Che cosa è “lo stile”. Lo stile Realista, Lirico e Astratto. parte 2/2

11 Settembre, 2012

Rileggi la prima parte del post.

GLI STILI DELL’ILLUSTRAZIONE

Io sono solita dividere tutti gli stili dell’illustrazione in tre grandi gruppi. Questi tre gruppi si muovono (scivolano) sulla scala musicale di cui vi parlavo nel post precedente, dal realismo pittorico/fotografico, all’astrattismo. Eccoli:

  • STILE REALISTA (Esempi:  Roberto Innocenti, Fabian Negrin, François Roca, Michael Sowa, Maurizio Quarello, Nicolatta Ceccoli (pop-surrealista), Lisbeth Zwerger, ma anche: Oxembury, Quentin Blake, Maurice Sendak…)
Roberto Innocenti
  • STILE LIRICO  (Esempi: Beatrice Alemagna, Gabriel Pacheco, Joanna Concejo, Kitty Crowther, Javier Zabala, Carll Cneut, Simone Rea, Maja Celija, Simona Mulazzani, Philip Giordano, Pablo Auladell, Hanne Herbauts, Serge Bloch, Sergio Ruzzier…)
Philip Giordano
  • STILE ASTRATTO (Esempi: Sara Fanelli, Blexbolex, Ana Ventura, Bernardo Carvalho…).
Blexbolex

(Nota: alcuni degli illustratori sopra citati si muovono fra due o più categorie).

Non c’è una frattura netta tra le tre categorie: sfumano una nell’altra. Ma ogni categoria ha regole precise e tonalità emotive peculiari a quella categoria. Ognuna di queste categorie ha sotto-categorie, (nei  miei corsi le vediamo tutte).
Le tre categorie (e rispettive sotto-categorie) rispondono a queste tre regole fondamentali e solo a queste:

  • Nello stile REALISTA le cose si comportano secondo le stesse leggi fisiche che governano la realtà.
  • Nello stile LIRICO le cose si comportano secondo leggi fisiche leggermente alterate rispetto alla realtà.
  • Nello stile ASTRATTO l’immagine ha perso ogni riferimento con le leggi che governano il reale, e nuove leggi grafiche entrano in gioco.
Qui sopra, tre disegni rappresentanti una città nei tre stili. Realista (Maurizio Quarello), Lirico (Beatrice Alemagna), Astratto (Blexbolex)

Ricordatevi cosa scrivevo nel post precedente: più la realtà riprodotta assomiglia alla realtà, più è inquietante.
La relazione tra “quantità di realtà” in un’immagine e emozione dello spettatore, gioca un ruolo fondamentale nel tono emotivo generale dell’immagine. Gli elementi in gioco nel determinare l’emozione dello spettatore sono:
– quantità di realtà nell’immagine -> (stile)
– il contenuto narrativo dell’immagine -> (contenuto)
– impaginazione dell’immagine nel libro -> (contesto)
– colori, composizione, atmosfera, immagine a tutto campo o parziale, qualità della realizzazione -> (realizzazione tecnica)

Qualche esempio.

STILE REALISTA
Nel quadro degli sposi Arnolfini di Van Eyck, l’artista ha usato una serie di escamotages pittorici (chiaro scuro, prospettiva, colore, etc) per restituire in un quadro la stessa sensazione ottica che avremmo se guardassimo una fotografia o una scena dal vero.

Van Eyck, Gli sposi Arnolfini

La scena “ci sembra” reale. Nello stile REALISTA, infatti, ogni oggetto si comporta come si comporterebbe nella realtà. La forma degli oggetti è anatomicamente corretta. Le persone hanno un peso e un centro di gravità (se volassero, sarebbe perché sono dotate di poteri magici), i quadri stanno attaccati ai muri con i chiodi, i tappeti stanno sui pavimenti e i lampadari appesi ai soffitti. La prospettiva è corretta o abbastanza corretta, le proporzioni tra gli oggetti sono rispettate. Le cose e i visi non sono troppo deformati.
Lo stile realista è uno stile che tende a scomparire per portare l’attenzione al “che cosa” accade nella scena. L’occhio pensa che sia realtà, si lascia ingannare, ed entra subito nel vivo della scena. E’ uno stile che dice allo spettatore, più o meno forte: credimi, siamo nella realtà!

La gamma di emozioni e aggettivi che accompagnano questo stile possono essere: inquietante, potente, sorprendente, spaventoso, incredibile, assurdo, drammatico, violento, fantastico, meraviglioso, etc… In sotto-categorie come nel REALISMO DISEGNATO o nel REALISMO CARICATURALE avremo anche note di emozioni divertenti, leggere, gioiose, comiche.

