Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe

11 Marzo, 2013

Ci sono persone e accadimenti senza i quali la nostra vita sarebbe stata profondamente diversa. La nostra vita, ma soprattutto la nostra identità, quel complesso sistema di tratti e sensazioni che ogni giorno orienta il nostro modo di percepire le cose che accadono, e interpretarle. Per me una di queste persone è stata Pippi.

Pippi moves in, Astrid Lindgren e Ingrid Vang Nyman, Drawn and Quarterly 2012
(versione originale: 1957)

Pippi è un tipo di personaggio che non ha paralleli nella letteratura per ragazzi (forse solo Tom Sawyer potrebbe prenderla a braccetto). Non è una bambina ribelle. Mi hanno sempre annoiata i bambini ribelli, burattini, come i bambini modello, di una visione stereotipata della realtà.
Pippi non è una bambina ribelle, è una bambina creativa. Quello che le interessa è penetrare la logica delle cose, per capirla e metterne alla prova il senso e l’utilità.
Se libera una tigre dalla gabbia, dopo aver constatato che è veramente aggressiva, ce la rimette dentro spingendola sul sedere e dicendole: “Ora entri qui per calmarti un po’…”.
Pippi non vuole sovvertire le regole del sistema, semplicemente si rifiuta di accettare acriticamente la loro logica. Vuole testarla.

Fa finta di non capire. Non capisce perché la maestra le chieda qualcosa che sa già (in effetti…).

Non capisce perché si debba stare sopra il banco e non sotto. Entra in un negozio per rispondere a una domanda esposta in vetrina come pubblicità. A volte fa la tonta, a volte sembra una marziana appena sbarcata sulla terra.
Fa tutto a modo suo e se viene ripresa chiede: perché non posso fare così? Certo che posso fare così! (Sotto-testo: dove è scritto? Chi lo ha deciso? Chi è arbitro migliore di me?).
Pippi gioca costantemente a lato delle regole convenzionali del funzionamento della società, colpendole nel loro unico tallone d’Achille: la logica. E le mette in scacco. Perché la logica è qualcosa che precede la morale: quando la logica fa cilecca, viene fuori tutta l’arbitrarietà che vi era costruita sopra (come un palazzo montato su fondamenta che si credevano solide perché consolidate dall’uso, e non lo erano).


La cosa straordinaria di Pippi è che è del tutto consapevole del suo gioco: nel suo gioco c’è ironia. Questo me la faceva amare più di tutto. Non erano i giochi e le trovate paradossali che inventava ogni giorno che me la facevano amare, ma quella luce negli occhi, quel lampo di genio che in un battibaleno trovava sempre la falla nel sistema.
L’ironia è la capacità di prendere distanza dalle cose, per osservare come funzionano, per decidere liberamente come mettercisi in relazione. Non è sarcasmo. Non è provocazione. Pippi è un tipo ironico.
Quello che rivendica Pippi non è il non voler prender parte al gioco sociale così come lo hanno deciso gli altri, per principio, o perché sia sbagliato a-priori; Pippi rifiuta di prenderne parte per ragioni che non sono le sue, sentite da lei in modo personale, unico, originale.


Quando scopre che a scuola danno le vacanze, e che senza scuola non ci sono vacanze, decide che allora potrebbe essere molto interessante andare a scuola (paradosso!).

Ogni bambino si sente così: unico. Ogni bambino fa ingresso per la prima volta nel mondo, e passa i primi anni della sua vita a capire come funzionano le cose, ad essere forzato (più o meno) ad accettare come funzionano. Un bambino creativo è un bambino che sente di poter avere un margine di libertà per portare nel mondo qualcosa di suo, di unico, e che grazie a questo apporto originale, ciò che è granitico può diventare malleabile.

Annika e Tommy sono invece due bambini poco creativi, che danno per scontato che tutto è come è e non può cambiare. Si fidano della logica appresa senza metterla in discussione.

Verso questi due piccoli sparring partner (che rappresentano i bambini normali contrapposti al caso speciale di Pippi), Pippi ha una vocazione pedagogica.
Quando Pippi inventa il gioco del Trovacose (chiunque trova qualcosa ha vinto), per un po’, invita Annika e Tommy a tirar su cose senza valore o impossibili da prendere: un signore sdraiato, una lattina vuota…

Ma quando alla fine della giornata Pippi porta Annika e Tommy nel buco dell’albero, dove aveva nascosto regali preziosi, si capisce (io lo capivo già a 8 anni!) che quella lunga giornata era servita a insegnare ad Annika e Tommy a vedere le cose diversamente. Era con ironia che Pippi voleva tirar su un signore, era con ironia che pretendeva di essere felice per aver trovato una lattina per terra. Pippi non voleva modificare il grado di valore delle cose, suggeriva solo di provare a muoversi in modo diverso dentro quella scala di valori, per vedere cosa poteva succedere.

Questa capacità di testare la logica delle cose non mette in discussione solo la realtà esterna e gli altri: Pippi chiede a se stessa la stessa duttilità:
quando vuole fare la barca e cade tutta intera nella pozzanghera, dice: “allora giochiamo che ero un sottomarino”.
Un bambino creativo (un bambino felice) è un bambino capace di capire quando si può provare a forzare la realtà esterna, e quando invece è meglio cambiare la visione che si ha di essa. Pippi non è mai rigida.
Non ha mai, in nessun momento, un’idea predeterminata di come le cose dovrebbero essere (come invece hanno molti protagonisti della letteratura per ragazzi contemporanea: vedi il barbosissimo maghetto).

