Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin (due stili a confronto)

13 Settembre, 2012
Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, Salani editore 2011

Volevo postarvi alcune immagini di Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, per proseguire il discorso sugli stili: in particolare sulla “quantità di realtà” che contiene un’immagine, e di come questa quantità determina lo stile e l’emozione dell’immagine (insieme ad altri fattori). Ne abbiamo parlato in questo post, e questo.
Fabian Negrin, che “suona” gli stili a occhi chiusi, dimostrando ad ogni libro una perfetta padronanza e consapevolezza di cosa è lo stile, ha usato in questo libro due stili diversi, uno stile che io chiamo “realismo disegnato” e uno stile che io chiamo “realismo pittorico”, ma potete anche chiamarli Alfredo e Pancrazio che il concetto non cambia.

Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, Salani editore 2011

Una bambina passa le vacanze a casa della nonna, per caso (un po’ stufa della televisione a tutto volume), trova alcuni libri. Questi vecchi libri narrano la storia di Sandokan e la bambina li divora in poco tempo. Il giorno dopo, passa a trovarla il suo cuginetto, e lei lo invita a giocare “a Sandokan”.
L’illustrazione è bicromatica (la realtà non lo è mai), personaggi e cose sono ritratti solo con un profilo di gessetto (nella realtà le cose non hanno un profilo così netto), ciò nonostante, le proporzioni tra le cose sono rispettate, la prospettiva è corretta e i due bambini sembrano abbastanza realistici (non sono deformati, caricaturati, macrocefali). Questo è ciò che io chiamo il realismo disegnato. E’ un mondo che assomiglia a quello della realtà, ma disegnato. La storia prosegue. Come si gioca a Sandokan?

Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, Salani editore 2011

La bambina inizia a raccontare al cuginetto la storia di Sandokan, poi,  girando pagina, lo spettatore è abbagliato da una scena molto realistica. Ora la scena appare tutta a colori, la realtà è ben definita da chiari scuri, drappeggi di tessuto, onde, nuvoloni carichi di tempesta…

Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, Salani editore 2011

I visi non hanno un profilo disegnato con la matita, ma il loro “bordo” è creato da chiari scuri morbidi e dalla luce. Questo modo di disegnare riproduce in modo più fedele il modo che ha l’occhio di percepire la realtà. E’ quello che io chiamo realismo pittorico.

Due esempi di stile realista, pittorico a sinistra, disegnato a destra.

Il colpo di scena è potentissimo. Fabian Negrin porta tutta l’attenzione su questo “salto stilistico” togliendo elementi che possano distrarre l’occhio dello spettatore: la scena, a parte il fatto che i protagonisti sono diversi, è la stessa della pagina precedente, coi corpi dei due personaggi nella stessa posizione. Il cervello ha già registrato la “geografia” della pagina, e ora la riconosce immediatamente, va dunque ad analizzare gli elementi nuovi, che sono i colori e lo stile. Tombola due volte, perché da una parte questo escamotage concentra l’attenzione sul cambio di stile, dall’altra ci sta dicendo che i due bambini sono diventati (graficamente) i personaggi di un romanzo d’avventura. Non sono loro, ma sono “allo stesso posto”, proprio come quando noi ci immedesimiamo nel protagonista di un romanzo.

Il “trucco” affascinante è che Negrin ha usato uno stile realista pittorico per descrivere  il mondo della fantasia (la storia di Sandokan), mentre ha usato uno stile realista disegnato per raccontare il mondo della realtà. Noi sentiamo che avrebbe dovuto essere il contrario (non ci insegnano che la realtà è più reale della fantasia?), e proprio questo contrasto ci regala un surplus di sorpresa e magia.
Ma Fabian Negrin non si accontenta. Dopo questo colpo di scena ritorna alla realtà della casa dei bambini e al tratto semplice del carboncino. Fino a quando i due mondi iniziano a mescolarsi, e nella casa dei due bambini entrano i pirati.

Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, Salani editore 2011

Si gira pagina, di nuovo si ritorna alla realtà a carboncino, e senza intrusioni esterne. Il ritmo con cui la realtà della fantasia entra in scena, poi retrocede, poi avanza di nuovo, è prorompente e ricorda la foga dei bambini che saltando e correndo e mimando si calano a poco a poco nel gioco (il gioco: unica realtà totale, dove fantasia e realtà si fondono creando un nuovo livello di realtà).