Michael Sowa

L’immagine qui sopra, di Sowa, è molto inquietante (direi spaventosa) perché la regola dello stile REALISTA è: nell’immagine, le leggi fisiche che governano le cose sono le stesse che nella realtà. Questo significa che il coniglio ritratto è “veramente” di proporzioni gigantesche! Se l’illustratore avesse usato, per illustrare questa scena, uno stile LIRICO (dove la realtà è un po’ sottosopra, come in un’immagine di Chagall, per capirci), non avrebbe ottenuto questo effetto drammatico.

Nello stile REALISTA, la definizione della realtà può perdersi, venir sfumata come un quadro che perda i colori a poco a poco, fino a diventare solo linea (REALISMO DISEGNATO), ma finché le cose continuano a comportarsi secondo le leggi fisiche della realtà, saremo ancora e sempre nello stile “REALISTA”.

Lisbeth Zwerger

L’immagine qui sopra è ancora nel gruppo dello stile REALISTA (un bambino mi chiese guardando questa immagine: ma sono i fiori che sono giganti o i personaggi che sono piccoli?). Qui però l’illustratrice ha depurato un po’ la realtà dalla sua complessità. Le cose continuano a comportarsi come nella realtà: i personaggi camminano sulla terra con un peso e un baricentro, i fiori gettano ombre, ogni dettaglio è “anatomicamente” corretto. Però… il prato non ha texture (rispetto all’immagine di Sowa), i chiari scuri sono più deboli, le campiture di colore più uniformi. Stiamo scivolando verso il REALISMO DISEGNATO, una sotto-categoria del REALISMO. Le emozioni di questa sotto-categoria sono meno forti, più sfumate, dolci, poetiche, o ironiche.

Gilles Bachelet, Mon chat le plus bête du monde

Nel libro Mon chat le plus bête du monde, un elefante vive come un gatto nella casa del protagonista, il quale per tutto il libro lo chiama “il mio gatto”. Non ci farebbe per nulla ridere questa situazione (farci ridere era lo scopo dell’illustratore) se l’illustrazione fosse LIRICA e non REALISTA. E’ il fatto che un elefante sia “realmente” in un appartamento che rende comica la scena.

->   Lo stile REALISTA, quando perde troppa realtà, sfuma nel LIRICO.

STILE LIRICO
Chagall, cosa ha fatto per ritrarre un bacio tra lui e la sua amata moglie? Ha “distorto” alcune leggi fisiche della realtà. Le ha distorte un po’, ma non troppo, in modo che noi possiamo ancora riconoscere una stanza e due persone che si baciano. Ma le ha distorte abbastanza perché noi capiamo che non siamo nella realtà (io spettatore non penso che questi due personaggi stiano volando perché dotati di poteri magici, capisco subito che il loro volo è simbolico/metaforico).

Marc Chagall

Questa calibrata quantità di “distorsione” confonde il mio cervello. Qualcosa mi dice che siamo nella realtà (finestra, tavolo, pavimento: riconosco una stanza!) qualcosa mi dice che non lo siamo (esiste un uomo che possa stare col collo in quella posizione? Neanche il più innamorato! e poi la prospettiva è strana, lo sgabello sembra storto, ci sono poche ombre…). Il cervello è disorientato, si chiede: ma dove siamo? Di sicuro, non siamo nella realtà. E per noi esseri umani, non essere nella realtà, significa che siamo:
– o nel sogno (luogo dalle leggi bizzarre).
– o nella dolcezza della riproduzione artistica, dove l’artista dichiara il suo gioco, lasciando “trasparire” la materia dell’opera. La tela, la carta, i colori, i segni, le pennellate, iniziano a diventare anch’essi protagonisti dell’immagine e non solo un medium. (Nello stile ASTRATTO diventeranno protagonisti quasi assoluti).
– oppure, significa che ci siamo fumati qualcosa e stiamo avendo un’allucinazione.

La gamma di emozioni e aggettivi che accompagnano lo stile lirico saranno: sognante, poetico, buffo, strano, straniante, lirico, malinconico, magico, dolce, etc…

Joanna Concejo

Difficile (anche se nulla è impossibile) avere note comiche o drammatiche nello stile LIRICO, perché l’ironia, come diceva Desproges, è l’eleganza dall’ansia, e l’ansia, come il dramma, è qualcosa che ha a che fare con la realtà. Lo stile lirico ha sempre una nota, appunto, lirica.
Nello stile lirico, le cose perdono peso, si fanno sognanti, simboliche, metaforiche. Gli oggetti e i visi si deformano. Le prospettive si confondono. Il cielo e la terra non sono più così ben definiti. Un disegno può non essere finito, sfumare e lasciar apparire la carta, confondendo i piani tra finizione della riproduzione artistica e realtà (vedi Joanna Concejo).

