorge che qualcosa è cambiato. Lo specchio non è più al suo posto, un oggetto dondola, il suolo trema impercettibilmente. Capita così quando l’Altro, l’estraneo, entra: lo specchio non ci riflette più con precisione, qualcosa si muove.


Anche il leone si spaventa e si nasconde. Lui, che era l’oggetto della paura di tutti. Si rincantuccia ben bene sotto le coperte.
È a questo punto che torna il topo. Dice il testo. Tutto è tranquillo, la tenda è tirata, non un solo suono. Anche il topolino si infila sotto le coperte e la luce si spegne. L’ultima immagine sintetizza e immobilizza in un Segno tutti i personaggi. Gli occhi ben aperti. Il topolino in bianco. Sarà lui a rodere i margini come nella fiaba di Esopo?
Un libro straordinario, sensibile, davvero nuovo sul piano della narrazione.

Vediamo altri esempi.
Nel suo ultimo libro, La belle vie, Floc’h (qui trovate un libro di Floc’h che avevo analizzato), fa entrare la bambina dal sipario che separa il lettore dal libro, come quando un attore chiama a salire sul palco uno del pubblico. È il lettore stesso a essere chiamato a salire sulla scena e costruire la storia insieme al protagonista.
«Non restare là, vieni, raggiungimi dentro la pagina». «Ecco, faremo questo libro insieme, si intitola “La belle vie”».

Floc’h, La belle vie, Seuil Jeunesse 2014

Come spiego spesso ai miei alunni (e anche qui: Coinvolgere il lettore parte uno, due, tre), la relazione attiva con il lettore è uno dei modi in cui l’album sta cercando di fare concorrenza alla ricchezza di interazione che i bambini hanno, ormai quotidianamente, con tablette e dispositivi vari, attraverso giochi o applicazioni.
L’album cartaceo risponde a questa nuova necessità: o dando un universo completamente altro (lento, silenzioso, contemplativo – penso al sublime L’oiseau sur la branche di Anne Crausaz), o trovando il modo di stimolare e sorprendere il lettore (idee narrative nuove, pop-up, occhiali colorati…).

Anne Crausaz, L’oiseau sur la branche, Memo éditions

Ci si prova con libri gioco, come il Livre tapis d’activité (Libro tappeto di attività) di Bruno Gibert, o con occhiali colorati che permettono di far scomparire alcune immagini del libro.


Livre tapis d’activité, Bruno Gibert, Actes sud
Ana Pez, Mon petit frère invisible, Agrume éditions

Molti i libri senza testo, per adulti o bambini, presentati negli stand. Uno dei più interessanti, soprattutto per il ritmo, è La chasse (La caccia) di Margaus Othats, nel quale una bambina cerca di costruire un animale con dei sassi, regolarmente fatti esplodere dai cacciatori che entrano in scena. La violenza della distruzione contro la forza della creatività.

Marguerite Othats, La chasse, Magnani 2014

La cosa divertente è che questo gran darsi da fare dell’album nell’era del digitale è incomparabilmente più ricco del poco che si è fatto con il libro digitale (o narrazione digitale). Lo stand dei libri digitali (sgabellini con alcuni Ipad sui quali il salone aveva selezionato una decina di app) era poveruccio di idee. A parte Botanicula, che è una App davvero interessante per l’equilibrio che trova tra narrazione e gioco, e la bellezza grafica e morbida di Petting Zoo di Cristoph Niemann, non c’era nulla, a mio gusto, di davvero interessante. Potete esplorare le novità digitali voi stessi sul sito che il salone ha dedicato loro: POPAPP.

Petting zoo, Chrstoph Niemann

E per chiuedere in bellezza, ecco un video realizzato da Anna Martinucci e me sul Salone, con molti illustratori che firmano i libri (in Francia sono come star).

Arriva il gatto!
di Frank Asch e Vladimir Vagin
Un gatto arriva nel paese dei topi.
12,75 Euro
La chambre du lion
Adrien Parlange
Chi ha paura della stanza del leone?
13,79 Euro
L’oiseau sur la branche
Anne Crausaz
112 pagine di oura poesia tra i rami
20,66 Euro

Mano a Mano N4: Gloria Pizzilli

Come nella migliore tradizione pittorica orientale, il gesto è tutto. Nella puntata Numero 4 di Mano a Mano Gloria Pizzilli ci mostra come la pressione e l’inclinazione del polso possono da sole costruire una figura riconoscibile, con tanto di ombre e vibrisse.

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Gloria Pizzilli, toscana classe 1983, vive e lavora a Toulouse, in Francia. Laureata magna cum laude al biennio di specializzazione in Product Design all’ISIA di Firenze, Gloria entra da autodidatta nel campo dell’illustrazione nel 2009.
Nell’approccio all’immagine cerca il giusto equilibrio tra metodo scientifico e gesto istintivo, tra geometria pura e movimento fluido.
Tra i suoi clienti: The New Yorker, The New York Times, Wired Italia, GQ USA, La Stampa, Eli Edizioni, Feltrinelli, Teatro alla Scala.