Il vero valore della creatività non è quello di produrre opere, ma quello di produrre realtà, pensiero, mondo.
Quello che mi ha insegnato Pippi è quel passo indietro rispetto a tutto quello che accade, necessario per porsi ogni volta la domanda: perché così e non in un altro modo? e trovare una risposta ogni volta adeguata (mai la stessa!).
Una grande lezione di vita: filosofica, politica, lirica.

Nella collana Enfant dell’editore di comic Drawn and Quarterly è stato riedito nel 2012 il fumetto originale del 1957: Pippi moves in!, dove la storia di Astrid Lindgren è magistralmente illustrata dalla svedese Ingrid Vang Nyman. I fumetti sono stati restaurati e ricolorati da Bjorn Hedlund. La traduzioine dallo svedese all’inglese è di Tiina Nunnally.

In Italia, Pippi a fumetti era stato edito da Mondadori, ma, salvo errori, mi sembra fuori catalogo. Potete trovare 5 copie della nuova versione  inglese Pippi moves in  su Amazon italia a 10 euro. Su Amazon coUK ne trovate quante volete. La copertina è cartonata.

Pippi Moves In!
Astrid Lindgren
Il comic del 1957 riedito e restaurato
10, 04 Euro

8 Risposte per “Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe”

  1. 1 elillisa
    11 Marzo, 2013 at 11:59

    Per me rileggere adesso Pippi Calzelunghe è un ottimo esercizio per cercare di essere una mamma decente.
    Non so come mai, ma da quando ho partorito il primo figlio improvvisamente, nonostante tutti i miei buoni propositi di tener ben vivi i ricordi di quale fosse il mio sentire il mondo quando ero bambina io, la mia mente è stata invasa da una lunga lista di regole, di “non si fa”, di “è giusto così”.
    Parlo di me, eh?!?
    Quelle volte che mi comporto da adulta/mamma/bacchettona, completamente avulsa da tutto ciò che è stata la mia infanzia, riprendo in mano la Lindgren e la sua Pippi, faccio un bel sospiro (perché per le prime 4-5 pagine vorrei comunque urlare “Pippi! Così non si fa!!!”) e mi ritaro per il resto della giornata.

  2. 2 Anna Castagnoli
    11 Marzo, 2013 at 12:30

    Che bello Elilisa questo uso di Pippi!

  3. 3 Giulia
    11 Marzo, 2013 at 15:10

    Io temo sia “colpa” di Pippi se son diventata una bastian contraria :P

  4. 4 michela
    11 Marzo, 2013 at 21:00

    Ciò che mi piaceva di Pippi è che nonstante il suo essere “fuori dalle regole” era dotata di una grande saggezza e della capacità di distinguere il bene dal male.
    L’aveva ben capito la mamma di Tommy e Annika che le affidava tranquillamente i suoi bimbi. Sapeva che con Pippi erano al sicuro…Pippi era l’amica che avrei voluto avere: coraggiosa, fantasiosa e premurosa!

  5. 5 Lorenzo
    11 Marzo, 2013 at 22:51

    In italiano si trova la versione restaurata nel catalogo di Nord-Sud edizioni.
    Purtroppo la mia copia si e’ completamente sfascicolata dopo una decina di letture.

    Complimenti per il blog!

  6. 6 Nicky
    12 Marzo, 2013 at 10:26

    Io penso di non aver mai “letto” Pippi…e questo post mi ha messo un sacco di curiosità verso questa bimba così fuori dagli schemi.
    Dopo un’infanzia e un’adolescenza rigidissime, ora mi ritrovo un pò a fare come Pippi…cerco di scardinare tutte quelle regole..e provo a guardare le cose da un altro punto di vista..con tutta l’ironia di cui sono capace.
    Non è mai troppo tardi per tornare a essere bambini :)
    E “trovare-cose” non smette mai di essere il gioco più bello del mondo!
    W PIPPI!!!!

  7. 7 daniela tordi
    13 Marzo, 2013 at 9:42

    In assenza di padre e madre, Pippi in verità – con tutta la sua capacità inventiva – è anche frutto dell’abbandono e della malinconia che lo pervade. La genialità di questo personaggio non consiste solo nella carica rivoluzionaria del suo posizionamento nel mondo, certamente ben poco convenzionale. Pippi è una bambina profondamente sola, che lenisce con un potenziale straordinario di giocosità e auto-educazione la sofferenza per la lontananza di un padre improbabile e di una madre misteriosa… La sua giocosità dirompente, i suoi poteri paranormali, non azzerano la vena di umanità a tratti sottilmente dolente, la sua grazia di bambina, come tutti, esposta. Pippi non è un vincitore, un centrifugato di forza e stramba genialità, un piccolo panzer… E’ una bimba coraggiosa, che rilancia con estrema originalità partendo proprio dal suo piccolo fianco scoperto. Come tutti, più di tutti.

  8. 8 Silvia
    16 Settembre, 2022 at 9:31

    Grazie Anna. Mi sono commossa, a leggere questo post. Come mi ero commossa all’ultima pagina del libro, quando si sente, nello sguardo di Pippi seduta in cucina, tutta la sua umanità (quella di cui credo parli Daniela).