Da Melusina alla Sirenetta: come le sirene persero la coda
21 Febbraio, 2010“…con stupefacente vigoria emerse dritta dall’acqua sino alla cintola, mi cinse il collo con le braccia, mi avvolse in un profumo mai sentito, si lasciò scivolare nella barca: sotto l’inguine, sotto i glutei il suo corpo era quello di un pesce, rivestito di minutissime squame madreperlacee e azzurre, e terminava in una coda biforcuta…” da Tomasi di Lampedusa, “Una sirena”
La dea assira Lilith
Hugo Van Der Goes, Il peccato originale 1467/68
Sirena, 300 a.C circa
Dee della fertilità mesopotamiche, ninfe d’acqua e di fiume, donne-serpente, donne-drago, civette notturne, Lilith, la prima donna di Adamo secondo la tradizione cabalistica… l’albero genealogico delle sirene affonda le sue radici nella notte della civiltà , e si delinea intorno alla figura di un ibrido, dove squame e cartilagini cercano di dare forma all’oscuro potere del femminino.
Nell’antica Grecia e in oriente, la Sirena (molto simile a un’Arpia) è metà donna e metà uccello. Il suo magnifico canto serve a sedurre gli uomini, per attirarli e divorarli. Le forze della natura, incarnate da questo mito, sono ancora voraci, terribili e temibili. Vediamo ora come un tale mostro è potuto diventare, attraverso i millenni, la zuccherosissima sirenetta di Walt Disney.
Walt Disney production, La Sirenetta
Nell’Odissea di Omero, Ulisse si fa incatenare per conoscere il canto delle sirene: la ragione e la curiosità vincono sulla paura dell’irrazionale; il mito, ha le ore contate. Da questo momento in avanti, le sirene verranno addomesticate, catturate per spettacoli circensi, snobbate e addirittura ripudiate.
Ulisse infatti, lo vedremo tra poco, è l’antenato dei moderni “principi da sirenetta”. Sarebbe molto divertente sapere cosa avrebbe pensato Omero di una sirena innamorata, pronta a perdere la sua natura animale, pur di essere ammessa alla patria degli uomini.
MELUSINA
Erede delle sirene, degli spiriti dell’acqua e dell’aria della tradizione medioevale, Melusina, metà femmina e metà drago (o pesce, secondo le versioni della leggenda), è una figura mitologica del nord Europa. La leggenda di Melusina ha preso la sua forma definitiva con Jean D’Arras, tra il 1382 e il 1394.
Roman de Mélusine, Couldrette, immagini di Guillebert de Mets, 1410-1420 circa
Ecco la sua storia:
Andando a caccia, Elinas, re di Albania (Albany era un antico nome dato alla Scozia), incontra Pressina, una bellissima fata dei boschi. Lei acconsente a sposarlo, a patto che lui non entri mai nella camera dove lei partorirà i figli o durante il loro bagno. Lui accetta il patto, ma al momento del parto (Pressina partorisce tre gemelli), vinto da curiosità , entra nella stanza. Pressina furente prende con sé le figlie e si rifugia nell’isola di Avalon. Le tre figlie sono: Melusina, Melior e Palatyn.
Quando Melusina, la maggiore, compie 15 anni, chiede alla madre il perché di quell’esilio sull’isola di Avalon. Pressina racconta la storia e Melusina convince le due sorelle a vendicarsi: vanno a cercare il padre e lo imprigionano in una montagna insieme alle sue ricchezze. Quando Pressina scopre che Melusina ha mancato di rispetto al padre, la punisce: ogni sabato la parte inferiore del suo corpo verrà trasformata in coda di drago, fino a che lei non incontrerà un uomo capace di rispettare il patto di non guardarla il giorno di sabato o mentre si fa il bagno.
Roman de Mélusine, Jean d’Arras. Manuscrit enluminé, secolo XV , BnF, Manuscrits.
Melusina, manoscritto del 1468
Troy Howell, 1993
Melusina vaga per l’Europa fino a che non incontra Raimondo di Poitou nella foresta francese di Colombiers; lui se ne innamora e la chiede in moglie. Lei acconsente a patto che lui… etc. Ma Raimondo, vinto da curiosità , entra nella stanza proprio il giorno di sabato e la vede trasformarsi; per non perderla, mantiene il segreto. Fanno molti figli, lei con i suoi anelli magici costruisce il meraviglioso castello di Lusignano, dove si trasferiscono… I figli, però, nascono con delle stranezze. Uno di loro, che ha un grosso dente sporgente sul davanti, uccide un fratello. Allora Raimondo, fuori di sé dalla rabbia, urla a Melusina:
“Fuori dalla mia vita, serpente malefico! Tu che hai inquinato la mia razza!”
Melusina si trasforma in drago e con un grido di dolore lascia il castello. In alcune versioni vaga gemendo di dolore per l’Europa, in altre torna al castello di notte, in segreto, per allattare i suoi figli più piccoli.
(Un’altra versione è quella che vede Sigfrido nella parte di principe protagonista).
Miniatura medioevale (non ho trovato le referenze)
Elinas e Raimondo, come Ulisse, sfidano la proibizione di entrare in contatto con il soprannaturale. La pena di questo affronto, sembra spettare alle sirene: le sirene di Ulisse si gettano in mare e si trasformano in scogli, Pressina va in esilio sull’isola di Avalon, Melusina si trasforma definitivamente in drago e vive errando e piangendo.
