Consigli alle bambine, di MarK Twain e Vladimir Radunsky

17 Aprile, 2011

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E’ uscito nel 2010 con le edizioni Donzelli. Nel volo per Bologna non vedevo l’ora di metterci le grinfie sopra. Non avevo visto che un paio di immagini in internet, ma la mia intuizione era stata buona. “Consigli alle bambine” è un gioiello. Vladimir Radunsky ha illustrato con una freschezza sorprendente un testo che Mark Twain scrisse nel 1906 (Advice to Little Girls). L’autore di Tom Sawyer e Huckleberry Finn graffia le pagine con 7  consigli di buone maniere: ovviamente sovversivi, spassosi, imprevedibili, illuminati da quel guizzo di libertà sfrontata di cui Twain era maestro.

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Il libro, a un primo rapido sguardo, sembra incitare le bambine a una rivolta dall’educazione che le vuole carine, educate e gentili. Ma non è così.

Vi confesso che, di solito, quando sento parlare di differenze di generi, ho una reazione di disagio, e diventa noia, quando sento parlare dell’importanza di non proporre modelli stereotipati nei libri illustrati (se ne sta parlando in Francia  in questi giorni in occasione di diversi convegni: qui un articolo sull’importanza di proporre modelli femminili diversi da quelli di principessine coi fiocchi).
Lo maschero bene, perché è una reazione politicamente scorretta, ma mi annoio, e non ci posso fare nulla. E’ come se sentissi puzza di zolfo, come se vedessi spuntare da sotto le gonne e i pantaloni di chi vuole sovvertire lo stereotipo, lo zoccolo duro e resistente dello stereotipo. Non sopporto vedere principesse che per dimostrare di non essere principesse si siedono sul tavolo invece che sulla sedia, non sopporto libri che incitano i bambini a essere a tutti i costi ribelli, pasticcioni, liberi… cioè, costretti a pasticciare quel metro quadro di muro che gli adulti hanno loro destinato per pedagogica generosità.

Perché secondo me non è il sovvertimento o l’eliminazione dello stereotipo che rende libero il lettore-bambino, ma la freschezza della creazione artistica quando è libera da dogmi, da intenti, da morali sovversive o non sovversive che siano. Lo spirito puro dell’arte, la freschezza (ho già ripetuto questo aggettivo tre volte, e non voglio sinonimi) che l’artista ha messo nell’opera quando l’ha creata e che si riversa sul viso del lettore come una spruzzata d’acqua magica, capace di lavare via ogni pensiero che non sia vero, vivo, nuovo.
Una principessa di Andersen che si uccide perché il suo amore non è corrisposto dal principe, la Bella Addormentata, che dorme 100 anni per aver trasgredito un ordine, e Pippi Calze Lunghe, sono tutti modelli, per me, ugualmente sovversivi, perché squarciano la tela delle nostre sinapsi stantie con la lama affilata della bellezza.

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Consigli alle bambine, di MarK Twain e Vladimir Radunsky, Donzelli 2010

Ma ascoltiamo ora uno dei consigli di Twain:

“Se ti capita di dover rimproverare tuo fratello, non c’è bisogno del fango – evita in ogni modo di gettarglielo addosso, o potresti rovinargli i vestiti. Sarà più comodo ottenere i risultati sperati con una piccola scottatura. Questa servirà a richiamare subito la sua attenzione sulla lezione che stai cercando di inculcargli, e in più l’acqua bollente aiuterà a purificarlo da ogni macchia, possibilmente anche della pelle, brufoli compresi.”

Lo sentite  il ritmo della libertà?
E’ nel non-senso
: i vestiti di tuo fratello sono puliti se non gli tiri il fango, ma glieli pulisci se lo scotti con l’acqua bollente (erano dunque già sporchi? Di cosa? Della sporcizia originaria d’essere fratelli?). 
E’ nel creare un mondo pre-esistente alla pagina:
l’attacco rapido: “non c’è bisogno del fango” da per scontato che tutti siano d’accordo che per rimproverare di solito si usa tirare fango (non è così. Potere retroattivo della finizone letteraria, quello di mettere in scena un mondo con sua sua cosmogonia).
E’ nella ridondanza gratuita delle figure
: non c’è bisogno del fango – evita in ogni modo di gettarglielo addosso. Un autore mediocre avrebbe scritto: Se vuoi rimproverare tuo fratello, non gettargli addosso il fango, potresti rovinargli i vestiti.
E’ nell’imprevisto
: servirà a richiamare l’attenzione sulla lezione che stai cercando di inculcargli . Chi è che da lezioni a chi? Non era l’Autore alle bambine?
E’ nel paradosso: il piccolo-risibile messo accanto al grande-serio: un semplice rimprovero/l’ustione dell’acqua bollente.
E’ nell’ironia: la coppia di nuovo paradossale: ustione dell’acqua bollente/brufoli che spariscono.

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Scritto solo una manciata d’anni più tardi di Les Petites Filles Modèles della Contessa di Ségur, (1858) il galateo di Twain è lontano dalle piccole protagoniste della saga francese, continuamente obbligate a riconoscere che il bene è sempre preferibile al male, come un pianeta di una galassia sconosciuta è lontano dalla terra.

Non credo che Mark Twain volesse incitare i bambini, o le bambine, al sovvertimento della morale. Credo semplicemente che volesse liberare adulti e bambini dal loro pesante fardello quotidiano: la bruttezza, la noia, l’assurdo della morale.
Le illustrazioni di Vladimir Radunsky sono PERFETTE per questo libro:  libere e vivaci, come il testo di Twain.

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Consigli alle bambine, di MarK Twain e Vladimir Radunsky, Donzelli 2010

“Le brave bambine mostrano sempre molto rispetto per le persone di una certa età. Mai essere insolenti con i grandi, a meno che non siano loro a cominciare”.

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