Selezionare la Mostra Illustratori 2014. Diario del giorno 2. I nostri criteri

23 Gennaio, 2014
Da sinistra a destra, i giurati della Mostra Illustratori 2014:
Anna Castagnoli, Isabel Minhos, Kitty Crowther, Errol van der Werdt

READ ENGLISH TRANSLATION (thanks Sergio Ruzzier!)

Secondo giorno
Alle cinque del mattino, in albergo, un pensiero mi ha tirata via dal sonno: presa dall’eccitazione dell’invito a Bologna, mi ero completamente dimenticata di pensare a che senso aveva per me, davvero, essere giurata di una mostra così prestigiosa. Ho provato a riaddormentarmi, ma niente. Pensavo a cosa aveva rappresentato per me l’illustrazione, il blog e tutto quello che mi aveva portata lì. Pensiero dopo pensiero sono arrivata a una me di sette anni, mentre sfogliavo un libro di immagini. Quella meraviglia primitiva, assoluta, di avere tra le pagine un mondo tutto per me, abitabile e rivisitabile se non avevo capito qualcosa. I libri illustrati mi avevano aiutata. L’infanzia non è quel regno felice che molti credono. Ecco, il senso vero di essere lì, per me, era quello: avrei difeso immagini preziose.

Una delle immagini che saranno in Mostra (non ricordo il nome dell’illustratore, giapponese)

Così, alle otto, sono scesa a colazione e trovando Kitty già seduta ho attaccato a parlarle, fitto fitto, dell’importanza di dare ai bambini una cultura vera e profonda (a Kitty Crowther! una delle più coraggiose illustratrici del mondo, “premio nobel” dell’illustrazione, lo stavo dicendo…) e della grande responsabilità che avevamo come giurati, con la sicurezza che dietro i suoi grandi occhi spalancati si nascondesse il pensiero: questa, è matta.
Invece no, ha aspettato che finissi e ha iniziato a raccontarmi il suo sogno. Aveva sognato che eravamo noi a dover essere giudicati per dei dolci che avremmo dovuto cucinare (!).

Quando Isabel e Errol sono arrivati, abbiamo continuato il discorso; Isabel si è illuminata di colpo: “Ai bambini dobbiamo parlare di quello che è importante per noi, non creare una cultura su misura per loro”. Ha detto, più o meno. Errol, pragmatico, ha parlato dell’importanza di insegnare ai bambini la capacità di cambiare punto di vista: è questa l’essenza della creatività. Il mondo di domani sarà salvato da persone creative, capaci di abbordare i problemi da più punti di vista.
La lingua di scambio oscillava tra il francese e l’inglese. Io gongolavo per la nostra sintonia: non potevo sperare in colleghi giurati più squisiti.
Poi abbiamo guardato l’ora ed era tardissimo, l’autista della Fiera ci aspettava.


Una bellissima immagine tra quelle vincitrici. Non ricordo il nome dell’illustratore, giapponese.

Quando siamo arrivati in Fiera, abbiamo finito i tavoli che restavano dal giorno prima. Ormai, la grande sala mi era diventata familiare. All’idea di un altro lungo giorno di lavoro mi sentivo quella stanchezza felice nelle braccia che si prova quando si fa un lavoro fisico all’aria aperta. Ma con la sensazione, adesso, di dominare meglio gesti ed emozioni.

La stesura dei criteri
Finiti i tavoli, erano già le undici. Gli organizzatori ci hanno detto di sederci a tavolino, prenderci un’ora e buttare giù i criteri con cui la nostra giuria avrebbe selezionato la Mostra. Non avevamo obblighi di sorta verso nessuna nazione, categoria Fiction o Non Fiction, o altro. Eravamo liberi di inventare la nostra Mostra, così come la volevamo.
Ci siamo guardati e ci siamo sorrisi. Nell’essenza, i criteri, li avevamo già! Abbiamo trovato una parola che li riassumeva tutti: onestà.

Avremmo privilegiato le illustrazioni dove si sentiva che l’illustratore si era messo in gioco, cercando di dire qualcosa di importante per lui. Qualcosa di sincero, personale, al di là delle mode.
Errol ha sottolineato la difficoltà di mettere a confronto illustrazioni estratte da libri, da altre inedite, da altre create in sequenza per il concorso. Così, abbiamo deciso che ci saremmo comportati come editori che ricevono una valanga di immagini diverse: avremmo valutato se le immagini potevano dar vita a un libro illustrato per bambini.