Ma se guardiamo bene, è l’uomo, a pagare il prezzo di questa perdita: la sua punizione è una vita di solitudine, scevra di mistero (la vita dell’uomo moderno).
Sirene, fate, spiriti di sorgente, donne-uccello, donne-drago, donne-pesce, donne-farfalla, a metà strada tra il mondo umano e quello animale, a mezz’aria tra cielo e mare, queste creature chiedono a noi umani di lasciare che la loro magia operi, che la loro arte ripari la frattura tra natura e cultura, che il loro mistero resti intatto. Ci chiedono in cambio solo un patto di fiducia, che puntualmente non sappiamo mantenere.
Resistere alla tentazione di vedere l’ibrido uomo-animale (il momento del passaggio tra i due mondi) è quanto di più difficile per noi umani. Siamo sicuri che queste creature siano davvero a metà tra i due mondi? Siamo sicuri che siano abbastanza “umane” da avere pietà di noi e non divorarci?
Resistere a vederle nel loro segreto, ma anche resistere a “non dire”, non rivelare… Infatti è spesso nella traduzione in parole che questi spiriti svaniscono (la parola, è il razionale al suo più alto grado).
Edmund Dulac, 1882-1953
In molte leggende è il momento della rivelazione del segreto (per vanteria o per stoltezza) che coincide con la perdita dell’amato ibrido. Cin Bolpin, nelle leggende dei Monti Pallidi, rivela per vanteria la sua relazione con la regina delle nevi, mezzo spirito e mezza donna, e la perde. Anche in Melusina il momento della perdita non coincide con la scoperta, ma con quello della traduzione in parole, quando il principe grida davanti a tutta la corte: serpente malefico!, dimenticando l’altra metà di Melusina, quella umana. Portando tutto sul piano della ragione (la parola), Melusina scompare.
Queste creature delicate, che in una sacca ricamata d’oro portano con loro quello che resta del mito, sono garanti dell’equilibrio tra i due mondi: naturale e animale, umano e mitico, proprio come i geni che popolano i boschi giapponesi (vedi a questo proposito il post su “Ponyo sulla scogliera”, di Miyazaki).
Più veniamo a galla trascinati dalla corrente dei millenni, più la frattura tra questi due mondi, si fa incurabile.
The Little Mermaid, H.C. Andersen, Lisbeth Zwerger, 2004
La più moderna donna-pesce che conosciamo è la Sirenetta di H.C. Andersen. Nella fiaba di Andersen la frattura tra mondo sovrannaturale e razionale, non solo è incurabile, ma non è neanche percepita dal principe.
Rivediamo la trama…
LA SIRENETTA
Il principe sta per annegare (entrare interamente nell’elemento acqua, vietato agli umani), la Sirenetta (ibrido che conserva le due nature) ne ha pietà e lo salva. Il principe non si ricorderà di questo intervento, si ricorderà invece della donna che lo trova riverso sulla spiaggia e lo aiuta (donna moderna, sirena senza più coda). La sirenetta, con l’aiuto della magia, riesce a diventare completamente umana, ma non può conservare la voce (la mancanza della voce è quello che resta della coda di Melusina. La parola -la parte più umana dell’umano- è assente, ma manca alla Sirenetta il lato animale, stregato, mostruoso).
Il principe, appena appena sedotto da questa bella ragazzina, la lascia velocemente da parte per sposare la donna che l’ha salvato sulla spiaggia. (L’uomo ha finalmente scelto da che parte stare, non vuole più avere nulla a che fare coi mostri e con l’irrazionale). La Sirenetta si trasforma in schiuma.
Bellissimo nel finale di Andersen il completo dissolversi del mito, il ritornare acqua della sirena, una volta che l’uomo non ha più saputo riconoscerne la grazia e il potere.
The Little Mermaid, H.C. Andersen, Edmund Dulac 1882-1953
Ultima trasformazione, la più triste, è quella della Sirenetta di Disney, che nel finale riesce a trasformarsi definitivamente in essere umano, perdendo per sempre il contatto con la sua origine.
“Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,/ se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;/ poi pieno di gioie riparte, e conoscendo più cose. (…) “. da Omero, Odissea
“Ora, le Sirene hanno un’arma ancora più terribile del canto, cioè il silenzio. Non è certamente accaduto, ma potrebbe essere che qualcuno si sia salvato dal loro canto, ma non certo dal loro silenzio. Al sentimento di averle sconfitte con la propria forza, al conseguente orgoglio che travolge ogni cosa, nessun mortale può resistere.” da Franz Kafka, Il silenzio delle sirene
Antiquitées judaiques, Luis de Bruges, ultimo quarto del secolo XV
Antiquitées judaiques, Maestro del Boèce fiammingo, ultimo quarto del secolo XV (particolare)
Volevo concludere con la bellezza di questa miniatura, che mi sembra sintetizzare perfettamente l’evoluzione della sirena. In basso a destra, nel gruppo dei mostri marini, una sirena si guarda nello specchio; sullo sfondo, una creatura ibrida coperta di muschio, e al centro della scena Eva, la prima donna, che dovrà regnare sul mondo animale insieme ad Adamo. Eva sta a Lilith come la donna che salva il principe sulla spiaggia nel racconto di Andersen, sta alla Sirenetta. La metamorfosi in essere umano è definitiva. Ma guardate con che finezza l’illustratore riesce a mettere le ali alla donna, ponendo in prospettiva dietro di lei, il drago. Memoria dell’ibrido che è stata, o presago futuro?