Simona Mulazzani, Vorrei avere

Osservate l’immagine di Simona Mulazzani: sarebbe impossibile vedere un paesaggio così nella realtà, con la sezione del mare, il suo fondo, e subito sopra le casette che si appoggiano sul profilo dell’orizzonte. Grazie a questo contesto dove gli elementi reali (case, pesci) si mescolano tra loro in modo strano, io posso godere dell’immagine di una balena dipinta senza chiedermi come hanno fatto a farle quei tatuaggi. Capisco che il piano è “simbolico”.

NOTA: Molte volte gli illustratori alle prime armi confondono LIRICO e REALISTA ottenendo una “stonatura”. (Un classico esempio sono le braccine dei personaggi “pieghevoli” che io chiamo “alla playmobil” -invece che con gomito e anatomicamente corrette, usate in un contesto realista).
Se Chagall avesse disegnato, ad esempio, solo il collo del personaggio storto, e lo avesse inserito in un contesto completamente corretto (prospettiva giusta, chiari scuri giusti, anatomia degli oggetti giusta), ne avremmo ricevuto una sensazione fastidiosa, di errore.
L’equilibrio di “rottura” della realtà (quanto distorcerla), nello stile LIRICO, è un equilibrio difficile da conquistare. Sembra uno stile più facile dello stile REALISTA e viene spesso usato per mascherare debolezze nel disegno. Ma è più difficile.

->  Lo stile LIRICO, quando la realtà scompare quasi del tutto, sfuma nell’ASTRATTO.

STILE ASTRATTO
Nello stile ASTRATTO, una serie di codici visivi (tinte piatte, mancanza di prospettiva, assenza di contesti troppo riconoscibili, forme semplici, colori puri, etc) mi indicano che io spettatore non sono nel mondo della realtà, neanche un po’. Sono in un mondo che è quello della superficie cartacea (o digitale). Sono nel mondo puro dell’arte e della riproduzione artistica (lo ero anche negli altri stili, ovvio, ma l’artista me lo aveva fatto quasi dimenticare con alcuni trucchi).

Henri Matisse

E’ un mondo, questo, spesso bidimensionale, dove l’urgenza dell’artista non è darci delle informazioni su fatti e persone, ma regalarci l’incanto puro dell’emozione estetica. Guardando il quadro di Matisse, io non mi chiedo perché l’omino non ha faccia né dita. Non mi chiedo perché ha perso i piedi. Se è un astronauta che sta precipitando nello spazio siderale o un suicida che si è appena fatto esplodere. Mi lascio semplicemente trasportare dall’emozione dei colori e delle forme: e non faccio resistenza. Ma in quell’omino riconosco un uomo, l’Uomo (è un’icona, più che un simbolo). Questo po’ di realtà basta a dare all’immagine un vago sapore lirico.

Pablo Amargo

Più che per raccontare qualcosa, lo stile astratto è usato per “evocare”.

Gamme emozionali dello stile astratto: le emozioni davanti allo stile astratto potranno essere intellettuali: sono colpito da un’idea, l’immagine mi fa pensare a delle cose e pensare e capire sono sempre atti piacevoli. Oppure sensoriali: sappiamo che l’occhio e il cervello si sentono “più rilassati” quando offriamo loro gamme di colori complementari, forme semplici da interpretare, forme chiuse, etc. E’ uno stile che dà emozioni profonde, primitive, che vengono forse dall’ipotalamo: le emozioni che proviamo davanti allo stile astratto sono simili (secondo me) a quelle che proviamo ascoltando la musica (classica o senza parole). Anche se non capiamo di cosa stia parlando esattamente la musica, “sentiamo” il suo discorso a un livello profondissimo. Io capisco di cosa mi parlano Bach o Pollock nella loro opera, ma non posso tradurlo verbalmente (se porto il messaggio sulla superficie della coscienza, lo altero irrimediabilmente).

Nota: Non confondete lo stile che io chiamo “ASTRATTO” con la corrente artistica detta astrattismo. Ci possono anche essere figure e case e alberi, nello stile astratto. Diciamo che è astratto quando è chiaro che l’artista vuole in primo luogo regalare un piacere puramente grafico, e in secondo luogo un contenuto narrativo. E’ ASTRATTO quando chi detta legge sono i colori, le forme, la superficie del foglio.

FINE

Ana Ventura

 

Se vi interessa approfondire questi argomenti, vi aspetto al mio prossimo corso!
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Note sul copyright:
La suddivisione di stili qui sopra esposta è uno strumento di lettura delle immagini che ho inventato, messo a punto e precisato nel tempo. Chi fosse interessato a citare parti o idee contenute in questo articolo, o questo articolo nella sua interezza, può contattarmi a: lefiguredeilibri(@)gmail.com, grazie.

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