Di fronte o di profilo: l’orientazione dei volti e il suo significato. Parte 2/2
17 Settembre, 2015Rileggi la prima parte del post.
Wolf Erlbruch
Come abbiamo visto nel post precedente, l’orientazione del viso dei personaggi in un’immagine (quadro o illustrazione) ha un significato più esteso della semplice esigenza estetica, da parte dell’autore, di disegnare una quantità maggiore o minore di volto.
“Il dualismo di frontalità e profilo può allora significare la distinzione tra bene e male, tra sacro e meno sacro oppure profano, tra celeste e mondano, tra governante e governato, nobile o plebeo, attivo e passivo, impegnato e disimpegnato, vivo e morto, personaggio vero e immaginario. La corrispondenza tra queste qualità e condizioni da un lato e la frontalità o il profilo dall’altro varia a seconda delle diverse culture, ma comune a tutte è la nozione della polarità espressa attraverso posizioni contrastanti”. (Meyer Schapiro, Words, Script, and Pictures: Semiotics of Visual Language, 1996).
Jindra Capek, Il canto misterioso, edizioni Arka
È uno studio che ho intrapreso da poco e vi invito a cercare anche voi degli esempi che lo avvalorino, ma mi sembra di poter dire che nell’album illustrato il ritratto di profilo, di fronte e di tre quarti ha significati e usi abbastanza codificati. Ovviamente, i significati saranno, di volta in volta, largamente influenzati dal contesto narrativo, dallo stile e dalla composizione dell’immagine, dai tratti somatici dei personaggi e dalle emozioni espresse.
Il ritratto frontale viene utilizzato soprattutto per:
1) Presentare il personaggio in copertina.
2) All’inizio della storia, quando anche il testo presenta il personaggio (se il testo inizia con un’azione, sarà più facile vederlo già di profilo)
3) Per sottolineare il ruolo simbolico, di icona o di protagonista del personaggio.
4) Per presentare lo stato emotivo del personaggio (è più facile capire l’emozione di un volto vedendo entrambi gli occhi).
Alcuni esempi:
Copertina con personaggio frontale.
Prima doppia pagina di La pantera sotto il letto di Mara Cerri, presentazione del personaggio.
Mara Cerri, La pantera sotto il letto, Orecchio Acerbo
Icone.
In Alors? di Kitty Crowther, la sera di una lunga giornata, alcuni giocattoli accolgono finalmente il misterioso personaggio tanto atteso: è IL bambino.
La frontalità del personaggio, opposta al profilo dei pupazzi, ci dice che non stiamo vedendo un bambino, ma il bambino. È l’icona-bambino, e sta per tutti i bambini.
Kitty Crowther, Alors? Pastel
In questo libro perfetto è altrettanto interessante che ogni personaggio, quando entra in scena, entri di profilo (anche se l’entrata in scena è in fronte al lettore). Ad eccezione del gatto e del gufo, – gli ultimi due a entrare in scena prima dell’entrata del bambino e gli unici a fare da spalla frontale al bambino al momento di andare a dormire, nelle ultime due pagine – tutti i pupazzi restano di profilo dall’inizio alla fine della storia, per lasciare il protagonismo al bambino e alle sue due ‘spalle’.
Un altro esempio di ritratto frontale con valore di protagonismo e icona allo stesso tempo: Rosa Parks: nell’immagine, tutti sono di profilo o tre quarti, tranne lei.
Maurizio Quarello, L’autobus di Rosa Parks, Orecchio Acerbo
Il ritratto di profilo viene utilizzato soprattutto per:
1) Rappresentare il personaggio in azione.
2) Rappresentare l’incontro di due personaggi o il loro dialogo.
3) Alludere a tratti negativi del personaggio (soprattutto quando il profilo è rivolto a sinistra).
Alcuni esempi:
Azione. (Il tempo cronologico e la direzione narrativa nelle immagini, nell’album illustrato occidentale, scorrono quasi sempre da sinistra verso destra).
Beatrice Alemagna, Je voulais une tortue, Panama
Incontro.
Isabelle Arsenault, Jane, the Fox and Me
Personaggio negativo.
Susanne Janssen, Hansel et Gretel, éditions Être
Il tre quarti viene utilizzato soprattutto per:
1) Azioni meno dinamiche e meno veloci; azioni più contemplative
2) Per presentare lo stato emotivo del personaggio
Esempi:
In questa immagine qui sotto, che ho tratto dallo stesso libro di quella di profilo, più sopra, la bambina cammina più piano e nella scena c’è meno tensione. Perché è di tre quarti (fa più attrito sulla pellicola della storia, che è bidimensionale); perché è più grande a livello compositivo (ha meno spazio per muoversi tra i margini); perché la posizione del corpo è più racchiusa e morbida.
Beatrice Alemagna, Je voulais une tortue, Panama
Suzy Lee: un momento di calma nel vorticoso gioco con le ombre.
Suzy Lee, L’ombra, Corraini edizioni
Questi elencati qui sopra mi sembrano i principali usi di un significato extratestuale (extraiconico) dell’orientazione del volto nell’album illustrato.
Poi ci saranno consuetudini di orientazione date dai movimenti del personaggi. Ad esempio, un personaggio che si volta a guardare indietro, quindi verso sinistra, si volterà , per ovvie ragioni, dalla parte del pubblico (lettore), non certo dandogli la nuca (a meno di non voler alludere a una sua ritrosia o diabolicità ). Ma sono, queste, orientazioni più meccaniche, e il loro significato sarà racchiuso interamente nell’azione svolta.
Joanna Concejo, C’era una volta una bambina, Topipittori
Il profilo, per la possibilità che ha di avanzare con meno attrito sulla corrente narrativa della storia, ha sempre un tono narrativo più arzillo, dinamico o drammatico, rispetto al tre quarti. Essere di profilo significa andare spediti dentro la storia, senza resistenze; o al contrario, se il profilo è rivolto a sinistra, non voler avanzare o tornare indietro.
La scelta dell’orientazione del viso contribuisce al ritmo della storia e al suo tono narrativo. Ogni illustratore ha le sue preferenze.
Carll Cneut, ad esempio, è un illustratore che non ha mai usato un ritratto frontale in nessuno dei suoi libri. I suoi personaggi sono sempre di profilo o, con poche eccezioni, di tre quarti. Lui dice, semi scherzando, che non è capace a disegnare i ritratti frontali. In realtà , questa caratteristica dà alle sue storie un tono sempre epico, classico. I suoi personaggi sono interamente, da cima a fondo, immersi nella storia narrata.
Carll Cneut, La voliera d’oro, Topipittori 2015
Fine
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