Guardate che forza ha la tridimensionalità di questi personaggi che dirompono nella doppia pagina del libro. Per “renderla” c’era un solo sistema: usare due livelli di realtà diversi, due stili diversi.

Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, Salani editore 2011

Ma i colpi di scena non sono finiti. Dopo qualche pagina di va e vieni della fantasia, hop! I due bambini si ritrovano risucchiati dentro il mondo di Sandokan. Non deve essere meraviglioso per un bambino? Vi lascio continuare il libro da soli. E chapeau a Fabian Negrin per questo tango di stili.

Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin, Salani editore 2011

 

Chiamatemi Sandokan!
Fabian Negrin
Un omaggio a Emilio Salgari
11,05

8 Risposte per “Chiamatemi Sandokan! di Fabian Negrin (due stili a confronto)”

  1. 1 maria cristina
    13 Settembre, 2012 at 21:18

    a me Fabian Negrin non mi ha mai convinto. Tanti modi ma manco uno che mi convinca. Tante sciabolate di virtuosismo tecnico ma mai una sola emozione. Forse l’unica in un libro di Mondadori con poesie di Alfonso Gatto, quello si che mi ha emozionata. La sua tecnica pittorica non è mai portata agli eccessi e anche quando lavora di sintesi non è abile come altri. In poche parole non mi emoziona quasi mai. Sempre in superficie. Una bella superficie ma non emozionante. Mio modesto parere si intende.

  2. 2 Anna Castagnoli
    14 Settembre, 2012 at 8:05

    Io lo trovo davvero molto bravo, e con una grande consapevolezza di cosa è illustrazione e di come funziona l’album, però stranamente anche a me non dà molte emozioni.
    Però c’è anche da dire che a me tutto lo stile realista non emoziona mai particolaremente.

  3. 3 Gloria Pizzilli
    14 Settembre, 2012 at 11:13

    Per me un libro emozionante è quel libro che ha anche una sola pagina, una sola illustrazione che non posso smettere di guardare. Quella illustrazione che aspetto dall’inizio della storia e che, per me, è il culmine di tutto. Un po’ come con le canzoni, magari la strofa ti piace un po’, il ritornello un po’ di più, ma verso la fine ci sono quelle 4 note in fila, magari una volta sola, che ti fanno amare quella canzone più di tutte.
    Ecco, guardando queste immagini, io comprerei questo libro anche solo per tenere con me l’ottava immagine, quella con i bambini sul divano, per me stupenda. E poi non so, non avendolo ancora, ma ho il sospetto che ci siano molti altri “gioielli” dentro.

  4. 4 Anna Castagnoli
    14 Settembre, 2012 at 11:56

    Io penso che un bambino possa emozionarsi tantissimo epr questo libro, il reale della storia di Sandokan è così potente, magico, luccicante.

    Pensavo, camminando stamattina, che forse “l’emozione” non è quello che mi interessa di più in un libro. Forse a me “emoziona” l’uso che l’autore ha saputo fare del meduium libro, l’astuzia che ha avuto. Ci sono libri anche molto freddi che mi fanno letteralemente impazzire.

  5. 5 Massimo Carelli
    15 Settembre, 2012 at 14:07

    Io ad esempio ho trovato “La vita intorno” di Fabian Negrin molto toccante, e che le sue illustrazioni realisstiche siano prive di una certa retorica romantica che va molto di moda oggi e che abbiano invece qualcosa di molto suggestivo e ricercato… ma è solo un opinione

  6. 6 lucia
    16 Settembre, 2012 at 9:45

    Idea stupenda! a me piace un sacco. Mi sono immedesimata negli occhi di un bambino che lo guarda e credo che un viaggio nel sogno sia garantito e lo sforzo è davvero ammirevole!

  7. 7 lisa massei
    19 Settembre, 2012 at 22:16

    anche a me non emoziona come autore, ma penso che forse non potevi trovare di meglio per far capire l’alternanza-differenza dello stile :)

  8. 8 Il colore dell’immaginazione
    27 Febbraio, 2018 at 12:01

    […] sempre Anna Castagnoli (tutto l’articolo può essere letto qui):[pullquote […]