Roberta Chinni, direttrice della Fiera, ed Errol van der Werdt, durante la stesura dei criteri

Roberta Chinni ci ha spiegato che la Fiera accoglie editori che lavorano per una fascia di età che va da 0 fino a 16 anni circa. Bene. Avremmo scelto le migliori immagini per libri per ragazzi da o a 16 anni, sulla base della sincerità con cui erano state fatte e della novità che portavano nel panorama internazionale (se pensate che abbiamo scartato un illustratore che aveva realizzato 5 tavole s.t.u.p.e.n.d.e, ma in tutto identiche a un lavoro che avrebbe potuto essere stato fatto a fine ‘800, vi rendete conto dell’importanza dei criteri).
Poi: la tecnica doveva essere buona, ma non svettare civetta a scapito della spontaneità del messaggio.
Poi: sopra una certa soglia di qualità (abbastanza chiara a tutti e quattro) avremmo privilegiato  immagini in cui sentivamo che l’illustratore aveva preso un rischio.
Altri criteri li avremmo defniti durante il lavoro di selezione.

Una delle immagini che saranno alla Mostra, piaciuta all’unanimità (non so il nome dell’illustratore)

Prima di andare a pranzo, abbiamo risposto ad alcune domande dei ragazzi del MiMaster, venuti a conoscerci.

Satoe Tone, vincitrice del premio Fondazione SM 2013

A tavola, con piacevole sorpresa, ci aspettava Satoe Tone, che era lì per lavorare al libro con la Fondazione SM (il premio SM comporta i famosi 30.000 euro ma anche la realizzazione di un libro che viene poi presentato alla Fiera dell’anno successivo in anteprima assoluta. Satoe ha vinto il premio l’anno scorso). Deliziosa.

Dopo pranzo, gli organizzatori ci hanno riforniti di post-it colorati. Ognuno di noi aveva un colore. Il primo passaggio sulle 200 e passa illustrazioni ancora in gara avremmo dovuto farlo da soli, esprimendo il nostro giudizio così: con un post-it intero se eravamo sicuri al 100% , un post-it a metà se avevamo dei dubbi, e nessun post-it se il lavoro non ci convinceva più.

Alla fine, avremmo visto quali immagini avevano 4 post-it e potevano già essere messe da parte per la Mostra, su quali avremmo dovuto discutere per convincere gli altri giurati o lasciarci convincere, su quali nessuno voleva più discutere.

Con mia grande sorpresa, girare tra le immagini con i criteri in testa, cambiava il mio modo di guardarle. Non era più solo “mi piaceâ€, ma: “era sincero l’illustratore o voleva solo piacere?â€, “mi sarebbe piaciuto quando avevo otto anni? O tredici?â€, “E’ un lavoro dove si è cercato qualcosa di nuovo”?
Era importante (e difficile) cercare di ascoltare la sincerità espressa in lingue e stili molto lontani da quello europeo, perché c’erano 191 paesi in gara.

Una decina di illustratori (forse anche meno) hanno ricevuto 4 post-it tutti interi.
Erano tavole che già al primo sguardo, il primo giorno, ci avevano convinto senza esitazioni.

Le abbiamo disposte su due lunghi tavoli liberi. Che sconforto! Era la più piccola mostra di illustrazione mai vista. Ci siamo consolati accarezzando con lo sguardo tutte le illustrazioni con tre post-it: un’altra decina. Solo venti illustrazioni su cui eravamo quasi tutti d’accordo? E le altre? Come avremmo fatto ad arrivare a ottanta? Ma erano quasi le sette di sera ed eravamo stanchissimi. Io sognavo una doccia bollente e la cena. Chi mi conosce sa che faccia ho quando ho fame. Per mia gioia, siamo stati trattati come principi: non facevo in tempo a diventare pallida che l’indispensabile Deanna Belluti arrivava da dietro con un vassoio, chiedendo distrattamente: chi vuole una pasta?

Se ora devo scegliere un’illustrazione, tra quelle che avevano ricevuto 4 post-it, per darvi un esempio palpabile della nostra unanimità, scelgo questa di Arianna Vairo. La forza e la freschezza dei suoi lavori è impeccabile, il coraggio e l’onestà, fuori discussione.

Un’immagine di Arianna Vairo, che vedrete in Mostra.

Nel prossimo post, vi racconterò la terza giornata, che è stata la più bella. Quando abbiamo dovuto iniziare a discutere sul serio e appassionatamente dei “perché sì” e “perché no” di ogni gruppo di illustrazioni.
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