Gloria Pizzilli
Gloria Pizzilli, schizzo
Gloria Pizzilli, schizzo
Gloria Pizzilli

 


Tendenze editoriali dalla Francia (Montreuil 2014). Parte 1

Premessa: in questo post e nei prossimi vi parlo di ‘tendenze’. Questo non significa che, a lato di queste tendenze, la produzione editoriale non continui ad essere ricca di sfumature e diversificata.

Lo stand delle libreria antiquarie Michel Noret e Les libraires associé, sul Salone di Montreuil 2014

È il suo canto del cigno? O il suo senso più profondo che si precisa? Il libro illustrato nell’era digitale si impone per il fatto di essere fatto di carta, e fatto da mani, e fatto per essere sfogliato con grandi bracciate.
Pagine stampate su carta di alta qualità, grandi formati, lettering realizzato a mano, colori vivi in pieno revival anni 60, colori vintage anni 20 e 30. I libri esposti al Salone di Montreuil di quest’anno avevano un gusto d’antan. Come se, davanti alla minaccia di essere trasformato in byte o pixel, il libro illustrato stesse sfoggiando tutto il suo patrimonio artigianale, storico e materico.
Parallelamente a questo sfoggio colorato di blasoni, cerca forme narrative nuove; ne vedremo alcuni esempi nei prossimi post.

Blexbolex 2014

Non è un caso se proprio quest’anno è stato allestito al secondo piano del Salone, per la prima volta, lo stand di due delle migliori librerie antiquarie di libri illustrati di Parigi: Michèle Noret e Chez les libraires associé.
Chi segue i ‘quartieri alti di Pinterest’ (definizione simpatica del direttore di Adelphi) sa che negli ultimi due anni il vintage  o antiquariato editoriale (un certo gusto grafico e cromatico dei primi decenni del 1900) ha preso sempre più piede, fino a diventare moda.


La produzione editoriale sembra essersi adattata e ha sfornato libri che si fa fatica a distinguere dai loro bisavoli di inizio ‘900. Quest’anno, in particolare, c’è un gran revival del gusto cromatico e grafico degli anni ’60.

L’Arrière-pays, Blexbolex, Orbis Pictus 2014

Blexbolex è Blexbolex, può permettersi qualsiasi cosa e resterà sempre moderno. La bellezza non ha tempo né mode.
Mentre altri esperimenti mi lasciano perplessa. Nathalie Lété in La promenade de la petite fille, libro di cui molti parlavano sul Salone (meccanismo pop-up firmato Marionne Bataille), sceglie di riprendere un certo gusto kitsch anni 50 e riesplorarlo con le note horror-pop di Atak; senza riuscire, secondo me, nell’operazione: al cocktail perfetto manca una punta di ironia.

La promenade de la petite fille, di Nathalie Lété, Les fourmis rouges 2014

Qui sott, The Garten, di Atak; Kunstmann 2013.

Atak, The Garten, Kunstmann 2013

L’album qui sotto, ‘original kitsch’, esposto nella vetrina dei libri antiquari del Salone: Rojankovsky 1941.
Girando per i vari stand, non si capiva più quali album erano contemporanei, quali riediti, quali antichi.

Mother Goose, Feodor Rojankovsky 1941

Moltissimi i libri vintage riediti: oltre ad alcuni titoli e giochi dell’illustratore e designer di giocattoli Shapur (vedi questo post), bellissimi i due album di Ipcar Dahlov, pubblicati negli anni 60 da Alfred A. Knopf e oggi riediti da Flyng Eye Books
(Orecchio acerbo ha tradotto in Italiano il primo: L’uovo meraviglioso, mettetelo nella lista dei regali di Natale perché merita).

Dahlov Ipcar
Un puzzle di Shapur riedito

La tendenza più eclatante è quella del lettering: fatto a mano, colorato, diversificato nella stessa pagina in diverse famiglie di caratteri, arabescato: l’importante è che non sia banale.
Il lettering fatto a mano in epoca digitale prende il senso di un manifesto culturale. Ecco alcuni esempi:


Qui sotto, il lettering di copertina di un libro fotografato nello stand di libri antichi. Nos frères d’Amerique, Arnoux 1917.

Ritorna il gusto per gli erbari, i bestiari, i libri-catalogo di oggetti. A dozzine. Era impressionante girare tra i diversi editori francesi e vedere tanti titoli simili. Seicenteschi cabinet de curiosité, stanze da collezionisti, wunderkammer. Come se lo spaesamento dell’epoca in cui viviamo, così rivoluzionaria per tutto quello che riguarda la bioetica, la scienza, la tecnologia, esigesse una nuova catalogazione. “Il bello, il raro, il bizzarro insieme”, come recita il catalogo Actes sud parlando del suo Cabinet de Curiosités.
In Chimère Génétiques (Poissons soluble) si tentano innesti tra embrioni e piante di lino. Esperimenti genetici. Chimere spaventose o allettanti, catalogazioni eretiche o futuribili: al lettore dare il suo giudizio.

Cabinet de curiosité, Actes sud

Chimère Génétiques, Le Poissons soluble

Animalium, Autrement Jeunesse
Cahier de Chimères, Actes sud

Ah! Cosa ci fa in questo post il bestiario di Charles Harper del 1961?! Intruso.
Segue…

Charles Harper, Golden Press, New York, 1961